domenica 26 luglio 2009

IL VERO SCANDALO DI VICENZA

di Valerio Vagnoli

La mozione pressoché unanime del Consiglio Provinciale di Vicenza, che invita ad escludere i presidi di altre regioni (ma in realtà, e capiremo perché, solo quelli meridionali) dai posti di dirigente vacanti in quella provincia, è pienamente condivisibile; e non si tratta, analizzati i fatti, di uno scandaloso comportamento razzista. Lo scandalo c’è, eccome, ed è di una sconcertante gravità; ma a darlo sono stati ben altri soggetti che non i consiglieri vicentini, che evidentemente non si arrendono al travolgimento della legge che perdura senza rispetto in questo Paese.
Alla base della loro decisione, come ha spiegato con molta chiarezza su vari organi d’informazione l’assessore alla Pubblica Istruzione di quella provincia, vi è lo sdegno per come si sono comportate diverse commissioni d’esame in occasione dell’ultimo concorso per dirigenti scolastici (indetto nel 2004 e completato esattamente due anni fa) e per come sono andate successivamente le cose. Oltre ad essere a carattere regionale, il bando prevedeva in modo preciso e prescrittivo che in ogni regione si rendesse idoneo un numero di concorrenti pari al numero dei posti a disposizione più una riserva del dieci per cento, in modo da poter coprire eventuali nuove sedi resesi libere, sempre a livello regionale, nei due anni successivi. Se in molte regioni italiane le Commissioni d’esame hanno rispettato la legge, procedendo tra l’altro ad una selezione senza precedenti, in altre regioni (spiace dirlo, ma esclusivamente del Sud), le commissioni hanno fatto superare l’esame, oltre al numero previsto per legge, anche ad altre centinaia e centinaia di concorrenti, dichiarati idonei, ma con poche speranze d’essere nominati nei due anni successivi al concorso. Niente paura, però; grazie anche alla sponsorizzazione dei sindacati, in testa l’Associazione Nazionale Presidi, si è trovato il modo di far approvare dal governo Prodi una leggina che permette ora a queste centinaia di persone di poter essere nominate sull’intero territorio nazionale, quando nelle regioni in cui la legge è stata rispettata si siano esaurite le graduatorie. L’ingiustizia è evidente e quindi la protesta pienamente fondata: non c’entra nulla l’essere meridionali, c’entra l’essere stati indebitamente favoriti. Una deroga al numero di idonei previsto dal bando di concorso avrebbe dovuto essere eventualmente autorizzata in ugual misura in tutte le regioni, in modo da non creare una così grave discriminazione. Non per nulla molto probabilmente in Sicilia il concorso venga annullato per le gravissime e palesi irregolarità.
Che i sindacati si siano dati tanto da fare per sponsorizzare tanta nefandezza è, dal loro punto di vista, più che spiegabile: centinaia di nuove tessere sindacali hanno un valore enorme, perché possono essere determinanti, per esempio, nella contrattazione nazionale relativa ai contratti dei presidi e di quant’altro che li riguardi. Altro che il merito!
Meno comprensibile, invece, che politici e commentatori anche autorevoli, come ad esempio Miriam Mafai, parlino, a proposito della posizione presa dalla provincia di Vicenza, di razzismo e apartheid nella scuola. Evidentemente non si sono informati in proposito. Certo, un titolo come Scuola, in Veneto presidi della nostra terra, lanciato in prima pagina dalla “Padania”, cavalca strumentalmente la faccenda in chiave etnica. Ma qui si tratta di stato di diritto, non di etnia e tanto meno di apartheid. E sarà bene che il governo e il parlamento ristabiliscano in questa vicenda un minimo di equità, se non si vuole fomentare proprio quell’intolleranza che tanto si stigmatizza a parole.

[La notizia dell'ordine del giorno della provincia di Vicenza è stata data da "Repubblica" giovedì 23 luglio ed è poi stata ampiamente ripresa e commentata nei giorni seguenti su altri quotidiani]

4 commenti:

zeronove ha detto...

L’amarezza di un preside del Sud

Mi ha colpito la notizia: “Vicenza respinge i presidi del Sud”.
Da preside, assegnato nel 1991 in Veneto, a Venezia, ho portato con me al ritorno una splendido ricordo della realtà scolastica veneta.
A quel tempo i concorsi a preside erano nazionali e suddivisi per direzioni: per l’istruzione tecnica Industriale concorremmo in un migliaio e solo in 15 risultammo idonei, molti del sud, pochissimi del nord. Poi i concorsi sono stati regionalizzati e semplificati. Non voglio asserire che i nuovi dirigenti scolastici non siano preparati, molti evidenziano una formazione completa e un gran senso del valore dell’Istituzione scolastica, ma che c’entra essere veneto per fare il preside a Vicenza? E che senso ha che un consiglio provinciale parli di nomine di presidi? Perché non si occupano della preoccupante mancanza di risorse per le scuole statali?

Giancarlo Marcelli - giancarl1@libero.it

La Repubblica – domenica, 26 luglio 2009 – pag. 26

zeronove ha detto...

Affermazioni soggettive

Sono quelle riportate in corsivo nell'articolo seguente preso dal sito citato.


[Un ordine del giorno a difesa dei dirigenti scolastici del Veneto

22/07/2009

E’ stato approvato con il favore trasversale di 26 consiglieri provinciali su 27 presenti l’ordine del giorno proposto dall’Assessore all’Istruzione Morena Martini relativo alla copertura dei posti disponibili di dirigente scolastico.

“Nel Veneto – spiega l’Assessore – ci sono circa 70 posti liberi da ricoprire, ma nessuna graduatoria regionale da cui attingere. Ci sono invece tanti dirigenti in lista di altre regioni d’Italia, non perché altrove siano più disponibili e bravi che da noi, ma perché noi siamo stati ligi alla normativa, che prescriveva, all’ultimo concorso del 2007, di occupare i posti liberi e prevedere una lista di riserva che non superasse il 10% dei posti disponibili. Noi l’abbiamo fatto, come al solito rispettosi della legge, mentre altri hanno creato liste di disponibilità pari, talvolta, anche al doppio dei posti da occupare. Così oggi ci troviamo a vivere il paradosso che non solo altre regioni d’Italia sono in grado di coprire i posti liberi, ma “avanzano” dirigenti anche per il Veneto.” ........


da
http://vionline.provincia.vicenza.it/n-provincia.php/743 ]

Morpy ha detto...

Conosco l'assessore vicentino Morena Martini, è una collega insegnante che si adopera per l'inserimento degli studenti stranieri, basta con il cianciare di razzismo qui si tratta solo di illegalità: alcune regioni hanno fatto le furbastre........ e la Scuola paga!

zeronove ha detto...

La carica dei presidi del sud

L'emendamento risale al governo Prodi. Da settembre nelle scuole italiane 647 nuovi dirigenti. Tutti meridionali.


di Flavia Amabile - La Stampa 29 luglio 2009


Sono 647 i nuovi presidi che inizieranno a lavorare nelle scuole da settembre. Un bel numero, non c’è che dire: da tempo non c’era un ingresso di queste dimensioni. E, però, se si va a guardare la tabella degli idonei pubblicata sul sito dell’Associazione nazionale presidi, è facile capire i motivi del mal di pancia della Lega. Gli idonei sono per metà campani, 346. Altri 91 sono calabresi, 135 i siciliani e 147 i pugliesi. Fatte le dovute somme, ci si rende conto che la quasi totalità degli idonei a cui si farà riferimento per la scelta dei dirigenti è meridionale. E, invece, in almeno 12 regioni non esistono dirigenti ancora in graduatoria da sistemare.

A questo va aggiunto che in alcune regioni, come Sicilia o Puglia, almeno 6 su 10 dei dirigenti ha conquistato l’idoneità vincendo un concorso non ordinario ma riservato che in molti casi prevede il semplice superamento di una prova d’ingresso per un corso di formazione. In molti altri casi l’idoneità la si è conquistata vincendo un ricorso.

Da settembre quindi ci sarà una distribuzione a pioggia di presidi meridionali che cascherà un po’ su tutte le scuole d’Italia ma soprattutto al nord dove i posti vacanti sono in maggior numero. Ed è per questo che a Vicenza due settimane fa con una mozione bipartisan hanno intimato l’alt all’arrivo di dirigenti del Sud. Sotto accusa c’è innanzitutto un concorso bandito nel 2004: numero di posti assegnato a ciascuna regione, e un 10% in aggiunta di idonei da lasciare in lista d’attesa. Ma qualcuno al Sud ci avrebbe provato, mettendo in lista più concorrenti: che ora sarebbero tutti da sistemare. Al nord, invece, hanno inserito nelle graduatorie di merito soltanto il numero di dirigenti previsto dal concorso bandito.

E poi ci sono le sanatorie decise dal governo Prodi. La prima è stata inserita nella Finanziaria 2007, la seconda in un emendamento al decreto milleproroghe del febbraio 2008. In due colpi si faceva cadere il limite del 10% di idonei che potevano essere aggiunti alle liste, e quindi si dava via libera alle irregolarità delle regioni che avevano ‘sforato’ i tetti previsti. Si eliminavano le barriere poste alla immissione in ruolo di dirigenti anche in regioni diverse da quelle dove erano stati banditi i concorsi. E, infine, si decideva che le graduatorie dovevano essere a esaurimento e, dunque, entravano i dirigenti fino ad aver terminato i nomi presenti in graduatoria.

E’ stato questo il meccanismo che ha portato alla mozione bipartisan di Vicenza e a un malcontento in molte regioni del nord. Giorgio Rembado, presidente dell’Associazione Nazionale Presidi, non usa toni accesi ma parla anche con chiarezza: «Le norme vanno rispettate. In questo caso si è verificato un concorso di circostanze che ha modificato in corso d’opera le norme che regolavano l’espeltamento dei concorsi. Purtroppo in Italia le selezioni possono durare anche 3 o 4 anni ma c’è da augurarsi che non accada mai più che le regole vengano cambiate mentre un concorso è ancora in svolgimento, per rispondere alle pressioni di lobbies appartenenti a schieramenti politici di ogni colore».