giovedì 22 ottobre 2015

ECCO PERCHÉ LE GITE VANNO FERMATE

Mercoledì notte, uno studente di Cecina in viaggio di istruzione a Milano con la propria classe è precipitato dal sesto piano dell'Hotel morendo sul colpo. È il secondo caso che si verifica nel giro di pochi mesi. È quasi certo che il ragazzo abbia fatto uso di alcol e di sostanze stupefacenti acquistate prima della partenza per Milano per visitare Expo. Che all'interno delle classi in queste occasioni ci sia spesso qualcuno che ne approfitta per fare esperienze “iniziatiche”, è un dato di fatto, salvo fare come gli struzzi. È sufficiente parlare con i nostri studenti, se godiamo della loro fiducia, per sapere che questo corrisponde a verità. Malgrado le evidenze, i viaggi d'istruzione si continuano a svolgere, con tutti i rischi a cui i ragazzi e i docenti vanno incontro.
Alla notizia della tragedia milanese, la ministra Giannini, oltre a esprimere il proprio sgomento, ha voluto tuttavia ribadire che i viaggi non si mettono in discussione. E invece avremmo dovuto già farlo da anni, spiegando i motivi per cui sarebbe bene abolire quelli di più giorni. In qualche anno scolastico c’è stata una loro diminuzione, ma più che altro perché i docenti si sono rifiutati di parteciparvi per motivi sindacali. Eppure succede spesso durante la notte che qualche gitante esca dalle finestre per raggiungere altre camere, correndo rischi enormi, che vengano danneggiate le camere, che i clienti dell’albergo protestino per il chiasso degli studenti, a volte sotto l’effetto di alcol e droghe; e sono in crescita le agenzie turistiche che chiedono ai gitanti un fondo di riserva per ripagare gli eventuali danni causati agli hotel. Stupisce che, malgrado tutto, i docenti  continuino a farsi carico di un impegno così rischioso e stressante, che peraltro viene incredibilmente assicurato senza il pur minimo riconoscimento economico. E c’è ormai chi vorrebbe che tra i loro doveri ci fossero turni di vigilanza notturna, come già a volte accade e come già pretenderebbero alcune sentenze dei tribunali amministrativi. Purtroppo ci sono già vite di insegnanti rovinate per una vera o pretesa omissione, con tanto di cessione della casa per rifondere i danni e depressioni gravi da curare. Oltre a questo, vedere come alcune gite nascono è deprimente: spesso sono i ragazzi a proporre le destinazioni e a cercare di convincere ora questo ora quel docente ad accompagnarli; e non mancano i genitori che si permettono perfino di contestarli se si negano a questi impegni.
Che le tragedie di quest'anno servano almeno a rendere più responsabile il mondo della scuola, i ragazzi e le loro famiglie! L’Italia ha tali ricchezze artistiche e ambientali che si possono fare utilissime gite anche di una sola  giornata. Ma se si vuole perseverare con le notti in albergo, almeno si prevengano certi comportamenti stabilendo sanzioni severissime per chi sgarra, si assicurino i docenti a carico della scuola e li si retribuisca dignitosamente. Dato che ci siamo, si scelgano e si organizzino le gite in modo che abbiano una reale valenza sul piano didattico. Le bolge di studenti che in questi mesi hanno girovagato per l’Expo, stimolati e invogliati a farlo dallo stesso ministero, sono stati quasi sempre un pessimo esempio di quello che dovrebbe essere un viaggio di istruzione: innanzitutto una scoperta ulteriore di se stessi attraverso la scoperta di cose nuove, e non una ritualità o una semplice ragione per stare insieme.
Valerio Vagnoli

(“Il Corriere Fiorentino”, 21 ottobre 2015)

domenica 11 ottobre 2015

QUATTRO INSEGNANTI TRA I PREMIATI DA MATTARELLA

È una bella novità la scelta del Presidente della Repubblica di dare una delle massime onorificenze a 18 eroi “normali”, come titola il “Corriere della Sera” di oggi. Capita di trovare in casa di un conoscente, in bella mostra alla parete, onorificenze di questo o quel presidente. In genere non suscitano grande interesse,  se addirittura non si sospetta che siano dovute alla conoscenza di qualche politico. Stavolta, invece, viene da pensare che le persone scelte, anche come simbolo di tanti loro colleghi, lo siano state in virtù del loro impegno silenzioso e costante, senza altri fini se non quello di migliorare la vita degli altri, con questo migliorando anche la propria e quella di chi verrà dopo di noi. Tra i diciotto premiati vi sono ben quattro docenti, alcuni ancora in servizio e altri in pensione, che nelle loro storie rappresentano un gran numero di insegnanti italiani, anzi la grande maggioranza, che, oltre a fare benissimo il loro mestiere,  alla scuola dedicano gran parte della loro vita perfino dopo essere andati in pensione.  Altro che 18 ore di lavoro settimanale! Si tratta invece  di impegni e responsabilità che difficilmente sono immaginabili se non si lavora all'interno delle scuole. Di questo impegno si parla solitamente ben poco, né lo si riconosce sul piano economico. Lo stesso Francesco Merlo, non sempre tenero nei confronti degli insegnanti, sostiene che nessuna riforma della scuola potrà avere successo se non si parte da una retribuzione finalmente “europea”.  Le scuole non funzionerebbero, se non ci fossero decine di docenti che si impegnano, non di rado senza essere retribuiti o per pochi euro, nelle commissioni, nelle attività di orientamento, in quelle di alternanza scuola-lavoro, nella formulazione degli orari,  nella redazione di atti e documenti (a volte purtroppo di assoluta inutilità), nella preparazione di materiali didattici, oltre che nei consigli di classe, nei rapporti con genitori sempre più supponenti, nella correzione dei compiti e nella preparazione accurata delle lezioni.
Spesso parliamo innanzitutto delle cose che nella scuola non funzionano, anche per responsabilità del personale che vi opera. Tuttavia sfugge a molti che la quotidianità nella gran parte delle nostre scuole è una fitta trama di contributi, ordinari e straordinari; e il riconoscimento di Mattarella all’impegno e alla generosità di quattro colleghi in qualche misura va anche ai tanti altri che giorno dopo giorno fanno vivere la scuola.
Valerio Vagnoli

domenica 4 ottobre 2015

PREVENIRE LE OCCUPAZIONI: PARTECIPAZIONE E NORME AD HOC

Una scuola che abbia davvero a cuore la crescita civile e culturale dei ragazzi non può certo avallare o minimizzare comportamenti come le occupazioni, che ne impediscono il funzionamento e ne danneggiano la credibilità. D'altra parte, la scuola può legittimamente diventare il luogo dove gli allievi possono progettare e organizzare momenti di approfondimento e di discussione su temi di loro interesse. In altre parole, una prevenzione efficace delle occupazioni, come dimostrano alcune esperienze, dovrebbe avere due cardini: la disponibilità a soddisfare le esigenze di autoespressione e di partecipazione degli studenti; la presenza nel regolamento d'istituto di norme ad hoc che indichino con chiarezza limiti e valori da rispettare.
La partecipazione studentesca deve basarsi su progetti concordati tra la scuola e gli studenti, qualcosa di strutturato e di previsto fin dall'inizio dell'anno. Può trattarsi di tre o quattro giornate di "didattica flessibile", sperimentate con successo a Roma, con iniziative di carattere culturale o orientativo, meglio se distribuite nel corso dell'anno; di spazi programmati di discussione, anche nel corso delle assemblee mensili previste; e altro ancora. Bisogna evitare, invece, di concedere, sotto la minaccia dell'occupazione, le cosiddette autogestioni, sia per una questione di principio, sia perché improvvisate e quindi generalmente inconcludenti.
Si dovrebbero prevedere anche occasioni di dialogo preventivo con i genitori, in cui evidenziare i danni sostanziali che derivano dalle occupazioni: spreco di soldi pubblici proprio mentre si rivendicano maggiori finanziamenti per la scuola, percentuali dell'anno scolastico andate perse, quindi conoscenze e competenze non acquisite.
Quanto alle regole da includere nei regolamenti di istituto per scoraggiare le occupazioni, dovrebbero riguardare comportamenti come la permanenza non autorizzata nell'edificio scolastico, l'ingresso nella scuola forzando porte e finestre, l'impedire l'ingresso al personale della scuola, il danneggiamento di ambienti e attrezzature, l'interruzione delle lezioni. Devono essere inoltre esplicitati i compiti dei docenti in caso di occupazione. Va infine chiarito che la valutazione finale del comportamento deve essere fatta in base a tutti e due i quadrimestri e che quindi un'insufficienza nel primo quadrimestre non rimarrà ininfluente.
Sarà naturalmente compito delle singole scuole stabilire le relative sanzioni (anche a scanso di ricorsi). È importante, però, che siano adeguate alla gravità dei comportamenti, perché altrimenti la scuola darebbe ai ragazzi un messaggio educativo debole e contradditorio. Con queste regole, gli studenti potranno essere sanzionati non genericamente per "occupazione", ma per una pluralità di comportamenti di indiscutibile gravità, che però sono spesso assenti nei regolamenti di istituto.

Proposte di integrazione ai regolamenti di istituto

È utile una premessa al Regolamento che sottolinei la responsabilità della scuola come istituzione al servizio della collettività. Per esempio:
Le regole di comportamento indicate in questo regolamento servono a garantire il rispetto reciproco, la cura per l'ambiente scolastico e la serenità necessaria alle attività didattiche. Solo a queste condizioni la scuola può assolvere il compito di trasmettere alle nuove generazioni il patrimonio culturale che ci accomuna. Questo compito le è stato affidato dalla collettività, che lo sostiene con i soldi dei contribuenti.

NORME 

Costituiscono gravi mancanze disciplinare i seguenti comportamenti:
- entrare o rimanere nell'edificio scolastico al di fuori delle ore di lezione, delle attività programmate dall'istituto o di quelle autorizzate dal dirigente scolastico;
- interrompere o impedire lo svolgimento dell'attività didattica;
- non partecipare alle lezioni pur essendo all'interno dell'edificio scolastico (salvo che in casi particolari con l'autorizzazione dell'insegnante);
- entrare nella scuola forzando porte o finestre;
- impedire l'ingresso al personale della scuola o ad altri studenti. 

Danni
- Gli studenti sono tenuti al massimo rispetto degli ambienti scolastici, degli arredi, delle attrezzature, sempre avendo presente che i relativi costi sono sostenuti dalla collettività. Chiunque li danneggia è tenuto a risarcire la scuola e incorre nelle sanzioni disciplinari previste dal presente regolamento.

Voto di condotta
- In sede di scrutini finali il Consiglio attribuirà il voto di condotta tenendo anche conto dei comportamenti relativi al primo quadrimestre, come dispone il Decreto Ministeriale n.5/2000, all'art. 5, comma 1 ("Ai fini della valutazione del comportamento il Consiglio di classe tiene conto dell'insieme dei comportamenti posti in essere dallo stesso durante il corso dell'anno").
- La scuola valuta sul piano disciplinare le infrazioni alle disposizioni del presente regolamento, fatte salve ulteriori responsabilità di carattere penale.
Compiti dei docenti
- In caso di occupazione i docenti sono tenuti a svolgere le lezioni, al limite anche a un solo allievo; nel caso che fosse loro impedito di farlo, devono riferirlo per scritto al dirigente, indicando i nominativi dei responsabili, se ne sono a conoscenza. Sono inoltre tenuti a individuare, in collaborazione con i colleghi, gli allievi che sono presenti a scuola, ma non in classe, e ad annotare i loro nomi, differenziandoli dagli assenti veri e propri.

[Le proposte si basano, con alcune modifiche e integrazioni, sui documenti elaborati da un gruppo di 18 presidi toscani e dal Gruppo di Firenze nel 2011 e sulle indicazioni emerse nel convegno dell'Associazione Nazionale Presidi "La scuola: un bene della comunità", svoltosi il 22 ottobre 2013 a Roma.]