martedì 1 luglio 2025
giovedì 28 novembre 2024
PUNTIAMO SUI GIOVANI MIGLIORI COME FUTURI DOCENTI
Giorgio Ragazzini, “ilSussidiario.net”, 20 novembre 2024
Ci
preoccupiamo, a ragione, delle “fughe di cervelli” verso mete che offrono
maggiori occasioni di lavoro e migliori retribuzioni rispetto all’Italia,
soprattutto nella ricerca scientifica. Ma se l'istruzione ha l'enorme
importanza che tutti gli attribuiscono, non dovremmo chiederci cosa fare per
attirare verso l’insegnamento una parte dei migliori studenti che ogni anno
concludono il percorso scolastico?
Come
sappiamo, gli stipendi dei docenti italiani sono tra i più bassi d’Europa e
nettamente al di sotto anche della media Ocse: 31.000 euro annui contro 44.000
(fonte: “La Tecnica della Scuola”). Un loro consistente aumento dovrebbe quindi
essere una delle prime mosse per far crescere l’interesse dei “cervelli” per
l’insegnamento. È vero però che l’entità delle retribuzioni è fortemente
correlata a quella del Pil, il che non favorisce una rapida soluzione del
problema, se la ricchezza complessiva non aumenta significativamente. D’altra
parte, il paese in cui gli insegnanti godono probabilmente del maggior
prestigio è la Finlandia, che li paga più o meno come quelli italiani. L’insegnamento è infatti la
professione più ambita dai giovani finlandesi, che la antepongono a quella del
medico e dell’avvocato. La cosa si spiega con l’estrema selettività
dell’accesso ai corsi universitari che formano i docenti per i vari ordini di
scuola, che ne escono con un solidissimo equipaggiamento professionale. Oltre
ad aver acquisito un elevato livello di preparazione nella scuola superiore, i
candidati devono superare una prova scritta su temi assegnati in precedenza.
Seguono varie altre prove e dei colloqui per mettere a fuoco la personalità del
candidato e le motivazioni che lo hanno spinto verso questa scelta. Solo uno
ogni nove-dieci viene ammesso. È questa
la base dell’ottima reputazione di cui godono gli insegnanti presso l’opinione
pubblica e presso le famiglie in particolare. Quello che attira i ragazzi
finlandesi è proprio la prospettiva di entrare a far parte di un corpo
professionale qualificato e stimato, di trarre per questo soddisfazione dal
loro lavoro e di poter contare anche sul supporto di consulenti esperti quando
dovranno affrontare situazioni particolarmente problematiche.
È
necessario e urgente muoversi in questa direzione. Anche in Italia si dovrebbe diventare
insegnanti solo a certe condizioni, cioè avendo conseguito a scuola una solida
preparazione culturale e superando prove selettive per accedere a un percorso
rigoroso tanto dal punto vista teorico, quanto da quello applicativo (seminari,
simulazioni, tirocini).
Per realizzare un cambiamento del genere, si può puntare su
corsi universitari fin da principio orientati alla formazione dei docenti,
oppure dedicare alla formazione didattica il biennio dopo la laurea triennale. E
ovviamente si dovranno tenere nel debito conto le differenti “destinazioni” dei
futuri docenti (scuola dell’infanzia, primaria, media, superiori).
Verrebbero
così smantellati gli attuali meccanismi della formazione e del reclutamento che
generano numerose immissioni in ruolo di personale poco o per nulla verificato.
Le supplenze potrebbero essere affidate, almeno in parte, ai nuovi docenti come
tirocinio.
Ci
sono infine provvedimenti che già da oggi migliorerebbero, oltre alla qualità,
l’immagine della scuola. Tra questi, il più importante è garantire che tutti
gli studenti possano avere insegnanti sufficientemente buoni. In altre parole, togliere
dalla cattedra quelli effettivamente inadeguati o professionalmente scorretti,
che danneggiano gli studenti e la credibilità dell’istruzione pubblica.
Nel
2017 la Ministra Valeria Fedeli dichiarò, in un’intervista al “Sussidiario.net”,
che “l’inamovibilità
a fronte dell’incapacità non dev’essere più possibile”. Era la prima volta che
un ministro si esprimeva su questo problema. Purtroppo la legislatura finì
senza che l’argomento venisse affrontato in concreto.
Speriamo che se ne occupi il Ministro Valditara, che ha più volte sottolineato la necessità di “restituire autorevolezza e dignità” agli insegnanti; e in questa direzione ha già preso provvedimenti pienamente condivisibili come il patrocinio dell’Avvocatura dello Stato per i docenti aggrediti e la forte rivalutazione della disciplina come condizione essenziale per il lavoro scolastico.
venerdì 5 luglio 2024
5 PROPOSTE A VALDITARA PER DIFENDERE LA STORIA DALL’OBLIO
Nel suo bel libro Fatica sprecata sulla crisi della scuola il
sociologo inglese Frank Furedi riflette sul crescente prestigio del “nuovo”
nelle società occidentali. In modo più vistoso nel continuo rinnovamento dei
prodotti reclamizzati, ma anche in altri campi, come quello della politica e,
non ultimo, in quello dell’istruzione. Scrive Furedi: «L’impulso ad
affrancare l’istruzione dal passato nasce dal pregiudizio che le idee non
attuali siano, per definizione, superate e irrilevanti». Ovviamente,
chiarisce l’autore, non si tratta di incoraggiare l’accettazione acritica di
ciò che una generazione trasmette alla successiva, ma di riconoscere la necessità
di fornire ai giovani gli strumenti per comprendere il mondo. È solo in
relazione a una realtà che riescono a capire che i nuovi venuti possono trovare
le idee e la forza per migliorarla.
Questo implica la necessità di impegnarsi per la preservazione del
passato, sulla cui importanza Hanna Arendt come al solito si esprime senza aver
paura delle parole: «Non vorrei essere fraintesa: secondo me il
conservatorismo, o meglio ‘il conservare’, è parte essenziale dell’attività
educativa».
Di questa sorta di “idolatria del nuovo” è inevitabile che lo studio
della storia sia la prima vittima. E per superare il disinteresse di una parte
degli studenti ci si propone naturalmente di diffondere una “nuova” didattica. Che
però ha dei contorni piuttosto nebulosi, dato che sarebbe centrata, invece che
sul “nozionismo”, sulle cosiddette competenze. Le quali, trasportate
dall’ambito del saper fare a quello del sapere, spesso non si capisce più in
cosa consistano. In realtà il buon insegnamento della storia non ha mai
favorito il pappagalismo acritico che gli viene imputato dai novatori. È stato
anzi un potente e spesso affascinante strumento di educazione intellettuale e
di apertura mentale, che difficilmente può fare a meno dell’ascolto di maestri colti
e appassionati.
Purtroppo, dell’attuale conoscenza della storia da parte dei giovani non
si occupano né l’Ocse, né l’Invalsi. Non abbiamo quindi basi “scientifiche” per
misurare l’entità del problema. Tuttavia, qualche indagine in ambito
universitario e le numerose testimonianze dei docenti, oltre al declino della
preparazione in tutte le materie, indicano una situazione di cui preoccuparsi,
ma soprattutto di cui occuparsi con misure concrete. Con questo intento, nei
giorni scorsi è stata diffusa una lettera aperta al Ministro Valditara, promossa dal Gruppo di Firenze per la scuola del merito e della responsabilità e dal Comitato Fiorentino per il Risorgimento, in cui
127 firmatari, quasi tutti docenti nella scuola e nell’università, con una
folta presenza di storici e insegnanti di storia, avanzano cinque proposte.
La prima è quella di “inserire dal prossimo anno una prova scritta
obbligatoria di storia nell’esame di maturità di tutti gli indirizzi di studio”
e in quello al termine del primo ciclo. La presenza di questa prova darebbe
anche simbolicamente maggiore importanza alla Storia e rafforzerebbe l’impegno
degli allievi nello studiarla.
Viene poi chiesto il ripristino della scansione cosiddetta “a
spirale” dello studio della storia, con la ripetizione per tre volte
del percorso dalla preistoria ai nostri giorni. Questo consentirebbe agli
allievi della scuola primaria di avere una prima conoscenza dell’età
contemporanea e di tornare in seguito in modo più approfondito sugli
argomenti già incontrati. In sostanza si tratterebbe di ripristinare la
situazione precedente alla riforma Moratti del 2004, che spalmò il percorso
dalla preistoria fino al novecento sugli otto anni del primo ciclo (primaria
più secondaria di primo grado). A questo si è aggiunta una generalizzata
riduzione del numero di ore dedicate alla materia nella scuola media e
nelle superiori, che invece la lettera aperta ritiene indispensabile
ripristinare. Già nel 2017 Mariangela Caprara scrisse sul “Mulino”: «Questi
ordinamenti hanno portato a una vera e propria dealfabetizzazione storica della
popolazione scolastica». La quale, tra l’altro, espone inevitabilmente i
giovani a prendere posizioni politiche prive dei necessari presupposti
culturali. Come ripete un programma radiofonico che si occupa di politica
internazionale, «ognuno ha diritto ad avere le sue opinioni, ma anche il dovere
di avercele informate».
I firmatari
del documento chiedono poi di «mettere a disposizione degli insegnanti, in accordo col servizio
pubblico radiotelevisivo, un catalogo ragionato dei documentari, dei
programmi e dei film di argomento storico utili come sussidi didattici». Alcuni
argomenti in particolare si possono giovare di una notevole scelta di
audiovisivi. Penso in particolare alla Shoah e a bellissimi film come Arrivederci
ragazzi, Jona che visse nella balena e La lista di Schindler; o all’efficace
film La Rivoluzione francese che uscì nel 1989 per il bicentenario di
quella svolta storica. Naturalmente film e documentari non devono sostituire la
didattica vera e propria; sono anzi utili come complementi se utilizzati dopo
che l’argomento è stato sufficientemente compreso e assimilato.
Di particolare rilievo, infine, l’ultima
richiesta, quella di “istituire rilevazioni
periodiche per verificare le conoscenze storiche degli studenti nei vari ordini di scuola” (si parla di
proposito di “conoscenze” invece che di “competenze”). Una caratteristica
ricorrente della scuola italiana (e frequente anche nel “sistema Italia”) è
l’allergia ai controlli e alle verifiche. Da sette anni, per esempio, si sta
sperimentando in alcune scuole superiori la durata quadriennale dei loro corsi,
ma sui risultati si sa poco o nulla, a parte il fatto, poco incoraggiante, che
numerosi istituti inizialmente aderenti non hanno rinnovato la loro
disponibilità. Meno che mai si indaga sul numero dei docenti non all’altezza
dei loro compiti sul piano didattico o su quello della correttezza professionale.
Una minoranza, certo, ma che non solo danneggia gli studenti, ma pregiudica
anche la credibilità della scuola italiana. E così su tutti gli aspetti
dell’istruzione pubblica. Solo la preparazione in matematica e la comprensione
del testo in italiano (più qualche domanda di grammatica) sono oggetto delle
discusse prove Invalsi, che fortunatamente non hanno dato luogo come si temeva
al “teaching to the test”, cioè al riorientamento della didattica in funzione
delle risposte ai questionari. Sarebbe del resto poco utile accogliere le
proposte della Lettera aperta senza poi verificare se abbiano avuto effetto.
mercoledì 26 giugno 2024
LETTERA APERTA AL MINISTRO VALDITARA: TROPPI STUDENTI NON CONOSCONO LA STORIA
Gentile Ministro Valditara,
le rilevazioni nazionali e internazionali sugli apprendimenti
scolastici non hanno mai preso in considerazione la storia, ma diverse indagini
nelle scuole superiori e fra gli studenti universitari, insieme alle numerose
testimonianze dei docenti, evidenziano una situazione preoccupante, con lacune
anche clamorose nella conoscenza degli eventi storici e nella loro collocazione
cronologica e geografica.
Eppure, nessuna materia come “la scienza degli uomini
nel tempo”, come l’ha definita lo storico Marc Bloch, è necessaria per far
conoscere ai futuri cittadini come e perché è cambiato il nostro mondo
attraverso i millenni, così da comprendere la realtà in cui viviamo oggi.
È quindi nell’interesse della stessa democrazia che la scuola
dia più importanza allo studio della storia. A questo scopo, ci permettiamo di
avanzare le seguenti proposte:
__inserire dal prossimo anno una prova scritta
obbligatoria di storia nell’esame di maturità di tutti gli indirizzi di studio.
Una decisione che restituirebbe anche
simbolicamente rilievo a questa disciplina e indurrebbe gli studenti a
studiarla con più impegno. Anche nell’esame di Stato al termine del primo
ciclo sarebbe utile una verifica scritta di storia.
__ripristinare la scansione «a spirale» dello
studio di questa materia, con la ripetizione per tre volte del percorso
dalla preistoria ai nostri giorni. Questo consentirebbe agli allievi della
scuola primaria di avere una prima conoscenza dell’età contemporanea e
di tornare successivamente in modo più approfondito sugli argomenti già
incontrati.
__aumentare le ore di storia in modo da
tornare al numero precedente alla riduzione operata in passato.
__mettere a disposizione degli insegnanti, in
accordo col servizio pubblico radiotelevisivo, un catalogo ragionato dei
documentari, dei programmi e dei film di argomento storico utili come
sussidi didattici.
__istituire rilevazioni periodiche per verificare le conoscenze storiche degli studenti nei vari ordini di scuola.
Firmato:
Simonetta Soldani, Professore ordinario in pensione di
Storia contemporanea, Firenze
Agostino
Giovagnoli,
Professore emerito di Storia Contemporanea, Università Cattolica
Francesco
Barbagallo,
Docente emerito di Storia contemporanea, Università Federico II di Napoli
Zeffiro
Ciuffoletti,
Docente di Storia Contemporanea e del Risorgimento all’Università di Firenze
Michele
Zappella,
già Docente di Neuropsichiatra infantile, Università di Siena
Alessandro Pagnini, già Professore Associato di Storia
della Filosofia contemporanea, Università di Firenze
Fulco Lanchester, Docente di Diritto costituzionale
comparato, Università La Sapienza, Roma
Carlo Fusaro, Docente di Diritto Costituzionale e
Parlamentare, Università di Firenze
Lucio Russo, Docente di Calcolo delle probabilità
e Storia della Scienza, Università di Tor Vergata, Roma
Fausta Garavini, Ordinaria (in pensione) di
Letteratura Francese, Università di Firenze
Francesco
Caglioti, ordinario di Storia dell’arte medievale, Scuola Normale
Superiore di Pisa
Giovanni
Cipriani,
Professore di Storia Moderna nell’Università di Firenze
Marcello
Verga, Professore emerito di Storia Moderna, Università di
Firenze
Giulia
Calvi,
Ordinaria di Storia moderna, Università di Siena
Fabio Bertini, Docente di Storia contemporanea nell’Università
di Firenze
Carlotta
Sorba, Professore Ordinario di Storia Contemporanea,
Università di Padova
Diego
Quaglioni, Professore ordinario di Storia del diritto medievale e
moderno, Università di Trento
Danilo Breschi, Docente di Storia del
Pensiero Politico, Università degli Studi Internazionali di Roma
Ermanno
Taviani,
Professore di Storia contemporanea, Università di Catania
Stefano Bottoni, professore associato di Storia
dell’Europa Orientale, Università di Firenze
Fiorenza
Taricone, Ordinaria di Storia delle dottrine politiche, Università
di Cassino e del Lazio Meridionale
Francesco
Mineccia, già ordinario di Storia moderna e Metodologia della ricerca
storica, Università del Salento
Maria
Intrieri, Professore associato di Storia greca, Università della
Calabria
Matteo
Luigi Napolitano, Docente di Storia delle relazioni internazionai, Università del Molise
Roberto
Sammartano, Professore Associato di Storia Greca, Università di
Palermo
Sandro Carocci, Ordinario di Storia medievale, Roma
Tor Vergata
Sandro Rogari, già ordinario di Storia
contemporanea, Università di Firenze
Virgilio Costa, professore ordinario di Storia greca,
Università degli Studi di Roma Tor Vergata
Alba Lazzaretto, Studiosa senior di Storia
contemporanea, Università di Padova
Alessandra Campagnano, già insegnante di Italiano e Storia
nelle scuole superiori, Firenze
Adalberto Scarlino, già insegnante di Italiano e Storia
nelle scuole superiori, Firenze
Valerio Vagnoli, già docente di Italiano e Storia e
Dirigente scolastico
Maria
Olivia Pallucco, Docente di Storia e Filosofia
Marco Radaelli, Docente di Storia e Filosofia nelle
scuole superiori
Maria Giovanna Biga, già Ordinario di Storia del Vicino
Oriente antico, Università La Sapienza, Roma
Daniela Manetti, docente di Storia Economica,
Università di Pisa
Piero Morpurgo, Docente di Italiano e Storia nelle
scuole superiori
Paola Dotto, Docente di filosofia e storia in
Istituto di scuola secondaria di secondo grado
Gianpaolo Virone, Docente di Storia e Filosofia,
Liceo Copernico, Prato
Monica Cerroni, Docente di Storia (Geostoria) Italiano
e Latino Liceo Plinio Seniore, Roma
Claudio Natoli, già Ordinario di Storia
contemporanea, Università di Cagliari
Fabrizio Papini, Docente
di Italiano e Storia, Istituto Tecnico Peano, Firenze
Paolo Mencarelli, docente di Filosofia e Storia Liceo
classico Galileo (Firenze)
Marco Radaelli, Docente di Storia e Filosofia nelle
scuole superiori
Arnaldo Marcone, Professore ordinario di Storia
Romana, Università Roma Tre
Nicola Cusumano, ordinario di Storia greca,
Università di Palermo
Andrea
Giuntini, Dipartimento di economia università di Modena
Andrea
Peru, Professore associato di psicologia generale, Università
di Firenze
Renzo
Guardenti, Professore di Storia del teatro e dello spettacolo,
Università degli Studi di Firenze
Chiara
Bertoglio, Dottore di ricerca in musicologia e docente presso il
Conservatorio Ghedini di Cuneo
Giovanni Cordini, Docente emerito di diritto pubblico comparato e di
diritto amministrativo comparato, Università di Pavia
Giovanni Manetti, Docente di Semiotica e di Filosofia e teoria
dei Linguaggi, Università di Siena
Luca
Loschiavo, Ordinario di Storia del diritto medievale e
moderno, Università di Teramo
Loretta De Franceschi, Docente di Archivistica, Bibliografia e Biblioteconomia,
Università di Urbino
Marcello Frixione, Professore di filosofia del linguaggio, Università di
Genova
Maria Gabriella Esposito, Docente di Filosofia del diritto e Teoria generale
del diritto, Università di Teramo
Marinella Pigozzi, Professore di Storia della critica d'arte e di Museologia
e collezionismo, Università degli Studi di Bologna
Maurizio Manzin, Ordinario di Filosofia del diritto, Università di Trento
Paolo Fedeli, Emerito di Letteratura latina, Università di Bari
Patrizia Serafin, già Ordinario di Numismatica, Università di Roma Tor Vergata
Gigliola
Mariani Sacerdoti, Ordinaria Linguistica inglese
Dipartimento Scienze politiche Firenze
Roberto
Tripodi, vicepresidente dell'Università Europea del Tempo
Libero, Palermo
Giovanni
Falaschi, già Ordinario di Letteratura Italiana all'Università
degli Studi di Perugia
Claudio
Paterna, giornalista e antropologo, Palermo
Ottavio
Giorgio Maria Ottaviano, Docente di Scienze nelle scuole
superiori
Daniela
Manetti, Professoressa di Filologia classica, Università di Firenze
Luigi
Alfieri, già Professore Ordinario di Filosofia Politica, Università
Carlo Bo, Urbino
Silvio
Riondato, già ordinario di diritto penale nell'Università
degli Studi di Padova
Marco
Panti, già Dirigente scolastico e pubblicista, Firenze
Ida
Rampolla del Tindaro – Presidente Biblioteca Lancia di
Brolo – Polizzi (Palermo)
Domenico
Lentini, Souvenir Napoleonien - Delegazione Toscana
Maria
Andreina Parogni, Docente di Lettere nella scuola
media
Rosa
Maria Corradi, Docente nel Liceo Virgilio di Roma
Guido
Vannini, già Ordinario di Archeologia medioevale, Università
di Firenze
Chiaramonte
Giusi, insegnante di Filosofia e Storia, Liceo Copernico,
Prato
Isabella
Sesti, medico pediatra, Firenze
Maria Antonietta Gargiulo,
insegnante in pensione, Scuola Secondaria di primo grado
Laudadio Valter,
Dirigente scolastico in pensione
Emilio
Termanini, Docente di Disegno tecnico nelle scuole superiori
Rosario
Blasi, docente di scuola media
Anna
Lucia Valvo, Docente di Diritto dell’Unione
Europea, Università di Catania
Concetto
Del Popolo, Docente di Filologia italiana, Università di Torino
Enrico
Baccani - Ex Funzionario pubblico
Maria
Grazia Fabi, Docente di Scienze nel liceo
scientifico, Urbino
Pier
Andrea Mandò, Professore emerito di Fisica
Applicata, Università di Firenze
Paolo
Collini, Docente di Lettere e Dirigente scolastico in
pensione
Enzo
Di Nuoscio, professore ordinario di Filosofia
della scienza, Università del Molise
Patrizia
Ragazzini, già Dirigente del
Dipartimento Bilancio e Finanze della Regione Toscana
Nicola
Cucuzza, professore di Archeologia egea, Università di
Genova
Clara
Domenici, Firenze, già docente di Lettere italiane e Storia negli
Istituti Tecnici
Marco
Pesola, già Dirigente scolastico e consigliere Nazionale
UCIIM
Maria
Gabriella Esposito, Docente di Filosofia del diritto e Teoria
generale del diritto, Università di Teramo
Marcella Frangipane, Docente ordinaria di Preistoria e Protostoria del
Vicino e Medio Oriente, Università La Sapienza, Roma
Fulvio
Cervini, Professore ordinario di Storia dell'Arte Medievale,
Università di Firenze
Arnaldo
Marcone, Professore ordinario di Storia Romana, Università
Roma Tre
Fabio
Barina, Docente di Lettere Istituto superioe Dante Alighieri,
Venezia
Elisabetta
Tenducci, Docente di Storia dell'arte, Liceo Classico e
Musicale Dante, Firenze
Caterina
Diemoz, Docente di Liceo in materie letterarie
Giuliana
Mannarelli, docente di lingua e letteratura
francese in pensione
Clara
Leri, Docente di Letteratura italiana, Dipartimento di
Studi Umanistici, Università di Torino
Alessandra
Calanchi, Docente di Lingue e letterature angloamericane,
Università di Urbino
Luigi
Battista Pansino, Dirigente scolastico Scuole
Superiori in pensione
Giandomenico
Zanderigo Rosolo, insegnante nella Scuola Media
Massimo
Ragazzini, già dirigente d’azienda, Laureato in Scienze
politiche e in Scienze storiche
Eva
Bovolenta, già Dirigente bancaria
Teresa
Pasqui, già docente di Arte della moda, del costume e del
tessuto, Liceo Artistico, Firenze
Giuseppe
Scaraffia, Ricercatore in pensione
Simonetta
Vercelli, Docente di Italiano e Latino, Liceo Scientifico
“Leonardo Cocito”, Alba (CN)
Valter
Sergo, Pro Rettore Vicario, Università
degli Studi di Trieste
Giovanni
Baldrati, docente di Matematica e Fisica in pensione
Nicoletta
Latrofa, docente nei Licei e Dirigente scolastica, Cecina
Roberto
Tripodi, vicepresidente dell'Università Europea del Tempo
Libero, Palermo
Federico
Buratti, già Insegnante di Elettronica negli Istituti
superiori
Laura
Lucchesi, già curatrice dei Musei Civici e degli Archivi del
Comune di Firenze
Elisabetta
Cipriani, Docente di Lettere, Scuola Secondaria 1° Grado
Sestini, Agliana (Pistoia)
Davide Pozzi Sacchi, Docente di lettere, Santa Sofia (Forlì-Cesena)
Stefano Di Brazzano, Insegnante di latino e greco, Liceo classico "Petrarca" di Trieste
Elena Ghisellini,
già Professore associato di Archeologia classica, Università di Tor Vergata,
Roma
Rossana
Cetta, Docente di lettere nel liceo scientifico
Alberto Lopez,
insegnante
Donatella Iozzi, Docente di Lettere di Scuola
Secondaria Superiore, Palermo
Silvia Polato, Dirigente del Liceo “Bocchi-Galilei”, Adria
Walter Caligiuri, saggista e Docente di Filosofia e Storia nei Licei
Rossella Abbaticchio, Professore di Didattica delle
lingue moderne, Università di Bari Aldo Moro
Carmine Villani, Istituto Comprensivo De Amicis, Livorno
Lina D'Alessandro, insegnante di sostegno, scuola primaria, Istituto
Comprensivo di Rivanazzano Terme (PV)
Denise Armillotta, ingegnere
Maria Chiara Pievatolo, professoressa ordinaria di filosofia politica, Università di Pisa
Giugno 2024