giovedì 23 ottobre 2014

ESAMI DI MATURITÀ: MARCIA INDIETRO DEL GOVERNO

Ci scrive Giorgio Allulli, promotore della petizione: "Vittoria! Il Governo ha fatto marcia indietro sugli esami di maturità, merito anche della nostra petizione. Una volta tanto l'indignazione civile è servita, ed il buon senso ha prevalso. Moltissime grazie per il vostro forte sostegno a questa causa.
Giorgio Allulli".
Leggi la notizia sul "Sole24Ore".

19 commenti:

V.P. ha detto...

hanno dovuto riconoscere che stavano sbagliando.

V.P. ha detto...

Commissioni interne per la maturità: marcia indietro?

Massimo Rossi ha detto...

Purtroppo temo che non sia ancora detta l'ultima parola sulla questione. Dove recupereranno i 147 milioni di euro che avrebbero risparmiato con le commissioni interne?

Anonimo ha detto...

Mi permetto di segnalare un intervento pubblicato sul sito ROARS sulla valutazione:

PARTE PRIMA
Augusto Cavadi says:
23 ottobre 2014 at 18:58 Premesso che concordo quasi totalmente sulla pars destruens (e, in particolare, sui criteri Invalsi), mi permetto di riprendere qualche suggerimento (poco popolare) riguardante la pars costruens.
“Repubblica – Palermo”
16. 10. 2014

LE PAGELLE PER I PROFESSORI

Con la finezza dello scrittore e l’esperienza dell’uomo di scuola Marcello Benfante ha suggerito (nell’edizione del 14 ottobre) delle opportune considerazioni sulla scuola italiana incentrate sull’idea che la cultura sia, paradossalmente la grande assente della vita scolastica. Un solo passaggio della sua riflessione mi trova in disaccordo (uno solo, ma in disaccordo radicale): “Giudicare oggettivamente un insegnante è pressocché impossibile”. Ciò di cui sono fermamente convinto è che sia così poco “impossibile” che, anzi, è ciò che avviene – con precisione millimetrica – ogni giorno in tutte le scuole. A sostegno della mia tesi potrei formulare una sola domanda: perché quando un genitore vuole iscrivere il figlio e non sa che sezione indicare si rivolge, da tempo immemore, al bidello in portineria? Evidentemente il responso risulta veritiero e il metodo acquista – da una generazione all’altra – affidabilità.

Anonimo ha detto...

PARTE SECONDA

Ma non voglio liquidare la questione con una battuta. Sintetizzando quanto mi è capitato di scrivere nei quarant’anni di insegnamento, ovviamente incontrando la sistematica opposizione di sindacati di categoria (in cui militano di solito docenti poco affezionati alla cattedra e più inclini ad altre non meno nobili attività professionali) e di colleghi in servizio (animati da buonismo cattolico o da egualitarismo maoista), oserei affermare che una pagella per i professori sarebbe non solo possibile, ma anche necessaria e urgente. Stilata da chi? Da una commissione di valutazione composta da un collega eletto dal consiglio di classe, da un esponente del personale amministrativo e ausiliario, da un rappresentante dei genitori e da tre alunni. Anzi, più precisamente: da tre ex-alunni che abbiano lasciato la scuola non meno di un anno prima e non più di tre anni dopo. A caldo, infatti, la loro valutazione potrebbe essere inficiata da entusiasmi, o al contrario da risentimenti, troppo vivi; a freddo, dopo più di tre anni, la memoria potrebbe sfocarsi e deformare i ricordi in meglio o in peggio.
L’esperienza, anche recentissima, mi stupisce: a diciotto o a dicennove anni, dopo averne trascorso tre o cinque in una classe, l’alunno sa dipingere pregi, difetti, qualità positive e negative degli insegnanti con un realismo impressionante. In alcune scuole si è pure provato, sperimentalmente, a misurare questi giudizi con semplici formulari: il tuo insegnante arrivava di solito in orario? Cercava di impiegare utilmente l’ora a disposizione? Padroneggiava i contenuti della sua disciplina? Spiegava con passione o stancamente? Era capace solo di monologhi, più o meno eruditi, o riusciva a suscitare la partecipazione degli studenti alla discussione? Valutava con serenità il corso dei colloqui o mostrava preferenze dettate da ragioni extra-didattiche? Quando assegnava esercitazioni scritte le correggeva con cura e in tempi ragionevoli o distrattamente e con molto ritardo? Sapeva gestire le dinamiche psicologiche del gruppo-classe, evitando sia d’imporre un clima di terrore sia di abdicare alla funzione di guida e di coordinatore?
Questo genere di valutazione atterrisce molti professori: non perché troppo generica, ma perché troppo calzante. Non vedo però alternative all’egualitarismo che appiattisce artisti e artigiani dell’istruzione (e che tiene lontano dalla non-carriera di insegnanti molti validissimi alunni che scelgono di fare altro perché non se la sentono di morire soldati semplici senza nessuna possibilità di diventare neppure caporali): a meno che non si accettino quei parametri idioti che altri governi hanno già fallimentarmente sperimentato (concorsoni a quiz; premio di produttività a chi sta più ore a scuola a fare il baby-sitter invece di leggere, riflettere e scrivere a casa propria; valutazione di esclusiva pertinenza dei dirigenti scolastici col rischio di incentivare la piaggeria e di scoraggiare l’indipendenza di giudizio e così via).Augusto Cavadi

Anonimo ha detto...

PARTE TERZA
Ovviamente tutto questo – e il molto altro ancora che si potrebbe aggiungere – presupporrebbe una rivoluzione culturale: in cattedra si deve salire solo per meriti accertati (anche a ventidue anni), non per anzianità di servizio come supplenti (anche a cinquantasei anni). Nessuno bypassa il filtro selettivo per diventare magistrato o pilota d’aereo grazie a sanatorie: perché la scuola dovrebbe continuare ad essere l’amnmortizzatore sociale per quanti, incapaci di ottenere un ruolo gratificante nel pubblico o nel privato, accettano il patto umiliante con lo Stato di essere assunti senza concorso, pagati per un decimo della retribuzione di un usciere alla Regione, in cambio di restare immuni da ogni forma di valutazione professionale? Chi sceglie l’insegnamento per autentica vocazione interiore deve rinunziare, a meno che non scelga apertamente e legalmente il part-time , a ogni altra forma stabile di attività remunerata (studi professionali, palestre, lezioni private…); ma in compenso deve essere messo nelle condizioni economiche adeguate alle esigenze di auto-aggiornamento permanente, senza dover lesinare la visione di un film o l’acquisto di un libro.
Augusto Cavadi

Papik.f ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Papik.f ha detto...

Augusto Cavadi ha molte ragioni e condivido molte cose che dice, ma sembra ignorare che cosa si intenda per "giudicare oggettivamente". Quella che lui propone, infatti, è una media ponderata di giudizi soggettivi. Che potrebbe essere un sistema ottimo e auspicabile, ma che non smentisce minimamente l'affermazione "giudicare oggettivamente [cioè attraverso l'uso esclusivo di misurazioni oggettive] un insegnante è impossibile". Anzi, per il solo fatto di proporre quello che propone - sul quale personalmente concordo in larghissima misura - ne conferma la validità.
L'affermazione secondo la quale le altre attività dovrebbero essere consentite solo a chi sceglie apertamente il part time, inoltre, richiede un corollario: quello che l'insegnamento delle materie professionalizzanti sia riservato a chi è in regime di part time.
Per l'ovvia ragione che chi non ha un qualche contatto con l'attività professionale, tanto più con la continua e sempre più rapida evoluzione dei tempi attuali, a venti o trent'anni dalla laurea, semplicemente, non è più in grado di insegnare alcunché.
Esistono all'estero corsi di laurea, che riscuotono un grandissimo successo di "utenza", che specificano chiaramente fin dall'homepage del loro sito: in questo corso vi sono esclusivamente docenti che sono affermati professionisti del settore.

V.P. ha detto...

Ora una riforma seria dell’esame di maturità

di Giorgio Allulli – Il Sole-24 Ore – 24 ottobre 2014

Saranno in pochi a rimpiangere la cancellazione della proposta del governo che eliminava i commissari esterni, tranne il presidente, dalle commissioni degli esami di maturità. Questa proposta aveva infatti suscitato reazioni fortemente negative in uno schieramento molto vasto di insegnanti, presidi, e altri uomini di scuola e di cultura, da Tullio De Mauro ad Alessandro Cavalli, molti dei quali avevano anche sottoscritto una petizione per mantenere le commissioni miste che aveva raccolto 5.200 firme nel giro di pochi giorni. Anche molte associazioni professionali e sindacali di insegnanti e presidi si erano pronunciate in senso contrario.

Si trattava di una riforma che, pur essendo inserita in un dispositivo di legge finalizzato alla programmazione della finanza pubblica, avrebbe modificato profondamente gli equilibri nel sistema di valutazione della scuola italiana, espungendone qualunque meccanismo di verifica esterna del percorso degli alunni (il presidente della commissione, che si sarebbe dovuto dividere tra due commissioni, avrebbe al massimo svolto funzioni notarili), togliendo di fatto valore alla certificazione e inficiando lo stesso principio del valore legale del titolo di studio. Oltre agli evidenti limiti di merito, più volte ricordati su queste pagine, si trattava dunque di una norma che correva il rischio di travalicare i limiti costituzionali previsti per la legge di stabilità, anche perché avrebbe cambiato le regole della valutazione degli alunni ad anno scolastico già iniziato.

Scampato il pericolo della cancellazione, hic e nunc, della verifica esterna, non bisogna accantonare la questione dell’esame di maturità. Occorre però affrontarla impostando un serio ad ampio ragionamento sulle funzioni e sulle modalità dell’esame, che consideri nel loro insieme tutte le diverse esigenze cui deve rispondere questa prova: imparzialità, terzietà, considerazione del curriculum e delle attività svolte dagli alunni, anche in conseguenza delle modifiche introdotte dalla riforma Gelmini e dai successivi provvedimenti, tra cui quelli per promuovere l’alternanza scuola-lavoro. La riforma dell’esame di maturità dovrà anche tenere in considerazione i criteri indicati dal Quadro Europeo delle Qualifiche, in cui il titolo di maturità si inserisce (al livello 4), i diversi strumenti di accertamento di cui si dispone e le possibilità offerte dalla comunicazione informatica. Non è da escludere che da questo ragionamento complessivo possa emergere alla fine una soluzione che concili il rigore dell’esame e le altre esigenze prima ricordate con quelle del risparmio economico: in questo caso saremmo i primi a congratularci, purché non si tratti di un semplice tratto di penna sulla presenza dei commissari d’esame esterni.

L’articolo originale

pupipupi ha detto...

A quando il patto di non fare più riforme ma di migliorare l'esistente?

V.P. ha detto...

"A quando il patto di non fare più riforme ma di migliorare l'esistente?"

bellissima domanda!

in realtà non stanno facendo riforme, ma ne stanno parlando, promettendo e minacciando e le PAROLE costano nulla.

"migliorare l'esistente?" qui invece bisognerebbe FARE!

Massimiliano Barontini ha detto...

Concordo con la proposta valutativa di Augusto cavadis.
Prof. Ragazzini cosa ne pensa?

Massimiliano Barontini ha detto...

Aggiungo, scusate, concordo con la propsta, ma aggiungo che comunque la presenza di un ispettore esterni che assista le lezioni sia necessaria si veda il sito ofsted.gov.uk

Anonimo ha detto...

Vorrei ministri che non pubblicizzassero la scuola come un detersivo, che valorizzassero gli insegnanti bravi e scrupolosi. Basta "proggetti", demagogia e informatica!

V.P. ha detto...

Firenze, 26 ott. (TMNews) - "Bisogna che fare il professore torni ad essere un sogno di un ragazzo e non una cosa da sfigati". Lo ha detto il premier Matteo Renzi dalla Leopolda a Firenze.

Papik.f ha detto...

Renzi è un maestro nel proclamare una cosa e operare perché si avveri il contrario.
O, se vogliamo vederla nel modo più favorevole, nell'essere costretto dalla dura realtà economica a operare in un modo, ma cercare di trasmettere ottimismo affermando al contempo il contrario.
Ma, in ogni caso, c'è da credere che il gioco non potrà durare a lungo.

Giorgio Ragazzini ha detto...

Sulla proposta di Cavadis, quello che ne dice Papik.f è molto ragionevole. Devo comunque ricordare che noi consideriamo veramente utili solo due tipi di valutazione riguardo ai docenti: quella che tende a individuare il demerito (carenza di capacità o di correttezza professionale)e quella che ha lo scopo di individuare i colleghi adatti a rivestire i ruoli di progettazione, di formazione nei confronti dei nuovi docenti e di coordinamento. Nel primo tipo di valutazione è utile coinvolgere, s'intende con domande differenziate a seconda dell'interlocutore, più soggetti interessati. Incrociando più fonti di dati(studenti, genitori, colleghi, dirigente, e in un secondo momento ispettori), si può forse riuscire a ottenere quella media di valutazioni soggettive che dovrebbe costituire una realistica rappresentazione della realtà. Si capisce che le modalità di attuazione vanno attenamente vagliate da tutti i punti di vista.

Anonimo ha detto...

Si dovrebbe anche poter andare i pensione dopo i 58-59, perché vedo parecchia gente scoppiata e, per converso, molti giovani che non riescono a entrare ...
Anonimo RR

pupipupi ha detto...

Scusate l'off topic. E' legale non mostrare agli studenti un compito in classe e proclamare solo il voto? Grazie