I commenti del CIDI e dell’ADi alla lettera su Merito e Responsabilità sono riconducibili all’idea che tutti i problemi che si manifestano in classe (demotivazione, disattenzione, comportamenti scorretti, insuccesso scolastico) possano essere completamente riassorbiti dall’innovazione didattica, magari nel quadro di una compiuta professionalizzazione dei docenti e di uno sviluppo ulteriore dell’autonomia scolastica. Si tratta di un’illusione che ignora quella crisi dell’educazione manifestatasi da qualche decennio nei paesi occidentali e che non riguarda solo la scuola, ma investe anche la famiglia e la sua capacità di fornire modelli. In sostanza è stato messo in discussione il rapporto tra genitori e figli oltre che fra insegnanti e allievi, cioè la capacità degli adulti di guidare con sufficiente sicurezza le nuove generazioni. Fare i genitori e fare i docenti è diventato molto più difficile di un tempo, per svariati motivi sociali e culturali, uno dei quali è senz'altro costituito dalle cantonate della pedagogia e della psicologia post '68.
La lettera è in realtà esplicita sul fatto che i due criteri/valori che porta all’attenzione del paese e della classe politica costituiscono una pre-condizione di ulteriori scelte metodologiche, organizzative, programmatiche, non un’alternativa ad esse. Non esiste quindi un metodo (né una preparazione iniziale dei docenti) che da solo miracolosamente risolva i problemi relazionali. È invece necessario affiancare alla preparazione disciplinare e metodologica degli insegnanti sia una loro più solida e consapevole “attrezzatura” psicologica rispetto al rapporto con gli allievi (qualcuno ha mai visto un corso di aggiornamento sulla condotta?), sia la revisione (in parte in corso) di quelle leggi e di quei regolamenti che erano nati spesso col preciso scopo di ipertutelare i ragazzi.
Giorgio Ragazzini
giovedì 3 aprile 2008
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