lunedì 3 luglio 2023

SI FA PRESTO A DIRE “LAVORI SOCIALMENTE UTILI” …

Il Ministro Valditara ha più volte ripetuto l’intenzione di ridare “autorevolezza” agli insegnanti e di promuovere nella scuola “la cultura del rispetto”. Intanto è davvero importante – in concreto e simbolicamente – la decisione di far assistere dall’Avvocatura dello Stato i docenti aggrediti da genitori poco inclini a riconoscere le scorrettezze o l’impreparazione dei figli. Nei giorni scorsi ha poi colto l’occasione offerta dallo scandaloso 9 in condotta assegnato al teppistello che aveva “impallinato” una professoressa (stesso voto a un compagno per aver filmato l’impresa) per promettere che in futuro il comportamento avrà un maggior peso nella valutazione complessiva. Ha aggiunto che va ripensato l’istituto della sospensione, da sostituire con “lavori socialmente utili”. Qualcosa del genere, in realtà, è già previsto, con altro nome, dallo Statuto degli studenti del 1999, anzi la norma stabilisce, a proposito delle sanzioni (anche una nota sul registro?) che “allo studente è sempre offerta la possibilità di convertirle in attività in favore della comunità scolastica”. Se quest’obbligo è stato largamente disatteso dalle scuole, è perché non è per nulla facile trovare attività effettivamente utili che non comportino rischi e che per di più devono per forza essere svolte sotto la vigilanza di un adulto (docente o custode che sia); e si può immaginare quanto sia praticabile sottrarne qualcuno ai propri compiti e ancor meno pagarlo per questo.

Il Ministro Valditara si dovrà dunque misurare con l’effettiva realizzabilità dei “lavori socialmente utili”, puntando sensatamente – come sembra di capire – su attività in campo sociale. Sarà indispensabile esaminare le esperienze che alcuni istituti hanno messo in pratica negli ultimi anni accordandosi con associazioni di volontariato, assumendo però come Ministero la responsabilità di costruire modelli organizzativi e di stipulare protocolli di collaborazione, dei quali si possano servire le singole scuole, evitando di costringerle ad accollarsi compiti insostenibili.

Sarebbe infine l’ora di fare un approfondito “tagliando” allo Statuto degli studenti, non solo superando il pressappochismo e anche una certa confusione che caratterizzano alcune sue parti, ma anche sburocratizzando l’esercizio dell’autorità educativa da parte della scuola. Una sanzione tempestiva è senza dubbio più utile e più giusta. La sospensione non deve essere abolita, semmai adoperata, almeno nell’immediato, solo in casi specifici (per esempio in quello dello “sparatore” di cui sopra per ovvi motivi di serenità ambientale), senza escludere un’integrazione dei due provvedimenti. Infine, per i comportamenti più gravi o frequentemente ripetuti non può essere esclusa la non ammissione all’anno successivo o agli esami, per segnalare ai giovani (e alle loro famiglie) l’esistenza di limiti invalicabili. 

Giorgio Ragazzini

sabato 1 luglio 2023

L’IDEA DI NAZIONE E IL DECLINO DELLA STORIA NELLA SCUOLA

“Il principio di nazionalità non può essere scisso dagli ideali di libertà e fratellanza tra i popoli. È il messaggio implicito nel brano tratto dal saggio L’idea di nazione di Federico Chabod. A questo proposito l’autore chiama in causa due protagonisti del Risorgimento. Camillo di Cavour perseguì il traguardo dell’unità nazionale sotto un regime liberale, mentre nel pensiero di Giuseppe Mazzini il patriottismo si fonde con il progetto di un’Italia repubblicana e democratica”. Così inizia, sul Corriere della Sera, il commento di Antonio Carioti alla suggestiva traccia di argomento storico per lo scritto di italiano agli esami di maturità di quest’anno.

Per i giovani che escono dall’adolescenza per entrare in maniera consapevole e responsabile nell’età adulta, una riflessione sul concetto di Nazione è opportuna nel contesto attuale della politica italiana, in cui nazione e nazionalismo sono considerati valori della destra a cui contrapporre da sinistra i principi della solidarietà tra i popoli e dell’internazionalismo.

Se all’idea di nazione si accompagna invece quella di libertà e quella di umanità, allora la si rende incompatibile con i totalitarismi di destra e di sinistra. Chabod, storico di tradizione laica e liberale, laureatosi nel 1923 con Salvemini, poi esponente politico della Valle d’Aosta (di cui rivendicava l’italianità), aveva fatto la resistenza con le formazioni di Giustizia e Libertà e vedeva la conquista della democrazia come compimento del Risorgimento per nazione italiana, liberandone quindi l’idea dalle distorsioni del fascismo che si basava sull’idea della disuguaglianza tra i popoli, le razze, le religioni.

Nella traccia proposta agli studenti, Chabod afferma che le nazioni sono «gl’individui dell’umanità come i cittadini sono gl’individui della nazione…Ora, l’umanità è ancora, essenzialmente, per il Mazzini, Europa: ed infatti insistente e continuo è il suo pensare all’Europa, l’Europa giovane che, succedendo alla vecchia Europa morente, l’Europa del Papato, dell’Impero, della Monarchia e dell’Aristocrazia, sta per sorgere.»

I maturandi però non hanno accolto con favore questa traccia: infatti solo il 4% dei candidati si è cimentato nell’analisi e interpretazione del testo, mentre invece la maggioranza si è orientata sull’"Elogio dell’attesa nell'era di WhatsApp", di Marco Belpoliti.

Si conferma così che da tempo i social network sono diventati praticamente l’unico strumento di informazione e, se va bene, di qualche conoscenza storica e politica; ma è anche il sintomo di quanto poco la scuola sappia (o voglia?) valorizzare la nostra eredità culturale attraverso lo studio della storia, con l’impegno che questo comporta con l’aiuto dei manuali e magari di saggi storici come quello di Chabod da cui questo scritto ha preso le mosse. Com’è noto, Gramsci scriveva nei Quaderni dal carcere: “Occorre persuadere molta gente che anche lo studio è un mestiere, e molto faticoso, con un suo speciale tirocinio, oltre che intellettuale, anche muscolare-nervoso: è un processo di adattamento, è un abito acquisito con lo sforzo, la noia e anche la sofferenza. La partecipazione di più larghe masse alla scuola media tende a rallentare la disciplina dello studio, a domandare «facilitazioni”.

E della facilitazione la scuola italiana da anni ha fatto molto uso a scapito del merito e della responsabilità nello studio delle singole discipline, in particolare l’italiano e, appunto, la storia. Quest’ultima dovrebbe acquistare un peso maggiore nel corso del curriculum scolastico e diventare una prova importante in sede di esami di maturità, perché permette di riscoprire i valori costitutivi di una società civile e politica, dalla famiglia alla comunità nazionale o sovranazionale.

Coltivare infine la memoria storica delle vicende dei popoli, delle nazioni, degli stati può essere il viatico per sentirsi, con passione e razionalità, sia italiani che europei e per riprendere, dopo anni di crisi economiche, pandemiche e belliche, il cammino iniziato negli anni del Risorgimento verso la piena realizzazione della democrazia.

 

Sergio Casprini

 (dal Sito del Comitato Fiorentino per il Risorgimento, 1° luglio 2023)