martedì 31 marzo 2015

UNA MAMMA SCRIVE: MIO FIGLIO HA PERSO L'ENTUSIASMO PER QUESTA SCUOLA, TROPPA TEORIA E POCA PRATICA

Pubblichiamo la bella lettera che la madre di un allievo (Luca è un nome di fantasia) ha scritto al dirigente di un istituto professionale toscano. La lettera costituisce un’altra inequivocabile conferma della necessità di rivedere urgentemente il quadro orario degli attuali istituti professionali “licealizzati”, ridando molto più spazio all’apprendimento nei laboratori e potenziando l’alternanza scuola-lavoro e l’apprendistato. 

Gentile Preside, 
scrivo questa lettera, sperando che possa porre la sua attenzione alla mia esperienza scolastica, vissuta quest’anno con mio figlio Luca, e possa apprendere veramente le difficoltà che vivono le famiglie e i propri figli in età adolescenziale, quindi già molto critica di suo. Purtroppo non tutti si nasce con la predisposizione allo studio, non siamo tutti uguali, c’è anche chi è predisposto per la pratica. Mio figlio Luca ha cominciato l’anno con molto entusiasmo, convinto della scelta scolastica che aveva fatto. Segue.

martedì 24 marzo 2015

SCUOLA E LAVORO, IL PARADOSSO DELL’ALBERGHIERO

Domenica prossima il ristorante “La Prova del 9”, espressione dell’Istituto alberghiero “Saffi”, lascerà l'attuale sede per riaprire tra circa un mese in uno spazio più grande, che richiederà, quindi, un maggior numero di collaboratori sia in sala che in cucina. Trattandosi della creazione di una scuola alberghiera, si potrebbe pensare che non ci siano problemi di sorta per assumere una ventina di ragazzi diplomati negli ultimi due-tre anni. E invece, pur cercando da mesi e pur avendo da mesi messo in bella vista sul nostro sito la richiesta, abbiamo ad oggi ottenuto a malapena tre curricula. D'altra parte, ogni anno le numerose richieste che ci pervengono dal mondo del lavoro di fornire nominativi di ragazzi da assumere nei ristoranti e nei bar restano quasi totalmente insoddisfatte. Colpa dei giovani che non hanno voglia di lavorare? In effetti, la prospettiva di un impegno serale, in particolare nel fine settimana quando gli amici escono, ha il suo peso. Ma credo che la responsabilità principale sia del nostro sistema scolastico, o meglio, del nostro sistema della formazione professionale, in particolare alberghiera, distrutta letteralmente negli ultimi decenni dai cosiddetti progressisti della pedagogia, secondo i quali la scuola deve essere quanto più possibilmente generalista. Basti pensare alla mostruosità dell'orario scolastico degli istituti alberghieri, che in prima costringe i ragazzi a misurarsi con ben sedici (avete capito bene: sedici) materie. Da un punto di vista pedagogico è un vero e proprio crimine, perpetrato nella quasi totale latitanza dello stesso mondo imprenditoriale. Il risultato è che nell'intero percorso professionale le ore di pratica sono residuali rispetto alle altre discipline, con la conseguenza che soprattutto alla fine del biennio abbiamo percentuali di bocciati indegne di un paese civile. Peraltro a ripetere o ad abbandonare la scuola a 15-16 anni spesso sono i ragazzi che hanno un vero interesse per le attività laboratoriali e pratiche. A resistere sono in gran parte gli studenti interessati ad un diploma di maturità di tipo generalista, che li destinerà verso altre professioni, ma non verso quelle per cui la società investe i suoi soldi perché vi entrino dei professionisti seri e preparati, come è avvenuto fino agli anni ottanta nella ristorazione e nell’ospitalità. Vale la pena di  ricordare che, pur essendo quella turistica una delle risorse fondamentali della nostra economia, ogni anno l'Italia continua a perdere posizioni nella classifica mondiale del settore, anche perché spesso i turisti rimangono sbalorditi dal pessimo servizio trovato in bar, ristoranti e hotel.  
Trovo assai promettente quanto contenuto nel disegno di legge governativo a proposito dell'istruzione e della formazione professionale, ma credo che questi temi debbano avere la priorità rispetto a tutto il resto del programma.
Valerio Vagnoli       (“Il Corriere Fiorentino”, 24 marzo 2015)   
In un'altra pagina dello stesso quotidiano si può leggere un servizio sul forum "Giovani, crescita e occupazione", durante il quale il governatore Rossi ha dichiarato tra l'altro che "la sinistra, per motivi ideologici, ha sempre detto che la scuola deve formare cittadini, invece deve anche formare lavoratori, non c'è da vergognarsene. È stato uno sbaglio". Si tratta di una svolta politica di notevole importanza, inimmaginabile solo qualche anno fa, quando la Toscana era in prima fila nello schieramento che si opponeva a una più precoce formazione al lavoro.

giovedì 19 marzo 2015

LO STILE EDUCATIVO PATERNO: UN RECUPERO NECESSARIO

La festa del papà può anche essere utile se induce a una riflessione sul ruolo del padre. Per esempio a partire da un bel libro del 2006, ma ancora disponibile, dello psicoterapeuta Osvaldo Poli: Cuore di papà (sottotitolo Il modo maschile di educare). Un testo importante per i genitori, ma anche per gli insegnanti e per tutti gli educatori, soprattutto in una cultura, come la nostra, maternalizzata all’eccesso, in cui cioè... Continua a leggere.

martedì 17 marzo 2015

RISPOSTA A FRANCESCO MERLO SUI DIRIGENTI SCOLASTICI

L'articolo di Francesco Merlo di sabato scorso sui maggiori poteri attribuiti ai presidi nella riforma della scuola fa pensare a certi atteggiamenti tipici di quei bulli che affrontano le vittime con il prepotente desiderio di umiliarle, per poi blandirle riconoscendo loro, alla fine, persino qualche pregio per meglio affiliarsele e renderle così succubi. Lungi da me fare il difensore d'ufficio, da preside, dei miei colleghi e di me stesso. D'altra parte, sono effettivamente indifendibili certi comportamenti truffaldini in occasione dei concorsi pubblici a dirigente scolastico. E non tutti, effettivamente, sono all'altezza del compito. Tuttavia, dell'articolo di Merlo non mi piace il superficiale tentativo di rappresentare l'intera categoria dei presidi come inadatta a gestire ora e in futuro la scuola, in quanto priva di cultura manageriale; e lo fa con toni spesso sprezzanti e caricaturali. E se un’amica preside gli confessa di essersi dovuta accontentare di tablet di terz'ordine, anziché coglierne l'ottimismo della volontà, il vero grande patrimonio del mondo scolastico con il quale si fanno spesso miracoli, Merlo lo svilisce riducendolo a macchietta, come si capisce subito dall'iniziale citazione di Totò. Se ne avesse avuto la curiosità e la volontà, avrebbe scoperto che il mestiere del preside è fatto di fatiche inaudite, che vedono gran parte di noi lavorare per 12-14 ore al giorno, mentre la domenica serve per sbrigare gli affari più delicati, quali le difese per il tribunale, le lettere di richiamo, le risposte ai genitori o agli enti locali o ancora agli organismi ministeriali, che spesso sono i primi a rendere impossibile il nostro lavoro. Lavoro che consiste nel gestire, organizzare, controllare centinaia di dipendenti, in genere un migliaio di studenti con rispettivi genitori; nel tenere i rapporti con gli enti locali, i ministeri e il mondo delle imprese; nel seguire i progetti europei e quant'altro oggi interessa la scuola, per non parlare dei problemi di comportamento che contraddistinguono molte classi, in cui si riflettono le carenze educative delle famiglie. E tocca al preside, sempre al preside, prendere contatti con i servizi sociali, con il tribunale dei minori, all'occorrenza con le forze di polizia, naturalmente facendo attenzione a non sbagliare  un nome o una virgola nelle sue relazioni, per non pagare caro, molto caro, l'errore o la svista. Merlo - e dispiace che certo giornalismo si compiaccia e si consumi quasi del tutto nell'estetica barocco-dannunziana della scrittura - non si preoccupa di sapere che un gran numero di presidi deve gestire anche due scuole con numerosi plessi e con problemi resi ancora più gravi proprio dal non avere da anni, queste scuole, un loro dirigente di ruolo. E dall'amica dirigente il giornalista avrebbe potuto sapere che molti miei colleghi si trovano a gestire e ad essere responsabili in solido di milioni di euro, di migliaia di circolari, di migliaia di voti e di centinaia di scrutini. Se molti presidi riescono a venire a capo di tutto questo, si può sostenere che non abbiano nessuna capacità “manageriale”? E un bravo giornalista dovrebbe pur dire che stipendi così bassi, con responsabilità così elevate e da veri manager, sono indecorosi, soprattutto se paragonati a quelli di altri funzionari e dirigenti pubblici, che con minor responsabilità e molte meno incombenze, guadagnano molto, ma molto di più di un qualsiasi dirigente scolastico.
Valerio Vagnoli

mercoledì 11 marzo 2015

FARAONE SULLE OCCUPAZIONI? È STATO EQUIVOCATO...

Come recita un noto detto, l’ipocrisia è l’omaggio che la menzogna rende alla verità. Poco altro c’è da aggiungere sulla risposta data dalla sottosegretaria ai Beni culturali Francesca Barracciu (perché lei?) a un’interrogazione sull’elogio delle occupazioni del sottosegretario Faraone. Leggi il testo della risposta.