giovedì 3 marzo 2011

ANCORA SULLA "SOLUZIONE AUSTRIACA"

Sul “Corriere della Sera” si torna a parlare della svolta austriaca antibocciatura, che come previsto riscuote non poche simpatie nella trasversale Lega per la Deresponsabilizzazione Totale degli Studenti.
Interviene sostanzialmente a favore il pedagogista Benedetto Vertecchi, che esordisce cripticamente (“alle bocciature corrisponde un peggioramento delle condizioni educative, che si risolve in una perdita nella qualità dell’istruzione”) e prosegue con altre argomentazioni di cui mi sfugge la pertinenza (tipo: “Offrire a tutti l’opportunità di compiere esperienze apprezzabili è il modo per rendere più omogenei i risultati conseguiti dagli allievi”).
Molto forti, invece, le basi del parere contrario di Silvia Vegetti Finzi, certamente fondato anche sulle evidenze della pratica clinica. Da leggere.

GR

1 commento:

Alessandro ha detto...

Mi chiedo se abbia senso discutere di un principio pedagogico (validità formativa della non ammissione all'anno successivo, volgarmente detta bocciatura) senza considerare il sistema formativo in cui quel principio si applica. In Italia abbiamo una scuola secondaria superiore che inizia a 14 anni e che segue una programmazione per obiettivi, generali, disciplinari e trasversali di conoscenza, abilità e competenza e ciò non mi pare affatto peregrino dal punto di vista pedagogico-formativo.
In altre realtà (penso ad es. alla Norvegia) si lavora molto per gruppi nell'istruzione primaria, per sviluppare le capacità sociali e la personalità degli scolari, ma nella scuola secondaria si abbandona il lavoro di gruppo per sviluppare le capacità individuali, la capacità di astrazione, il ragionamento e il senso critico. Se non serve bocciare in quei sistemi formativi è perché l'orientamento è efficace, le attitudini si consolidano già nella scuola primaria e non per una presunta posizione "buonista" o perché si pensa che fermare alunni con competenze inadeguate potrebbe essere controproducente per il loro sviluppo psichico e la loro vita di relazione. In quelle situazioni è sufficiente un riorientamento a evitare la dispersione scolastica.