È più che legittima la prudenza della ministra Azzolina sul futuro di
questo disgraziato anno scolastico. E fa bene a raccomandare ai docenti di non
rassegnarsi a un generalizzato «6 politico» e a insistere più volte che l’esame
deve essere «serio» (aggettivo mai usato da un inquilino di viale Trastevere);
anche perché la scuola per circa 5 mesi è rimasta aperta e molti docenti,
malgrado le vergognose proteste dei sindacati, hanno sperimentato la didattica
a distanza, con tutti i suoi ovvi limiti, tra cui quello di rendere
problematica una valutazione affidabile; e speriamo che si faccia di tutto per
salvaguardare il merito. Qualora i ragazzi rientrassero nelle aule entro
aprile, qualcosa si potrebbe recuperare e senz’altro sarebbe possibile
valutarli a giugno con maggiore consapevolezza. Ma se le aule resteranno chiuse
per riaprirsi solo per l’esame di Stato (in versione probabilmente ridotta) per
i nostri ragazzi si potrebbero aprire altre possibilità. Se è fondamentale
licenziare gli studenti di quinta quanto prima, anche per permettere loro di
frequentare le settimane estive di orientamento universitario o di iniziare,
speriamo, ad avviarsi al mondo del lavoro; più opportunità ci sarebbero per gli
studenti delle altre classi e degli altri cicli. Le scuole potrebbero infatti
utilizzare parte dell’estate per consolidare la preparazione penalizzata in
questi mesi. L’anno scolastico termina il 31 di agosto; e non a caso in molte
scuole gli esami di riparazione si svolgono da anni proprio nell’ultima
settimana di quel mese. Se ne deduce che, salvo i docenti impegnati negli esami
(una netta minoranza), tutti gli altri hanno a disposizione intere settimane
che potrebbero/dovrebbero dedicare a riordinare con i loro ragazzi le idee e
gli argomenti, aiutandoli così a recuperare ciò che hanno perduto a causa della
pandemia. E si potrebbero ugualmente confermare gli esami di riparazione,
magari spostandoli alla prima settimana di settembre, per meglio organizzare i
corsi di recupero estivi e per salvaguardare anche così l’anno scolastico.
D’altra parte, se solitamente le settimane estive che vanno oltre le ferie
servono alla maggior parte dei docenti per aggiornarsi e prepararsi al nuovo
anno scolastico, quest’anno, questo drammatico anno, ha purtroppo concesso loro
a questo scopo un ampio tempo supplementare; e saranno così in grado di
affrontare i prossimi, complessi impegni con doverosa e meritoria
responsabilità.
Valerio Vagnoli
(“Corriere
Fiorentino”, 28 marzo 2020)