Mercoledì notte, uno
studente di Cecina in viaggio di istruzione a Milano con la propria classe è
precipitato dal sesto piano dell'Hotel morendo sul colpo. È il secondo caso che
si verifica nel giro di pochi mesi. È quasi certo che il ragazzo abbia fatto
uso di alcol e di sostanze stupefacenti acquistate prima della partenza per
Milano per visitare Expo. Che all'interno delle classi in queste occasioni ci
sia spesso qualcuno che ne approfitta per fare esperienze “iniziatiche”, è un
dato di fatto, salvo fare come gli struzzi. È sufficiente parlare con i nostri
studenti, se godiamo della loro fiducia, per sapere che questo corrisponde a
verità. Malgrado le evidenze, i viaggi d'istruzione si continuano a svolgere,
con tutti i rischi a cui i ragazzi e i docenti vanno incontro.
Alla notizia della
tragedia milanese, la ministra Giannini, oltre a esprimere il proprio sgomento,
ha voluto tuttavia ribadire che i viaggi non si mettono in discussione. E
invece avremmo dovuto già farlo da anni, spiegando i motivi per cui sarebbe
bene abolire quelli di più giorni. In qualche anno scolastico c’è stata una
loro diminuzione, ma più che altro perché i docenti si
sono rifiutati di parteciparvi per motivi sindacali. Eppure succede spesso
durante la notte che qualche gitante esca dalle finestre per raggiungere altre
camere, correndo rischi enormi, che vengano danneggiate le camere, che i
clienti dell’albergo protestino per il chiasso degli studenti, a volte sotto
l’effetto di alcol e droghe; e sono in crescita le agenzie turistiche che
chiedono ai gitanti un fondo di riserva per ripagare gli eventuali danni
causati agli hotel. Stupisce che, malgrado tutto, i docenti continuino a farsi carico di un impegno così
rischioso e stressante, che peraltro viene incredibilmente assicurato senza il
pur minimo riconoscimento economico. E c’è ormai chi vorrebbe che tra i loro
doveri ci fossero turni di vigilanza notturna, come già a volte accade e come già
pretenderebbero alcune sentenze dei tribunali amministrativi. Purtroppo ci sono
già vite di insegnanti rovinate per una vera o pretesa omissione, con tanto di
cessione della casa per rifondere i danni e depressioni gravi da curare. Oltre
a questo, vedere come alcune gite nascono è deprimente: spesso sono i ragazzi a
proporre le destinazioni e a cercare di convincere ora questo ora quel docente
ad accompagnarli; e non mancano i genitori che si permettono perfino di
contestarli se si negano a questi impegni.
Che le tragedie di
quest'anno servano almeno a rendere più responsabile il mondo della scuola, i
ragazzi e le loro famiglie! L’Italia ha tali ricchezze artistiche e ambientali
che si possono fare utilissime gite anche di una sola giornata. Ma se si vuole perseverare con le
notti in albergo, almeno si prevengano certi comportamenti stabilendo sanzioni
severissime per chi sgarra, si assicurino i docenti a carico della scuola e li
si retribuisca dignitosamente. Dato che ci siamo, si scelgano e si organizzino
le gite in modo che abbiano una reale valenza sul piano didattico. Le bolge di
studenti che in questi mesi hanno girovagato per l’Expo, stimolati e invogliati
a farlo dallo stesso ministero, sono stati quasi sempre un pessimo esempio di
quello che dovrebbe essere un viaggio di istruzione: innanzitutto una scoperta
ulteriore di se stessi attraverso la scoperta di cose nuove, e non una
ritualità o una semplice ragione per stare insieme.
Valerio Vagnoli
(“Il Corriere
Fiorentino”, 21 ottobre 2015)