mercoledì 10 novembre 2010

UNA VITA DIFFICILE: IL CAMMINO A RITROSO DI “CITTADINANZA E COSTITUZIONE”

Il 1° agosto 2008, un comunicato del Ministro dell’Istruzione annunciava: “Dal prossimo anno scolastico – nel primo e nel secondo ciclo di istruzione – sarà introdotta la disciplina 'Cittadinanza e Costituzione', che sarà oggetto di specifica valutazione. Sono previste 33 ore annuali di insegnamento”.
Pur non essendo chiaro in che cosa si differenziasse dalla vecchia Educazione civica (o forse proprio perché le somigliava molto), l’annuncio ebbe un’accoglienza generalmente favorevole, anche per l’impegno a riservarle un’ora la settimana. Dopo di che gli insegnanti, in attesa di maggiori dettagli, ci hanno potuto capire ben poco. I docenti di lettere della media si sono visti comparire, invece dell’ora in questione, un’inedita ora supplementare di “Approfondimento di Italiano”, la cui utilizzazione veniva naturalmente delegata alle singole scuole, con il relativo corteo di riunioni e discussioni. Dato che nel frattempo le ore di lettere per classe erano scese da 11 a 9, in molti casi si è deciso, prendendo sul serio gli annunci ministeriali, di impiegare questa decima ora appunto per “Cittadinanza e Costituzione”, in modo da non sottrarre tempo a storia o a italiano.
Una circolare del 27 ottobre scorso, però, precisa che questa materia si integrerà nell’area storico-geografica e non avrà una sua ora, né una valutazione autonoma, ma influirà su quella di storia e geografia e - non si capisce in che modo - “nella definizione del voto di comportamento” (forse chi sa a memoria la Costituzione potrà evitare il 5 in condotta...).
In sostanza si torna al punto di partenza, quando l’educazione civica era accorpata a storia. Ma con la diminuzione delle ore di lettere e di storia sarà quasi impossibile far quadrare i conti. Quanto poi al contemporaneo rilancio della dimensione “trasversale” di questa semi-disciplina (cioè il suo riguardare anche le altre materie) accanto a quella più specificamente affidata ai docenti di lettere, l’esperienza ha dimostrato ampiamente che si tratta di parole al vento, a meno che non ci si riferisca ai compiti educativi che ogni insegnante deve assolvere in quanto tale; ma allora è del tutto superfluo questo ulteriore inquadramento concettuale (Entia non sunt multiplicanda praeter necessitatem...).
In definitiva, su questa base non c’è molto da illudersi che “Cittadinanza e Costituzione” conduca un’esistenza meno stentata della vecchia “Educazione civica”. Di cambiato, sembra proprio che sia rimasto soltanto il nome. (GR)

L’articolo di “Repubblica”.
La circolare n. 86 del 27 ottobre 2010.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Rileggevo un articolo del secolo scorso che avevo scritto poco tempo dopo essere tornato all'insegnamento, sbalordito di cosa fosse diventata nel frattempo la scuola (e il meglio stava arrivando).

A proposito degli sproloqui che funzionari ed intellettuali di turno andavano sproloquiando col ministro di turno, immaginavo un ipotetico dialogo ad alto livello

- Cosa manca alla scuola italiana?

- Il senso della cultura!

- Va bene, allora dall'anno prossimo un'ora di "Senso della cultura" in quarta e due in quinta. In che graduatoria sono gli abilitati per "Senso della cultura"? Quanti ne sistemiamo?

Chiaro che al posto di "senso della cultura" si può mettere "Cittadinanza e costituzione", "Responsabilità e doveri", "Moralità ed etica" eccetera.

Sfumato dal tempo il ruvido "Credere e obbedire", forse un po' rimpianto il "Patria e famiglia", resta il fatto che nella mentalità di chi pensa queste cose non rientra, evidentemente, che l'educazione alla legalità, alla moralità, al dovere individuale e sociale, dovrebbe essere data con l'esempio da ogni insegnante (e non solo) ogni volta che respira ed apre bocca, non essere trasformata in una cosa su cui venire interrogato magari dalla prof più cialtrona e zotica, che ti ha fatto comprare un libro sciatto e illeggibile: in modo tale che dietro alle spalle ognuno poi ritenga giusto spernacchiare libro e prof, insieme alla cittadinanza, alla costituzione e a chi ce li ha mandati.

Ma non disperiamo, in futuro qualcuno potrebbe sancire la sensibilizzazione agroambientale con un'ora di "Papaveri e papere". A proposito, in che graduatoria...?

Sergio Palazzi ha detto...

Scusate, nel precedente mi è partito il messaggio senza la firma: Sergio Palazzi.

p.s. viva i papaveri e viva le papere

sergio casprini ha detto...

A novembre del 2009 sul BLOG su questo tema ci fu una discussione a seguito della pubblicazione di un articolo di Galli della Loggia sul Corriere della Sera, fortemente polemico nei confronti dell'introduzione a scuola della materia Cittadinanza e Costituzione.
Io sostanzialmente ero d'accordo con Galli della Loggia perchè prevedevo il pericolo di veder trasformata una nuova materia con i suoi momenti di studio e verifica in un ennesimo corso di educazione al fine, in questo caso, della formazione civica dello studente in termini prescrittivi e morali senza alcun esito sul piano di un apprendimento reale. In questi anni abbiamo avuto in molte scuole "Educazione alla legalità" con il risultato, eterogenesi dei fini, di situazioni di illegalità crescenti : vedi episodi di bullismo e il rituale autunnale di occupazioni ed autogestioni. Ora il re è nudo : siamo tornati al punto di partenza , tanto vale sperare che nelle indicazioni ai programmi dei licei e , mi auguro, successivamente per tutte le scuole di ogni ordine e grado, tornando come sembra ai programmi e alle discipline, si dia spazio nel programma di Storia alle conoscenze sulla costituzione italiana ed in generale sulle leggi che regolano un paese democratico.
Anche se in ultima istanza , come scrive Palazzi, conta sempre il modo con cui il docente si presenta ai propri studenti :il rispetto delle regole in classe è propedeutico alla formazione di un cittadino ,consapevole dei prpri diritti e dei propri doveri.

Sergio Palazzi ha detto...

Ringrazio Casprini e chioso: per esempio, a scuola ci sono sw senza licenza? ci sono zone franche in cui è concesso fumare? il prof che ti parla di legalità ti fa vedere film scaricati da emule?... eccetera.
Comunque la circolare di Mario Dutto, che è persona di buon senso e grande esperienza, con molta fatica riesce ad esprimere gli concetti in modo che non appaiano troppo apertamente in collisione con una legge difficilmente applicabile.

Giorgio Ragazzini ha detto...

Come sottolineano Palazzi e Casprini, una parte fondamentale dell'educazione civica/alla legalità (questa sì comune a tutte alle materie)viene impartita sia attraverso l'abitudine guidata al rispetto reciproco e delle regole, sia con il "buon esempio" dato dai docenti. Potremmo anche chiamarla tout court "educazione".
Per molti anni, però, c'è stata anche un'educazione civica "allegata" alla storia, una vera e propria materia con un suo libro di testo, i cui argomenti principali erano la famiglia, la scuola, il lavoro, l'economia,il codice della strada, i diritti e i doveri, gli enti locali, il parlamento, il governo, il presidente della repubblica, la magistratura. Sempre con riferimento a quanto, su ciascun argomento, eventualmente dice la Costituzione. Alcuni preferivano svolgere il programma legandolo strettamente al programma di storia, per esempio confrontando la schiavitù con gli attuali diritti dei lavoratori; altri preferivano dedicarle uno spazio autonomo senza preoccuparsi troppo dei "collegamenti".Dovrebbe essere più o meno questo l'ambito di "Cittadinanza e Costituzione".
Tutto questo per dire che non si devono confondere i due piani,coinvolgendoli in una critica indifferenziata. Credo che la nostra insofferenza per i progetti di educazione alla legalità di cui parla Casprini sia in buona parte dovuta a un'impostazione spesso non critica, ma quasi propagandistica e a volte imbonitoria: una mescolanza, appunto, di informazione e di propaganda, che ci fa sentire tutti bravi e buoni e non responsabilizza veramente.
Un cenno a parte merita l'accusa di Galli Della Loggia di voler imporre una "morale di Stato".Se con l'espressione si intende la pretesa di determinare tutti i comportamenti dei cittadini, anche quando si tratta di scelte prettamente individuali,il rifiuto è ovvio. Ma rispettare le leggi e la Costituzione implica l'accettazione di un insieme di principi etici, su cui essa è basata. Questa non è "morale di Stato", soprattutto se viene recepita in un contesto che incoraggia il pensiero critico - nel senso di aperto all'indagine e alla revisione - e non dogmatico.