domenica 2 maggio 2010

SULLA PROPOSTA DI FORMIGONI: SCUOLE “DI TENDENZA” E LIBERTÀ DI INSEGNAMENTO

di Giorgio Ragazzini

Fra i vari aspetti da chiarire e da discutere della proposta di Formigoni sul reclutamento degli insegnanti, come di qualsiasi altro sistema che si voglia sostituire a quello attuale, mi sembra che non sia stata messa in luce una condizione decisiva: le garanzie che bisogna continuare ad assicurare, nell’ambito dell’istruzione pubblica, alla libertà di insegnamento. Una libertà che nel nostro ordinamento è incardinata sul principio che l’insegnante debba operare in un contesto di neutralità ideologica dello Stato-datore di lavoro. In altre parole, quest’ultimo non deve privilegiare alcun orientamento culturale, religioso o politico; a parte, s’intende, il sistema di diritti e doveri sanciti dalla Costituzione. Scrive Carlo Marzuoli, docente di diritto amministrativo: “La libertà di insegnamento è l’istruzione pubblica; l’immedesimazione è totale. Nella Costituzione l’istruzione è pubblica solo perché deve garantire a chiunque (cattolico, ateo, mussulmano) di sentirsi a casa sua”. Poiché ovviamente gli insegnanti in quanto persone hanno le loro idee, questa neutralità non può che tradursi in un pluralismo ideologico all’interno delle scuole. Così configurata, questa libertà è la necessaria base di una scuola pubblica. È altrettanto evidente che ciò non significa affatto che un docente sia libero di imbonire e neppure di manipolare sottilmente i propri allievi. Per inciso, ritengo che in genere questo non succeda, ma sarebbe ugualmente opportuno che gli insegnanti italiani fossero finalmente sostenuti - sotto questo aspetto come per vari altri - da saldi e condivisi principi etico-deontologici. Mi sembrano quindi chiaramente lesivi della libertà di insegnamento sia l’inserimento nel sistema pubblico di scuole private “di tendenza” (nel contesto italiano quasi esclusivamente le scuole cattoliche), sia una procedura di reclutamento dei docenti delle scuole statali come quella ipotizzata da Formigoni (almeno stando alle sommarie notizie di stampa): un non meglio precisato “percorso concorsuale” che si concluderebbe con l’inserimento dei promossi in un albo regionale degli abilitati, dal quale i dirigenti scolastici sceglierebbero i docenti. I quali, come si legge in questi giorni negli interventi di chi sostiene la “libera scelta” da parte delle famiglie, dovrebbero condividere il “progetto educativo” dell’istituto che li assume. In pratica, verrebbe esteso alle scuole statali un regime analogo a quello oggi vigente per le scuole paritarie, che non assumono i docenti in base a concorsi a cattedre e eventualmente a graduatorie: basta che siano abilitati. Per questo motivo, a mio parere, il loro finanziamento pubblico è da considerare costituzionalmente illegittimo.Intendiamoci: in teoria è senz’altro pensabile un sistema scolastico pubblico basato su scuole statali e scuole private. Ma a condizione che tutte e due le “gambe” del sistema siano rigorosamente assoggettate alle stesse regole, cosa che oggi non succede. Citando di nuovo il professor Marzuoli: “Eliminiamo pure ... l'assoluta generalizzata necessarietà della "statualità".... Ma senza barare; carte eguali per tutti, altrimenti, non di libertà si tratterebbe, bensì di privilegio; e, oggi, le carte eguali per tutti, con la legge n. 62/2000*, non vi sono.” Questo significa che non dobbiamo cambiare in nulla il sistema attuale? Certamente no; evitiamo, però, il classico rimedio peggiore del male.In conclusione, mi pare evidente che la proposta di Formigoni sia al fondo motivata proprio dall’esigenza di far sì che nel sistema pubblico, oltre che nel privato, ciascun istituto possa assicurare alle famiglie, anche selezionando gli insegnanti più idonei, un’educazione cattolica per i loro figli - così come un domani potrà ad altri garantirne una musulmana, ebraica, buddista o magari padana. Un’esigenza comprensibile e lecita, s’intende, ma che può a mio parere realizzarsi soltanto al di fuori del sistema dell’istruzione pubblica e quindi senza il finanziamento da parte della collettività.


* La berlingueriana legge sulla parità scolastica

18 commenti:

Anonimo ha detto...

Tutte le cose che sono state scritte qui sopra appartengono a un passato ideologico che pensavo ormai morto e sepolto. Peccato che non si guardi al bene e al futuro della nostra scuola, ma si guardi solo indietro!

prof. Fabio Monaco ha detto...

E già! Per troppo tempo abbiamo guardato sempre avanti con la smania di cambiare tutto in continuazione, non solo senza riuscire a migliorarla, la scuola, ma addirittura a peggiorarla a livelli allarmanti!
Al punto in cui siamo, non ci resta che guardare indietro con l'intento di ricostruire una scuola STATALE, SERIA ED AUTOREVOLE, quella scuola italiana che funzionava meravigliosamente, prima che venisse polverizzata dall'autonomia gestionale, agognata, prima, e ottenuta poi, da tanta demagogia oggi anacronistica e desueta.

Anonimo ha detto...

prof. Fabio Monaco ha detto...

"Al punto in cui siamo"


cioè dopo 2 anni di riforme Gelmini e 7 anni (su 9) di ministri (anzi ministre: Moratti prima e la stessa Gelmini poi) di destra!



Anonimo ha detto...

prof. Fabio Monaco ha detto...

non ci resta che guardare indietro


DOVE?


prof. Fabio Monaco ha detto...

ricostruire una scuola STATALE, SERIA ED AUTOREVOLE,


QUALE? COME?

Paolo da Milano ha detto...

ma è possibile che si debba discutere su un dato così elementare? se una scuola vuole scegliersi i docenti obbligandoli a svolgere programmi ben precisi che se li paghi e che se li recluti come meglio crede. Si guardi alla Francia, laddove il sistema privato finanziato dallo stato(STATO) attinge da liste pubbliche di docenti abilitati per entrambi i settori, pubblico e privato. Gli insegnanti di materie confessionali le scuole private se li pagano per conto proprio mentre gli altri docenti godono di piena libertà d'insegnamento. Qui, invece, si vorrebbe la classica moglie ubriaca e la botte piena. Facile, davvero fin troppo facile e come tutte le cose fin troppo facili la moralità non si pensa neanche a tirarla in ballo!

Giorgio Ragazzini ha detto...

Sostenendo che "TUTTE le cose che sono state scritte qui sopra" hanno carattere ideologico, l'anonimo interlocutore non mi è molto d'aiuto nel rettificare le mie convinzioni. A cosa si riferisce? Io ho posto soprattutto il problema della libertà di insegnamento (non dobbiamo più preoccuparci di tutelarla?) e del tipo di scuola che lo Stato può finanziare (andrebbe bene anche una scuola comunista, fascista o islamista?).

Rossana ha detto...

Io mi chiedo, con angoscia: " Se Formigoni riesce a realizzare la sua riforma in Lombardia, che ne sarà di quelli che non l'accetteranno? Saranno messi in un ghetto, discriminati irreparabilmente?E', per me, l'inizio di una follia!...

prof. Fabio Monaco ha detto...

In questa Italia dove il “blablame” è sempre stato lo sport nazionale per eccellenza (si pensi solo che circa 4 secoli fa “qualcuno” sosteneva “Io stimo più il trovare un vero, benché di cosa leggiera, che l'disputar lungamente delle massime questioni senza conseguir verità nissuna”) cercherò di essere logico e chiaro o, addirittura, lapidario:
1) Gli istituti scolastici, a parità di ordine e grado, non devono essere scelti dall’utenza come se fossero dei supermercati perché in questo caso sarebbe la richiesta a fare il mercato!!! Tutto questo, pur essendo tanto logico quanto bestiale, E’ SUCCESSO perché è stato permesso! DA CHI? (si vedano le leggi degli anni 80, a partire, magari, dalla suina 517 del ’77).
2) Ergo, la libertà di insegnamento può esplicarsi solo nella scelta delle metodologie e NON DEI PROGRAMMI! Solo una corretta metodologia fa il bravo insegnante; il resto è solo convenienza politica o religiosa.
3) Ergo, la scelta dei docenti NON DEVE ASSOLUTAMENTE ESSERE AFFIDATA AI PRESIDI!!! Altrimenti, immancabilmente, questi non faranno altro che “attaccare l’asino dove vuole il padrone”, e cioè l’utenza, con effetti devastanti dai punti di vista politico-sociale, religioso, morale, economico e chi più ne ha più ne metta.
4) Ergo, la formazione dei docenti e la successiva assunzione di questi deve avvenire SOLO secondo i canonici concorsi nazionali.
5) Il “progetto educativo” della Scuola di Stato Italiana, deve basarsi sul rispetto più rigoroso dei principi etici sanciti dalla Costituzione Italiana, e qualsiasi altro tipo di scuola non può, per ovvie ragioni, distaccarsi da questi.
“Non condivido il Tuo pensiero ma combatterò fino alla morte affinché Tu possa avere il diritto di esprimerlo” non significa che Tu possa fare il tuo porco comodo!

04 maggio 2010 10.56

Giuseppe Moncada ha detto...

Condivido le giuste considerazioni di Ragozzini, così come l'intervento di Monaco.All'anonimo vorrei far presente che la proposta di Formigoni è ideologica. Ragozzini si richiama correttamenhte a quanto previsto e sancito dalla nostra Costituzione, ancora non è stata abrogata, il nuovismo di Formigoni e di tutti coloro che ipocritamente chiedono novità in nome delle " scelte delle famiglie " pongo la seguente domanda: Ma veramente siete convinti che abbandonare il criterio dei concorsi nazionali sia la panacea di tutti i mali?
L'esprienza dei fatti accaduti dal 1972 ad oggi , fatti e non vuote proposte di cambiamento,hanno dimostrato che i CONCORSI NAZIONALI si sono dimostrati validi. Chi ha dimenticato i famosi corsi abilitanti del 1972, ce ne furono tre o quattro , possono riflettere su quelli che si sono attuati nel 1997. Dopo il primo, doveroso ,in quanto era da 10 anni che non si facevano conscorsi,ve ne sono stati altri tre, non hanno garantito alcuna preparazione dei docenti.Le abilitazioni decentrate sono state un esempio di reclutamento a livello decentrato.

Paolo ha detto...

Mi dispiace, ma non riconosco in quello che ho scritto ieri, la presenza di un preconcetto ideologico. Talvolta i vari Formigoni citano l'esempio della sanità per giustificare il finanziamento alle scuole private. Ma il sistema sanitario privato diventa surrogatorio di quello pubblico proponendo cure e medicine del tutto riconosciute e verificate dallo Stato. Le scuole private vorrebbero i soldi, scegliersi i docenti e proporre programmi scolastici declinati sugli orientamenti, magari religiosi, della scuola. No caro Ragazzini, ideologiche saranno state le altre posizioni, la mia era una mera constatazione peraltro non distante dalla sua.

Anonimo ha detto...

Giuseppe Moncada ha detto...

Ma veramente siete convinti che abbandonare il criterio dei concorsi nazionali sia la panacea di tutti i mali?


Assolutamente no! Formigoni & c. forse hanno in mente obiettivi più modesti e concreti:

"Esaminando i fatti e riflettendo in modo razionale, si arriva alla conclusione che mentre in passato i laureati settentrionali (peraltro in numero inferiore rispetto al Sud) trovavano facilmente lavori più allettanti e meglio pagati , ora in tempo di crisi anche la scuola diventa interessante per loro. Via dunque gli insegnanti meridionali dalle graduatorie del Nord nelle quali per "merito" hanno sempre occupato i primi posti!"

come dice Giovanna D'Arbitrio

Giorgio Ragazzini ha detto...

Caro Paolo,
ho parlato di "anonimo interlocutore" e ho citato letteralmente il primo commento (che è, appunto, anonimo); quindi non mi riferivo certo a Lei e avevo anche ben compreso la sostanziale consonanza delle nostre opinioni.

Gruppo di Firenze ha detto...

L'anonimo che ci ha fatto conoscere un articolo di GIOVANNA D'ARBITRIO potrebbe farci il favore di spiegarci come si fa a rendere attivo un collegamento (o link che dir si voglia)all'interno dei commenti? Ringraziamo anticipatamente per la collaborazione.

Anonimo ha detto...

L'anonimo che ci ha fatto conoscere un articolo di GIOVANNA D'ARBITRIO potrebbe ....

non so, ma sul mio pc funziona

cmq
http://www.agenziaradicale.com/index.php?option=com_content&task=view&id=10303&Itemid=71

(o non ho capito la domanda?)

Papik.f ha detto...

Non è solo una questione di regole da rispettare nell'insegnamento, peraltro fondamentali; o vogliamo rischiare di finanziare con i soldi dei contribuenti anche gli esamifici? (eventualità che dovrebbe fare orrore ai responsabili delle molte scuole private valide non meno di quanto lo fa ai dipendenti delle scuole statali).
Se si volessero realmente mettere in concorrenza le scuole private e quelle statali, si dovrebbe innanzitutto dare alle scuole statali la possibilità di competere. Ad esempio, affidando loro la responsabilità diretta della gestione del loro patrimonio immobiliare e sottraendola alle Province; mettendo i Dirigenti in condizione di liberarsi dei docenti conclamatamente nullafacenti o pazzoidi; obbligando le scuole private che vogliono finanziamenti ad accettare di essere sede di seggio elettorale come quelle statali (o, meglio ancora, piantandola con questa specialità tutta italiana delle elezioni nelle scuole) e sottoponendole agli stessi obblighi per quanto riguarda l'utenza con disabilità di ogni tipo; e così via. Ipotesi realisticamente praticabili? io non credo; anche perché tutto, poi, comporterebbe la presenza di un Consiglio d'Amministrazione del quale il Dirigente non faccia parte e al quale il Dirigente risponda.
Ma, d'altra parte, in caso diverso, si finirebbe per condannare definitivamente le scuole statali alla serie B.
Preciso: queste intendono essere considerazioni di fatto e non ideologiche; io credo che il sistema "statalista alla francese" e quello "liberista all'anglosassone" siano entrambi sostenibili e abbiano ciascuno pregi e difetti; ma sono certo che la soluzione peggiore sarebbe una miscela "all'italiana" delle due cose (un po' sul tipo della pseudo-autonomia gestionale di qualche anno fa).

Anonimo ha detto...

Papik.f ha detto...

Se si volessero realmente mettere in concorrenza le scuole private e quelle statali, si dovrebbe innanzitutto dare alle scuole statali la possibilità di competere.


Per me è un'ipotesi assurda che non ha alcun senso generata dall'altra assurdità della scuola-azienda!




Papik.f ha detto...

Ma anch'io, come la matrigna di Cenerentola, ho detto "se" ... Parlando seriamente, però, nel raggio di mezzo km da casa mia c'è uno liceo classico statale e uno dei salesiani; non è questa, di fatto, una situazione di concorrenza? e in questa situazione l'istituto statale non è danneggiato dalle innumerevoli pastoie dai quali quello religioso è esente? pensiamo solo a quello che succede, nei due casi, davanti alla necessità di sostituire un infisso, di realizzare un tramezzo di cartongesso o di liberarsi di un dipendente incapace (docente, amministrativo, collaboratore scolastico o dirigente che esso sia).
All'inizio del viale di ingresso del liceo scientifico statale dov'ero fino a qualche anno fa si trova un noto diplomificio ove, pagando salato, gli alunni sono certi di conseguire il titolo di studio. Non costituisce anche questa, di fatto, una concorrenza di un certo tipo?
Io credo che occorra guardare in faccia alla realtà piuttosto che perdere tempo a discutere pro o contro frasi fatte del tipo "scuola-azienda".
Tanto sappiamo bene che con simili slogan, appunto com'è avvenuto in passato per l'"autonomia", si spingono avanti non di rado soluzioni compromissorie e deleterie.
Ma proprio per questo, a mio parere, occorre discutere le scelte e gli esiti concreti piuttosto che perdere tempo dietro alle formulazioni ideologiche.

Anonimo ha detto...

La regionalizzazione della scuola un inutile sacrificio per cittadinanza ed allievi