La domanda è: il concorso “per lo sviluppo della professione docente” voluto da Luigi Berlinguer nel 1999 era davvero un tentativo di valorizzare il merito tra i docenti e di introdurre nella scuola italiana una seria forma di valutazione degli stessi?
Con una lettera a Liberal avevamo contestato questa tesi, in risposta ad una intervista
di Panebianco (vedi post dell’ 11 ottobre).
Sull’argomento è tornato Gian Antonio Stella con un articolo (“La caccia bipartisan ai consensi facili”) in cui sostiene che quello berlingueriano è stato l’ultimo tentativo di estirpare la cancrena egualitarista che blocca la scuola italiana e che per questo il ministro “fu fatto a pezzi”.
Qui di seguito la lettera che gli abbiamo scritto e la sua risposta, molto cortese ma sostanzialmente irremovibile nella convinzione che anche la nostra argomentata critica alle modalità e ai criteri di quella selezione nasconda in realtà il rifiuto pregiudiziale di qualsiasi valutazione degli insegnanti.
Gentilissimo dott. Stella,
nelle ultime settimane tre autorevolissimi commentatori, il prof. Panebianco in un intervista su Liberal, poi Lei sul Corriere della Sera di martedì, infine il prof. Sabbatucci sul Messaggero di oggi, hanno scritto dell’ex ministro della Pubblica Istruzione Luigi Berlinguer come dell’unico che abbia provato, pagandone poi il prezzo, a introdurre nella scuola una logica di valorizzazione del merito.
Premetto di concordare sul fatto che le logiche (pseudo)egualitarie hanno fatto alla scuola danni enormi, tanto che faccio parte di un gruppo che ha scritto nella sua ragione sociale “per la scuola del merito e della responsabilità”. Ma quella di Berlinguer Santo protettore e martire della meritocrazia è una fama del tutto immeritata: sono tuttora convinto che la sua proposta non fosse in realtà una cosa seria. Come Lei ricorda quella proposta offriva ad una quota predeterminata di docenti “bravi” (il 20%) la possibilità di un incremento stipendiale, continuando a fare lo stesso identico mestiere di prima. A prescindere dal fatto che valutare chi è più bravo a insegnare è comunque una questione assai problematica e delicata, anche Lei concede – ma come se si trattasse di dettagli marginali – che la procedura e i criteri erano quanto meno discutibili. Infatti Riccardo Chiaberge sul Corriere la definì “un’avvilente lotteria”, dove assenteisti e fannulloni potevano fare Bingo e insegnanti preparati e rigorosi rimanere esclusi, essendo fra l’altro basata su una aleatoria prova a quiz e non essendo prevista alcuna valutazione della serietà e della correttezza professionale dei docenti.
Esclusa la Gilda, quel contratto fu sottoscritto da tutti i sindacati, incluso lo Snals: le “nettissime” dichiarazioni che Lei riporta furono un maldestro e tardivo tentativo di recuperare credito quando la protesta ormai dilagava.
Come oggi anche allora ero convinto che per valorizzare il merito bisognasse prima di tutto iniziare a colpire il demerito, che nella scuola era nel complesso circoscritto, ma che la classe politica non aveva alcuna intenzione di sanzionare e tutti i sindacati erano determinati a coprire. Nel nostro paese la prima vera valorizzazione dei meritevoli, almeno sul piano teorico, la si deve alla denuncia dei fannulloni di Pietro Ichino, che infatti con le sue prese di posizione si è “meritato” la scorta.
Con cordialità e stima,
Andrea Ragazzini
Gruppo di Firenze
Caro professore,
sul dovere come primo passo di colpire il demerito sono d’accordo, sul resto non del tutto. Sempre lì torniamo, all’obiezione di troppi sindacati e troppi insegnanti: chi mi giudica? Come può giudicarmi? In base a quali criteri?
In tutto il mondo, tranne le dittature dove giocano altri fattori, la risposta c’è già: ti giudica chi ti paga lo stipendio. E in quanto tale ha il diritto di farlo. Fine. Come il professore ha diritto a dare 4 o 8 in pagella perché fa il professore, così chi paga lo stipendio ha il diritto di giudicare chi lo riceve. Vale per i professori (sono figlio di insegnanti per parte di padre e di madre), per i giornalisti, gli idraulici, i metalmeccanici…
Certo, detta così è una posizione brutale. Ma il senso non può essere che questo, sennò non ne usciamo. Poi ti potrai battere per cambiare questo o quel criterio ma il fatto è che troppe volte da noi tutto ruota intorno alla vecchia canzone di Caterina Caselli: nessuno mi può giudicare. E questo è inaccettabile.
Gian Antonio Stella
domenica 2 novembre 2008
UNA LETTERA A GIAN ANTONIO STELLA (CON RISPOSTA) SU BERLINGUER ALFIERE DEL MERITO
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7 commenti:
Colpire i fannulloni e gli assenteisti e' sicuramente un primo passo ma non credo che questo basti.
Nella scuola vi sono insegnanti preparati e capaci e altri che non lo sono affatto . Questi ultimi pero' non necessariamente rientrano nella categoria dei fannulloni o in quella degli assenteisti; semplicemente non hanno un'adeguata preparazione e spesso non sono all'altezza di insegnare.
Purtoppo ho avuto modo di incontrarne parecchi.
Per alzare il livello della scuola e' necessario che gli insegnanti oltre che seri e corretti siano anche preparati e aggiornati. Questi insegnanti vanno premiati ma per poterlo fare e' necessario individuarli attraverso una seria valutazione.
Colpire i fannulloni e gli assenteisti e' sicuramente un primo passo ma non credo che questo basti.
Nella scuola vi sono insegnanti preparati e capaci e altri che non lo sono affatto . Questi ultimi pero' non necessariamente rientrano nella categoria dei fannulloni o in quella degli assenteisti; semplicemente non hanno un'adeguata preparazione e spesso non sono all'altezza di insegnare.
Purtoppo ho avuto modo di incontrarne parecchi.
Per alzare il livello della scuola e' necessario che gli insegnanti oltre che seri e corretti siano anche preparati e aggiornati. Questi insegnanti vanno premiati ma per poterlo fare e' necessario individuarli attraverso una seria valutazione.
Scusate i post precedenti erano miei.
Certamente lo stipendio, però, non lo paga il ministro o chi per lui predispone i criteri valutativi. Lo pagano i contribuenti e, quindi, la comunità. Anzi, anche il ministro - e chi per lui - sono stipendiati e dovrebbero rispondere, allo stesso modo, della propria attività.
Mi si dirà che, nel gioco democratico, la classe dirigente risponde elettoralmente dei suoi meriti o demeriti. Ma in Italia non è così: non siamo in democrazia.
Se volessimo, comunque, indicare un serio metodo di valutazione dell'insegnamento, dovremmo, a mio modo di vedere, riuscire a predisporre un monitoraggio di lunga durata sul percorso formativo e lavorativo degli studenti fino al pieno inserimento nel mondo del lavoro, tenendo conto dei successi e degli insuccessi in relazione anche ai diversi contesti.
Questo, se si intende che la scuola serva, innanzitutto o almeno, a formare lavoratori. Se poi si vuole considerare come obiettivo della scuola la più generale formazione umana, allora bisogna allargare l'analisi anche ad altri contesti.
Non dico ciò per scoraggiare chicchessia. Anzi ritengo possibilissimo ed auspicabile un tale monitoraggio.
La ratio di fondo è che ogni attività si valuta in base al raggiungimento degli obbiettivi che essa si prefigge. Il vero problema, in Italia, è che i ministri che si sono succeduti, da Gentile in poi, non hanno avuto l'autentico interesse o la forza di rimodellare la scuola avendo ben chiaro a che cosa questa debba servire.
Lo credo bene che i sindacati erano d’accordo con la proposta di Berlinguer: stavano già organizzando i corsi (a lauto pagamento) per chi intendesse affrontare il grottesco questionario che grazie al cielo non si è mai fatto. Dispiace che persone intelligenti come Panebianco e Stella rimpiangano il modello di valutazione berlingueriano; cioè che a loro parere fosse un bene che non contassero nulla dottorati e specializzazioni né attività scientifiche e di ricerca; che non contassero nulla le pubblicazioni; che non contasse nulla la qualità della formazione degli alunni né il giudizio delle famiglie né le attività supplementari svolte; che dovesse contare solo la conoscenza della pedagogia di regime, naturalmente sulla base di “valutazioni oggettive” e di infallibili item a risposta chiusa. I tempi di Berlinguer erano anche quelli in cui si “passava di gradone” in base ai corsi di aggiornamento imposti dai sindacati; sicché nel mio liceo, ad esempio, i professori di matematica e fisica, di storia e filosofia o di educazione fisica (pardon, scienze motorie), andavano tutti insieme una volta alla settimana al cinema a vedere i film esclusi dal circuito normale, quelli prodotti con finanziamenti di Stato a registi approvati dalla cellula ideologica e mortalmente noiosi ma politicamente orientati nel modo giusto; il che, indubbiamente, faceva di loro degli insegnanti molto migliori qualsiasi fosse la loro materia, come lo specifico del dott. Dulcamara, che move i paralitici, spedisce gli apopletici, gli asmatici, gli asfitici, gl’isterici e i diabetici, guarisce timpanitidi, e scrofole e rachitidi, e fino il mal di fegato ... ecc. ecc. Forse anche questo per Panebianco e Stella andava benissimo; tuttavia, poiché siamo in democrazia e non nei regimi totalitari che cita Stella, anche ai cittadini spetta giudicare i ministri; il mio personale giudizio su Berlinguer, ad esempio, lo vede come il peggior ministro della Pubblica Istruzione dai tempi dell’Unità d’Italia, o almeno quello che ha prodotto i peggiori danni alla scuola pubblica; e dispiace, ripeto, che persone intelligenti, per altri versi stimabili e attive sul fronte di una reale innovazione meritocratica del nostro Paese cadano nella trappola di rimpiangerlo pur di parlar male degli insegnanti.
Condivido sia lo scritto di Ragozzini che il commento di paiK.f. IO sono stato iscritto al P.C.I fino al fatidico 1989 e poi iscritto a R.C fino alla caduta del 1° governo Prodi, pertanto non potrei essere accusato di anti sinistrismo. Tuttavia non posso fare a meno di osservare che in quell'occasione Berlinquer fu soggiocato dai sindacati che avevano già pronti i quiz e creare dei corsi per chi volesse aumentare lo stipendio. Stella commette un errore nel sottovalutare tale fatto. Altrettanto commise l'errore di indire , oltre al primo, sacrosanto in quanto dal 1989 non si inidcevano concorsi, gli altri due corsi abilitanti per consentiore a docenti delle elementari e medie di abilitarsi con un corso di 50 ore.
P.S E' possibile avere la mail di Stella per potergli sottoporre alcuni quesiti?
Grazie
giuseppe moncada
leggere l'intero blog, pretty good
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