domenica 30 maggio 2010

PROVE INVALSI, ESAMI E SEI POLITICO

Scuola, all’esame di terza media arriva il quiz di cultura generale, intitola oggi “La Repubblica” un articolo sulle prove Invalsi che per la prima volta contribuiranno al voto finale nell’esame di terza media. Ed è subito polemica. Infatti Manuela Massa del Coordinamento genitori democratici della Liguria dichiara che sono assolutamente inutili e propone al posto dei quiz “una metodologia (?) in grado di mettere in luce tutti gli aspetti dell’attività educativa” (leggi l’articolo).
È singolare che su un argomento di carattere tecnico venga interpellata un’associazione di genitori. Ovviamente il singolo genitore può approvare o disapprovare la politica scolastica e alle elezioni avrà poi il potere di scegliere chi va in parlamento e o nel governo della scuola a rappresentare le sue idee; ma quando i genitori si organizzano come genitori democratici (come se esistessero i genitori antidemocratici!) e quindi si danno un ruolo politico ed ideologico, occupano uno spazio che non gli compete, quello della didattica, oltretutto avanzando proposte astratte, spesso figlie di teorie pedagogiche male assimilate. Questo è successo anche perché la sinistra ha pensato che fosse opportuno non solo sindacalizzare in maniera ideologica i docenti, ma anche i genitori, con il risultato (eterogenesi dei fini) di assumere quasi sempre posizioni conservatrici; ultimo esempio, il giudizio completamente negativo sulla riforma dei licei.
Se i genitori lavorassero soprattutto su quella fermezza educativa nei confronti dei figli, che è indubbiamente di loro competenza, e lasciassero agli insegnanti il loro ruolo di responsabili della didattica, farebbero ad un tempo bene a loro stessi, ai figli e di conseguenza anche alla scuola. (SC)

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La normativa vigente dall’estate scorsa per l’esame con cui termina il primo ciclo di studi (in parole povere “esame di terza media”) prevede che il giudizio complessivo sul livello di preparazione dell’alunno scaturisca dalla media matematica di ben sette valutazioni, tutte messe sullo stesso piano: la media dei voti con cui è stato ammesso, il tema di italiano, le prove delle due lingue straniere studiate, la prova nazionale dell’Invalsi (comprendente una parte di italiano e una di matematica) e il colloquio pluridisciplinare. Ben più quindi dei cosiddetti quiz, si dovrebbe discutere (perché pochissimo se n’è discusso) sulle motivazioni e sull’adeguatezza di questa scelta, che riduce al 14 % il peso di un anno scolastico, mettendolo alla stessa stregua di tutte le singole prove d’esame. D’altra parte è vero che in precedenza si tendeva a svalutare eccessivamente l’importanza dell’esame, da alcuni docenti considerato una pura e semplice ratifica dell’andamento di un triennio. I test dell’Invalsi, in ogni caso, possono essere utili come indicatori, certo non esclusivi, della situazione della scuola italiana, mentre l’esame stesso nel suo complesso, con la varietà delle sue diverse prove, mi sembra senz’altro “in grado di mettere in luce tutti gli aspetti dell’attività educativa”, come chiede la rappresentante dei genitori.
C’è poi l’altra discussa norma che impone una pagella tutta di sufficienze per essere ammessi all’anno successivo e all’esame di terza media. Ne abbiamo già parlato un anno fa, prendendo anche l’iniziativa di scrivere in proposito al ministro per chiedere una decisione più meditata. Dato che la stessa regola vige anche per l’ammissione all’esame di maturità, ci limitiamo a dare la parola a Giovanni Belardelli, che ne parla con molto buon senso sul “Corriere della Sera”. (GR)

5 commenti:

agapetòs ha detto...

A proposito di 6 politico, ma è mai possibile che il consiglio di classe possa attribuire qualsiasi voto scavalcando il giudizio del singolo insegnante e senza alcuna motivazione che non sia il solito buonismo all'italiana ? (a me capita tutti gli anni)
Credo che il cosiddetto "voto di consiglio" andrebbe abolito o quanto meno fortemente limitato e consentito solo in casi particolari.

Giorgio Ragazzini ha detto...

Il rispetto delle valutazioni dei singoli docenti dovrebbe essere la regola, il voto di consiglio una rara eccezione "pro veritate": quando cioè l'esame del registro di un insegnante chiaramente "falsificasse" (per eccesso o per difetto)la valutazione da lui proposta.

Anonimo ha detto...

agapetòs ha detto...
"... è mai possibile che il consiglio di classe possa attribuire qualsiasi voto ..."


Diciamola tutta: dietro c'è quasi sempre lo zampino (o la zampona) del preside che manovra, impone, determina pesantemente sia in sede di consiglio nei confronti di tutti i docenti che prima individualmente.
Ovviamente con le migliori intenzioni, sempre in caso di necessità, ma con le conseguenze che ben conosciamo: abbassamento dei livelli, riduzione dei programmi, premiazione degli alunni svogliati.
Questa è almeno la mia testimonianza nelle scuole superiori.

giuseppe moncada ha detto...

Certo,le esperienze dei vari consigli di classe sono le più disparate. Ma, come dice Ragozzini, il rispetto dei singoli docenti dovrebbe essere la regola che, tuttavia confligge con un'altrta regola che esiste dal 1925. Regola pensata e porposta da Gentile che, certamente, fin da allora aveva prevsito che se esiste un organo collegiale una funzione avrebbe dovuta averla, altrimenti non ci sarebbe motivo di una riunione colleggiale per decidere definitivamente sulla opportunità o meno della promozione, rinvio a settembre o ripetizione di anno scolastico. Mi dispsiace per Belardelli, ma non c'entra nulla il sei politico, c'entra il rispetto di una regola.
Se la nostra società è in crisi lo è , proprio perchè noi dirigenti e docenti non abbiamo saputo spiegare e far comprendere cosa implica il concetto di regola e le sue appllicazioni. D'altra parte non ha senso la proposta della Ministra Gelmini, non è con regole simili che si invogliano i giovani allo studio. Per agapetòs, se i docenti si fanno manovrare dai presidi, vuol dire che non possiedono personalità e quindi, non possono essere di esempio nei confronti dei giovani.

Anonimo ha detto...

giuseppe moncada ha detto...

Se la nostra società è in crisi lo è, proprio perchè noi dirigenti e docenti non abbiamo saputo spiegare e far comprendere cosa implica il concetto di regola e le sue appllicazioni.


sì e no! c'è anche il governo, ci sono i politici, le risorse economiche, la situazione in cui si opera. non siamo i soli né i principali responsabili.


giuseppe moncada ha detto...

D'altra parte non ha senso la proposta della Ministra Gelmini, non è con regole simili che si invogliano i giovani allo studio.


concordo.


giuseppe moncada ha detto...

Per agapetòs, se i docenti si fanno manovrare dai presidi, vuol dire che non possiedono personalità e quindi, non possono essere di esempio nei confronti dei giovani.


la situazione non è sempre così semplice e lineare. a volte - da parte dei presidi - ci sono vere e proprie prepotenze, forzature, linciaggi morali, azioni diluite nel tempo, ricatti. in particolare nei confronti dei supplenti.