martedì 8 luglio 2008

RIFLESSIONI AMERICANE

Dai giornali di oggi due articoli che dovrebbero far riflettere. Su che cosa? Il primo, MA IN USA SI VA IN CONTROTENDENZA: MEGLIO PIU' TEORIA CHE TANTE IMMAGINI ("ItaliaOggi"), sui rischi che si corrono trasformando in dogmi le ipotesi pedagogiche; il secondo, IL SUCCESSO AMERICANO DELLE "SCUOLE SU MISURA" ("Liberal") sui fattori che influiscono sulla qualità della scuola. Infatti, sia pure en passant, l'autrice cita tra le caratteristiche di una delle scuole "charter" da lei visitata, "un'accentuazione quasi esasperata sulla disciplina e la riuscita". Strana coincidenza: anche le scuole asiatiche che occupano i primissimi posti delle classifiche internazionali hanno questa caratteristica. Non sarà che, ancor più di autonomia e concorrenza, ricette didattiche e valutazione, Stato e privato, conti moltissimo se una scuola è seria ed esigente?

Un recupero, infine, di tutt'altro segno, dal numero di "Liberal" del 15 maggio scorso: l'intervista sul bullismo di Irene Trentin con Marzio Barbagli intitolata STUDENTI ITALIANI: LA PEGGIO GIOVENTU'. Finisce con questa strabiliante proposta, ancora di origine americana:

"Quale pensa sia la proposta educativa migliore?

Quella adottata nelle scuole degli Stati Uniti, dove più che punire un ragazzo per aver sbagliato, in un’età critica in cui si rischia di spingerlo sulla strada dell’emarginazione, si preferisce premiare chi si comporta bene o si impegna di più, anche se non arriva a risultati eccellenti. Faccio un esempio: se uno studente non studia e sbaglia il compito, anziché dargli tre o quattro, gli si dà la sufficienza, aumentando però i voti di tutti gli altri compagni. È un metodo che sta dando ottimi risultati: gratificando chi si comporta bene, si spingono anche gli altri compagni ad emularlo".

(GdF)

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