martedì 30 settembre 2014

LA BUONA SCUOLA? QUELLA CHE NON UCCIDE GLI ISTITUTI D'ARTE

("Corriere Fiorentino", 26 settembre 2014)
Gentile Direttore,
nel documento del Governo Renzi La buona scuola il quinto capitolo, dal titolo Fondata sul lavoro, è dedicato al rapporto tra la scuola e il mondo del lavoro, a partire dalla constatazione che “a fronte di un alto tasso di disoccupazione, le imprese faticano a trovare competenze chiave”, tanto nell’industria elettronica e informatica quanto in settori come quelli del mobile e dell’arredamento. Continua.

15 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi sembra che vogliano uccidere tutto: classici, scientifici. Tagliare un anno di scuola superiore, togliere all'università 400 milioni di euro, assumere precari che non hanno mai passato concorsi per pastetta sindacale ...
Vi basta? Quando ci riprenderemo quello che ci stanno togliendo?

Papik.f ha detto...

Aggiungerei un'altra considerazione che stranamente manca o comunque non è sufficientemente esplicitata: gli ex Istituti d'Arte hanno un patrimonio di laboratori e macchinari che, su scala nazionale, vale certamente molti milioni di Euro, e che è attualmente quasi del tutto inutilizzato.
Hanno un patrimonio di insegnanti specializzati e competenti nel trasmettere una tradizione che, altrimenti, rischia di perdersi.
Vale la pena di buttare tutto a mare, come si sta facendo, per restare legati a un'ideologia datata, di sostanziale disprezzo del lavoro manuale?
A meno che non si debba pensare male, in considerazione del fiorire di istituti privati che insegnano queste cose a caro prezzo.
Purtroppo, però, a differenza di quella che sembra l'opinione del Gruppo, il programma "La Buona Scuola" mi ha fatto abbandonare ogni speranza nei confronti del nostro governo. E' una mia posizione personale, naturalmente, ma cerco di spiegare a cosa è dovuta nel prossimo post.

Papik.f ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Papik.f ha detto...

Ad Anonimo delle 12.26 farei presente che le pastette, sindacali o meno, c'entrano assai poco poiché la necessità di assumere i precari è dovuta al mancato rispetto, nei loro confronti, delle normative comunitarie sul lavoro a tempo determinato. E alla sacrosanta sanzione da dieci milioni di Euro (a quanto dicono, non so se la cifra sarebbe realmente questa) che altrimenti arriverebbe.
Situazione della quale l'attuale governo, peraltro, non ha alcuna colpa, discendendo in toto dal comportamento (scellerato) dei governi precedenti, da almeno trent'anni a questa parte.
Inoltre bisognerebbe smetterla di diffamare i precari nel loro complesso, affermando a sproposito che non hanno superato alcun concorso quando moltissimi di loro ne hanno superato ben più di uno (si poteva benissimo superare il concorso senza conseguire una cattedra per mancanza di posti disponibili).
Per quanto riguarda la mia (ormai totale) mancanza di fiducia nel governo attuale, invece, è dovuta in primis alla ricorrente abitudine di spacciare peggioramenti dovuti a necessità finanziarie per miglioramenti di sistema.
Certo i politici italiani non sono tipi da fare discorsi di "lacrime, sudore e sangue", né gli italiani tipi da accettarli.
Ma quasi preferivo i modi arroganti con cui Tremonti operava i suoi tagli a chi ci vuol prendere per fessi venendoci a raccontare che un Esame di Stato con soli commissari interni è più idoneo perché perde quella caratteristica da "giudizio divino" (sic).
Oppure a chi tagliando a priori gli scatti economici a un terzo degli insegnanti di ogni scuola contestualmente vuol fare credere che sta investendo nella formazione.

pupipupi ha detto...

Scusate l'off topic, ma chiedo lumi agli esperti.
Se una insegnante di Lettere alle medie dichiara che dà voti solo dal 4 al 7 e che 5 e mezzo corrisponde a otto non sta commettendo un illecito? Come si fa a protestare in maniera incisiva?

Papik.f ha detto...

Altra considerazione aggiuntiva a quelle dell'articolo: gli Istituti d'Arte, convertendosi in Licei Artistici, hanno per lo più cambiato il loro indirizzo in "Design per ..."
Ad esempio, un Istituto d'Arte per il Tessuto è diventato "Design del Tessuto", uno per l'Oreficeria "Design per l'Oreficeria" e così via.
Questo sia per non spezzare del tutto una continuità che spesso è legata a tradizioni produttive locali anche secolari o millenarie, sia per consentire di sopravvivere agli insegnanti delle materie di indirizzo e di laboratorio.
Il design, però, è progettazione per la produzione industriale seriale o semi seriale. Quella produzione che le imprese italiane hanno ormai da tempo delocalizzato, prima nell'Est europeo e poi nell'estremo oriente.
Quindi sempre meno designer potranno lavorare, e quei pochi lo faranno per impostare una produzione che poi sarà totalmente svolta all'estero.
L'alto artigianato, invece, non può essere delocalizzato o può esserlo con maggiore difficoltà, perché richiede una cultura di base che i Paesi emergenti non hanno. "La man che ubbidisce all'intelletto", per dirla con il sommo Michelangelo.
Me lo confermava un mio caro amico scultore, parlando di una millenaria fonderia italiana che sta per chiudere perché trova solo apprendisti provenienti da paesi orientali che non hanno proprio le basi culturali, le strutture mentali, per comprendere la lavorazione del bronzo così come è stata condotta per millenni nella cultura greca e italiana.
Tutto ciò dimostra come la riforma Gelmini nel settore artistico e professionale sia nata sulla base di concetti elaborati cinquanta o cento anni prima, quando si trattava di impostare in Italia una produzione industriale che ci vedeva in arretrato rispetto ad altri Paesi europei. O quando si riteneva che la progettazione del prodotto industriale dovesse andare di pari passo con la progettazione di una nuova forma di società, come esposto in un celebre saggio di Argan, "Progetto e destino". E quando si considerava il lavoro manuale come un'attività ripetitiva e alienante perché tale era (o si riteneva che fosse) quella dell'industria postfordista.
Anche per queste ragioni, oltre che per quelle già esposte sopra, sono in pieno accordo con le tesi dell'articolo di Andrea Ragazzini.

VV ha detto...

Per Pupipupi

Sì, è stupidamente illegale.
Direi che la cosa migliore si rivolgersi al DS che ha tra i compiti, quello di garantire il rispetto delle regole in relazione a tutto quello che accade dentro la "sua" scuola.

Anonimo ha detto...

Starebbe a noi fermare questo governo, che nessuno ha eletto.
Anonimo indignato RR

Papik.f ha detto...

A proposito del quesito posto da Pupipupi, penso anch'io che occorra innanzitutto porre il problema al DS, tuttavia mi sembra improbabile che questi non sia già al corrente ella situazione, e quindi potrebbe forse rendersi necessario, qualora il DS non provveda, in una successiva fase, un esposto in sede ministeriale.
In ogni caso questo conferma quanto sia vero che prima di chiacchierare su merito e meritocrazia sarebbe necessario prendere provvedimenti nei confronti delle mine vaganti - rare ma non rarissime - che ci sono nella scuola, cominciando appunto da chi non rispetta i minimi livelli di comportamento deontologicamente corretto, come in questo caso (se le cose stanno come dice Pupipupi, naturalmente).
Questa insegnante - se si comporta veramente così - meriterebbe di essere multata da un vigile che sostiene che i 40 Km/h per lui valgono 80 e quindi lei ha superato il limite di velocità anche se sul cartello c'è scritto 50. Tanto per fare un esempio. Ma non credo che un simile vigile resterebbe a lungo sulle strade.

VV ha detto...

Perfettamente d'accordo.

pupipupi ha detto...

Grazie per le risposte. Ha 64 anni e le scuole se la rimbalzano come una mina vagante (oltretutto fa lavorare pochissimo). Il DS ha pensato bene di sistemarla in due prime medie, per rovinare a puntino 43 ragazzi. Faremo il possibile appena saranno eletti i rappresentanti.
Non so a quale età dovrebbe andare in pensione.
Mi scuso per l'amaro sfogo, ma è l'ennesimo rospo che ingoio da quando mio figlio va a scuola.

Andrea Ragazzini ha detto...

Riguardo a quanto riferisce pupipupi sull'insegnante di lettere c'è da rimanere ammammaloccuti e ci si chiede se non stesse per caso babbiando.

pupipupi ha detto...

La realtà nella scuola supera ogni fantasia. Purtroppo è tutto vero.

Sergio Palazzi ha detto...

Sugli Istituti d'Arte mi permetto di autocitare quanto ho scritto qui.
http://www.ilsussidiario.net/News/Educazione/2014/7/9/SCUOLA-Maturato-No-maestro-grazie/513059/

Quanto ai docenti che non sanno che, dai tempi del Regio Decreto del 1927, i voti sono numeri interi da 1 a 10, con la sufficienza al 6, e che non ne tengono conto nemmeno sul triennio delle superiori quando servono a costruire il voto finale... e magari se ne vantano e sicuramente nessuno gli manda un provvedimento disciplinare... sono uno dei tanti esempi per cui la nostra scuola non ce la farà in una generazione a rimettersi in carreggiata.

Anonimo ha detto...

Pupipupi, ma non sarà che quell'insegnante scherzava e voleva dire che, oggi, un 4 corrisponde all'8 di un tempo? Perché in tanti scrutini finali, questo è proprio quello che succede!!!