martedì 19 giugno 2018

ALCUNE CONSIDERAZIONI SULLE DIECI PROPOSTE DI GALLI DELLA LOGGIA


Il 5 giugno scorso, Ernesto Galli della Loggia ha indirizzato al nuovo ministro dell’Istruzione Bussetti una lettera con le seguenti dieci proposte, che vale la pena di commentare una per una.
1) Reintroduzione in ogni aula scolastica della predella, in modo che la cattedra dove siede l’insegnante sia di poche decine di centimetri sopra il livello al quale siedono gli alunni. Ciò avrebbe il significato di indicare con la limpida chiarezza del simbolo che il rapporto pedagogico  non può essere costruito che su una differenza strutturale e non può implicare alcuna forma di eguaglianza tra docente e allievo.
La proposta suona molto più come un’utile provocazione, che come indicazione da prendere alla lettera. Che debba essere recuperata una “limpida chiarezza” sulla necessaria asimmetria del rapporto tra insegnante e allievo, cioè tra chi sa e chi non sa, non c’è il minimo dubbio. Mi pare però, anche per aver insegnato con e senza pedana, che in concreto quei 20 centimetri circa in più abbiano una forza simbolica modesta nella percezione degli allievi, a differenza del gesto di alzarsi tutti insieme in segno di rispetto all’arrivo dell’insegnante, (proposta numero 2).  
2) Sempre a questo principio deve ispirarsi la reintroduzione dell’obbligo per ogni classe di ogni ordine e grado di alzarsi in piedi in segno di rispetto (e di buona educazione) all’ingresso nell’aula del docente.
Insieme alla proposta precedente, il rilancio di questo semplice ed efficace gesto di buona educazione ha attivato in automatico in alcuni commentatori i fantasmi dell’autoritarismo e del ritorno a un passato di sadismo pedagogico. Scrive  il preside fiorentino Ludovico Arte: “Fra l’altro, Galli della Loggia suggerisce l’obbligo per legge di alzarsi in piedi all’ingresso dei docenti. Stupisce che non abbia rispolverato anche le bacchettate sulle dita e gli studenti in ginocchio sui ceci”. L’ispettore Emanuele Contu ne trae spunto sul “Sussidiario” per attaccare il feticcio della “didattica trasmissiva”, contro cui si accanisce da tempo anche Luigi Berlinguer: “Il punto è che da tempo abbiamo superato una visione dell'insegnamento come operazione trasmissiva e del docente come depositario di una sapienza predicatoria, da inculcare dall'alto del pulpito nelle menti rigorosamente passive di un popolino che si ammaestra con l'antica liturgia della bella lezione frontale”. Come si vede, i due pareri sono accomunati dalla volontà di squalificare l’interlocutore attraverso una caricatura delle sue posizioni (in barba alla retorica dell’ altro e del diverso) e dalla mancata consapevolezza della grave crisi del rapporto docente-allievi. Sarebbe infine interessante sapere quanto la pratica è già diffusa, ma nella mia ultima scuola avevamo inserito la norma nel regolamento di istituto con il pieno accordo di tutti.
3) Divieto deciso nei confronti di tutte le «occupazioni» più o meno simboliche e delle relative autogestioni che ormai si celebrano da decenni come un tempo la «festa degli alberi». Per la semplicissima ragione che esse non servono a nulla se non, assai banalmente, a non studiare. Bisogna cominciare a dire le cose come stanno.
È stupefacente che dopo decenni di occupazioni manchi nello Statuto degli studenti e in molti regolamenti di disciplina un qualche accenno al fenomeno. Più che parlare genericamente di occupazioni, è comunque preferibile indicare il divieto di alcuni comportamenti collegati, da sanzionare severamente sul piano della condotta, senza ovviamente escludere la denuncia per quelli che costituiscono anche reato:
- entrare nella scuola forzando porte o finestre;
- impedire l'ingresso al personale della scuola o ad altri studenti; 
- interrompere o impedire lo svolgimento dell'attività didattica;
- rimanere senza permesso nell'edificio scolastico al di fuori delle ore di lezione o di altre attività programmate o autorizzate dal dirigente scolastico;
- non partecipare alle lezioni pur essendo all'interno dell'edificio scolastico.
Per l’aggiornamento dei regolamenti interni, abbiamo messo a punto negli anni scorsi un vademecum, poi diffuso via internet, che nella premessa distingue le “autogestioni”, in genere ottenute sotto la minaccia - più o meno velata - dell’occupazione, dalle giornate di attività culturali organizzate per tempo dagli studenti con la collaborazione dei docenti (https://bit.ly/2JBc5rb).
4) Cancellazione di ogni misura legislativa o regolamentare che preveda un qualunque ruolo delle famiglie o di loro rappresentanze nell’istituzione scolastica. Dal momento che non ci sono rappresentanti dei pazienti nelle strutture ospedaliere, né degli automobilisti negli Uffici della motorizzazione, né dei contribuenti nell’Agenzia delle Entrate, non si vede perché debba fare eccezione la scuola. Si chiama demagogia: meglio farne a meno.
Del sistema degli “organi collegiali” istituito nel 1974 sono ormai tutti scontenti, anche perché spesso ci vuole del bello e del buono per trovare chi è disposto a farne parte. Ma sono anche il  frutto di un’idea di partecipazione in cui si confondono poteri e responsabilità differenti. Le decisioni di carattere tecnico-professionale non dovrebbero essere materia di cogestione, invece gli studenti (nelle scuole superiori) e i genitori sono membri del consiglio d’istituto in posizione più meno paritetica rispetto al preside e ai docenti; e per di più il presidente è un genitore. Gli studenti e le loro famiglie potrebbero essere meglio garantiti da ampi poteri e diritti di conoscenza, critica, proposta, consultazione, assemblea; e magari da un istituto di “difesa civica” esterno alla scuola. Sarebbe bene, quindi, riformarli in questo senso. Peraltro la proposta di Galli della Loggia deriva forse di più dal noto fenomeno dei genitori sindacalisti dei figli, molto più numerosi dei loro rappresentanti, che in non pochi casi diventano aggressori dei docenti. In questo caso bisognerebbe sempre denunciare il teppista o la teppista di turno, ricordandosi che chiunque “offende l’onore e il prestigio di un pubblico ufficiale mentre compie un atto d’ufficio e a causa o nell’esercizio delle sue funzioni è punito con la reclusione fino a tre anni”. E sarebbe dovere del Ministero assicurare all’offeso il rimborso delle spese legali e processuali.
5) Divieto di convocare gli insegnanti ad assemblee, riunioni, commissioni e consigli di qualunque tipo per più di tre o al massimo quattro volte al mese. La scuola non deve essere un riunionificio.
Le riunioni possono essere utili o inutili. E anche quelle utili possono pesare a professionisti oberati di compiti extra-didattici. In una scuola debitamente sburocratizzata, in cui agli insegnanti fosse riservato solo l’insegnamento e le necessarie pertinenze, tra le quali il fondamentale scambio di idee e di esperienze tra docenti, le riunioni, entro limiti ragionevoli, servirebbero. Altrimenti ha ragione Galli Della Loggia.
6) Sull’esempio del Giappone, affidamento della pulizia interna e del decoro esterno degli edifici scolastici agli studenti della scuola stessa. I quali potrebbero provvedere un’ora prima dell’inizio delle lezioni alternandosi a gruppi ogni dieci giorni. Oltre al piccolo ma non proprio indifferente risparmio economico, sarebbe un mezzo utilissimo per instillare negli studenti stessi il sentimento di appartenenza alla propria scuola e per insegnare alle giovani generazioni il rispetto delle proprietà pubbliche e gli obblighi della convivenza civile (non s’imbrattano i muri!). In fondo, l’alternanza scuola-lavoro non sarebbe meglio iniziarla proprio nella scuola?
In un paese ipersindacalizzato come il nostro si è subito obbiettato che in questo modo si cancellano posti di lavoro e si sfrutta il lavoro minorile. Ma così si evita il giudizio sulla validità educativa della proposta e si preclude una riflessione su come attuarla. In questa logica, d'altra parte, anche la collaborazione dei figli ai lavori domestici dovrebbe essere interdetta in quanto danneggia le colf. Non è però pensabile far venire un’ora prima gli allievi. Basterebbe una modalità più minimale, per esempio trattenersi a turno dieci - quindici minuti per pulire la propria classe.
7) Per superiori ragioni di igiene antropologico-culturale divieto assoluto agli studenti (pena il sequestro) di portare non solo in classe ma pure all’interno della scuola lo smartphone. Possibilmente accompagnato dalla proposta di legge di vietarne comunque la vendita o l’uso ai minori di 14 anni (divieto che evidentemente non vale per i semplici cellulari).
Ci sono ormai evidenze irrefutabili sui danni che i cellulari a scuola possono provocare o intensificare: distrazione continua rispetto al lavoro, utilizzo per copiare, facilitazione del “cyberbullismo” contro compagni e insegnanti, rafforzamento della dipendenza. Eppure si continua a parlare con faciloneria di educazione a un loro uso “responsabile”. E l’educazione a non usarli per un po’?
8) Obbligo per tutti gli istituti scolastici di organizzare e tenere aperta ogni giorno per l’intero pomeriggio una biblioteca e cineteca con regolari cicli di proiezioni, utilizzando, se necessario, anche studenti di buona volontà. L’adempimento di tale obbligo deve rientrare tra gli elementi basilari di valutazione della qualità degli istituti stessi. Ai fondi necessari si può provvedere almeno parzialmente dimezzando l’assegnazione di 500 euro agli insegnanti che utilizzano tale somma non per acquistare libri. Il motto della scuola diventi: «Il buon cinema e la lettura della pagina scritta innanzi tutto!»
L’idea di tenere aperte le scuole per tutta una serie di attività – dai compiti a casa al recupero, dall’educazione degli adulti ad attività di quartiere – ha ormai alle spalle diversi anni di storia e di variazioni sul tema. Probabilmente è più utile nei quartieri disagiati, dove bambini e ragazzi hanno poche occasioni di socializzazione e di svago; e in questo senso bisognerebbe aggiungere all’offerta anche la palestra. In altre zone della città molti giovani hanno ormai troppi impegni pomeridiani (sport, danza, musica) per essere attratti dalla biblioteca o dalla cineteca. Escluderei quindi l’obbligo, mentre sarebbe auspicabile il sostegno ministeriale alle scuole in cui l’apertura pomeridiana è veramente utile.
9) Alle gite scolastiche sia fatto obbligo di scegliere come meta solo località italiane. Che senso ha per un giovane italiano conoscere Berlino o Barcellona e non aver mai messo piede a Lucca o a Matera? L’Europa comincia a casa propria.
Personalmente sarei d’accordo sull’obbligo di limitare le gite all’Italia o per lo meno su una loro decisa incentivazione. Difficile però farne una norma generale sull’istruzione, a scapito dell’autonomia delle scuole.
10) Istituti e «plessi scolastici» devono essere intitolati al nome di una personalità illustre e devono essere designati in tutte le circostanze e in tutti i documenti con tale nome, non già (come avviene oggi più di una volta) con un semplice numero o l’indicazione di una via. In fin dei conti anche ai più giovani forse non dispiace avere un passato.
In genere (non sempre) le singole sedi sono intitolate a personaggi illustri. Sono gli istituti comprensivi che a volte assumono il nome del quartiere, della strada o del paese. Non credo però che qualcuno dica di frequentare l’Istituto comprensivo Calenzano (comune vicino a Firenze), ma “la Rodari”, “la Collodi” o un’altra delle sedi che formano l’istituto. Dove questo non è, si segua senz’altro questa proposta. Sarebbe altrettanto importante far conoscere qualcosa dei personaggi a cui sono dedicate le scuole. E già che ci siamo, evitiamo di esporre bandiere sporche e stracciate... (GR)

9 commenti:

Papik.f ha detto...

"Noi rifiutiamo l'informatizzazione sistematica delle pratiche scolastiche e l'uso generalizzato del tablet, attraverso cui l'insegnante viene delegato a un ruolo subalterno".
Da Éric Sadin, La silicolonizzazione del mondo. L'irresistibile espansione del liberismo digitale, Einaudi.
Pensare che i nemici della lezione frontale, nonché sostenitori dell'insegnante come facilitatore, affermano (e forse in alcuni casi credono davvero) di essere portatori di democrazia e di progresso additando come reazionario chi si oppone, appunto come Galli della Loggia. Mentre, in realtà, si battono per l'affermazione di una tirannia estremamente pericolosa nella sua apparenza "soft" e "friendly".
Ma quello che non è chiaro ai sapienti e ai doti dell'innovazione pedagogica lo è spesso, invece, a gran parte dell'opinione pubblica. Che le riforme scolastiche mirano a rendere la popolazione ignorante per poterla dominare me lo ha detto, pochi minuti fa e senza alcuna sollecitazione da parte mia, il carrozziere cui ho portato la mia auto (che per incidens è un mio ex alunno di liceo).
Purtroppo dal nuovo governo a mio parere non c'è molto di buono da aspettarsi sotto il profilo dell'istruzione, come al solito. Sempre sperando di sbagliarmi.

VV ha detto...

Il dogmatismo potenziato della cultura catto-comunista che ha segnato la scellerata politica scolastica, e non solo scolastica, che tanto ha contribuito a diffondere il modello dell'uomo supponente che la rappresenta, è la causa principale dello sprofondare verso un futuro incerto e dominato dalla demagogia populista che si vorrebbe far credere nata solo di recente. Il populismo da " batti il cinque" ha dei modelli ben più antichi rispetto a quelli che ora vanno di moda. Presuntuosi e incapaci quasi sempre di confronti con chi la pensa diversamente e abituati da anni a frequentarsi solo tra eguali e compagni di fede, hanno distrutto la nostra scuola e creato apparati di comando da far rimpiangere il clientelismo osceno di qualche decennio fa. Ne fa testo certo putridume ministeriale che ancora accoglie nel suo ufficio l'ex Berlinguer, il gotha dei funzionari ministeriali reclutati dal passa parola ( in aiuto degli incapaci ancora in servizio persiste l'arruolamneto a vita degli ex compagni di merende andati da tempo in pensione) e l'inamovibilità di condannati, fedifraghi e resistenti al fare il meno possibile . Come stupirsi che si sia gli ultimi al mondo in quanto alla valorizzazione del merito e come stupirsi se sarà molto difficile non vergognarsi per come lasceremo e in parte abbiamo già lasciato, il Paese alle future generazioni? Ma vogliamo scherzare? il problema è il predellino, i ceci sotto le ginocchia, lo smart che se vietato sconnette i cervelli dei ragazzi dal sapere e soprattutto quello di evitare di umiliare gli studenti nel fargli pulire le loro aule. Siamo matti? quelli son lavori che non hanno niente a che vedere con il ruolo dello studente. Perdio, un po' di dignità signori, per quelle cose ci sono gli addetti ai lavori e se gli studenti non sporcassero che fine farebbero i poveri spazzini?

Daniela Giuliani ha detto...

Leggendo l'articolo, al solito molto interessante, mi viene da rispondere.

Mi permetto perciò di aggiungere un mio commento.

Sono Daniela Giuliani, ins. scuola primaria.

1) La predella mi avrebbe fatto comodo diverse volte perchè essendo io abbastanza bassa mi sono trovata a non visualizzare bene la classe, specialmente in quinta quando alcuni alunni sono alti come me se non di più. Inoltre credo che anche le apparenze aiutino, anche se l'autorità dell'insegnante non dipende certo dalla predella. In ogni caso docenti e studenti non sono alla pari, ci sono dei ruoli.

2 Ai miei alunni ho insegnato ad alzarsi quando entra un adulto nell'aula, sia genitore, insegnante o operatore e quasi tutti se lo ricordano. Per rispetto, perchè mi sembra giusto, dato che loro sono fanciulli e noi adulti. Non gliel'ho imposto, l'ho dato come segno di educazione e saluto. Alle insegnanti della classe non lo facevano, non l'ho richiesto.

3 D'accordo per quello che scrivi. Io sono alla primaria e il problema non c'è. (per ora?)

4 I genitori passano dall'ingerenza su metodi o scelte, al menefreghismo per cui si accontentano che i figli siano "badati". Occorre secondo me rivedere questo aspetto e chiarire bene i ruoli.

6 Pienamente d'accordo, sia perchè le ditte o i custodi puliscono affrettatamente e sommariamente (a volte la mattina all'arrivo ho spazzato l'aula) e poi perchè i ragazzi si responsabilizzano e forse, se poi devono pulire, sporcano anche meno. Prima di uscire cmq facevamo sempre controllare il pavimento per togliere il grosso e a volte anche i ragazzi spazzavano o pulivano i banchi con straccio e spray, specialmente dopo qualche lavoretto particolare.

7 Lo smartphone fa pure male al cervello!

8 D'accordo con te. Inoltre molte aule hanno la LIM e il collegamento a Internet per cui se si vuole si possono far vedere film o documentari. Io l'ho fatto molte volte.

9 D'accordo

10 D'accordo. La scuola dove lavoro ha il nome di una città tedesca (Kassel) perchè è il nome della via dove era quando è nata. Da più di 20 anni si trova in via Svizzera ...

Vishnu ha detto...

In generale mi sembrano proposte sensate.

Papik.f ha detto...

Ritornandoci a freddo, è evidente che si tratta di proposte puramente provocatorie.
Galli della Loggia certamente non ignora che il nuovo sottosegretario del Miur con delega alla scuola è un dirigente che nel suo istituto le cattedre le ha proprio abolite. E' vero che non era ancora stato nominato quando è uscito l'articolo, ma il suo nome era nell'aria fin dalla campagna elettorale.
Il professore universitario che, a quanto si dice, sta per essere nominato Sottosegretario con delega all'Università, allo stesso modo, è un grande cultore del mito della scuola finlandese.
Non c'è da illudersi: non si cambierà rotta neanche questa volta.

Io Non Sto con Oriana ha detto...

Ernesto Galli della Loggia ha fatto pubblicare il corsivetto di cui si "ragiona" in questa sede sul Corrierino della Seratina del 6 giugno.
Al "Gruppo di Firenze" ci sono voluti più di dieci giorni per metabolizzarlo.
Come dire, l'hanno preso sul serio, non so se mi spiego.

Ora, questo ben vestito faceva parte della torma di yankee di complemento che nel 2003 perorava la causa dell'aggressione statunitense ad un paese in ginocchio. Contestare quei frequentatori di ristoranti, specie se con buone argomentazioni, significava puramente e semplicemente farsi ascrivere al nòvero dei terroristi. Nel migliore dei casi ti toglievano il microfono, nel peggiore ti trovavi la gendarmeria in visita.
Ora, non dico che a fronte dei luminosi risultati a tutti noti questi fannulloni avrebbero dovuto impiccarsi in contemporanea. Cambiare mestiere dopo avere chiesto scusa sarebbe stato senz'altro più che sufficiente.
Invece.
Bruciatosi con questioni del genere, EGdL produce da allora periodici piagnistei legalitari con cui si guadagna la giornata. E questo piagnisteo legalitario in particolare lo vorrebbe imposto nelle scuole del "paese" dei colpi di spugna, dei condoni edilizi, dei ravvedimenti operosi, della finanza creativa...
Che faccio, continuo?

Sofron ha detto...

Mi pare chiaro che "Io non sto con Oriana" se ne infischi altamente della scuola e infatti parla sempre d'altro. Però è affezionato.

Io Non Sto con Oriana ha detto...

Il fatto è che la scuola ha perso, e definitivamente, il confronto con un mondo esterno incommensurabilmente più attraente, irto di strepiti, ciance e bei colori.
La cosa non mi rallegra affatto. O meglio, dal momento che non ho figli potrei anche non curarmene, proprio come fa la maggioranza dei sudditi di un "paese" dove azzeccando un congiuntivo si rischia di essere aggrediti fisicamente da qualche ben vestito che fa "l'inprenditore di se stesso" dopo aver "studiato alla scuola della vita".
Ecco, la realtà, spettacolosamente duplice, è che accanto a questa quotidianità esiste sul lavoro una selezione perentoria. Dopo quindici anni di sistemistica mi sono trovato disoccupato grazie all'ennesima alzata d'ingegno di uno dei vostri imprenditori (passato fra i più lasciando una voragine nei conti aziendali) ed apprezzo le amenità del precariato. Ci vogliono eterni adolescenti, con la paghetta? Benissimo: a me i soldi servono per andare a rompere in discoteca (dove non vado mai) e quindi mi adatto senza problemi. Il fatto è che per pietire la miserabile posizione di "addetti al recapito" presso la principale impresa del vostro "paese" occorrono in primis il diploma con 70 o la laurea con 102.
A bon corrispondere ai requisiti credo sia la maggioranza dei sudditi più giovani, con ogni probabilità destinata a galleggiare a vita in in limbo assai peggiore.
Ecco: quello che mi schifa e diverte al tempo stesso è che a fronte di questa realtà non si sappia che invocare un clima frignone e obitoriale, che sforni morti in piedi ossequienti.

Vishnu ha detto...

Che palle la scuola finlandese. Sono ignoranti come capre.