Mercoledì la prova di italiano scritto
darà il via agli esami di maturità. Si potrà scegliere tra l’analisi di un
testo letterario, il tema argomentativo e il tema di attualità. Il resto
(seconda prova e orale) non sarà come lo scorso anno: la formula è cambiata.
Certo anche gli esami possono aver
bisogno di modifiche in relazione ai cambiamenti della società. Ma est modus in rebus. Tanto meno si
dovrebbe cambiare, come stavolta è accaduto, ad anno scolastico avviato, senza
neanche dare tempo alle scuole di capire come prepararli. Negli ultimi 12 anni
l’esame è stato cambiato 6 volte. Ma quali sono stati i principali cambiamenti
del corso degli anni? Quello più importante è il numero delle materie da
preparare per l’orale: tutte fino al 1968; solo due, di cui una a scelta del
candidato, dal ’69, con l’evidente intenzione di compiacere la contestazione
studentesca. Di nuovo tutte le materie per l’orale dal ’97 a oggi, con
variazioni legate alle competenze dei commissari. Diverse volte è cambiata la
fisionomia della commissione esaminatrice, un tempo composta da docenti tutti
esterni, poi (per risparmiare) tutti interni, poi metà e metà. È cambiato
ripetutamente il valore del «credito scolastico», cioè del punteggio relativo
all’andamento del triennio, così come i punteggi da assegnare al colloquio o
alle prove scritte e le modalità di attribuzione del «Bonus»: un gruzzoletto di
punti, questo, da assegnare ai meritevoli. Mutate anche le condizioni per
essere ammessi all’esame: prima occorreva la sufficienza in tutte le
discipline, ora può bastare che sia sufficiente la media. Per rendere più
raggiungibile questo traguardo, da quest’anno conterà anche il voto di
condotta.
Come si sarà capito, si tende sempre più
a facilitare, facilitare, facilitare. Ci si propone di diminuire ulteriormente
la percentuale dei non ammessi (intorno al 2%), come quella dei non promossi
all’esame, benché posizionata allo zero virgola. E per questo è stata abolita
la «terza prova», quella scritta su varie materie preparata dalla commissione,
temutissima dagli studenti per la sua vera o presunta difficoltà. Si vuole
banalizzare per forza un esame che è prezioso proprio in quanto costituisce una
messa alla prova delle proprie capacità. Se un ragazzo si preoccupa (com’è
normale), è un dramma. Il compito di far tendere a zero la percentuale dei
bocciati è stato ora «delegato» anche all’aumento dei punti legati al
curriculum triennale, che passano da 25 a 40 sul totale di 100, che è il
massimo (lode a parte). È stato abolito, rispetto alle decisioni della ex
ministra Fedeli, anche l’obbligo di aver svolto l’intero monte ore di
alternanza scuola-lavoro per essere ammessi all’esame. E rispetto al passato
tale monte ore è stato, come chiedevano gli studenti e alcuni sindacati,
pressoché dimezzato in tutti gli indirizzi. Via, purtroppo, il tema di
carattere storico, ma non è detto che un richiamo alla storia non sia presente
nelle altre tracce. Positivo invece il fatto che la seconda prova potrà avere
un carattere multidisciplinare, coinvolgendo magari due materie per poter così
trattare, anche in maniera trasversale, lo stesso argomento. C’è inoltre la
novità del colloquio che inizierà da un argomento svolto durante l’anno ma
estratto a sorte dal candidato, e delle griglie per la correzione e valutazione
delle prove che non saranno più costruite dalle singole commissioni, ma
predisposte a livello nazionale. Finalmente una importante dichiarazione di
qualche giorno fa del ministro Bussetti a proposito della serietà degli esami
da garantire anche indossando da parte dei candidati, e talvolta potrebbe
essere opportuno ricordarlo pure a certi commissari, un abbigliamento consono
ad un contesto così importante come l’esame di maturità. E ha fatto bene a
ricordare che non si copia e se colti con il cellulare acceso si sarà esclusi
dall’esame. Di questo dovranno essere consapevoli le commissioni, tutte, perché
capita talvolta che commissari e presidenti si rendano perfino disponibili a
fornire soluzioni di problemi e traduzioni ai candidati. Durante il colloquio è
previsto che obbligatoriamente venga richiesto al candidato di trattare il tema
della «Cittadinanza e Costituzione». Insomma, una occasione per dimostrare che
le parole non vanno tradite dai fatti e che almeno durante l’esame di maturità
non si insegna, permettendo la copiatura, il «valore» dell’ipocrisia.
Valerio
Vagnoli
“Corriere Fiorentino”, 14 giugno 2019