lunedì 28 aprile 2008

ULTERIORI CONSIDERAZIONI SU GIANNI di Valerio Vagnoli

Contrariamente a quanto ho scritto in Gianni riparte da zero lunedì 21 aprile, il ragazzo quest’anno non frequentava la seconda classe di un istituto professionale bensì, per la terza volta, la prima, senza speranze di salvarsi, appunto, dalla terza bocciatura.
La prima volta era bocciato nello stesso istituto frequentato quest’anno. L’anno scorso aveva cambiato indirizzo professionale, scuola e città, senza però riuscire ad evitare un altro insuccesso scolastico. Infine il ritorno nella stessa scuola di due anni fa: il solito disagio, la solita noia e la demotivazione da lui ampiamente sedimentata fino a quando non gli viene prospettata finalmente “la salvezza” attraverso la frequenza di un corso che mette in primo piano, senza però dimenticare le competenze culturali di base, l’esperienza professionale da acquisire attraverso stage ed esercitazioni in laboratorio.
Gianni, come abbiamo visto con molta evidenza nelle righe del suo componimento, trova e sperimenta per la prima volta in questo suo nuovo percorso l’entusiasmo per ciò che fa a scuola. Trova bravi i propri compagni e addirittura bravi anche i suoi insegnanti. Eppure quegli insegnanti a cui Gianni fa riferimento, bravi e preparati davvero, sono quasi tutti docenti che insegnano nella scuola già frequentata dal ragazzo e dove si svolge il corso che ora egli frequenta. Insegnanti che Gianni probabilmente non avrebbe né aveva fino ad ora apprezzato né valorizzato perché subiti insieme al grosso carico orario che si propina negli istituti professionali. E’ davvero impossibile farsi apprezzare dai ragazzi se, come docenti, ci tocca in sorte insegnare alla sesta e settima ora in classi che nelle ore precedenti non hanno conosciuto altro che lezioni, in qualunque modo tenute, e che niente hanno a che fare con quell’esperienza pratica che uno si aspetterebbe proprio in un Istituto professionale.
In quel clima diventa ugualmente impossibile ai Gianni trovare simpatici e bravi gli amici; quasi sempre accade l’esatto contrario, e cioè la rabbia e la frustrazione che i ragazzi accumulano stando ore ed ore seduti in classe spesso viene sfogata proprio nei confronti dei compagni, ed è opportuno prendere in considerazione anche queste situazioni per capire come possano maturare alcune dinamiche strettamente legate al fenomeno di certo bullismo.
Nel suo nuovo percorso Gianni è costretto a misurarsi, come abbiamo visto, anche con discipline finalizzate a costruirgli quelle competenze culturali di base che fino ad ora, malgrado il numero esoso di ore presenti nei percorsi scolastici tradizionali dedicate a ciò, non era stato in grado (?) di acquisire.
Adesso quelle competenze gli vengono trasmesse a piccole dosi e per questo le sa apprezzare, conosce e sa gestire la tempistica di una organizzazione didattica modulare che sa essere di breve durata, ha la certezza di passare tutta l’estate in attività di stage, sa che alla fine del secondo semestre (e non dei prossimi cinque anni) potrà anche andare a lavorare e pensa con tutta evidenza che il mondo scolastico può anche essere più bello e ricco di quanto aveva fino ad ora creduto e, incredibile, che i compagni e i docenti siano davvero bravi.

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