Sul "Corriere della Sera" a p. 37 una replica all'articolo di Giavazzi Il tabù dei concorsi nella scuola da parte di Fabrizio Barca, coordinatore del Quaderno bianco sulla scuola prodotto dal precedente governo. Che fa una proposta alternativa; peccato che sia scritta in un'incomprensibile "espertese". E' l'illeggibile neolingua che usano quasi tutti quelli che, per conto del governo o meno, si occupano di scuola (ma è diffusissima anche in altri settori). Lanciamo un sondaggio in proposito qui a fianco.
Passi decisi per migliorare la qualità della scuola richiedono un dibattito serrato, ma anche rigoroso e concreto. Per questo motivo mi preme di segnalare ai lettori del Corriere che il Quaderno bianco sulla scuola predisposto nel 2007 dalle Amministrazioni pubbliche dell'economia e finanze e della pubblica istruzione propone un metodo innovativo per selezionare gli insegnanti di una scuola, così da evitare di essere costretti ad «accettare il primo della graduatoria che ha raggiunto quel posto solo per anzianità». Su questo aspetto, fondamentale per un vero cambiamento, il Quaderno non solo non è «reticente» — come si legge nel fondo del professor Francesco Giavazzi di domenica 15 giugno — ma suggerisce una soluzione operativa. Essa poggia sulla costruzione di un «sistema nazionale di valutazione» — uno dei pilastri del disegno formulato nel Quaderno e incentrato su un rinnovato Istituto nazionale di valutazione — dove si affianchino, da un lato, rilevazioni annuali, censuarie dei livelli di apprendimento e di competenza degli studenti di diversi gradi e, dall'altro, l'azione continua di «team esterni di supporto» (un insegnante senior e un esperto) che visitino e lavorino in ogni scuola del Paese, per un periodo congruo, almeno una volta ogni tre anni. La nuova modalità di selezione potrebbe così prendere a riferimento la «diagnosi valutativa» e gli «obiettivi di progresso» che il team avrà elaborato con la scuola. Il team potrebbe identificare «con la scuola, fra le azioni rimediali, le caratteristiche dei nuovi insegnanti» — scrive il Quaderno. Si procederebbe quindi alla «raccolta di un numero di candidati largamente in eccesso rispetto al numero di insegnanti richiesti», offrendo anche «integrazioni retributive legate agli obiettivi di progresso». La scelta degli insegnanti avverrebbe infine «all'interno di quella rosa di candidati, anche in base agli esiti di colloqui e di lezioni tipo». È una proposta che — scrive il Quaderno — «richiede ulteriori approfondimenti», anche in relazione al sistema di formazione iniziale, ma ha il pregio di porre a fondamento della selezione da parte delle singole scuole elementi «oggettivi», in grado di sottrarla a derive improprie che potrebbero manifestarsi nel chiuso dei contesti locali. Nella stessa direzione va la previsione del Quaderno di incentivi legati al conseguimento degli «obiettivi di progresso» per i dirigenti scolastici, responsabili ultimi della selezione. C'è veramente da augurarsi che su questo tema parta un confronto concreto che sappia utilizzare le diagnosi e le idee maturate in questi anni in molte pieghe del pubblico impiego e nelle esperienze innovative di tante scuole.
Fabrizio Barca
Per la cronaca pubblichiamo la risposta di Giavazzi:
Avevo scritto «Sul tema dei concorsi, il Libro Bianco è reticente». Fabrizio Barca lo conferma. Il Libro Bianco non ha il coraggio di dire che il sistema dei concorsi deve essere abbandonato, né che vanno abolite le graduatorie. E come sempre accade quando non si ha il coraggio di affrontare le questioni con chiarezza (forse perché il Libro Bianco doveva avere il placet dei sindacati della scuola?), si scrive che il problema «richiede ulteriori approfondimenti».
Francesco Giavazzi
Post scriptum: a proposito di chiarezza del "linguaggio in generale, mi scriveva pochi giorni fa Annalisa Camellini, psicologa:
"Ogni disciplina pare acquisire un vocabolario che diventa un codice: se non sei un esperto, non capisci quello che gli "esperti" dicono o scrivono; un vocabolario specifico può essere utile per sintetizzare e rendere più veloci le comunicazioni fra addetti ai lavori ma non deve diventare una barriera per chi addetto non lo è; in questo modo si usa il linguaggio solo per creare un sistema che si autolegittima, si autoalimenta e si protegge da novità, stimoli, scossoni; diventa uno strumento che alimenta una casta e un potere, per far sentire "qualcuno" a chi evidentemente fuori da un ambiente si sente di contare poco".
(GR)
martedì 17 giugno 2008
DOTTOR BARCA, CI SPIEGA IN PAROLE POVERE QUALE SAREBBE LA "PROPOSTA OPERATIVA" PER L'ASSUNZIONE DEGLI INSEGNANTI DI CUI SCRIVE OGGI SUL "CORRIERE"?
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