Sul "Corriere della Sera" di ieri lo storico della filosofia Tullio Gregory fa un quadro desolato della scuola italiana, un’analisi in cui peraltro si possono ritrovare molti dei temi trattati su questo blog e che il professore emerito focalizza particolarmente sulla condizione degli insegnanti. Il cui ruolo è stato profondamente pervertito dalla convergente pressione di diversi attori, in particolare la “pedagogia progressista” e le famiglie (e, aggiungiamo noi, la classe politica nel suo insieme), in larga misura interessati a fare della scuola “una zona di parcheggio che non deve creare problemi”. Una trasformazione che nega l’idea stessa di scuola pubblica come luogo “di promozione sociale e civile”, in quanto “si è scambiata la scuola democratica con la scuola facile, la scuola aperta a tutti con quella che promuove tutti."
Nell’articolo si percepisce la passione per la scuola pubblica e il suo insostituibile ruolo, ma anche una profonda sfiducia nella possibilità di arrestarne il degrado (anche fisico) e alla fine Gregory esprime la sua comprensione per gli insegnanti che, smarriti e frustrati, vanno in pensione prima del tempo “per ritrovare forse qualche serenità in una normale vita di studio e di affetti.”
(A.R.)
1 commento:
E' oramai un vecchio discorso. Tutti hanno contribuito a liquidare l'istituzione scolastica, a partire dai ministri progressisti e dai sindacalisti che neanche col fucile sarebbero rientrati a scuola dopo aver sperimentato l'eldorado del distacco sindacale, salvo poi venirci a raccontare, alla luce della loro inesperienza, come si doveva e SI DEVE FARE ad educare bene i ragazzi. Dalla destra ci saremmo aspettati esattamente quello che ha fatto nei confronti della scuola: è la sinistra catto-comunista che ha avuto un potere enorme sul piano ideologico e non solo ideologico, che ha distrutto quasi tutto, salvo l'ostinata resistenza di quei docenti "eroi", come giustamente li definisce Cazzullo, che continuano a coltivare, malgrado TUTTO, le loro passioni.
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