Se tu hai una mela e io ho una mela e ce le
scambiamo,
tu ed io abbiamo sempre una mela ciascuno.
Ma se tu hai un'idea e io ho un'idea e ce le
scambiamo,
allora abbiamo entrambi due idee.
(George Bernard Shaw)
Il numero 513 di “TuttoscuolaFOCUS” torna sull’obbligo
di aggiornamento, che come diritto-dovere esiste sulla carta già da tempo, ma
che di recente è stato ribadito come vero e proprio obbligo, almeno
relativamente a situazioni particolari, nel decreto legge 104/13, detto
“L’istruzione riparte” dall’ex ministro Carrozza e poi confermato nonostante le
obbiezioni di parte sindacale. Continua a leggere.
3 commenti:
Una prima forma di aggiornamento, almeno nella secondaria superiore, sarebbe offerta da un serio scambio di conoscenze professionali tra colleghi. Le recenti riforme, gli accorpamenti di Istituti e indirizzi, hanno portato a lavorare fianco a fianco docenti che provengono da esperienze molto diverse. Nel mio settore di insegnamento artistico, per dire, c'è chi è molto bravo con il computer e non sa niente del laboratorio di modellazione, chi è capacissimo di usare varie tecniche tradizionali e ignora completamente gli altri aspetti citati, e così via. A parte il fatto che ciò potrebbe far riflettere sulla reale consistenza del feticcio intoccabile della continuità didattica, poiché è ovvio che in una situazione simile gli alunni potrebbero solo avvantaggiarsi da un avvicendamento di docenti, si potrebbero organizzare occasioni di formazione e scambio di idee.
Questo però richiederebbe alcune modifiche radicali di idee correnti.
1. Si dovrebbe riconoscere che gli aspetti contenutistici hanno la loro importanza, idea che farebbe semplicemente inorridire la maggioranza larghissima di chi si occupa di scuola.
2. Si dovrebbe rinunciare all'idea che l'aggiornamento consista nell'inculcare a forza agli insegnanti le metodologie proposte dal pedagogismo corrente (che poi ogni pochi anni cambiano).
3. Si dovrebbe accettare l'idea che un corso di aggiornamento non debba essere di necessità l'occasione per dare incarichi esclusivamente a esperti cari a sindacati, associazioni, atenei e così via.
4. Si dovrebbe pensare a riunioni tra colleghi che siano riconosciute in funzione di un arricchimento reciproco e non mirate alla frettolosa compilazione di materiale cartaceo predisposto nel gergo pedagogico del momento.
5. Si dovrebbero organizzare i dipartimenti in modo serio pensando a figure di coordinatori che siano tali non per vicinanza al Dirigente ma in seguito a concorsi per titoli (tra i quali l'anzianità, ma non come titolo esclusivo né come quello più importante) ed esami che facciano passare dall'incarico di docente a tempo indeterminato a quello di docente coordinatore. Abbandonando quindi l'egualitarismo assembleare erede di epoche ormai lontane.
Come dice una battuta che gira su FB in questi giorni: "se vuoi vivere in un mondo di sogno, meglio che vai a dormire".
Alle considerazioni di Papik.f aggiungo che, almeno per quanto ho potuto constatare in trentacinque anni di insegnamento, nella scuola non è solo rarissimo il lavoro seminariale, ma manca quasi del tutto la cultura della riunione in genere. Perciò lo sviluppo di questo tipo di aggiornamento avrebbe anche il vantaggio secondario di diffondere una maggiore consapevolezza su come si prepara un incontro, come vi si partecipa, come lo si coordina, come lo si conclude, eccetera. Sembra impossibile, ma mi sono trovato nella maggioranza dei casi a partecipare a riunioni con un ordine del giorno genericissimo, senza alcuna preparazione né documentazione e senza che fosse stato nominato un conduttore (ruolo dal quale quasi tutti si ritraggono con la massima determinazione). Il risultato è spesso il caos completo, con più conversazioni che si intersecano e ovvviamente scarsissimim risultati.
Io do molta importanza all'aggiornamento, ma che sia gratuito per il docente. Non ha senso tutto quel mercato nero a cui è sottoposto il docente per fare PUNTEGGIO in graduatoria d'istitutopiù che per prepararsi e migliorare la propria professionailtà.
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