Sul tema della condotta scolastica si manifestano ciclicamente i vizi e i tic culturali di una parte della sinistra. È bastato che il ministro Gelmini dicesse che è necessario tenerne conto nella valutazione di fine anno, che si è rivisto il solito repertorio di frasi fatte e di accuse grossolane. Il Coordinamento dei genitori democratici afferma: “Non è con gli schemi sanzionatori che si risolvono i problemi” (è la vecchia idea chic che sanzione è uguale a autoritarismo). L’Unione degli studenti democratici: “Un ragazzo può essere irrequieto, non impeccabile [maleducato? insopportabile?], eppure dotato di competenze e capacità” (un giorno si proclama fondamentale l’educazione alla cittadinanza, il giorno successivo ci si rifugia dietro una netta separazione di comportamento e “competenze”). “L’Unità” è felicissima di tornare allo scontro ideologico e apre un pezzo dall’originalissimo titolo Gelmini zero in condotta con una citazione di Edoardo Bennato (da I buoni e i cattivi dei gloriosi anni '70), in cui i bambini sono in fila per tre, devono dire sempre di sì, eccetera. Berlinguer su Radio 1 duetta con Bertagna. Per l’ex ministro, nutritosi di letture pedagogiche “moderne” e di articoli di Umberto Galimberti (ma dimentico di Gramsci), questa scuola che ha separato il cuore e la ragione dovrà essere sostituita da un luogo in cui un gruppetto di allievi gioca a scacchi, altri due dipingono, altri conversano in inglese su problemi di attualità (ma dove sono finiti gli insegnanti, in qualche gulag?). Bertagna interloquisce: “Il professore ha ragione, la scuola italiana è ancora concepita come una caserma!”.
Eppure è stato proprio un ministro democratico, Giuseppe Fioroni, a sottolineare per primo, e con lodevoli provvedimenti concreti, la necessità di dare il giusto peso al comportamento e di non continuare a farne una variabile ininfluente della vita scolastica. Fino a quando c’è stato lui a Viale Trastevere gli antiautoritari professionali hanno taciuto obtorto collo o bofonchiato; ora che c’è un’esponente del centrodestra si sentono come liberati da un incubo. Il ministro ombra Maria Pia Garavaglia traccheggia: un po’ critica: “si parla della scuola solo sul piano del colore” (forse perché se ne vedono di tutti i colori); un po’ cautamente consente: “La proposta può essere un utile terreno di confronto, sempre che si trasformi in fatto concreto”. Viene spontanea una domanda: perché l’ex-ministro tace? Non s’era detto, in campagna elettorale, che la scuola, patrimonio fondamentale della società, deve essere terreno di dibattito senza preconcetti e mediocri tornaconti politici?
Per fortuna, comunque, in tanti hanno ormai capito, nella scuola e fuori, che la fermezza nel far rispettare le regole della convivenza deve tornare un caposaldo dell’educazione tanto in classe che in famiglia, anche sulla scorta di ormai innumerevoli raccomandazioni di psicologi e psichiatri, oltre che dell’irrefutabile verdetto dell’esperienza. Si può in proposito rileggere utilmente nel nostro archivio Il tabù della condotta di Valerio Vagnoli.
mercoledì 16 luglio 2008
SUL SETTE IN CONDOTTA C’È CHI RISPOLVERA L’ARMAMENTARIO BUONISTA INVECE DI DISCUTERNE SERIAMENTE
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