“ItaliaOggi”, in un articolo intitolato Il maestro unico è un po’ confuso, evidenzia le ambiguità e le contraddizioni presenti nell’ articolo 4 del decreto 1 settembre 2008, quello appunto dedicato all’insegnante unico nella scuola primaria. Si tratta di chiarire una cosetta da niente e cioè se per le scuole si tratta di un obbligo o di una facoltà (e in quest’ultimo caso la mobilitazione in corso sarebbe del tutto inutile).
Ma, aggiungiamo noi, non scherza neppure l’articolo 3, quello che ai commi 1 e 2 prevede la valutazione in decimi (cioè con i voti) nella scuola primaria e nella secondaria di secondo grado. Il terzo comma, infatti, sembra proprio stabilire che per essere ammessi all’anno successivo bisogna avere la sufficienza “in ciascuna disciplina o gruppo di discipline” (quest’ultima dizione dovrebbe riferirsi alla primaria). A parte il sospetto che si tratti di una svista, visto che della novità (ed è grossa) non fa cenno neppure l’introduzione del decreto, che si fa se l’insufficienza invece c’è, visto che in questi ordini di scuola non sono previsti né debiti né recupero dei medesimi? Insomma un po’ più di ponderatezza non avrebbe guastato neppure qui e avrebbe reso più autorevole l’intervento di un ministro che giustissimamente si è schierato per una scuola più esigente e rigorosa.
Ultima tappa, l’articolo 5, quello sui libri di testo, che recita non limpidamente: “i competenti organi scolastici adottano libri di testo in relazione ai quali l'editore si sia impegnato a mantenere invariato il contenuto nel quinquennio”. Perché non si dice più chiaramente “per cinque anni”? A quale quinquennio ci si riferisce? Anche questo andrà chiarito.
Da segnalare sul “Riformista” l’intervento di Claudia Mancina, già parlamentare DS ed esperta di scuola, che si sottrae al clima da articolo 18. Per la questione della scuola elementare “ci sono argomenti pedagogici a favore dell’una e dell’altra opzione”, ma è giusto riqualificare la scuola pubblica “in base a princìpi quali il merito, la responsabilità, l’autonomia e la valutazione. Sono princìpi che il PD dovrebbe condividere”.
Niente infine rappresenta meglio il vuoto di riflessione sull’etica professionale che caratterizza la scuola italiana della forme di lotta scelte da molte scuole elementari, che non hanno scrupoli a coinvolgere i bambini nella loro protesta, arrivando addirittura a farli accogliere dalle maestre vestite a lutto... (leggi).
(GR)
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