All’occasione – meglio se non
impegnativa – tutti i partiti e tutti i vertici delle istituzioni proclamano
con la dovuta gravitas la centralità della scuola per il futuro del
paese, dei giovani e dell’economia, ma anche per lo sviluppo della personalità,
per la convivenza civile, per la stessa democrazia. Nella fase di formazione di
un nuovo governo, quindi, ci si aspetterebbe che i possibili candidati al
Ministero dell’Istruzione fossero oggetto di continue ipotesi nel cosiddetto
“totoministri”. Ma, come si è visto, la casella in questione è rimasta quasi
sempre vuota, nel totale disinteresse dei mezzi di informazione. Dov’è quindi
finita la centralità della scuola? Sembra di poter concludere che si trattava
di flatus vocis, cioè di rituali emissioni di suoni privi di
convinzione.
Una delle ipotesi in circolazione è
che il vuoto potrebbe (forse, pare) essere riempito da Anna Maria Bernini, che
– a leggere il suo curriculum – di scuola ne sa quanto uno studente in uscita
dalle superiori. Se fosse così questo significherebbe che la Ministra sarà
guidata per mano dall’apparato ministeriale, tutt’altro che estraneo
all’involuzione “indulgente” della scuola negli ultimi decenni. Pazienza per l’ulteriore
colpo inferto a quella che Mattarella ha definito “risorsa decisiva per il
futuro della comunità nazionale”.
Giorgio Ragazzini