Dovrebbe essere ovvio che il rispetto
dei propri doveri da parte di ogni cittadino è essenziale per la vita di una
comunità. Come scrive Luciano Violante nel suo bel libro Il dovere di avere dei
doveri, «i diritti hanno bisogno dei doveri per vivere; quando si offusca la
categoria dei doveri, l’unità politica si disarticola, prevale l’egoismo degli
individui, la democrazia si sfalda». Com’è noto, però, i doveri sono scomparsi
dal discorso pubblico.
In ambito educativo fanno capolino di
rado e devono sfidare le convinzioni pedagogiche che li associano, se va bene,
alle caserme. Non sorprende, quindi, che nella campagna elettorale per il
rinnovo dell’amministrazione fiorentina manchi qualsiasi riferimento a quel
«senso civico» la cui carenza distingue l’Italia da gran parte delle nazioni
europee. I politici in genere lo considerano un tema che fa perdere consenso.
Ma siamo sicuri che un richiamo al
civismo e al senso di responsabilità non
sarebbe un buon investimento anche elettorale? Ci sono tanti cittadini corretti,
probabilmente la maggioranza, che con i loro comportamenti assicurano a
Firenze, per fare un esempio, un accettabile livello di decoro urbano. Verso
questo genere di persone un Comune silenzioso sui vari doveri civici — e
negligente nel punire chi sgarra — si comporta un po’ da parassita della loro
correttezza. Viceversa, un sindaco che si schieri apertamente con i cittadini
perbene e agisca con fermezza non può che guadagnarci in popolarità. Il livello
di civismo di una comunità è anche il frutto dell’atmosfera sociale in materia
di valori e comportamenti. Ogni adulto deve essere consapevole di avere una
responsabilità educativa da spendere in tante circostanze. Si può scommettere,
per esempio, sul carattere contagioso del fermarsi davanti alle strisce per far
attraversare un pedone e, da parte del pedone, ringraziare con un gesto chi si
ferma; anche così si produce il senso di appartenere a una comunità. Ma
particolarmente incisiva può essere la funzione educativa delle classi
dirigenti e quella del sindaco in modo particolare, soprattutto per la sua
competenza sui problemi della vita quotidiana. In vista dunque delle ormai
prossime elezioni, sarebbe bene che tutti i candidati sindaci (Bocci, Bundu, De
Blasi, Giacomelli, Di Giulio, Lasso, Nardella, Valleri, Watte) facessero sapere
cosa intendono dire e fare per: - contrastare e sanzionare chi butta per terra
cartacce, scontrini, bottiglie, bicchieri e involucri vari;
- far sì che i fumatori mettano le
cicche in una scatolina invece di spargerle ovunque; - sanzionare la minoranza
di persone che non raccoglie le cacche dei propri cani e introdurre l’obbligo
di portare con sé una bottiglietta d’acqua per lavare il punto in cui il cane
ha fatto pipì, sull’esempio di diversi comuni (tra cui Alessandria, Genova,
Asti);
- individuare e multare chi imbratta i
muri;
- difendere senza se e senza ma la
quiete pubblica e in particolare il diritto non negoziabile al riposo,
moltiplicando i controlli e la presenza dei vigili, riducendo gli orari e
programmando per il futuro lo spostamento della movida in zone non
residenziali;
- impedire ai ciclisti di andare
contromano, sui marciapiedi e nelle zone pedonali (su questo era stata
annunciata «tolleranza zero», ma non si è vista).
Infine: si impegnano a fare periodicamente
un resoconto delle iniziative e degli interventi su queste materie e sulle
altre che riguardano la convivenza civile?
Ci vorrà tempo, ma con tenacia e
fermezza un sindaco «educatore» può contribuire a cambiare mentalità e
atteggiamenti, facendo meglio attecchire lo spirito civico e il rispetto delle
leggi.
Giorgio
Ragazzini
“Corriere Fiorentino”, 22 maggio 2019
Nessun commento:
Posta un commento