Pochi giorni fa è stato ricordato, nella bellissima sede dell’Accademia della Crusca, il professor Giovanni Nencioni, illustre studioso della lingua italiana, scomparso poche settimane fa a Firenze all’età di 96 anni.
In quell’occasione sono stati sottolineati i moltissimi meriti che il professor Nencioni ha avuto e dei quali in molti abbiamo beneficiato e continueremo, per fortuna, a beneficiare. Ma c’è un aspetto che vorremmo ancora sottolineare: il suo impegno civile che, com’era nel suo carattere schivo e appartato, potrebbe rischiare di passare in secondo piano rispetto agli enormi meriti di carattere scientifico che, sul piano degli studi linguistici, lasceranno senz’altro una testimonianza da cui nessun futuro studioso della nostra lingua potrà prescindere.
Quando Montanelli alla fine degli anni ’80 venne a sapere che l’Accademia della Crusca, che Nencioni diresse per quasi tre decenni, versava in brutte acque per i mancati finanziamenti da parte del ministero, aprì una sottoscrizione sul suo Giornale che ebbe risultati davvero inaspettati, a testimonianza dell’affetto che l’Accademia si era saputa conquistare in maniera diffusa tra vasti strati della popolazione italiana. Nencioni utilizzò quei soldi per avviare la pubblicazione di un semestrale, (“La Crusca per voi”) dedicato a chi amava e ama la lingua italiana, ed in modo particolare alle scuole, che fu inviato gratuitamente a chiunque ne avesse fatta richiesta, finché durarono i fondi raccolti.
Vale la pena di sottolineare che una gran parte della rivista era dedicata, e lo è tuttora, a fornire risposte ai quesiti dei lettori. Nello stesso tempo “La Crusca per voi” non rinunciava, esattamente come continuò ad accadere anche dopo che egli non fu più in grado di seguirla direttamente, ad avvalersi di una profonda caratura scientifica, senza alcun cedimento alla faciloneria o a istanze populistiche, così ricorrenti in tanti intellettuali novecenteschi quando hanno inteso fare qualcosa per diffondere la cultura anche ai non addetti ai lavori.
Con la presidenza di Nencioni l’Accademia della Crusca si aprì progressivamente al mondo della scuola e lui stesso si rese sempre disponibile ad andare nelle scuole a parlare della lingua italiana e di quanto fosse importante che la sua evoluzione e la sua storia trovassero uno spazio preciso nei percorsi scolastici sia di primo che di secondo grado.
Professore alla Scuola Normale di Pisa e presidente dell’Accademia della Crusca, si prestò, con una disponibilità molto rara nel mondo accademico italiano, a far pubblicare addirittura un suo intervento in un giornaletto scolastico al quale mandò, allo stesso modo di quanto avrebbe fatto con una prestigiosissima casa editrice, le sue cartelle dattiloscritte e corrette.
Purtroppo con questo suo rapporto col mondo della scuola, non si può dire che abbia anticipato i tempi: il mondo accademico italiano è ancora lontanissimo dal guardare alle esperienze e alle istanze del mondo scolastico e se talvolta lo fa gli manca quella profonda e convinta adesione umana e culturale che invece Nencioni aveva. D’altra parte, se oggi l’Accademia della Crusca ha una presidente donna e se sotto la presidenza di Nencioni il numero delle accademiche diventò senza precedenti, ci sarà pure un motivo.
Restano infine da ricordare le lezioni del docente di storia della lingua italiana: il linguaggio terso, la comunicativa cordiale e misurata, la capacità di chiarire i concetti con esempi e citazioni ne facevano una guida sicura che, alieno com’era da ogni ostentazione, non intimidiva con la sua cultura. E molti sono infatti stati i suoi allievi, a cui è oggi affidata, ciascuno secondo il proprio stile, la sua eredità di studioso e di maestro.
mercoledì 21 maggio 2008
UN RICORDO DI GIOVANNI NENCIONI di Giorgio Ragazzini e Valerio Vagnoli
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