lunedì 28 dicembre 2020

SUL VIDEO DEGLI STUDENTI DI PALERMO: SI TRATTA DAVVERO DI “LIBERTÀ DI ESPRESSIONE”?


Lo scorso 14 dicembre a Palermo il giudice del lavoro ha dichiarato illegittima la sospensione, nel 2019,  dall'insegnamento e dallo stipendio della professoressa Rosa Maria Dell'Aria. Motivo della sanzione: "mancata vigilanza" su un video prodotto dai suoi alunni, in cui si omologavano le leggi razziali fasciste e il decreto Sicurezza del primo governo Conte. 

Ieri il “Corriere della Sera” ha pubblicato un intervento in proposito delle senatrici a vita Elena Cattaneo e Liliana Segre, che si rallegrano della bella notizia e ricordano di avere allora ospitato in Senato l’insegnante e gli studenti “per offrire loro un’occasione di riconciliazione con le istituzioni e di riflessione sui valori fondanti della nostra Costituzione”.

Anche le senatrici Cattaneo e Segre, donne di grande valore e di meriti indiscutibili, danno però del fatto, come tanti altri allora, una lettura centrata sulla “libertà di espressione”, in cui non si prendono in considerazione separatamente questioni tra loro distinte: il video degli allievi dell’istituto palermitano, il ruolo della collega, la sanzione.

Il video in questione, che invitiamo a rivedere, non è in realtà “un confronto” fra leggi razziali e decreto Sicurezza: il termine implica infatti il rilevare somiglianze e differenze. Si tratta invece della pura e semplice equiparazione di una pur contestabilissima legge sull’immigrazione con le leggi razziali che portarono alla persecuzione degli ebrei italiani e successivamente allo sterminio di migliaia di loro. Il massimo dell’assurdità viene raggiunto dall’accostamento tra il rastrellamento nazista degli ebrei romani nel ’43 (1023 persone deportate ad Auschwitz, di cui solo 16 sopravvissero) e il trasferimento, certo effettuato senza tanti riguardi, di centinaia di migranti dal CARA (Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo) di Castelnuovo di Porto. Del resto, gli autori del video avrebbero potuto chiedersi: come mai, se è corretta l’equivalenza tra le due leggi, il Presidente Mattarella ha dato il via libera al decreto Sicurezza?

La seconda questione da discutere è la seguente: di fronte a un lavoro palesemente superficiale e scorretto sul piano storico, per di più esposto al pubblico, qual è il ruolo dell’insegnante? Non intervenire in nome della “libertà di espressione” o far notare agli studenti le enormi differenze fra i due provvedimenti e le loro conseguenze? La risposta dovrebbe essere ovvia, altrimenti non si capisce a cosa serva essere seguiti da chi è competente in materia. La scuola non è uno dei tanti luoghi, fisici o virtuali, in cui si possono esprimere opinioni a ruota libera, ma quello in cui si impara a riflettere, discernere e contestualizzare i fatti, in modo da formarsi opinioni fondate, che gli insegnanti devono invece correggere quando sono chiaramente insostenibili o tendenziose.

Nell’articolo delle due senatrici, il solo accenno a questa esigenza lo fa Giorgio Napolitano, anche lui presente all’incontro con gli studenti, quando li  invita “ad approfondire le differenze tra i momenti storici”. Ed è appunto questo invito che la docente avrebbe dovuto fare ai suoi allievi.

Dunque, se la sanzione inflitta, basata su un uso estensivo e inappropriato del concetto di “omessa vigilanza” – che la legge riferisce alla sicurezza degli allievi e a loro eventuali comportamenti scorretti – è stata indubbiamente fuori luogo, l’episodio ha messo però in evidenza la necessità di mettere finalmente all’ordine del giorno la definizione di principi etico-deontologici, che servano da bussola e da sostegno nel complesso e delicato lavoro di chi insegna.

Giorgio Ragazzini

sabato 12 dicembre 2020

DOPO UN MESE DI DISCUSSIONI, LA PROPOSTA DI FARE I DOPPI TURNI RESTA QUELLA CHE GARANTISCE PIÙ SICUREZZA E LA PRESENZA DI TUTTI I RAGAZZI

Da oltre un mese abbiamo lanciato una proposta: non quella di tornare genericamente a scuola senza dire come, ma di farlo con i “doppi turni”, cioè con metà delle classi di mattina e l’altra metà di pomeriggio, con alternanza settimanale e con l’ora di lezione ridotta a 45 minuti, per evitare che i turni pomeridiani finiscano troppo tardi. Dopo tanto discutere, ci permettiamo di insistere: è chiaro che si tratta della soluzione più razionale. Oltre a dimezzare le presenze degli studenti sui trasporti, quindi delle principali occasioni di contagio indicate dagli esperti, verrebbero dimezzati, rendendoli più governabili, anche gli assembramenti davanti alle scuole (di cui comunque prèsidi e le forze dell'ordine non dovrebbero disinteressarsi). Negli spazi comuni delle scuole (bagni, corridoi ecc.) si diraderebbero gli incontri e quindi le possibilità di infettarsi. Last, but absolutely not least, in questo modo gli insegnanti sarebbero molto più protetti dalla possibilità di essere contagiati dagli allievi.

Il Presidente del Consiglio ha annunciato che le scuole ora chiuse riapriranno dopo le feste, ma nelle superiori il 25% degli studenti, immagino a turno, seguiranno le lezioni da casa. Questa scelta, però, da un lato attenua, ma in misura chiaramente insufficiente, il principale problema che le aveva fatte chiudere, cioè quello dei trasporti affollati, dall’altro un quarto dei ragazzi, meno quelli sforniti di computer, si dovrà accontentare della didattica via internet, per di più, è da supporre, nella sua forma meno attraente, cioè l’ascolto dei docenti che si rivolgono alla classe.

Se si scegliesse invece la soluzione dei doppi turni, bisognerà forse aumentare le corse degli autobus negli orari di ingresso e di uscita dei turni pomeridiani. Inoltre è possibile che alcuni docenti una o due volte la settimana debbano fare lezione sia di mattina che di pomeriggio. In questo caso, si potranno anche prevedere delle indennità per compensare il disagio.

In ogni caso sarebbe doveroso che il governo e le rappresentanze dei docenti prendessero in considerazione e discutessero pubblicamente questa ipotesi, tenendo responsabilmente ben presenti l'eccezionalità della situazione e la posta in gioco per le giovani generazioni.

Giorgio Ragazzini 

giovedì 3 dicembre 2020

MA I DOPPI TURNI POTREBBERO ESSERE UNA SOLUZIONE

 Caro direttore,

nei giorni scorsi, prima Gaspare Polizzi (sabato 28 novembre) poi il senatore Riccardo Nencini (domenica 29 novembre) hanno trattato su questo giornale il tema dei trasporti pubblici in rapporto al ritorno di tutti gli ordini di scuole alla didattica in presenza, criticando severamente l’evidente inadeguatezza di quanto in materia è stato fatto finora. Con grave ritardo pare che ora si cerchi di occuparsi più seriamente del problema, ma c’è una possibilità, quella di organizzare le lezioni su due turni, la mattina e il pomeriggio in alternanza, che sembra essere stata scartata a priori e che invece merita quanto meno di essere approfondita, per le superiori e anche per le scuole medie, in particolare nelle aree urbane. Ritengo che questa scelta darebbe le maggiori garanzie di minimizzare il rischio di contagi, in pratica dimezzando il numero degli studenti su autobus e treni, all’ingresso e all’uscita degli istituti (senza che venga meno nell’uno e nell’altro caso la necessità di rigorosi controlli) e anche negli spazi comuni all’interno. In questa ipotesi sarebbe opportuna una riduzione dell’unità oraria a 45 minuti, che consentirebbe un tempo scuola in ciascuno dei due turni di circa 4 ore e mezza e un’uscita da scuola al pomeriggio intorno alle 18.

So che questa proposta incontra forti resistenze soprattutto tra gli insegnanti, per il timore di un orario che li impegni in entrambi i turni, in particolare quelli che hanno molte classi.

Le scuole sapranno certo limitare al massimo questa eventualità e comunque si dovrà garantire in questo caso ai docenti un compenso integrativo. Detto questo, mi auguro che questa modalità organizzativa sia valutata senza pregiudiziali, avendo ben presente l’eccezionalità della situazione e la necessità di adottare le soluzioni che diano le maggiori garanzie per la sicurezza di insegnanti e studenti.

Andrea Ragazzini, Corriere Fiorentino, 2 dicembre 2020