lunedì 17 novembre 2008

EDUCARE ALLA LEGALITÀ FACENDO RISPETTARE LEGGI GIUSTE

Diciotto indagati per blocco stradale e "corteo selvaggio" a Milano, scrive "La Repubblica". Finalmente, dirà qualcuno. Ma purtroppo l'articolo si conclude così: “In realtà rischiano poco. Il blocco stradale è stato depenalizzato, mentre per il corteo non autorizzato, che si rifà a una legge del 1944, è prevista solo una sanzione fino a 500 euro.”
Il lassismo che permea alcune leggi, e influenza l’applicazione di quasi tutte, costituisce una vera e propria istigazione dei giovani a violare i diritti altrui. Tutte le forme illegali di protesta sono di fatto legalizzate. Bloccare aeroporti, stazioni, strade, paralizzare una città con una manifestazione, scioperare al di fuori delle norme non porta quasi mai a qualche seria conseguenza. Questa disfatta della legge che quasi ogni giorno si ripete davanti agli occhi delle nuove generazioni costituisce una micidiale “diseducazione civica”; e c’è da scommettere che tra i promotori dei mille progetti di “educazione alla legalità” che in questi anni hanno dilagato nelle scuole di ogni ordine e grado ce ne sono parecchi che più o meno giustificano queste azioni e magari sono pronti a battersi contro la “repressione”. Ma nella formazione di un ragazzo sarebbe fondamentale veder sanzionare iniziative che feriscono gravemente la convivenza civile. E si potrebbero creare ogni giorno molte situazioni altamente educative solo facendo rispettare le leggi. Senza bisogno di docenti laureati e abilitati. Basterebbe un controllore che sull’autobus multa chi viaggia a sbafo; o un vigile che coglie in flagrante chi sporca la città; un comune che persegue con efficacia quei “writers” che alcuni sedicenti artisti difendono in nome della libertà d’espressione. Se poi ogni tanto qualcuno che non fa il suo dovere sul posto di lavoro venisse trattato con fermezza, non solo si renderebbe giustizia ai suoi colleghi seri, ma il mondo degli adulti apparirebbe ai giovani più degno di stima e di fiducia.

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