sabato 31 gennaio 2009

CONDOTTA: DOVE PIOVONO I QUATTRO E I CINQUE VORRÀ PUR DIRE QUALCOSA...

“Basta con i voti selvaggi”, “Quei quattro in condotta sono sproporzionati”.... In alcune scuole piovono le insufficienze in condotta, suscitando opinioni contrarie di diverso tipo: il decreto sulla condotta non lo consente (e forse questo è vero) oppure i ragazzi sono stati un po’ vivaci, ma... Ma al di là della legittimità rispetto a norme per il momento estremamente restrittive (che il ministro dice di voler correggere), sta di fatto che nessuno sembra chiedersi se questo non sia per il caso il sintomo di una situazione grave, che logora pesantemente i docenti e che in questi anni di buonismo non è stata riconosciuta nelle sua realtà. E forse sarebbe stato giornalisticamente corretto intervistare, oltre alla preside che contesta i 4 in condotta, anche qualcuno dei docenti che hanno preso queste decisioni. Leggi le cronache sul “Giorno” e sul “Corriere veneto”.

giovedì 29 gennaio 2009

RILANCIARE L'ISTRUZIONE TECNICA? SÌ, MA CHE NE FACCIAMO DELL'ISTRUZIONE E DELLA FORMAZIONE PROFESSIONALE?

Un certo rilievo ha oggi sui quotidiani la ricerca/proposta dell’Associazione TreeLLLe sull’istruzione tecnica, vista anche come chiave del rilancio economico e come sbocco professionale per molti giovani, visto che l’offerta è oggi largamente inferiore alla domanda. Le proposte-chiave per il rilancio sono nel complesso sensate e in particolare quella di una didattica molto più legata ai laboratori e agli stage presso le aziende. Tra i vari articoli che ne parlano abbiamo scelto quello di Donata Bonometti sul “Secolo XIX”.
C’è però chi fa notare – come l’Associazione Docenti Italiani di Alessandra Cenerini – che oltre agli istituti tecnici esistono anche quelli professionali (per non parlare della formazione professionale) e critica duramente l’attuale tendenza bipartisan a far fagocitare i secondi dai primi. “Un'operazione seria, nel rispetto del dettato costituzionale, sarebbe stata la progressiva unificazione degli istituti professionali e con i corsi di formazione professionale".
Secondo l'ADi la Confindustria privilegia l'istruzione tecnica, perché "non ha bisogno degli istituti professionali, che producono un tipo di formazione conforme ai bisogni dell'artigianato, della piccola e media impresa, non ai propri". (Leggi tutto il documento dell’ADi).
Fin dal suo documento fondativo (§ 4) il Gruppo di Firenze ha preso posizione a favore di una formazione professionale profondamente riqualificata e fornita di mezzi adeguati. Gli istituti professionali, inoltre, la cui identità è attualmente deformata da una semi-licealizzazione, dovrebbero offrire a chi esce dalla scuola media percorsi più largamente imperniati sulle materie professionalizzanti e sui relativi laboratori.
Tutto questo, anche a prescindere dalle motivazioni economiche, in omaggio proprio al merito, inteso come talento valorizzato con impegno serio e costante, e alla libertà di scelta che tale valorizzazione implica. Infatti, quante potenziali attitudini sono soffocate dalla pretesa ideologica di imporre a tutti, nei dieci anni dell’obbligo, più o meno lo stesso genere di percorso?

mercoledì 28 gennaio 2009

"LA CONDOTTA FARÀ MEDIA", DICE IL MINISTRO. MA CHE SIGNIFICA IN CONCRETO?

Mettiamo il caso di un ragazzo del liceo classico che abbia la media del 7 in dodici materie. Poiche si è comportato male, prende 6 in condotta, il voto peggiore tra quelli che non comportano la bocciatura. Ebbene, contando la condotta, la media scende da 7 a 6,9. E questo dovrebbe scoraggiare bulli e maleducati?
Dunque, per dare corpo al fondamentale obbiettivo di rendere più seria e serena la scuola, bisogna prevedere altro. Innanzitutto criteri meno restrittivi per il cinque il condotta, che comunque non sarà mai dato a cuor leggero dalla maggioranza di un consiglio di classe, tanto meno "per reprimere il dissenso", checché un po' paranoicamente ne pensino alcuni studenti; ma anche concreti vantaggi per chi si comporta bene, come ad esempio un innalzamento del credito scolastico in vista dell'esame di maturità o di terza media (segnaleremo volentieri le proposte dei colleghi che ci leggono).

Nel frattempo prendiamo atto che l'86% dei votanti nel nostro mini-sondaggio considera del tutto o parzialmente disorganizzata la propria scuola...
Dettaglio dei risultati. La domanda era: La tua scuola è organizzata in modo efficiente? Ha risposto il 12%, Solo in parte il 41%, No il 45%.

martedì 27 gennaio 2009

CONDOTTA: IL MINISTRO CI RIPENSA E ANNUNCIA UN GIRO DI VITE

Speriamo che qualche retroscenista prima o poi ci racconti com'è andata veramente la vicenda delle nuove norme sulla condotta. Fatto sta che il decreto appena pubblicato sarà superato da un regolamento con "misure più rigorose", in cui non sarà più necessario essere stati sospesi per più di quindici giorni avendo commesso dei veri e propri reati.
Lo afferma il Ministro in un'intervista al "Riformista", lo confermano cronache su "La Stampa", sul "Giornale" e su altri quotidiani.
Che in questo ripensamento abbia avuto la sua parte la tirata d'orecchi di Mario Pirani?

lunedì 26 gennaio 2009

LA GELMINI IMPAURITA SUL VOTO IN CONDOTTA

di Mario Pirani

Era stato salutato da qualche plauso – tra cui quello del sottoscritto – e da un coro di mugugni diffusi l´annuncio di Maria Stella Gelmini di volere applicare la decisione del suo predecessore all´Istruzione, Giuseppe Fioroni, volta a reintrodurre la piena validità del voto sul comportamento degli allievi delle secondarie – il famoso 7 in condotta, declassato ora a 5 – a partire da quest´anno.Siamo allo scadere del primo quadrimestre e in molte scuole si è già provveduto ad attuare la direttiva, ma ora è sopravvenuto un decreto esplicativo che in realtà la rende del tutto inefficace. Duole pensare che la ministra si sia lasciata intimidire dalle proteste, dalle critiche e non di rado dagli immotivati insulti che hanno accompagnato un esordio che presentava, come sempre in un settore così difficile e complesso, aspetti negativi ma anche positivi, in un quadro di generale scarsità di mezzi finanziari. In questo caso, però, i soldi non c´entrano perché quel che smorza una svolta importante è la vischiosità di una vecchia pedagogia, imperante a sinistra come a destra. Bisogna, invece, tornare a dare un senso alle cose e capire quanto sia assolutamente indispensabile ridare a masse di adolescenti «spavaldi e fragili» la sensazione palpabile dell´esistenza di limiti di contenimento e di regole che nell´ambito di una comunità di studio e di formazione, fissino gli spazi della loro libertà e del rispetto individuale e collettivo. Un´altra esigenza, che deve essere recuperata, è che lo studio implica fatica, sforzo e utilizzazione prefissata del tempo. Si tratta di valori e norme messe in disuso negli ultimi decenni da una visione facile della vita e della scuola che la crisi delle famiglie e dell´insegnamento hanno favorito o tollerato per quieto vivere o per convincimento di opposte quanto dannose ideologie. Da un lato ha trionfato un permissivismo delegittimante ogni forma di autorità, in primis quella degli insegnanti, dall´altro si è fatta strada l´idea che la scuola sia un´azienda, dove i clienti hanno sempre ragione, e non un servizio pubblico dedito alla formazione dei giovani cittadini. L´involuzione pedagogica che ne è scaturita, assieme alla cattiva politica, hanno contribuito al degrado scolastico.Tornare a una scuola del merito, dell´impegno, del rispetto tra docenti e discenti non sarà facile, se pure avverrà. Il voto di condotta, come la versione più severa dello Statuto degli studenti, introdotta da Fioroni per combattere il bullismo, sono solo due fra le tante misure prese, senza imbarcarsi in altre inutili riforme generali. In questa direzione si sono mossi i due ultimi ministri. La conferma di principio della Gelmini aveva già indotto molte scuole a varare nuove «griglie di valutazione del comportamento». Prendo ad esempio quelle del liceo Orazio di Roma con indicatori che vanno dal 10 (massimo voto) al 5 (bocciatura) e che fissano il rispetto delle norme che regolano la vita dell´istituto, l´assiduità nella frequenza e la riduzione al minimo delle entrate e uscite fuori orario, il grado di partecipazione attiva e motivata ai corsi, il comportamento corretto e collaborativo all´interno della comunità scolastica. Per intendersi le occupazioni pretestuose, l´uso del telefonino, il fumo, il disturbo sistematico delle lezioni, l´andirivieni ad libitum ed altre inadempienze concorrono al voto di condotta. Altre scuole si apprestavano a discutere e introdurre analoghe griglie ma dopo il decreto ministeriale tutto ciò rischia di essere vanificato, in quanto il voto negativo in condotta può essere comminato solo «in presenza di comportamenti di particolare gravità», che comportano la sospensione per più di 15 giorni. E, cioè, specifica ancora il decreto di «reati (sic) che violano la dignità e il rispetto della persona umana» o quando vi sia «pericolo per l´incolumità delle persone». Non basta: la sanzione «non può riferirsi ad un singolo episodio» (anche se è un reato grave? ) ed è, inoltre, soggetta a revisione di fronte ad «apprezzabili e concreti cambiamenti nel comportamento». È evidente che assimilando al bullismo criminale l´indisciplina cronica e fuori controllo che imperversa in tante scuole, soprattutto professionali e periferiche, il ministero rende impossibile sanzionare la pessima condotta.«Con una simile interpretazione del voto di condotta questo non servirà a nulla» dice sconsolato Marcello Di Pasquale, vice preside di una scuola di frontiera sul Raccordo anulare di Roma, la "Giovanni e Francesca Falcone", dove vi sono persino alunni in arresto domiciliare con deroga scolastica per droga. Come dargli torto?

("La Repubblica" di lunedì 26 gennaio, p. 22)

Sul voto di condotta riproduciamo anche una nota di "Tuttoscuola FOCUS n. 271", diffuso oggi, che pone giustamente l'esigenza di valorizzare in qualche misura anche la condotta corretta, come da noi più volte proposto. Resta il fatto che il "fare media" è comunque troppo poco, sia nel bene che nel male. Meglio sarebbe attribuire punteggi (positivi e negativi) che incidano sulla valutazione d'esame sia in terza media che nell'ultima classe delle superiori.

Il voto di condotta farà media o no?

Per il momento il ministero ha preferito glissare sull'interrogativo che in questi giorni ha tenuto banco tra dirigenti scolastici e professori degli istituti superiori.
Nella circolare n. 10 del 23 gennaio scorso non ha chiarito, infatti, il senso della disposizione contenuta nell'articolo 2 della legge 169/2008 che così recita: "La votazione sul comportamento degli studenti, attribuita collegialmente dal consiglio di classe, concorre alla valutazione complessiva dello studente".
Cosa vuole dire quel "concorre complessivamente"? Per il 5 in condotta sappiamo tutti cosa succede, ma per il sei, il sette e gli altri voti, il voto di condotta conta qualcosa? E se sì, quanto conta? Fa media, per esempio, per i crediti scolastici dell'ultimo triennio delle superiori?
La scena, soprattutto in questi giorni, la sta tenendo il cinque, al quale è stato dedicato un apposito decreto ministeriale per tracciarne l'identikit. Ma la condotta non dovrebbe essere solamente considerata in quel voto che può far perdere l'anno.
Se così fosse, se cioè la modifica normativa introdotta tre mesi fa ha davvero voluto ripristinare solamente uno strumento preventivo e repressivo contro gli atti di violenza oppure creare una deterrenza verso gli atteggiamenti di bullismo, dovremmo considerare il voto di condotta soltanto per la sua valenza negativa. Le sue espressioni di voto positivo, dal dieci decimi in giù, sarebbero simboliche e ininfluenti, non degne di alcuna considerazione.
La nuova condotta conterebbe sostanzialmente solo per il suo valore negativo, alla stregua di una sanzione disciplinare, perché, fuori dal cinque non avrebbe alcun effetto. Era davvero questo lo spirito della disposizione di legge?

giovedì 22 gennaio 2009

“LA BALLA DEL CINQUE IN CONDOTTA”: E SE LO DICE L’UNITÀ...

Pur essendo contrario al cinque in condotta perché "non serviva alla scuola", Fabio Luppino sull' "Unità" non ci pensa neppure a dare manforte al vittimismo di alcuni gruppi studenteschi, che parlano di repressione e altre amenità. "Sulla base di questi criteri l'insufficienza in comportamento non ci sarà mai". Leggi l'articolo.
Le cronache da diverse parti d'Italia fanno emergere tutte le contraddizioni di questo provvedimento e i nodi al pettine che il decreto non sfiora neppure, anzi per certi aspetti aggrava, imbottito com'è di ipergarantismo: c'è chi si pone il problema delle occupazioni, altri dello "stillicidio quotidiano di maleducazione, arroganza, indifferenza". C'è anche da notare che diverse scuole si stavano e si stanno impegnando per distillare da questo infelice provvedimento qualcosa di positivo; ma molte di esse, che avevano già deciso di dare dei cinque nel primo quadrimestre, dovranno forse tornare indietro.

lunedì 19 gennaio 2009

TANTO TUONÒ CHE NON PIOVVE: SULLA CONDOTTA NON CAMBIA NULLA. ANZI...

La pubblicazione del decreto destinato a “correlare la particolare e oggettiva gravità del comportamento al voto inferiore a sei decimi” ha avvalorato le nostre non rosee previsioni: sarà in realtà una regolamentazione di quanto già disposto da Fioroni nella sua revisione dello Statuto degli studenti, in versione ancora più garantista. Dopo mesi di polemiche inutili, la speranza di un ulteriore rafforzamento del ruolo educativo della scuola non ha avuto seguito. La scuola è rimasta in pratica dove l'aveva lasciata Fioroni, la cui opera (meritoria) andava completata e rafforzata. E già cominciano a farsi sentire nella scuola le critiche dei delusi, come si può leggere oggi sul "Sole24Ore".
Vediamo le nuove norme. L'articolo 4, comma 1 precisa che il cinque in condotta si può dare “esclusivamente in presenza di comportamenti di particolare gravità riconducibili alle fattispecie per le quali lo Statuto delle studentesse e degli studenti [...] nonché il Regolamento di Istituto prevedano l’irrogazione di sanzioni disciplinari che comportino l’allontanamento temporaneo dello studente dalla comunità scolastica per periodi superiori a quindici giorni”. E quali sono i comportamenti di particolare gravità secondo lo Statuto riformato da Fioroni? Si tratta di “reati [sic] che violano la dignità e il rispetto della persona umana" o creino "pericolo per l'incolumità delle persone. " [art.9]. Casi estremi, quindi. Ma evidentemente questo non bastava a rassicurare chi con ogni evidenza considera gli insegnanti persecutori allo stato latente degli allievi. L’attuale ministro, infatti, sente il bisogno di aggiungere che il Consiglio di classe deve anche accertare, prima di dare cinque in condotta, che il reo "non abbia dimostrato apprezzabili e concreti cambiamenti nel comportamento" . In altre parole, chi ha abusato di una compagna in bagno oppure vi ha torturato un disabile può atteggiarsi a pentito e farla franca...
Invece chi ha violato più e più volte gravemente le regole di comportamento, pur senza incorrere in veri e propri reati, ed essendo magari stato sospeso ripetutamente, non correrà alcun pericolo di bocciare.
Ma “la condotta farà media”, ripete il ministro anche in un’intervista di oggi al “Giornale”. Ma che significa in pratica? Pochissimo (vedi note del 10 e 14 gennaio), anzi la media può addirittura essere alzata anche da un sei in condotta, se il contesto è di diverse insufficienze. E poi, in quali circostanze è prevista un’incidenza della media? Ordinariamente solo nel credito scolastico in vista dell’esame. Ma appunto in misura talmente modesta da rendere risibili i timori e le speranze che questa annunciata svolta rigorista aveva provocato in questi ultimi mesi. Perché, invece che alla media, non si è pensato per esempio a un punteggio aggiuntivo nel credito scolastico in caso di nove o dieci in condotta e a una penalizzazione almeno per i sei?
La nuova normativa sulla condotta è poi punteggiata da una serie di avvertenze che per la scuola italiana suonano quasi grottesche: “La valutazione del comportamento non può mai essere utilizzata come strumento per condizionare o reprimere la libera espressione di opinioni correttamente manifestata” (un intero consiglio di classe che si accorda per punire il dissidente...); “La valutazione espressa in sede di scrutinio intermedio o finale non può riferirsi ad un singolo episodio [anche se gravissimo?], ma deve scaturire da un giudizio complessivo di maturazione e di crescita civile e culturale dello studente in ordine all’intero anno scolastico”. E ne citiamo solo due.
Va infine sottolineato il fatto che il pur grave problema del bullismo ha finito per oscurare quello più generale del rispetto delle regole nella scuola e l’esistenza di una crisi dell’educazione, che va affrontata con chiarezza di idee, saggezza e fermezza, prima di tutto nell’interesse dei ragazzi stessi.

SULLA "SELEZIONE" DEGLI INSEGNANTI

Pubblichiamo la lettera della collega Giulia Biti, che fa seguito alle dichiarazioni sulla scuola di Michelle Hunziker, da noi riportate ieri.

Leggo oggi sul blog le dichiarazioni della Hunziker.
La selezione del personale docente è indubbiamente una conditio sine qua non, e non intendo mettere in discussione questo punto. Mi chiedo però se sia davvero così opportuno porvi l'accento in maniera così enfatica, come se tutti i mali della scuola gravassero effettivamente sulle spalle del solo insegnante: un elemento fondamentale, ma nel contempo soltanto parte di un sistema – il sistema educativo, appunto – estremamente complesso e non sempre così semplice da vivere e da gestire.
Inoltre, cosa intendiamo realmente per selezione? [Leggi tutto l'intervento]

domenica 18 gennaio 2009

LA SCUOLA DI MICHELLE HUNZIKER

(Da "TuttoscuolaFOCUS" N. 269)

Madre olandese, padre svizzero tedesco, poliglotta come molti svizzeri (ha anche studiato lingue), italiana per adozione - da parte degli italiani - e per scelta (sua), la show girl più internazionale della TV italiana non perde occasione per dimostrare di non essere solo bella e simpatica, ma anche una intelligente osservatrice della società italiana.
Intervistata da Renato Franco per il Corriere della Sera, Michelle si è sentita porre, alla fine del colloquio, la domanda forse più imbarazzante: "Che cosa non le piace del nostro Paese?". Ed ecco la risposta, secca e precisa: "Cambierei completamente il sistema scolastico. Credo molto nella scuola pubblica che è lo specchio della società e credo molto nell'istruzione. Ci vorrebbe una selezione più seria per gli insegnanti che però andrebbero pagati molto di più perché hanno un ruolo fondamentale. E i ragazzi li devono rispettare: niente telefonini in classe, più disciplina, più rispetto".



venerdì 16 gennaio 2009

IMMIGRATI A SCUOLA: SENZA LUNGIMIRANZA E BUON SENSO I NODI VENGONO AL PETTINE

Sempre più frequentemente i giornali danno notizia di scuole da cui i genitori italiani portano via i propri figli per iscriverli altrove. Motivo: la massiccia presenza di ragazzi immigrati, considerata, spesso non a torto, un ostacolo al normale svolgimento del programma, soprattutto per via dell’eccessiva disparità nella conoscenza della lingua. Capita oggi a Torino e ne dà ampio conto “La Stampa”, tra l’altro con un articolo di cronaca e un commento di Massimo Gramellini.
Va però ribadito che tutto questo è in buona parte il frutto di una visione ideologica, invece che pragmatica, dei problemi posti ovunque dall’immigrazione. Invece di affrontarli con lungimiranza e buon senso, si oppone la condanna e l’indignazione a corsi di lingua propedeutici all’inserimento a pieno titolo nelle classi; si stabilisce che il criterio principe con cui si inserisce un ragazzo in una classe è l’età e non la sua preparazione; si ribatte con supponenza a qualsiasi obbiezione o timore che la presenza di alunni stranieri è sempre e comunque “un arricchimento”; si abusa di termini come “razzista” e “xenofobo”, scoraggiando un dibattito franco e aperto; ed ecco che un giorno o l’altro la realtà presenta il conto.

(Per altre note sull’argomento digitare “immigrati” nella casella di ricerca “Cerca nel blog” in altro a sinistra)

giovedì 15 gennaio 2009

SCUOLA DEL MERITO E DELLA RESPONSABILITÀ VUOL DIRE ANCHE EFFICIENZA

In questo blog abbiamo spesso parlato di maggior rigore nelle valutazioni, di rispetto non opzionale delle regole (che deve riguardare gli studenti, gli insegnanti, i dirigenti e il personale ausiliario e amministrativo) e quindi anche della possibilità di sanzionare tempestivamente chi sbaglia o di allontanare chi è inadeguato al suo ruolo. Usiamo spesso per brevità l’espressione “scuola seria”; e serietà è infatti (leggiamo dal De Mauro) “la qualità di agisce con responsabilità, con correttezza, con capacità e volontà di assolvere i propri doveri e gli impegni assunti”. Tutti termini che suonano purtroppo poco italiani, benché in realtà siano tanti gli italiani responsabili e meritevoli, a cui nessuno riconosce il merito di tenere in piedi, zitti zitti, la baracca.
Benché valorizzare merito e responsabilità sia prima di tutto una scelta etica e culturale, a questa deve corrispondere un salto di qualità anche nell'efficienza gestionale. Molto opportunamente Giuseppe De Rita, in un intervento sul “Corriere della Sera” intitolato Nella scuola può tornare l’orgoglio, sottolinea “la banale verità che senza rinnovamento organizzativo nessuna riforma, anzi nessuna politica, è possibile”. Anche se non conosciamo indagini condotte scientificamente, il numero delle scuole che funzionano in modo efficiente, supportando il lavoro dei docenti, è sicuramente basso se non irrisorio. Nei nostri limiti, proviamo comunque a dare un piccolo contributo statistico, lanciando il sondaggio che trovate qui a fianco.

mercoledì 14 gennaio 2009

UN PARERE SUL VOTO DI CONDOTTA

Come abbiamo scritto di recente (vedi sabato 10 gennaio), se va benissimo che un'insufficienza grave in condotta possa anche compromettere l'anno (ma è da vedere come la cosa verrà regolamentata), l'idea che la condotta "fa media" è destinata a risolversi o in una penalizzazione insignificante o addirittura in un piccolo vantaggio. Su questo punto segnaliamo il parere di un collega, Vincenzo Brancatisano (La cattiva condotta del Gattopardo).

domenica 11 gennaio 2009

LA DIRIGENZA SCOLASTICA TRA INNOVAZIONI E CONFERME

di Valerio Vagnoli

Con l’autonomia delle scuole, come sappiamo, la figura del preside ha preso nuove connotazioni, a partire dal nome che oggi dovrebbe essere quello di Dirigente scolastico. Allo stesso modo dell’abito che non fa il monaco, questa nuova definizione appare fuorviante... (Leggi tutto l'articolo)

sabato 10 gennaio 2009

SUL VOTO IN CONDOTTA RITARDI E POCA CHIAREZZA

Su diversi siti che si occupano di scuola si può leggere lo schema di regolamento per la valutazione degli alunni, attuativo del decreto Gelmini che ha reintrodotto i voti in decimi e l’efficacia del voto in condotta. Non è ancora definitivo e in teoria può ancora essere modificato. Una sintesi si può leggere anche oggi su alcuni giornali, tra cui “La Repubblica”.

Non c’è dubbio che il voto in condotta è una delle leve indispensabili per formare nei giovani il senso di responsabilità, ma anche per contribuire a creare un clima più sereno e produttivo, grazie al quale innalzare i livelli di apprendimento. Non l’unica leva, certamente: “a monte” del voto di condotta devono esserci regole più esigenti e sanzioni più tempestive; i docenti andranno formati ad applicare sempre e con fermezza le nuove norme, esattamente come in questi ultimi decenni sono stati sistematicamente spinti nella direzione opposta. C’è ancora un lungo e difficile lavoro da fare.

Sul punto il decreto è tutt’altro che soddisfacente. Vediamo in breve cosa stabilisce per la scuola media (nella primaria c’è un giudizio e non comporta conseguenze particolari). Al comma 6 dell’articolo 3 si dice che “la valutazione sul comportamento, attribuita collegialmente dal consiglio di classe, concorre, come il voto delle altre discipline, alla determinazione della media complessiva dei voti in ogni situazione in tutti i casi previsti dalla norma” . Difficile capire cosa significhi esattamente. A cosa servirebbe comunque la media dei voti, su cui influisce quello in condotta? Forse uno dei casi a cui ci si riferisce è la valutazione finale dell’esame di licenza media, a cui concorrono: fino al 35% le prove scritte d’istituto, fino al 15% la prova scritta nazionale, il colloquio fino al 25%. Il restante 25% può essere attribuito “sulla base del voto finale di ammissione all’esame [la media?] e degli elementi valutativi complessivi relativi all’alunno”. È facile intuire quanto poco – nel bene e nel male – possa influire la condotta su questo 25%, facendo media con altri undici voti. A parità delle valutazioni nelle materie, alla fine del salmo la differenza tra chi ha 6 e chi ha 10 in condotta ammonterebbe a un terzo di voto... Non è certo una grande svolta.

Nelle scuole superiori, invece, il voto in condotta concorrerà alla determinazione dei crediti scolastici. Anche qui facendo media, quindi influendo pochissimo. Paradossalmente, comunque, essendo i voti mediamente molto più bassi che non nelle medie inferiori, anche un 7 può risultare premiante, pur non essendo indice di grande correttezza. Molto meglio sarebbe stato - come da noi proposto - riservare uno o più punti di credito scolastico a chi si è comportato bene. Del resto ci sarebbe da obbiettare: come è possibile considerare positivo un 6 in condotta, quando con il 5 si ripete l’anno? Non sarebbe stato meglio stabilire che si boccia con il 4, introducendo con il 5 un’insufficienza meno grave, ma comunque chiaramente segnalata? In alternativa si poteva mantenere il 7 come insufficienza meno grave, seguita dal 6 e dal 5, ovviamente senza "fare media".

Ma appunto sulla maggiore novità a proposito di condotta, cioè la non ammissione all’anno successivo o agli esami di chi non abbia la sufficienza, il regolamento, già tardivo, rinvia a un apposito decreto, in cui saranno precisati “i criteri per correlare la particolare e oggettiva gravità del comportamento al voto inferiore a sei decimi”. Nei prossimi scrutini quadrimestrali (o in quelli trimestrali già in corso), come ci si dovrà quindi regolare al riguardo?

Quanto sia radicata, infine, una filosofia dell’educazione che recalcitra all’idea di fermezza anche quando si fanno dei passi avanti nella giusta direzione, lo dimostra la seguente precisazione: “La valutazione del comportamento non ha funzione sanzionatoria ma formativa”. Si perpetua l’equivoco che contrappone sanzione a educazione, mentre la prima non è altro che uno degli strumenti a disposizione della seconda. Non esiste sistema educativo in cui non ci siano sanzioni. E non dovrebbero avere un fine anche rieducativo perfino quelle del codice penale?

(GR)

giovedì 8 gennaio 2009

SAPER ASCOLTARE, PRIMO PASSO PER IMPARARE

Nel confuso e pretenzioso lessico pedagogico contemporaneo c’è com’è noto il passaggio (epocale, s’intende) dalla scuola centrata sul docente a quella centrata sull’allievo. Gli insegnanti si dovrebbero quindi trasformare in “facilitatori”, rinunciando per sempre alla didattica “trasmissiva”.
Giorgio Israel torna a prendere di mira questo dogma (repetita iuvant), a cui una parte della mondo della scuola si è affezionato negli ultimi anni. Lo fa anche sottolineando, con l’autorevole aiuto di Plutarco, l’importanza fondamentale dell’arte di ascoltare. E ogni insegnante sa quanto oggi ce ne sia bisogno.