Molti critici a corto di argomenti e i cronisti un po’ approssimativi parlano volentieri di “ritorno al passato” a proposito dei provvedimenti del Ministro Gelmini. Si sa che sui giornali e nella polemica politica non si va per il sottile; ma nella realtà effettuale della storia e della vita il puro e semplice tornare indietro non è previsto. Come sempre, dobbiamo rielaborare le esperienze passate senza cassarle e senza rimanerne prigionieri. Quindi non si tratta di cancellare il ’68, ma di conservarne per l’essenziale le conquiste, depurandolo però dalle troppe fesserie a cui ha dato linfa, in altre parole di mettere fine, con grave ritardo, al sessantottismo, una malattia tardo-adolescenziale che ha fatto più danni della grandine. Possiamo quindi riscoprire l’importanza dell’autorità nell’educazione, intesa come funzione di guida necessaria per la crescita, già presente nell’etimo (da augēre, far crescere). E si può meglio comprendere che la fermezza, forse la più necessaria caratteristica dell’autorità, non si oppone alla vicinanza affettiva, ma la valorizza, impedendo che degeneri nell’incapacità di prendere decisioni giuste per il bene dei figli o degli allievi. Si sottolinea l’importanza della “condotta” e della necessità di sanzionare i comportamenti scorretti, ma non per “reprimere il dissenso” o “cacciare i ragazzi vivaci dalla scuola”, come paranoicamente vaneggia qualcuno, né in nome di un’acritica e supina obbedienza; al contrario, solo in un clima di rispetto reciproco - come esige la democrazia - tutti (insegnanti e allievi) si possono esprimere e lavorare al meglio. Si può riparlare finalmente di “serietà” della scuola, non per evocare plumbee atmosfere e rigide gerarchie, ma consapevoli che si tratta, secondo la bella definizione del Dizionario di Tullio De Mauro, della “qualità di chi agisce con responsabilità, con correttezza, con capacità e volontà di assolvere i propri doveri e gli impegni assunti”. E se alla responsabilità si vuole affiancare il merito, non è certo per rilanciare il darwinismo sociale, dimenticando i limiti e anche il classismo della scuola di un tempo, ma per spronare tutti a valorizzare con l’impegno i propri talenti, creando allo stesso tempo maggiori possibilità di farlo attraverso una più ampia scelta di indirizzi formativi. In quello che è stato forse il più bell’articolo sull’argomento pubblicato in questo periodo, Sergio Givone concludeva: “Solo una scuola basata sul merito può rendere possibile lo sviluppo di una democrazia non soltanto formale. Solo una democrazia può rendere possibile una scuola basata sul merito.”(Nasce il partito del merito, 25 marzo 2008).
(GR)
3 commenti:
http://www.lefotosalvate.com/toscapagliari/?p=139
Anche su questo blog l'argomento è molto sentito.Congratulazioni per la vostra iniziativa, se non ci si muove in qualche modo siamo davvero perduti.
Condivido completamente quanto esposto tanto che anche io, come insegnante, mi sono sentito in dovere di esprimere qualche riflessione con un breve articolo dal titolo:"Scuola: valore di un ritorno al passato" che, volendo, può essere letto al seguente indirizzo:
http://www.webalice.it/eliofragassi/private/articoli/Scuola_valore_di_un_ritorno_al_passato.htm
Essendo l'ultimo dei maestri maschi nella scuola primaria, posso assicurarvi che vivo la vita scolastica in perfetta armonia con miei scavezzacolli, mi vogliono un bene da morire e pendono dalle mie labbra. Il motivo è semplice: uso fermezza e carezza. Loro lo vogliono. Quindi ben venga il maestro unico e, speriamo, qualche maschietto in più.
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