venerdì 30 luglio 2010

A PROPOSITO DI ETICA PROFESSIONALE...

Discutendo di “aiutini” e di buonismo, di falsificazione dei voti e di blog lasciati liberi di fornire le soluzioni dei compiti d’esame, nonché di prove Invalsi svolte correttamente e di comportamenti definiti eufemisticamente “opportunistici”, abbiamo in definitiva affrontato dal punto di vista della scuola il tema dell’etica pubblica. In altri contesti, in cui la “rule of law” è molto più profondamente radicata nel costume, esiste anche, a rafforzarne e integrarne l’azione, una cultura professionale di cui i codici etici costituiscono una sintesi ampiamente condivisa. In Italia, invece, salvo errori, solo l’ADi (Associazione Docenti Italiani) e la Gilda degli Insegnanti (quest’ultima dopo molte esitazioni e quasi con imbarazzo) hanno adottato dei codici etico-deontologici o dei principi etici che dovrebbero quanto meno impegnare i loro associati.
Esiste poi da dieci anni un testo di legge che riguarda i doveri dei pubblici dipendenti in genere, ma contiene alcune fondamentali indicazioni valide anche per la scuola, nella quale, tuttavia, nessuno sembra interessato a farlo conoscere, a discuterne e a controllare che venga rispettato. Si tratta del Codice di Comportamento dei Dipendenti delle Pubbliche Amministrazioni, approvato dal Ministro per la funzione pubblica in data 1° dicembre 2000. E basterebbe che nelle scuole si discutesse su come applicare alle varie situazioni (verifiche, scrutini e esami in testa) i due passaggi seguenti, per far fare un grosso passo avanti alla coscienza professionale degli insegnanti italiani:

Art 1.1. I principi e i contenuti del presente codice costituiscono specificazioni esemplificative degli obblighi di diligenza, lealtà e imparzialità, che qualificano il corretto adempimento della prestazione lavorativa. I dipendenti pubblici [...] si impegnano ad osservarli all'atto dell'assunzione in servizio.
Art 2.1. [...] Nell'espletamento dei propri compiti, il dipendente assicura il rispetto della legge e persegue esclusivamente l'interesse pubblico; ispira le proprie decisioni ed i propri comportamenti alla cura dell'interesse pubblico che gli è affidato.
[...]

Testo integrale del Codice di comportamento dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni.

14 commenti:

Anonimo ha detto...

Serenella ha detto...
Tale codice deondologico è valido anche per i dirigenti, vero?????

rossana ha detto...

...E se in ogni scuola si formasse un gruppo "trasversale del merito e della responsabilità"?!

Sergio ha detto...

Rossana, ne hai di fantasia ;)

La speranza è l'ultima a morire, ma anche la penultima ad andare in pensione. Gli scaldasedie restano in servizio.

Anonimo ha detto...

Rossana ha perfettamente ragione,ma è ancora un'utopia. Tanti dirigenti scolastici e staff si comportano come l 'attuale governo mentre i Collegi somigliano all'attuale opinione pubblica. Ci vogliono eroi stile Ghandi disposti ad immolarsi per la causa.

Giorgio Ragazzini ha detto...

Le proposte di Rossana sono invece intelligenti e da prendere in seria considerazione; e non credo affatto che ci voglia sempre un particolare eroismo per esprimersi in collegio. Siamo fin troppo pronti a invocare alibi per l'inazione e il silenzio. L'importante, per certuni, è che la riunione finisca presto.

Anonimo ha detto...

Serenella ha detto...
Sono d'accordo con Rossana sul fatto di formare un gruppo in ogni scuola che si impegni sul versante del merito e della responsabilità. Sono speranzosa e chissà quanti miei colleghi aderiranno.Riguardo il mio attuale dirigente, il suo staff ed alcuni colleghi scaldasedie o con il carattere alla don Abbondio, non ho illusioni: stanno bene così senza codice deondologico.

Anonimo ha detto...

Serenella ha detto...
Pardon! DEONTOLOGICO

rossana ha detto...

Ringrazio Giorgio Ragazzini per la positiva considerazione delle mie idee. Sono d'accordo con lui, non ci vuole eroismo per affermare i propri diritti! Ci dobbiamo convincere che l'isolamento non paga in un contesto lavorativo fortemente caratterizzato dalla interazione e da relazioni fondate su finalità comuni. Solo cominciando a pensare di essere parti integranti ed operanti di un progetto comune può farci uscire dall'inazione e dal silenzio. Io ho
già cominciato e sto raccogliendo qualche piccola soddisfazione,
anche se da qualcuno vengo "tenuta d'occhio"...
P.s. attenzione!!!! è importantissimo essere informati e documentati su come funziona la scuola nel nostro paese!

Valerio Vagnoli ha detto...

Nel terzo atto del Convitato di pietra di Moliere il cinico don Giovanni incontra un eremita a cui chiede una informazione e dal quale riceve, alla fine, la richiesta di una elemosina. Don Giovanni tira fuori una moneta d'oro e la promette al buon eremita purché questi bestemmi. L'uomo, magro e affamato rifiuta scandalizzato, preferendo affidarsi all'incertezza dei giorni futuri piuttosto che cedere a un così turpe ricatto. Don Giovanni alla fine dona lo stesso la sua preziosa moneta e all'eremita stupefatto che gli chiede il perché di tale offerta senza condizioni, gli risponde che l'ha fatto unicamente in nome dell'umanità. Ho conosciuto persone sfruttate e umiliate nel lavoro senza tuttavia trovare degli alibi per farlo svogliatamente, e una di queste da me conosciuta benissimo direttamente, mi confessò che lo faceva pe sé, per la propria coscienza e perché sapeva di rendersi comunque utile non tanto al padrone delle piante, ma alle piante che egli coltivava. D'altra parte quando leggiamo le bellissime pagine dedicate al lavoro da parte di Primo Levi e di Solgenitzin reclusi nei rispettivi campi di concentramento, siamo colpiti dall'amore che essi dedicavano al proprio compito, non perché volessero ingraziarsi gli aguzzini, ma perché svolgere bene il proprio lavoro significava per loro una sorta di catarsi, di nobilitazione della propria esistenza in un contesto in cui l'unica cosa umana rimasta era il proprio personale impegno a riuscire a far bene qualcosa.
Per certi docenti tuttavia non vi possono essere scorciatoie: di fronte ad un sistema malato far bene il proprio lavoro significherebbe essere complici del sistema! Gira gira siamo mica davanti a dei rivoluzionari! il pensiero(?) ha una sua logica nelle vicende di questo paese e corrisponde piuttosto che a tante analisi sociologiche a ciò che sul comportamento di certi impiegati statali ha scritto a suo tempo Flaiano o rappresentato in alcuni suoi film il grande Alberto Sordi.
Valerio Vagnoli

Anonimo ha detto...

rossana ha detto...
...E se in ogni scuola si formasse un gruppo "trasversale del merito e della responsabilità"?!

31 luglio 2010 18.13


molto bene! comincia nella tua scuola e poi facci sapere in dettaglio!

Anonimo ha detto...

Valerio Vagnoli ha detto...

... Ho conosciuto persone sfruttate e umiliate nel lavoro senza tuttavia trovare degli alibi per farlo svogliatamente,.... [1]

.... le bellissime pagine dedicate al lavoro da parte di Primo Levi e di Solgenitzin reclusi nei rispettivi campi di concentramento, ....[2]


[1] la maggior parte dei docenti sta in questa situazione: fa onestissimamente il proprio lavoro! quantificando azzarserei una percentuale dell'8o-90%, se non del 95%.

[2] paragone azzeccato e rivelatore.

[3] osservo che il risultato del lavoro dell'insegnante dipende anche dalla normativa, dalla struttura, dalla consuetutine (o andazzo) in atto, dalle attrezzature; se i computer sono vecchi e avariati .... se le palestre sono carenti o chiuse .... idem per i laboratori ... se ci sono 30 e più alunni per classe .... se i corsi di recupero non sono finanziati .... se i presidi vogliono sempre promuovere tutti ...

V.P. ha detto...

SEGNALO

L'utopia del '62 ha fallito. E ora che fare?

Anonimo ha detto...

Ecco il merito!

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/08/07/bossi-il-dito-medio-con-la-laurea.html

Anonimo ha detto...

Ecco il merito!