1) non molti hanno compreso che lo scopo principale della proposta del
Gruppo di Firenze nasce dall’intento di restituire serietà all’istruzione;
questa diffusa incomprensione fa intravedere “il pericolo che la sua attuazione possa andare nel senso opposto a quello per cui era stata avanzata, verso cioè un ulteriore
svuotamento dell’istruzione pubblica”;
2)
secondo i quattro autori “lo sfascio
della scuola attuale” non deriva, come spesso si sostiene, dai limiti
imposti all’autonomia scolastica, ma dal suo “pieno successo”, per l’inevitabile concorrenza al ribasso fra gli
istituti;
3)
di conseguenza “nessuna iniziativa di miglioramento dell’istruzione in Italia può avere
successo se prima le scuole non sono liberate dall’ansia delle iscrizioni
indotta dalla riforma dell’autonomia”.
Riguardo al primo punto, secondo noi non c’è dubbio che
quanto proponiamo creerebbe le condizioni per restituire maggiore credibilità
alle valutazioni finali. Infatti, non solo non ci sarebbe più l’alternativa
“draconiana” tra una promozione immeritata e una bocciatura nonostante i
risultati positivi in alcune materie, ma semplicemente non ci sarebbe più il
voto di consiglio, dato che la piena responsabilità delle valutazioni, anche di
fronte ai loro allievi, sarebbe affidata ai singoli docenti. Alcuni dei quali
potrebbero magari conservare nei propri corsi delle abitudini “buoniste”, ma
senza più l’alibi della decisione collegiale
Quanto
al secondo punto, noi pensiamo che il degrado della scuola italiana non può essere
addebitato, se non in parte, all’autonomia scolastica, che è stata istituita
nel 2000, ma ha radici nei decenni precedenti, a partire dagli eccessi
ideologici degli anni settanta. Sono questioni su cui ci siamo molte volte
soffermati: la crisi dei ruoli educativi, la svalutazione della responsabilità
individuale e del rispetto delle regole, il logoramento dell’etica
professionale e dell’etica pubblica. Tuttavia non c’è dubbio che l’autonomia
degli istituti abbia dato il suo contributo, anche fornendo al governo della
scuola, cioè al Ministero e ai suoi organi periferici, un comodo alibi per
giustificare il disimpegno dai suoi compiti più importanti: l’indirizzo, la verifica, il controllo.
Venendo
infine al terzo punto, siamo convinti che la riforma strutturale della
secondaria superiore che proponiamo possa essere attuata indipendentemente da
altri cambiamenti, sia pure importanti e necessari. Non c’è dubbio però che il
buon funzionamento di qualsiasi assetto del sistema scolastico ha come
indispensabile condizione una cornice di serietà e responsabilità, che oggi è
sostanzialmente assente.
Andrea Ragazzini
3 commenti:
Bisognerebbe riportare l'obbligo a 14 anni. Tornare a un esame di 3. Media serio e conclusivo con i due cicli elementari e medie separati.
Tanti problemi sarebbero risolti senza continuamente rincorrere recuperi di chi non vuole studiare.
V.
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