martedì 16 settembre 2008

À LA GUERRE COMME À LA GUERRE (MA BERLINGUER SI DEFILA)

Le cronache e i commenti sul primo giorno di scuola, con le proteste delle maestre vestite a lutto, sono ovviamente innumerevoli. Ci limitiamo a segnalare due interventi di segno opposto, entrambi su giornali che si collocano a sinistra. Sulla “Repubblica” Francesco Merlo, altre volte intelligentemente eccentrico nelle sue opinioni, va alla guerra con la Gelmini, con toni ed espressioni che più schierati non potrebbero essere: “ Viva, dunque, questa elegante protesta dei maestri che ha messo in lutto il governo e ha spiazzato la ministra che, con la sua corona di neo addetti stampa (ricordate gli utili idioti?) cerca, sogna e brama una sgangherata violenza sessantottina.”
Viceversa il Riformista, in sintonia con quanto scrivevamo due giorni fa su questo blog (Se le maestre si vestono di nero), in un editoriale non firmato dal titolo Quel luttuoso primo giorno di scuola, giudica severamente l’ “elegante protesta” anche perché “ ha il grave difetto di avere coinvolto gli utenti di quel servizio educativo per fornire il quale i docenti sono pagati: gli alunni.” In questo clima ormai di guerra dichiarata è singolarmente controcorrente l’intervista al “Corriere della Sera” di Luigi Berlinguer, che sembra, almeno in parte, solidarizzare con la Gelmini, dicendosi convinto che il ministro “non voglia sciupare le elementari”. E soprattutto, anche laddove dissente, l’ex-ministro sembra orientato ad aprire un dialogo costruttivo, proprio mentre il leader del suo partito si incammina in direzione opposta.

Sui giornali di ieri da “recuperare” due articoli che hanno quanto meno il merito di porsi in un’ottica di riflessione senza pregiudiziali scelte di campo. Marco Lodoli (Quando la scuola imita le aziende), premesso che grembiulini, sette in condotta per arginare i bulli, ritorno ai voti “ sono scelte che si possono tranquillamente condividere, che forse avrebbe dovuto fare il governo precedente e chissà perché non ha fatto”, attribuisce la decadenza della scuola e la sua scarsa autorevolezza culturale soprattutto all’autonomia scolastica “che ancora passa come una conquista meravigliosa e che invece a mio avviso ha ridotto le scuole a negozietti con la merce sempre in saldo.... e la qualità ridotta al minimo”. Queste sulla malintesa logica del “custormer care” che governa molte scuole non sono riflessioni nuove e tuttavia, in tempi di tagli, viene da suggerire al Ministro di sforbiciare piuttosto i tantissimi progetti pomeridiani, tanto dispendiosi quanto privi di reali ricadute didattiche.
Sulla “Stampa” Luca Ricolfi riprende il tema della scuola nel sud, a partire da due “diagnosi” contrapposte sulle cause dell’indubbio gap tra il Meridione e il Centro-nord: sono gli insegnanti a essere meno preparati ? O alla base di tutto ci sono il sottosviluppo, il degrado, la povertà? Fermo restando, aggiungiamo noi, che l’errore della Gelmini stava soprattutto nella strampalata terapia dei corsi intensivi.

(A.R)

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