Il Disegno di Legge Aprea, presentato all’inizio della Legislatura (maggio 2008) riguarda fondamentalmente due grandi questioni: la governance delle scuole dell’autonomia e un diversa articolazione dei profili professionali dei docenti.
Le recenti polemiche sulla proposta leghista di test sulla conoscenza dei dialetti hanno messo in secondo piano il fatto che quel testo, su cui la Commissione Cultura ha a lungo discusso e su cui lo scorso inverno c’erano state tantissime audizioni (tra cui quella del Gruppo di Firenze), è stato profondamente cambiato e secondo la nostra opinione in peggio. In sintesi ecco le nostre principali obiezioni al nuovo testo.
L’attuale Consiglio d’Istituto nell’Aprea 1 si chiamava “Consiglio di Amministrazione” e la sua composizione veniva in pratica affidata alla discrezionalità dei singoli Istituti, cosa che non può dare alcuna garanzia di buon governo. Nell’Aprea 2 il “Consiglio di indirizzo” (come ora si chiama), conferma invece quasi del tutto l'inadeguato assetto vigente: rappresentanza paritaria di docenti e genitori, a uno dei quali va di nuovo la presidenza del Consiglio, mentre nella versione precedente del DdL questo ruolo toccava giustamente al Dirigente Scolastico. Inoltre negli istituti superiori si dovrà garantire anche una rappresentanza degli studenti, quindi genitori e studenti sarebbero in numero maggiore rispetto ai docenti. Noi pensiamo che il criterio della “partecipazione paritaria” debba essere superato, perché certamente i rappresentanti di genitori e studenti devono svolgere una fondamentale funzione di controllo e di garanzia, ma il governo di un istituto scolastico autonomo, con le nuove e delicatissime responsabilità che il progetto gli assegna, esige un'adeguata competenza e una piena responsabilizzazione dei membri del Consiglio, che a genitori e studenti non possono per forza di cose essere richieste.
Inoltre, ciliegina sulla torta, il Consiglio di Indirizzo redige il Piano dell’offerta formativa che da sempre è stato uno dei compiti fondamentali del Collegio dei docenti.
Anzi, in questo nuovo disegno di legge il Collegio dei docenti non esiste più, sostituito dai dipartimenti di aree disciplinari e interdisciplinari, i quali ovviamene avranno un ruolo solo esecutivo rispetto alle indicazioni didattiche deliberate dal Consiglio di indirizzo in cui i docenti, come si è visto, hanno un minor peso politico, in senso professionale e culturale.
Eppure l’ispirazione iniziale con cui l’Aprea aveva presentato nel 2008 questo disegno di legge era stata quella di ridare al docente prestigio professionale, anche attraverso la creazione di un’area contrattuale autonoma degli insegnanti, obiettivo storico delle associazioni professionali contro le prevaricazione dei sindacati della scuola.
In questa nuova versione del DdL il principio dell’autonomia contrattuale è rimasto, ma con la mancanza di un ruolo più significativo dei docenti nel governo della scuola non ha più la stessa importanza. Aggiungiamo la contemporanea sparizione dal Ddl degli organi di rappresentanza professionale a livello regionale e nazionale, che nell’Aprea 1 dovevano “garantire l'autonomia professionale, la responsabilità e la partecipazione dei docenti ... alle decisioni sul sistema educativo”, per misurare l'entità del passo indietro sul terreno di una decisiva valorizzazione della funzione docente.
(Sergio Casprini)
sabato 1 agosto 2009
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5 commenti:
Una questione mal posta - studiamo la storia
Luisa Ribolzi tratta di come reclutare bravi presidi? Senza dover “riempire i vuoti”…
http://www.ilsussidiario.net/articolo.aspx?articolo=33688
Cosi' ho commentato
La scienza dell'amministrazione postula la separazione tra funzione di governo e funzione di direzione - principio acquisito nel 1974 dalla legge. Il dirigente scolastico, in tale contesto, ha il compito "di direzione, di coordinamento e di valorizzazione delle risorse umane", in altre parole DEVE mettere gli organismi collegiali nelle condizioni di non sfuggire dalle responsabilità che loro competono. Ma gli ODG che i presidi hanno stilato, sistematicamente e su tutto il territorio nazionale, non hanno mai contemplato gli adempimenti prescritti, propri della scuola dell'autonomia. Un'ipotesi sul motivo di tali elusioni e omissioni puo' essere formulata: i presidi non hanno mai accettato che la presidenza del consiglio di istituto fosse assegnata a un genitore - espressione dei destinatari del servizio. Il DDL Aprea accoglie la silenziosa e distruttiva contestazione dei dirigenti e riporta la scuola al modello organizzativo gerarchico di inizio 900 con il servizio centrato sull'insegnamento delle singole discipline. In ultima analisi la dirigenza scolastica ha combattuta, e probabilmente vinto, una guerra di potere e ha messo a repentaglio, irresponsabilmente, il futuro dei giovani.
ENRICO MARANZANA
zanarico@yahoo.it
CONFRONTO TRA PRIMO E SECONDO TESTO PROPOSTA DI LEGGE APREA
L’ATTACCO È ALLA FUNZIONE DOCENTE
a cura dei Cobas Scuola di Massa Carrara (1)
Nell’ambito del Comitato ristretto della VII Commissione della Camera è stato discusso il 16 luglio il nuovo testo della proposta di legge sulla scuola italiana a cui il governo sta lavorando da oltre un anno; i lavori della VII Commissione infatti sono stati rallentati dall’imponenza del movimento contro la Gelmini che deve aver suggerito al Governo un’attesa prudente di acque più calme.
In un paese che pare digerire ogni nefandezza sociale e politica, il mondo della scuola e della società civile (attraverso la decisiva componente dei genitori) ha mostrato ancora una volta di voler difendere quel bene comune che è la scuola pubblica italiana. L’On. Aprea, e con lei tutto il Governo (ma anche l’opposizione), ha avuto la conferma che per riformare la scuola occorre scontrarsi con una resistenza che, puntualmente, si mobilita nel paese.
Ci hanno provato governi di centro-destra e di centro-sinistra, senza riuscirvi; eppure questa riforma va fatta: lo chiede non tanto il bilancio dello stato, ma soprattutto lo chiedono l’OCSE e Confindustria che hanno la necessità strutturale di formare una forza lavoro adatta all’attuale sistema produttivo (per raggiungere in Europa, come dicono loro, l’«obiettivo strategico di diventare l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo»).
Le novità contenute nella nuova proposta di legge vanno inserite in questo quadro generale, per comprendere quanto in esse vi sia di modifica sostanziale e quanto di modifica apparente, nel tentativo di presentare in modo meno indigesto lo smantellamento del carattere pubblico e ugualitario della scuola italiana.
Vediamo dunque di elencare un po’ schematicamente quelli che ci paiono gli elementi di maggior interesse.
CAPO I
GOVERNO DELLE ISTITUZIONI SCOLASTICHE
Le principali differenze sono tre:
1) Le scuole non si trasformeranno direttamente in fondazioni, ma potranno “promuovere o
partecipare alla costituzione di fondazioni e consorzi finalizzati al sostegno della loro
attività” (art. 2, c. 1).
2) Questa possibilità non riguarderà più tutti gli ordini di scuola, ma solo “Le istituzioni
scolastiche d’istruzione secondaria superiore, singolarmente o in rete” (art. 2, c. 1).
3) Viene abolito il Collegio Docenti e sostituito con i Consigli di Dipartimento (art. 3, c. 1 e art. 7).
Restano sostanzialmente uguali (con leggere modifiche):
1) Il Consiglio di Amministrazione (che cambia nome in Consiglio di Indirizzo) (art. 5).
2) I Nuclei di Valutazione (art. 10)
3) L’espulsione degli ATA dal Consiglio di Indirizzo
4) L’impianto e le finalità generali della legge (tutto il CAPO I).
I cambiamenti sono solo di facciata, come ben si evince dalla lettura del testo. Anzi, il baricentro delle istituzioni scolastiche sarà portato ancora di più fuori di esse e dal loro controllo. Quello che importerà saranno i finanziamenti che i privati porteranno nelle scuole e l’attività “didattica” che in cambio la scuola offrirà. Da questo punto di vista, il fatto di circoscrivere la possibilità alle sole secondarie superiori, non porta nessun scarto pratico: sarebbe stato proprio questo il segmento di scuola quello ad essere più interessato dall’intervento privato (come testimoniano tutte le richieste di Confindustria).
(Segue)
http://www.cespbo.it/testi/2009_3/cfr_aprea.pdf
CONFRONTO TRA PRIMO E SECONDO TESTO PROPOSTA DI LEGGE APREA
L’ATTACCO È ALLA FUNZIONE DOCENTE
a cura dei Cobas Scuola di Massa Carrara (2)
(seguito)
La vicinanza sostanziale tra le due versioni è confermata dalla composizione degli organi di governo; al Consiglio di Amministrazione subentra il Consiglio di indirizzo (nome meno indigesto) che però mantiene tutta l’autoreferenzialità che aveva il CdA (art. 5, c.a.) «approva e modifica, con la maggioranza dei due terzi dei suoi componenti, lo statuto dell’istituzione scolastica, comprese le modalità di elezione, sostituzione e designazione dei propri membri; c. b) delibera il regolamento relativo al proprio funzionamento»; di esso inoltre continuano a far parte anche i membri esterni (ne viene fissato il numero massimo a due) che possono addirittura presiederlo (mentre nella prima versione la presidenza era affidata al Dirigente). Altre differenze (non sostanziali) riguardano:
a) il numero minimo dei componenti (prima era fissato solo in numero massimo, 11); ora viene dato quello minimo, 7, e quello massimo, sempre 11.
b) Si dice che la rappresentanza tra genitori e docenti deve essere paritetica (ma potranno essere anche solo 1 e 1, lo deciderà lo statuto)
c) Il DSGA, che prima era membro senza diritto di voto, ora è membro di diritto a tutti gli effetti
Ma l’elemento più interessante riguarda le funzioni del Consiglio di indirizzo; esse restano immutate, tranne che per quanto riguarda la questione del POF. E’ qui che si vede bene come siano proprio i docenti l’elemento da smantellare nella direzione della distruzione della scuola pubblica.
Infatti, mentre nella prima versione, il CdA approvava il POF deliberato dal Collegio Docenti, ora il Consiglio di Indirizzo direttamente “delibera il POF”. IL COLLEGIO DOCENTI è completamente inutile e infatti VIENE ABOLITO. I docenti si riuniranno nel “Consiglio di dipartimento per aree disciplinari” ed avranno una funzione meramente tecnica. Ecco l’art. 7 c. 1:
“1. Per l’esercizio della libertà di insegnamento, sono istituiti in ciascuna istituzione scolastica i Consigli dei dipartimenti, quali organi tecnici, per aree disciplinari o interdisciplinari, con compiti di programmazione delle attività didattiche, educative e valutative, in attuazione del piano dell’offerta formativa deliberato dal Consiglio di indirizzo della scuola”. Insomma, il Consiglio di Indirizzo, fortemente condizionato dalla Fondazione che sostiene economicamente la scuola e magari presieduto da un membro esterno, gestirà il POF, cioè l’offerta formativa della scuola; i docenti si trasformano in attuatori del piano predisposto da altri. Da questo loro impegno, come si vedrà, dipenderà anche il loro stipendio. E in maniera dettagliata sono infatti predisposti i controlli affinché i docenti esplichino questo loro compito depotenziato (è infatti ovvio per tutti che senza la “collaborazione” del corpo docente, nessuna riforma della scuola è attuabile nella sostanza).
E infatti viene esplicitamente ribadito e sottolineato il ruolo dell’INVALSI, vero e proprio strumento strategico della scuola azienda. Infatti non solo vengono mantenuti tra gli organi della scuola i Nuclei di Valutazione, ma questi vengono ora direttamente collegati all’INVALSI, riferimento assente nella prima versione del testo (art. 10, c. 1: “Le valutazioni espresse annualmente, sulla base di indicatori nazionali forniti dall’INVALSI, sono assunte come parametro di riferimento per l’elaborazione del piano dell’offerta formativa e del programma annuale delle attività”.
L’abolizione del Collegio Docenti rappresenta dunque una variazione peggiorativa e qualitativamente significativa (a differenza delle altre finora analizzate, che non cambiano la sostanza della prima versione) e si configura come un attacco alla componente docente, sentita come elemento da controllare e a cui sottrarrei poteri finora avuti nella gestione della scuola.
(segue)
http://www.cespbo.it/testi/2009_3/cfr_aprea.pdf
CONFRONTO TRA PRIMO E SECONDO TESTO PROPOSTA DI LEGGE APREA
L’ATTACCO È ALLA FUNZIONE DOCENTE
a cura dei Cobas Scuola di Massa Carrara (3)
(seguito)
CAPO II
AUTONOMIA FINANZIARIA DELLE ISTITUZIONI SCOLASTICHE E LIBERTÀ DI
SCELTA EDUCATIVA DELLE FAMIGLIE
Sparisce completamente questo capo; esso dovrebbe essere trattato in altro provvedimento legislativo.
CAPO II (EXCAPO III)
STATO GIURIDICO(, MODALITÀ DI FORMAZIONE INIZIALE) E RECLUTAMENTO
DEI DOCENTI
C’è nel capo II (ex capo III) una similitudine praticamente perfetta con la prima proposta. Le novità sono semmai le parti che vengono espunte; riassumendo possiamo annotare:
1) sparisce tutta la parte sulla formazione iniziale (che è oggetto di altro provvedimento legislativo), benché venga riconfermata l’assunzione diretta da parte di reti di scuole (art. 13, c.1)
2) Non vengono più abolite le RSU di Istituto
3) Vengono aboliti gli Organismi tecnici rappresentativi a carattere regionale e viene reinserito quello che assomiglia molto all’attuale Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione (CAPO III, art. 17)
4) Cambia la dicitura dei livelli di carriera: prima era iniziali, ordinari e esperti; ora diventa: ordinari, esperti, senior (non si vogliono offendere quei colleghi che magari lavorano da 15 anni nella scuola e sarebbero finiti tra gli iniziali?) (art. 14, c. 1)
5) Si chiarisce la forbice stipendiale tra i vari livelli: la retribuzione iniziale di ciascun livello «non può essere inferiore a quella iniziale del livello immediatamente precedente, maggiorata del 30%». (art. 14, c.3)
6) Cambia la composizione della Commissione di Valutazione: prima c’era un rappresentante dell’Organismo tecnico rappresentativo, ora la commissione è tutta interna alla scuola: è presieduta dal Dirigente e composta da due docenti senior eletti all’interno della scuola dai soli docenti esperti e senior (art. 14, c. 6, anche se il successivo c. 10 sembra rinviare a un regolamento da adottare la composizione delle commissioni di valutazione)
7) Sparisce la vicedirigenza
Restano sostanzialmente uguali:
1) L’istituzione di un albo regionale (si può chiedere il passaggio ad altra regione dopo 5 anni) (art. 12).
2) Il concorso di assunzione per reti di scuole (art. 13).
3) I docenti ordinari (prima iniziali) non accedono al FIS (art. 14, c. 2).
4) Il portfolio del docente su cui la commissione di valutazione annoterà: a) l'efficacia dell'azione didattica e formativa; b) l'impegno professionale nella progettazione e nell'attuazione del piano dell'offerta formativa; c) il contributo fornito all'attività complessiva dell'istituzione scolastica o formativa; d) i titoli professionali acquisiti in servizio. (art. 14 c. 4 e c. 5)
5) La ripartizione del contingente per ogni livello stipendiale decisa dal Ministero annualmente (art. 14, c. 9).
6) L’associazionismo professionale (art. 15)
7) La separazione dell’area contrattuale rispetto agli ATA (art. 16).
(segue)
http://www.cespbo.it/testi/2009_3/cfr_aprea.pdf
CONFRONTO TRA PRIMO E SECONDO TESTO PROPOSTA DI LEGGE APREA
L’ATTACCO È ALLA FUNZIONE DOCENTE
a cura dei Cobas Scuola di Massa Carrara (4)
(seguito)
Dunque la tanto agognata differenziazione di carriera dei docenti italiani, resta tutta in piedi; è significativa anche la notevole forbice stipendiale che viene indicata; stanno cercando di comprare il collaborazionismo dei docenti italiani che dovranno piegare la loro didattica e la loro idea di scuola ai dettami dei Consiglio di Indirizzo e all’esecuzione di ciò che sarà contenuto nei POF da loro elaborati. I docenti italiani saranno valutati in base “all’efficacia dell’azione didattica” (i test INVALSI saranno il metro per lo stipendio!) e alla solerzia nell’esecuzione del POF. I “riformatori” sanno bene che i docenti italiani non digeriscono la scuola azienda, che l’autonomia scolastica viene valutata negativamente dagli addetti ai lavori (tranne che dai dirigenti e le loro corti). Sanno anche bene che gli stipendi sono al limite della soglia di povertà. E provano a comprarli misurandone la produttività. La battaglia è stata già vinta, da soli, appoggiati solo dal sindacalismo di base, nel 2000 contro il Ministro Berlinguer; oggi dovremmo riuscire a fare altrettanto.
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CAPO III
RAPPRESENTANZA ISTITUZIONALE DELLE SCUOLE AUTONOME
Si tratta di un unico breve articolo, il 17, che rimanda a un regolamento da adottare in cui saranno stabilite le modalità di costituzione e di funzionamento dei “Consigli delle autonomie scolastiche” sia su base regionale che nazionale. E’ questo capo che decreta la sparizione degli Organismi tecnici rappresentativi. Si parla qui della sua composizione (rappresentanti dei dirigenti e dei presidenti di indirizzo, dunque potrebbero essere anche membri esterni), mentre si demandano a successivo regolamento le modalità di costituzione e funzionamento.
RIFORMA AFFOSSATA?
Per capire che cosa veramente sia successo nell’ambito della VII Commissione che si è arresa e ha rimandato alla Conferenza dei Capigruppo tutto l’affaire Aprea, partiamo da un dato documentario e difficilmente confutabile, se non arrampicandosi sugli specchi: la proposta di legge del PD e quella del PDL mostrano significative convergenze. Anche il progetto del PD infatti, nel solco del rafforzamento dell’autonomia scolastica in direzione della privatizzazione, prevede la possibilità della partecipazione dei privati nella gestione della scuola (direttamente nei Consigli di indirizzo) e parla esplicitamente di “autonomia statutaria”; il centro-sinistra, inoltre, come è noto, è da sempre favorevole alla differenziazione delle carriere e al sistema di valutazione delle scuole legato all’INVALSI.
Resta il fatto che mentre l’On. Aprea ha continuato a dichiarare accordi in sede di Comitato ristretto, l’opposizione si è affannata a dichiarare pubblicamente che nessun accordo bipartisan era in vista sul progetto di legge Aprea, fino al punto di smantellare i lavori della Commissione. Che è successo veramente? Perché il PD ha deciso di affossare la riforma, aiutato in questo dalla Lega? Il Governo sa bene di aver bisogno dell’appoggio dei sindacati e dell’opposizione e il PD sa bene che un compromesso sulla legge di riforma della scuola minerebbe la sua credibilità già fortemente compromessa dagli atti di cui si è reso responsabile quando aveva la maggioranza. Sarà insomma anche una partita mediatica, come dimostrano le assurde prese di posizione della Lega Nord che, temendo il proprio elettorato, propone emendamenti improbabili, ma fortemente mediatici (il test di dialetto per gli aspiranti docenti).
La vera differenza la faranno la forza e la capacità di autonomia che il movimento per la difesa della scuola pubblica saprà mettere in campo nel prossimo autunno.
(fine)
http://www.cespbo.it/testi/2009_3/cfr_aprea.pdf
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