Venerdì 12 marzo alle 11.30, nell’Aula magna del Liceo Classico Michelangelo di Firenze, via della Colonna 9r, si terrà la Conferenza stampa di presentazione della Lettera aperta di 61 Dirigenti scolastici della Toscana a tutti i partiti e ai candidati alle prossime elezioni regionali, promossa dal Gruppo di Firenze. Saranno presenti alcuni dei firmatari.
Nella lettera-appello i presidi toscani partono dal grande numero di ripetenze e di abbandoni scolastici che si verificano soprattutto nei primi anni degli istituti professionali: soltanto nel primo anno tre studenti su dieci vengono bocciati o si ritirano. A questi ragazzi gli istituti professionali statali (anche quelli previsti dalla Riforma Gelmini) non offrono, con il limitatissimo numero di ore di laboratorio, dei percorsi adeguati alle loro aspettative e ai loro talenti.
A differenza di altre regioni la Toscana non consente di assolvere l’obbligo scolastico con percorsi di formazione professionale. Dove questo è possibile (ad esempio le province di Trento e Bolzano) la percentuale degli insuccessi è molto più ridotta.
Per questo i presidi toscani chiedono ai partiti e ai candidati governatori di ripensare la politica regionale in materia di istruzione e formazione professionale e avanzano delle proposte per offrire agli studenti la possibilità di scelte più adeguate alle loro necessità e aspirazioni.
Firenze, 9 marzo 2010
13 commenti:
Manca Gelmini fra i destinatari!
Chiaramente il problema esiste ed è grave come sintetizzato nel post di apertura. Utile ogni iniziativa per sollevarlo, porlo all'attenzione e discuterne. Magari bisogna pensare anche di intervenire a monte (scuole elementari e medie), cioè prevenire.
Tra i destinatari delle lettera aperta sorprende la mancanza del ministro Gelmini, perché?
Forse non è interessata o è ancora troppo impegnata a tagliare e smantellare quello che rimane della scuola pubblica? Oppure impegnata negli ultimissimi ritocchi e minimi dettagli riguardo al ripristino del merito? Oppure teme di non essere bene accolta?
Comunque buon lavoro!
Il problema specifico è il cosiddetto "modello toscano", che impone di assolvere l'obbligo scolastico nel sistema dell'istruzione, con esclusione quindi della formazione professionale, salvo alcuni provvedimenti che potrebbero essere definiti di accompagnamento nell'insuccesso scolastico.Quindi i 61 dirigenti scolastici si rivolgono ai futuri governanti della Toscana, da cui dipende la gestione della formazione professionale.
Allora è una conferenza stampa e una lettera aperta soprattutto a fini elettorali?
Non vedo in che senso potremmo avere fini elettorali. La campagna elettorale è solo un momento propizio per rivolgersi a TUTTI i partiti e candidati senza distinzione, con qualche speranza in più di farsi ascoltare e di portare un problema all'attenzione dell'opinione pubblica. I firmatari sono di varie opinioni politiche, che d'altra parte nessuno gli ha chiesto, e si trovano uniti solo dall'interesse per una scuola che sappia offrire più scelte ai ragazzi che escono dalla scuola media. E'il nostro metodo "trasversale".
e' la didattica tradizionale e curriculare che va rivista e realmente aggiornata, con corsi seri di aggiornamento estesi a TUTTI I DOCENTI e non riservati a pochi eletti; solo così si ridurranno le dispersioni scolastiche, gli alunni devono sentirsi invogliati a completare l'obbligo nell'istruzione il più possibile.
Anonimo pone l'accento sulla necessità di intervenire su elementari e medie. Purtroppo è vero che è a monte che nascono i problemi. Nel retroterra familiare, senza dubbio. Ma anche in una scuola elementare che (a dispetto dei dati elaborati da quegli istituti di valutazione che andrebbero ripensati di sana pianta prima che combinino altri guai) non alfabetizza e non scolarizza. E poi, checché ne dicano i tanti improvvisati esperti, è già troppo tardi per tutto: abbiamo già fatto di alunni potenziali dei disadattati a vita.
Certo è che, fino a quando la materia sarà affidata a persone che della scuola non conoscono nemmeno l'odore, sarà veramente difficile che accada qualcosa di ragionevole.
Il GDF farebbe bene a dichiarare che i tagli valgano una riforma: questo non significherebbe fare politica o schierarsi politicamente. Significherebbe sostenere un dibattito serio, onesto e costruttivo. Non più rinviabile.
Errata corrige:
Il GDF farebbe bene a dichiarare che i tagli NON valgOno una riforma
certo i tagli non valgono una riforma tanto meno migliorano il merito ...
Così, sembra di capire, se un ragazzo preferisse, dopo la scuola media, un percorso davvero professionalizzante,significherebbetrovarsi di fronte ad un palese fallimento di tutti gli ordini di scuola precedenti e, naturalmente,
della sua famiglia. Tutti a scuola! A quattordici anni, giustamente, si chiede
ai ragazzi di scegliere in linea di massima il loro futuro purché non sia una seria preparazione ad una attività pratica; quella no, sarebbe troppo umiliante e nientaffatto formativa,scherziamo! Basta guardarsi alle spalle per notare come il nostro mondo operaio e artigianale non abbia dato a milioni di persone contezza di essere cittadini consapevoli e uomini di cultura, e di che cultura!
Alla formazione professionale pertanto ci arrivi pure fra qualche anno, quando
avrà subito umiliazioni e frustrazioni di ogni genere, sospensioni e altro ancora: allora sarà pronto per il marchio definitivo di fallito degno alla fine d'imparare un lavoro. Peggio per lui se poi imparare un mestiere con qualche anno di ritardo rispetto alle attese iniziali è più difficile; che importa!
L'importante è non averlo discriminato a suo tempo imponendogli, in nome della
libertà, due-tre anni di vita sprecata, quella sì altamente formativa!
Non credo di aver ben compreso l'intervento di Valerio Vagnoli: con chi ce l'ha? Per quanto mi riguarda, direi che è necessario che la formazione professionale, quando si opti per questa scelta, debba giungere dopo l'acqusizione di un dignitoso grado di alfabetizzazione, intesa in senso, naturalmente, ampio. Direi, inoltre, che anche la formazione professionale debba essere dignitosa. Debba, in altri termini, formare professionalmente.
Perché ciò si realizzi, non è necessario imporre "in nome della
libertà, due-tre anni di vita sprecata", ma evitare gli sprechi: di tempo, di dignità, di denaro, di umiliazioni.
Non è tanto difficile a dirsi: più complicato a farsi, e a volersi fare! ...E un' ultima riflessione: per la libertà, che è l'essenza stessa dell'umanità, direi che nulla è mai da considerarsi uno spreco.
Per poter parlare delle problematiche degli istituti professionali occorre averci insegnato. Io dal 1994 ci insegno dopo aver insegnato in un Istituto Tecnico per altri 14 anni e dopo aver cosneguito nel lontano 1972 il dipoloma di Perito Industriale. Fino al 1992 gli Istituti professionali avevano una forte connotazione pratica. Con il progetto 92 sono diventtai dei piccoli istituti tecnici ma solo in teoria. LA SITUAZIONE NEGLI ISTITUTI PROFESSIONALI FIORENTINA E' ALTAMENTE ESPOSIVA E SI CONTUNA A GETTARE BENZINA SUL FUOCO.
OCCORRE APRIRE ALLA FORMAZIONE SEGUENDO L'ESEMPIO DELLA LOMBARDIA, DEL TRENTINO ALTRIMENTI SARANNO GUAI SERI.
E' UNA VERITA' ELEMENTARE MA COME TUTTE LE COSE MOLTO SERMPLICI SONO MOLTO DIFFICILI DA CAPIRE E SOPRATUTTO PER I POLITICI INCOMPRENSIBILI.
SALUTI
Rispondo ad Anonimo decimo commento) con una domanda di chiarimento: vuole, per favore, spiegarsi meglio, in maniera da socializzare il suo punto di vista?
Se gli anonimi usassero almeno uno pseudonimo, ci capiremmo tutti qualcosa di più...
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