martedì 8 settembre 2009

QUALCUNO FARÀ AI NOSTRI RAGAZZI UN DISCORSO COME QUELLO DI OBAMA?

Il saluto di Barak Obama agli studenti americani all'inizio dell'anno scolastico è incentrato sugli stessi valori che lo hanno ispirato nel rivolgersi agli africani e ai neri d'America: responsabilità, impegno, perseveranza sono indispensabili per riuscire nella vita. Nessuna traccia di quella retorica piaciona e giovanilista così frequente da noi in chi parla agli studenti; neanche il minimo cenno a un qualche "diritto al successo formativo".
Pubblichiamo alcuni passaggi particolarmente importanti dell'ampio estratto apparso su La Stampa.it. Il corsivo è nostro.

Ora, io ho fatto un sacco di discorsi sull’istruzione. E ho molto parlato di responsabilità. Della responsabilità degli insegnanti che devono motivarvi all’apprendimento e ispirarvi. Della responsabilità dei genitori che devono tenervi sulla giusta via e farvi fare i compiti e non lasciarvi passare la giornata davanti alla tv. Ho parlato della responsabilità del governo che deve fissare standard adeguati, dare sostegno agli insegnanti e togliere di mezzo le scuole che non funzionano, dove i ragazzi non hanno le opportunità che meritano. Ma alla fine noi possiamo avere gli insegnanti più appassionati, i genitori più attenti e le scuole migliori del mondo: nulla basta se voi non tenete fede alle vostre responsabilità. Andando in queste scuole ogni giorno, prestando attenzione a questi maestri, dando ascolto ai genitori, ai nonni e agli altri adulti, lavorando sodo, condizione necessaria per riuscire. [...]
Non vi piacerà tutto quello che studiate. Non farete amicizia con tutti i professori. Non tutti i compiti vi sembreranno così fondamentali. E non avrete necessariamente successo al primo tentativo. È giusto così. [...]
Nessuno è nato capace di fare le cose, si impara sgobbando. Non sei mai un grande atleta la prima volta che tenti un nuovo sport. Non azzecchi mai ogni nota la prima volta che canti una canzone. Occorre fare esercizio. Con la scuola è lo stesso. Può capitare di dover fare e rifare un esercizio di matematica prima di risolverlo o di dover leggere e rileggere qualcosa prima di capirlo, o dover scrivere e riscrivere qualcosa prima che vada bene. La storia dell’America non è stata fatta da gente che ha lasciato perdere quando il gioco si faceva duro, ma da chi è andato avanti, ci ha provato di nuovo e con più impegno e ha amato troppo il proprio Paese per fare qualcosa di meno che il proprio meglio.

Leggi tutto il testo pubblicato dalla Stampa on line.

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Sono più o meno i discorsi che si sentono fare nei nostri scrutini...

Anonimo ha detto...

C'è in Italia un politico
che crede ancora nella scuola?

Papik.f ha detto...

Non diciamolo troppo forte per scaramanzia, ma a me sembra che qualcosa stia cambiando anche da noi. Sarà l'aria di crisi, sarà il pensionamento, in corso, della generazione del "vietato vietare" e dell'obbedienza che non era più una virtù, ma a me sembra che un clima diverso, negli scrutini di quest'anno, si avvertisse abbastanza chiaramente. Certo, non si può cambiare tutto da un giorno all'altro, né può bastare una maggiore severità a fare una scuola migliore, tutt'altro; ma se il clima inizia a cambiare, forse una speranza c'è. Peraltro, temo che se qualcuno facesse ai nostri ragazzi un discorso come quello del Presidente degli USA rischierebbe di illudere i migliori di loro sul futuro che potranno costruirsi studiando. A meno che non siano pronti a espatriare.

Elio947 ha detto...

Caro Papik, concordo pienamente con l'ultima parte del tuo post:"Peraltro, temo che se qualcuno facesse ai nostri ragazzi un discorso come quello del Presidente degli USA rischierebbe di illudere i migliori di loro sul futuro che potranno costruirsi studiando. A meno che non siano pronti a espatriare."
Infatti nel leggere il discorso di Obama, per l'inizio dell'anno scolastico, mi sono venuti i brividi perchè da noi, parafrasando vale: "Ragazzi volete il successo? trovate più raccomandazioni possibili."

Anonimo ha detto...

"QUALCUNO FARÀ AI NOSTRI RAGAZZI UN DISCORSO COME QUELLO DI OBAMA?"

Questo qualcuno dovrebbe essere Berlusconi, ma è troppo inpegnato con donnine, con le casette dell'Aquila, con Fini, Bossi, .... E poi i ragazzi non votano.

Un altro qualcuno potrebbe essere Gelmini, ma questa sembra sfuggire gli incontri con le scuole, con i ragazzi, con gli insegnanti precari e non: è andata - quasi di nascosto - ad inaugurare l'a.s. a Nisida via mare per essere sicura di non incontrare contestazioni!

Per chiarezza, discorsi simili a quello di Obama non possono certo farli né i docenti né i presidi!

E poi, qui da noi, chiunque sarebbe a disagio a daver parlare a studenti che si portano da casa carta igienica, sapone e gessetti e, magari, sono costretti a pagarsi chi li sorveglia durante la mensa scolastica!

RICCARDO SEGRE ha detto...

Non sarà facile fare un discorso di responsabilità a dei ragazzi se poi si legge sul giornale che chi è condanatto per bancarotta fraudolenta invece di andare in prigione va in un reality !

cotugnoprof ha detto...

Deve, secondo me, valere per noi insegnanti un principio di rigore e responsabilità "a prescindere" se siamo convinti che la scuola e i suoi valori devono essere meglio della società e dei suoi disvalori..

Anonimo ha detto...

Abbasso la riforma Gelmini

Ciao a tutti gli Italians, mi sono sempre astenuto dal commentare la riforma Gelmini, essendo parte in causa solo perché genitore di un ragazzino che quest'anno frequenterà la terza media. Ho lasciato che a commentare la cosa fossero gli addetti ai lavori (studenti, insegnanti e ausiliari), riservandomi il diritto di intervenire una volta constatati gli effetti delle riforma. Con il nuovo anno scolastico ho toccato con mano gli esiti del disastro, e così posso parlare con cognizione di causa. Tutte le attività pomeridiane cui partecipava mio figlio, tranne 2 ore per la redazione del giornalino d'istituto, sono state abolite e sostituite da un generico "doposcuola". Risultato: non ci fossero i nonni, non saprei come gestire i pomeriggi di mio figlio, lavorando sia io che mia moglie. Il doposcuola generico non mi attira, mi ricorda troppo il doposcuola dei miei tempi (anni ‘70) che serviva principalmente come posteggio per i bambini, dove si faceva solo un gran casino, più o meno sorvegliati da qualche insegnante svogliato. L'anno scorso mio figlio passava tre pomeriggi a scuola, tornava a casa stravolto, ma contento, e non sentiva la necessità di altre attività che gli riempissero la giornata. Quest'anno mi ha già detto che non sa come passare i pomeriggi (studia, ragazzo mio, studia...). Cercherò di tappare il buco iscrivendolo a qualche attività sportiva, ma non è facile. Abbasso la riforma Gelmini! Cordiali saluti,

Damiano Spadoni Andreani,

damiano.spadoni@unicreditgroup.eu

http://www.corriere.it/solferino/severgnini/09-09-20/10.spm

Anonimo ha detto...

Investe 80 miliardi di dollari, poi fa il discorso

«Gli Stati Uniti di Obama hanno deciso di investire 80 miliardi di dollari nei prossimi due anni per la scuola pubblica (e 20 miliardi di dollari in più per la ricerca pubblica). Ma è dal Giappone che viene l’indicazione più forte. Una indicazione programmatica cui dovrebbe prestare grande attenzione la sinistra di tutto il mondo, Italia compresa.»