venerdì 5 marzo 2010

QUARANT’ANNI SENZA MERITO

La norma transitoria che fino al 2012 obbliga gli insegnanti con quarant’anni di contributi a andare in pensione è tra l’altro un piccolo capolavoro di indifferenza al merito. Fino all’anno scorso ci sono stati docenti che hanno potuto insegnare fino a sessantacinque anni o addirittura chiedere la deroga fino sessantasette. Si tratta nella maggior parte dei casi di persone appassionate e di valore, che potrebbero dare ancora molto a una scuola in cui purtroppo molti insegnanti sono demotivati. Proprio mentre tanti colleghi vorrebbero andare in pensione e non possono (essendosi visti per tre o quattro volte spostare in avanti l’età pensionabile), altri vorrebbero invece restare, ma gli viene impedito (è il caso tra gli altri di un docente del Berchet di Milano), per un calcolo di cui neppure si è avuto il garbo di illustrare l’utilità in termini economici. Chi contava di prolungare di altri quattro o cinque anni la propria vita professionale si è visto chiudere la porta in faccia. Come se si trattasse di una semplice pratica burocratica e non di un delicato passaggio esistenziale. E a conferma che attualmente la scuola non valorizza in nessun modo i migliori.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

soprattutto un grosso capolavoro contro il più elementare buon senso

oltre che "un piccolo capolavoro di indifferenza al merito".

questa ministra ne avesse azzeccata una!

la donna sbagliata al posto sbagliato! qualcuno dovrà dirglielo, perché da sola non lo capisce!

GR ha detto...

A ognuno il suo. Questo merito va senz'altro a Tremonti...

maria ha detto...

Vero che la nostra società è la meno flessibile che si riesca ad immaginare...proprio in un tempo in cui sulla flessibilità si gioca il destino delle nazioni. E questo governo, che si professa liberale, non riesce proprio a pensarla, la flessibilità! Ogni suo intervento aggiunge un po' di gesso ad un paese paralizzato dall'artrosi: tornelli, rigidità degli indirizzi scolastici.....
Detto ciò (ma questo non suoni come un apprezzamento del cieco burocratismo), la scuola non è propriamente il comparto al quale meglio si addice l'anzianità degli addetti, per quanto motivati ed appassionati. Non solo l'esigenza, intuitibile, di una discreta prestanza (nel senso di forza)fisica lo suggerisce, ma anche quella di favorire un dialogo generazionale che è, in genere, facilitato dalla vicinanza di età. Soprattutto, lo suggerisce, però,la necessità di un personale più flessibile, mentalmente più aperto, curioso, capace e desideroso di aggiornare le proprie conoscenze.

VV ha detto...

Quella di Maria non è naturalmente una verità assoluta; c'è da credere che chi è arrivato a 60 anni con ancora addosso la voglia di restare a scuola sia una bella garanzia per l'ultima generazione di studenti che avrà la fortuna di averlo come docente!