Ho
saputo da colleghi e amici che anche quest’anno in certe sedi d’esame il
presidente si è preoccupato fin dalla prima riunione di “tranquillizzare” tutta
la commissione affermando che nessuno sarebbe stato bocciato. E pare che
qualcuno sia stato anche più esplicito: “Mi raccomando di non bocciare
nessuno”. Forse per compensare la frustrazione di adempiere a una funzione resa
così quasi inutile, ecco che tutto l'esame spesso si è concentrato
sul riproporre ossessivamente le ritualità che da decenni si ripetono
anche se anacronistiche, come quella di disporre i banchi per gli scritti in
lunghi corridoi, in barba alla temperatura e alle più elementari misure di
sicurezza. A quanto pare è anche irrinunciabile integrare l’apparato di
sorveglianza con docenti non facenti parte della commissione, ma messi a
disposizione dalla scuola. Dato che la commissione è composta da ben sette
persone, viene il sospetto che la cosa sia funzionale a dare un giorno libero
ai commissari e non a rendere più stringente la sorveglianza. Spesso ci si
dimentica che i docenti a disposizione per la sorveglianza dovrebbero servire
solo nel caso in cui le commissioni d'esame, come accadeva però molti anni fa, fossero
incomplete.
Una
cosa che rattrista e fa arrabbiare, specie se la si vede in un docente, è
l’allergia alle assunzioni di responsabilità. Un commissario interno mi ha riferito che una sua collega
esterna si lamentava, a quanto pare giustamente, dell’impreparazione nella sua
materia che stava riscontrando in una classe. Quando però le ha chiesto di far
pervenire al dirigente scolastico una relazione in proposito, la proba docente
ha smesso di lamentarsi, cominciando a trovare gli ultimi candidati senz’altro
preparati. E della relazione neanche l'ombra… Vogliamo mica rischiare di andare
incontro a qualche grana!
E
poi di tutto un po’, come nel finale dei fuochi di artificio: membri interni di
matematica che avrebbero svolto per conto dei loro allievi parte del compito;
classi intere presentate con un punto di credito aggiuntivo in omaggio; più
ragazzi mandati in bagno contemporaneamente durante gli scritti; colloqui
affrontati da candidati di fronte a membri della commissione intenti a guardare
il cellulare e perfino a leggere il giornale (ancora gli studenti di quella
commissione se la ridono con malcelata amarezza). Insomma, certi "maestri
di vita" non ce la fanno proprio a sentirsi dei professionisti e a
comportarsi come tali, neanche nei giorni in cui il mondo della scuola potrebbe
riscattarsi un po' dal grigiore e dalla mediocre comicità con il quale certo cinema italiano lo rappresenta. E fa specie che da decenni nessuna
autorità nazionale dica una parola sulla necessaria serietà degli esaminandi e
degli esaminatori.
Valerio Vagnoli