Marco Rossi-Doria, noto "maestro di strada", che è stato anche consulente del ministro Fioroni, si dice d'accordo sulla diagnosi di Paola Mastrocola riguardo alla precaria salute dell'italiano a scuola; e propone a sua volta di ripristinare l'esame di quinta elementare: soprattutto come verifica della conoscenza della lingua, ma anche (giustamente) come "rito di passaggio".
Speriamo che qualcuno colga l'occasione per spiegarci il motivo per cui era stato abolito. E magari non sarebbe male, ora che molte scuole primarie fanno parte di istituti comprensivi, se facesse parte della commissione almeno un insegnante della scuola media. Allo stesso modo, si potrebbe far partecipare all'esame di fine ciclo un docente delle superiori. Tanto per non essere troppo autoreferenziali. Leggi l'articolo di Rossi-Doria. (GR)
lunedì 22 febbraio 2010
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4 commenti:
Molto bene l'analisi di Rossi Doria e ancora di più le proposte di Giorgio Ragazzini. Urge solo una domanda; ma di fronte a bambini e ragazzi che dimostreranno, purtroppo, di non possedere le conoscenze di base per affrontare i cicli successivi che accadrà? Sarà sufficiente, come fanno le università, approntare dei corsi di recupero per costruire le basi essenziali ad una comunicazione sufficientemente articolata, sia nello scritto che nel parlato o
sarà necessario trovare altre risposte, soprattutto se negli anni precedenti si sono attivate le opportune iniziative didattiche per insegnare un buon italiano? A proposito, infine, dei corsi di recupero attivati da varie università, viene letteralmente da ridere. Ma se uno studente arriva all'università con quelle carenze linguistiche che da tempo si denunciano un po' da tutte le parti, non sarebbe il caso di rimandare allo studente stesso il compito di crearsele da solo le basi che non ha? se non altro, qualora le sue difficoltà dipendessero dalla cattiva scuola che magari si è lasciato alle spalle, saprebbe con chi rifarsela magari cominciando così a mettere a nudo certe ipocrisie che animano la vita di non poche scuole: si pretende poco per quieto vivere, per opportunismo, per frainteso buonismo etc etc. Se invece le carenze fossero responsabilità dell'asino, peggio per lui. Al limite se la prenda con sé stesso e si metta a studiare. Ma per piacere, i corsi di recupero all'università, eliminiamoli e facciamo allo stesso modo di quello che facevano i migliori tra i miei docenti
universitari: siglavano un bel 15 sul libretto e arrivederci all'anno successivo, qualora l'asino non avesse capito che era meglio guardarsi intorno e cambiare aria.
segnalo
La sfida: dominare l'italiano come fosse un videogioco
di Mario Calabresi
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/
tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?
ID_blog=273&ID_articolo=206&ID_sezione=
627&sezione=
Sono anni che sostengo che l'esame di quinta elementare rappresenta il primo tassello di un sistema che pone dei traguardi allo studente. E non dimentico l'esame di seconda...
Non è solo né soprattutto per l'Italiano, nonostante la sua importanza, che occorrerebbe ripristinare d'urgenza l'esame di quinta elementare, ma per una ragione più profonda e diffusa. La sua soppressione è stata infatti una delle molteplici applicazioni del malinteso concetto dello "star bene a scuola". Rimuovere tutte le ragioni di stress, le possibilità di trauma, coccolare, vezzeggiare, facilitare le prove a tutti i costi, a volte anche incentivando la scorrettezza.
Un apparente buonismo che di fatto sottrae agli alunni un loro diritto fondamentale: quello di misurarsi con le difficoltà, di affrontare sfide, in definitiva di crescere. Poi ci si lamenta dei bamboccioni (o bambacioni, come si dice dalle mie parti).
Ma gli esami che si devono affrontare nella vita, quelli che non finiscono mai, non può sopprimerli nessuno; e meno la scuola avrà preparato ad affrontarli, più appariranno drammatici.
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