mercoledì 4 luglio 2012

DA BARBIANA UN'ALTRA LETTERA: QUESTA VOLTA ALLE MAESTRE DI PONTREMOLI

Se un operaio sbaglia il 25 per cento dei pezzi, la colpa non è dei pezzi non riusciti, ma dell’operaio che quanto meno viene sanzionato”. Questa è la conclusione di Michele Gesualdi, che presiede la Fondazione intitolata al priore di Barbiana, a proposito delle maestre di Pontremoli, responsabili della bocciatura di cinque bambini. Continua a leggere.

47 commenti:

Edoardo ha detto...

Dalla scuola 'ideale' e idealizzata di Barbiana se ne andarono via in parecchi. Anche nella Germania dell'Est (e non solo) si faceva di tutto per andarsene. Lo stato 'democratico' faceva man bassa di medaglie olimpiche (drogate), tutto 'funzionava' grazie ai funzionari di partito, ma la gente sognava l'ovest, non amava il paradiso terrestre, che non c'era, se non nella testa degli ipocriti privilegiati, tanto per usare un eufemismo. Saranno due italiani del sud, Domenico Sesta e Luigi Spina, a scavare nel '61 un tunnel, 120 metri sotto il muro di Berlino, e a portare all'ovest un bel gruppo di persone (vd. Ellen Sesta, Il tunnel della libertà, Garzanti). Non sarebbe male se un ex alunno di Barbiana, andato via dalla scuola, ci raccontasse quello che finora non si è avuto il coraggio di pronunciare tra tanti plausi e applausi assordanti. E dire che la prof. presa di mira dalla famosa lettera di don Milani era una iscritta al PCI e pure separata dal marito! Altro che befana reazionaria! Prima o poi la realtà spazza via la fantasia divenuta la sua impostura.

Laura ha detto...

Evidentemente gli schiaffoni non piacevano nemmeno agli ubbidienti e pazienti figli dei montanari.

VV ha detto...

Dice Rossi Doria " Eppure la scuola dell'obbligo perde ogni anno il 18 per cento degli studenti" come se i bambini bocciati a Pontremoli fossero destinati a perdersi per la bocciatura. Forse molti di quel 18 per cento si perdono perché non hanno gli strumenti per trovarsi bene a scuola. Di quelli di cui si perdono le tracce si può constatare che quasi sempre hanno veri e propri problemi di scolarizzazione. Se li fermassimo in tempo, se non facessimo finta di nulla mandandoli al fallimento a dodici-tredici anni quando il fallimento appare davvero come tale, forse, ripeto, forse, le cose potrebbero andare in modo diverso e la fuga dalla scuola potrebbe, ripeto ancora forse, decisamente diminuire.

Papik.f ha detto...

Ma non viene mai in mente, a tutti questi cosiddetti progressisti che per di più dicono di ispirarsi a un sacerdote cattolico, che un essere umano non è un pezzo meccanico? non gli viene mai il dubbio che la formazione di una persona non sia paragonabile alla costruzione di un oggetto? non si pongono il problema che forse l'insegnamento non ha - e per fortuna - il potere di determinare in modo assoluto il comportamento del soggetto al quale si rivolge?

Pippo ha detto...

Sì, ha ragione Gesualdi ( che detto tra noi probabilmente è vissuto e vive di rendita per essere stato allievo del priore)purtroppo i bambini di Pontremoli saranno dei vinti non potendo in futuro probabilmente contare su tutte le raccomandazioni che invece i pupilli del priore hanno avuto a man bassa.

Gruppo di Firenze ha detto...

L'Avvenire ha accorciato una frase del comunicato
di Gesualdi, forse perché ha ritenuto eccessiva la caduta di stile perfino in un testo di quel genere: "Nella scuola no, la colpa è dei bambini e non delle maestrine". Le "maestrine"...

Anonimo ha detto...

Ma come si permette questo Gesualdi di parlare di maestrine? Maestrino sarà lui ma non mi sembra abbia mai insegnato. A proposito, cosa ha fatto nella vita oltre il mestiere di allievo di don Milani?
Paola

Enrico D ha detto...

Il Presidente della Provincia, ma appunto non ha lasciato un ricordo imperituro.

paola ha detto...

Sarebbe però bello sapere per quali meriti e per quali strade arrivò a quell'incarico.

Edoardo ha detto...

E' un cislino, ex PPI, ora PD, originario della Puglia. Incontrò don Milani a 12 anni,nel '55. Il prete, a Barbiana dal '54, morì nel giugno del '67. Nell'ultimo anno di vita ebbe Gesualdi come collaboratore. Insomma, da allievo a 'maestrino', il Gesualdi: ecco, a lui si addice meravigliosamente questa qualifica.

Rebert ha detto...

Condivido l' articolo d Valerio Vagnoli e, senza rispondere con fondamentalismi ad altri fondamentalismi, mi chiedo solo una cosa : " Perchè la scuola di Barbiana non ha retto alla scomparsa del suo fondatore?" Il dubbio che essa fosse una rappresentazione personale e non un modello generalizzabile è legittimo. Un progetto che non resta ha delle caratteristiche legate ad una sola persona. E di progetti personali ce ne sono in giro troppi...

Laura, maestrina in pensione ha detto...

Anziché fare i maestrini, dopo la morte del maestro, gli allievi si sono sistemati qua e là grazie all'aiuto prima di potenti democristiani di sinistra e di altri potenti e qualificati personaggi. La gerarchia ecclesiastica che don Milani esecrava oggi fa parte del consiglio d'amministrazione della Fondazione(quella ufficiale anche se l'altra in guerra con questa si considera anch'essa ufficiale)e i cardinali fanno a gara a dir messa sulla tomba del priore che presto faranno senz'altro santo.
Abitando nel Mugello conosco alcuni rappresentanti di entrambe le fazioni ed entrambe sono accomunate dall'avere adepti che hanno una grande considerazione di se stessi e poco senso dell'umiltà. Non a caso nessun allievo ha fatto il maestro, mestiere che richiede tanta umiltà e tanta com-passione, quella che gli allievi del prete di barbiana non possono avere perché mancava al loro maestro.

VV ha detto...

Mi dispiace, ma non condivido certe genericità dell'intervento di Laura. Tengo a precisare che tra i soci fondatori della Fondazione vi è un mio amico di lunga data che stimo e apprezzo per la sua coerenza e per il suo impegno sociale, e so per certo che non apprezzerebbe accuse generiche e scioccamente denigratorie rivolte a persone, come le maestre di Pontremoli, di cui si sa ben poco a proposito della loro sensibilità umana e della loro deontologia personale. Lo stesso atteggiamento, ripeto, si può cogliere in alcune sue riflessioni rispetto alle quali, come sta affermando in questo momento in tv uno dei personaggi di quel capolavoro che è Orizzonti di gloria, mi dissocio.

Anonimo ha detto...

Lidia ha detto...
Quanto male ha fatto alla scuola italiana l'ideologizzazione dell'esperienza di Barbiana! Quanta protervia nelle parole di questo erede di don Milani.
Tutti promossi se no è colpa delle "maestrine"!
A lui e a quanti la pensano come lui fa comodo quello che sta alla base dell'abolizione del valore legale del titolo di studio. Tutti promossi! Perchè tanto si dimostra altrove il proprio valore!

Anonimo ha detto...

Lidia ha detto...
E' evidente che non tutti coloro che hanno avuto un'esperienza a Barbiana siano d'accordo -come dice VV - con Michele Gesualdi. Però è da notare come sia ancora virulenta una certa mentalità, che io ho definito genericamente sessantottina, e che non migliora per niente la scuola italiana e chi dovrebbe avere beneficio da lei.Sono sicura che il Gesualdi ha avuto un'ampia platea di consenso e , secondo me, questa è dovuta ad una scarsa consapevolezza di cosa è necessario per creare un clima adeguato e sereno nelle nostre realtà scolastiche. (Parlo di scuola e non di università). Rifacendomi ad una formazione comportamentistica direi che si dimentica come l'essere umano ha necessità di una ricompensa immediata oltre che nel tempo per avere le motivazioni per agire in un modo ordinato e con regole piuttosto che in un altro con disordine e mancanza di regole.
La promozione facile con titolo di studio facile oppure (il retro della stessa medaglia) l'andare tutti a scuola per un certo numero di anni e basta senza nè promozioni nè bocciature perchè è previsto che non vi sia nessuna validità al titolo di studio in quanto si dimostrerà in futuro quello che si sa fare, non credo che aiuti l'alunno e il futuro uomo a costruirsi nell'identità e nella professione e crea asini e bulli durante il tempo scolastico che impedisce ogni serena convivenza (come si vede del resto attualmente in tutte le scuole). Si disconosce completamente la sua natura di essere umano che ha bisogno sia di regole certe che di gratificazioni sia immediate che nel tempo.
Gli schiaffoni e le pedate di don Milani non sono riusciti a far miracoli visto che nessuno dei suoi alunni ha intrapreso il lavoro di "maestrino" o qualcun altro umile o elevato degno di nota che non riguardi la politica o le associazioni. Forse non hanno acquisito regole idonee per poter lavorare e sono capaci solo di far sterili contestazioni?
Visto che criticano gli altri senza sapere (es. situazione di Pontremoli) è giusto che abbiano lo stesso trattamento in attesa che finiscano di far danni all'opinione pubblica.

VV ha detto...

Abolizione del valore legale del titolo di studio non significa, almeno per me, abolizione della scuola o della sua struttura formativa. Tantomeno significa abolire le bocciature, i voti, le motivazioni e altro ancora. Tutto ciò, purtroppo, sta caratterizzando l’attuale modello di scuola napoleonica che oramai si caratterizza sempre più in funzione del diploma che essa rilascia e delle possibilità che questo dà sul piano del riconoscimento sociale. Non a caso le famiglie e ancor prima di loro, ahimé, gli stessi docenti, sono convinte che vi siano diplomi più prestigiosi rispetto ad altri. Mentre ero a fare gli esami, ho fatto inviare a dei miei collaboratori una lettera alle famiglie di studenti pluribocciati già in prima e seconda superiore, per informarle che i loro figli avrebbero avuto la possibilità di iscriversi ad un corso professionalizzante che avvieremo a settembre. Buona parte di queste famiglie hanno telefonato indignate alle povere impiegate perché si consideravano offese dal fatto che avevamo pensato che i loro figli fossero indegni ed incapaci di un percorso che li avrebbe potuti portare ad un diploma di maturità.
Insomma, come ho scritto altre volte su questo argomento, è la scuola attuale che presenta quelle caratteristiche che invece Lidia vede come inevitabili con una scuola che abolisca il valore legale del titolo di studio e di fatto, l’impegno, la serietà degli studi, la valorizzazione del merito stanno piano piano scomparendo. Lo sanno bene i docenti che non si adeguano ad una scuola diventata sempre più mercato al ribasso delle conoscenze e lasciati soli di fronte agli assalti delle famiglie che aspirano per i pargoli bei voti, un diploma liceale, pochi compiti a casa e soprattutto che la scuola non crei loro tanti problemi.

VV ha detto...

Dimenticavo! chi da anni partecipa agli esami, sia della scuola superiore di primo che di secondo grado o semplicemente agli scrutini, si sarà(?) reso conto che le uniche discussioni si fanno quasi sempre per permettere ai meno bravi,tali anche per scarso impegno, di raggiungere la soglia della promozione. E perché ciò avvenga si regalano a man bassa voti su voti e si sanano frequentemente situazioni indecorose. Invece quasi mai, o mai, ci si preoccupa di dedicare momenti di discussione per incentivari i migliori. Altro che abolizione del valore legale del titolo di studio, tutto ciò è abolizione del valore legale della scuola!

Edoardo ha detto...

"La proposta è quella di abolire le bocciature, ma ciò non significa promuovere tutti con 6 fasulli né impedire le ripetenze. In altre parole, abolire il voto di consiglio che condona le insufficienze, ma realizzare uno scrutinio semplificato in cui ogni docente possa davvero mettere i suoi voti veri. Successivamente le famiglie, in base a pagelle con voti veri, potranno responsabilmente scegliere o la ripetenza dell'alunno oppure di usufruire di iniziative di recupero." Da V. Pascuzzi, Ammessi agli esami con 8 insuff.... (Orizz. scuola, 7 luglio). Che perla! Ma dove li prendono simili scriventi? Adesso decideranno i genitori, pardon gli Utentoni, se bocciare o no i figli, pardon, gli utentini. Insomma, dall'attuale scuola 'fornitrice di servizi', 'servizievole', alla scuola serva, servile, strisciante come un verme manca poco. All'università, tramontato da un bel pezzo il 18 politico previa esibizione di divisa fascista o maglietta con la faccia del Che, gli utenti (ignoti) si presenteranno con lo stato di famiglia in mano. Oppure con tanto di albero genealogico (riservato ai soliti noti).

Edoardo ha detto...

Molte persone ancora non hanno capito che la scuola non è la famiglia e nemmeno la sua propaggine. L'insegnamento pubblico è nato per superare l'angusto orizzonte educativo e conoscitivo familiare. L'insegnante è, in certo qual modo, una sorta di 'corruttore' delle menti pargole. La nostra civiltà europea è nata dalla tragedia e dalla sfida socratica. Una delle accuse rivolte a Socrate era quella di 'corrompere la gioventù (e la miscredenza). Socrate non ha ceduto, ha sfidato i suoi ipocriti accusatori (non lo ammazzarono i 30 tiranni, ma la democrazia ateniese restaurata, i 'buonisti' della politica, proprietari della strada per la felicità, i padri di famiglia tutti d'un pezzo!), ha bevuto la cicuta (peggiore della morte fisica c'era la morte civile, morale della fuga, del rinnegamento di se stessi), ha incarnato la libertà di parola, di conoscere, di educare ecc. La morte socratica è ritornata tante volte nella storia: da Tommaso Moro a Giordano Bruno, da Severino Boezio fino ad un oscuro contadino austriaco che preferì essere decapitato a Berlino piuttosto che indossare la divisa hitleriana: Franz Caracciolo Jegerstaetter. Disse no fino all'ultimo a tutti, anche alla moglie e ai figli, come Socrate ai suoi increduli salvatori. Ricordiamocelo e ricordiamolo a certi vanesi imbrattacarte, a certi pacifisti per salvare solo la propria pelle scolastica, a chi ci vorrebbe servi o rinnegati. Bastano e avanzano quelli che ci sono già. P.S. Aveva torto Brecht nell'accusare di viltà Galileo nel suo famoso pezzo teatrale. Galilei pensò, cedendo, che quella chiesa, di cui si sentiva parte, un giorno avrebbe capito. Il suo torto non fu la viltà e la paura della morte, ma l'eclissi di se stesso, la 'veritas' barattata con la 'spes' e la 'caritas'. Quando morì, era già morto da un pezzo.

Anonimo ha detto...

Lidia ha scritto...
Carissimo VV sarei ben felice del fatto che abolizione del valore legale del titolo potesse realmente corrispondere alla serietà ed alla messa in riposo della scuola napoleonica (e del sei politico anni sessanta e settanta).
Il fatto è che non si capisce bene quale sarebbe realmente la sua applicazione pratica: una abolizione che al posto dell'architrave napoleonico lascerebbe un vuoto anarchico colmato dalle peggiori ideologie capitalistiche ottocentesche (con ricchi che possono studiare e accedere ai posti di comando e poveri che rimangono analfabeti e solo addestrati al lavoro) o sessantottine (con il "tutti promossi" che auspicano al posto fisso diventando corrotti, inetti e impreparati)?
Quando in Italia vi sono state delle abolizioni il tutto non è stato migliorato, ma è peggiorato. Esempi sono l'abolizione dei manicomi (giustissimo) non supportato da nessun miglioramento sanitario a sostegno del malato e della famiglia; l'abolizione delle case chiuse con la legge Merlin con l'effetto di non risolvere il problema prostituzione e sfruttamento; l'abolizione delle leggi restrittive per chi commette reati gravi senza dei supporti realmente riabilitanti. Potrei continuare ma mi fermo per non appesantire ulteriormente il mio commento.
Il fatto è che in Italia una abolizione di qualcosa non è supportato da un miglioramento, ma di un peggioramento. Perchè non metterci a riflettere sulle cause e sul come impedire il peggio?
Ci si vuole battere per l'abolizione di valore legale del titolo di studio, ma si tralascia di gridare a gran voce e pretendere il miglioramento delle infrastrutture scuole e dell'aggiornamento docenti, per esempio. Ma sembra che a nessuno interessi se poi una scuola non dico crolla uccidendo, ma che ammazzi in continuazione il futuro degli alunni non permettendo loro di formarsi adeguatamente con laboratori e regole osservate rigidamente su chi merita e chi no e su come premiare chi si impegna.
Ecco perchè non mi fido. Don Milani a Barbiana propose l'abolizione della bocciatura, la messa alla gogna degli insegnanti, l'appiattimento della preparazione dei pierini e dei gianni piuttosto che un loro miglioramento. Chi propone le sue ideologie dimentica di dire che togliendo la bocciatura deve introdurre il rinforzo negativo dei ceffoni e delle pedate nel sedere insieme alla scuola per tutto il giorno e tutto l'anno e dell'abolizione dell'intervallo. E poi, sinceramente,non vedo nella scuola di Barbiana nulla di così splendido da essere ancora ricordata. Tuttaltro. I suoi alunni non hanno eccelso in nulla se non nelle chiacchiere. Dove sono i suoi Ghandi, i suoi Galilei, i suoi Newton, De Gasperi, De Gaulle, etc. Io non ne ho notizia. Chi mi delucida?

Anonimo ha detto...

Lidia ha scritto...
Sono contentissima del fatto che sono stati eliminati dal decreto della spending review i duecento milioni per la scuola privata (dicono che, poveretta, le toccavano circa cinquecento). In rispetto alla nostra Costituzione italiana tanto bistrattata ma giusta spero che lo scandalo di finanziare le scuole e università private mortificando e uccidendo le pubbliche finisca per sempre.

Ma...sono un'ingenua e illusa perchè sottovaluto la potenza degli interessi, malafede e bizantinismi che stanno dietro...

Anonimo ha detto...

Lidia ha scritto...
Ma...quale sorpresa ci sta preparando il Ministro Profumo?
Ne ho paura...
Fondazioni (quindi privatizzazione della scuola); dominio degli enti locali (all'americana e con potere di genitori ed enti locali) quindi non più libertà e indipendenza costituzionale degli insegnanti; Presidi manager con poteri di licenziare (e non più solo mobbizzare i sottoposti) per far posto a parenti, amici e favoriti..
Ho solo messo alcuni punti negativi dell'abolizione della scuola pubblica.
E' per questo che per adesso vi è tutto segreto e il Ministro non si sbottona dopo il flop del quiz referendum sull'abolizione del titolo di studio?
Altro che di Barbiana e maestre di Pontremoli in questo blog si dovrebbe parlare!!!

VV ha detto...

Cara Lidia, è attraversoq uesta scuola che i figli dei più svantaggiati non trovano possibilità di riscatto. Anche stamattina vi è un articolo sul corriere che parla di come nella scelta degli addetti ai controlli dei musei fiorentini prevalga il familismo. Oramai, nel pubblico impiego, si è consolidata la prassi dell'accettazione del puro titolo di studio per dare così modo che possano essere determinanti gli appoggi, le tessere sindacali, politiche e altro di questo sottogenere. Lo sa che in molte realtà del Sud le assunzioni avvengono in virtù del pacchetto di tessere( di qualsiasi partito, beninteso altrimenti mica si spiegherebbe ilfenomeno Grillo)che l'aspirante all'impiego è in grado di presentare al padrino di riferimento? Mi hanno raccontato di nonni, zie, cugini e simil parentele costretti ad iscriversi ad un partito, per dare modo ad un ragazzo loro parente di poter aumentare, in parallelo al numero delle tessere, le ore di part time in un call center. I privati, invece, oramai assumono solo coloro che oltre al diploma sono dotati, pagandoseli di tasca propria,di corsi di specializzazione o di conoscenze di lingue straniere acquisite con corsi a pagamento. Insomma, io credo, pur non avendo assolute verità, che i poveri avrebbero tutto da guadagnare se si tornasse a rivalutare il merito costringendo le scuole a riappropriarsi del loro ruolo che oggi è diventato essenzialmente sociale e terapeutico rispetto, invece, a quello culturale e formativo. Ovviamente non voglio generalizzare e forse la realtà della nostra scuola non è sempre così pessima come sembra. Tuttavia dai dati ocse, dai risultati invalsi, dall'esperienza personale, dalle testimonianze del blog, di amici, conoscenti e altro ancora e anche da quanto lei stessa conferma, mi sembra che qualcosa di dirompente vada assolutamente e rapidamente fatto. Credo, insomma, che questo sistema sia irriformabile e proprio per questo mi piacerebbe la sfida di una scuola nuova, in grado di far percepire con molta evidenza che piuttosto che il pezzo di carta per il futuro dei giovani conta una solida e seria preparazione.

Pippoi ha detto...

Più lo stato sparisce
più il cittadino deperisce

Pippo ha detto...

Pippo apre una gara: chi sa rispondere, leggendo questa storiaccia, sul perché il bambino, anziché scappare a casa, come avrebbe dovuto e probabilmente voluto fare, ritorna invece dal santo educatore?

da N. Fallaci, Dalla parte dell'ultimo. Vita del prete Lorenzo Milani. Ed. Bur
"Un giorno ricordo che ( don Lorenzo) mandò via uno scolaro che non stava attento" racconta Giorgio Falossi. " Gli prese la cartella, gliela scaraventò dietro, lo diluviò di parolacce, gli disse di non tornare più a Barbiana. E questo povero figliolo si mise a piangere, raccattò la sua cartella e andò via. Fece il giro della casa e tornò. Don Lorenzo stava sdraiato su una vecchia poltrona di vimini coi braccioli. Il ragazzino, per non farsi vedere, andò ad accucciarsi proprio lì dietro, mentre don Lorenzo seguitava a dire imperterrito perché aveva scaraventato fuori quella . Ma intanto, fingendo di grattarsi aveva abbassato le mani sotto la poltrona e aveva raggiunto con le dita il ragazzino piangente…” “ però non era un modo di fare consueto per don Lorenzo”, tiene a precisare Franco Gesualdi “ non è che punisse e consolasse al tempo stesso. In fin dei conti sarebbe stato anche antieducativo”. Pag443-44

Anonimo ha detto...

Lidia ha scritto...
Bella la storiaccia su don Milani e il bimbo di Pippo. Ma don Lorenzo Milani è stato lo stesso utilizzato come clava dai garantisti "del tutti promossi se no è colpa degli insegnanti! E se i ragazzi sono ignoranti, bulli e bastardi dentro, drogati e scellerati, lo stesso è colpa delle maestrine". Ma la storia dimostra che rendendo le cose difficili le si fa apprezzare per come meritano. Ecco perchè ripeto come un mantra che il problema non è quello di abolire il titolo di studio ma di rendernee il conseguimento difficile e aumentare la rigidità delle regole comportamentali insieme alle possibilità di fare laboratori di vario tipo (dal poetico al musicale, dall'artistico a quello di falegnameria e di costruzioni di plastici etc). Un esperimento che mi è capitato di leggere su un libro di psicologia generale riguardava il rapporto fra cani e uomini che se ne prendevano cura.
L'esperimento consisteva nel dividere in due gruppi uomini di vario ceto sociale e di utilizzare una sola razza di cani (il collie). Si organizzarono due feste del cane in città diverse. In una città si fece pagare una somma abbastanza alta per ottenere il cucciolo; nell'altrai invece lo si diede in regalo sempre su richiesta.
Dopo un certo periodo i ricercatori (finti volontari) si presentarono casa per casa per chiedere notizie sui cuccioli. Si notò che mentre coloro che avevano acquistato il cucciolo lo tenevano in alta considerazione in famiglia, in quelli che lo avevano ottenuto in regalo era solo in bassa percentuale lo stesso.
I cuccioli del secondo campione (divenuti adulti) erano più tenuti alla catena, malnutriti e alcuni di loro erano morti o stasti abbandonati (ed erano bellissimi cuccioli di collie!).
Un disastro.
Allo stesso modo è avvenuto in Italia e in Europa: rendere le licenze, i diplomi e le lauree a portata di chiunque senza sforzo e impegno fa s^ che il loro valore intrinseco precipita. Quindi semplice soluzione che non prevede ABOLIZIONI: far sì che il titolo di studio possa venir raggiunto solo con molta difficoltà pretendendo preparazione, impegno e un comportamento serio e ineccepibile. Solo così gli appartenenti alle fasce deboli, ma MERITEVOLI (come prevede la Costituzione), tramite anche sussidi, borse di studio e provvidenze varie potranno accedere ai posti più alti che non necessariamente devono essere quelli della politica o della finanza, ma del mondo della scienza, dell'arte, dell'artigianato (quanti ottimi sarti della moda , professionisti del mobile, del turismo, dello spettacolo e compagnia bella...) etc, etc, etc.

Vi riporto un link di una scuola di Palermo che si ostina a bocciare gli impreparati e i maleducati e che ha fatto della serietà e del merito una bandiera affrontando alunni e opinione pubblica contraria.

IL titolo è:
"Solo in tre superano gli esami. A Palermo i ragazzi del geometra in fermento"

http://www.tecnicadellascuola.it/index.php?id=37854&action=view

Si accusano gli insegnanti che "non sono riusciti a fare raggiungere a tutti i ragazzi il successo formativo, come prevede il Regolamento dell’autonomia scolastica" (e come? Garantendo uno spudorato sei politico a ragazzi che hanno l'abitudine di bigiare, di non studiare e di essere maleducati?).

Anonimo ha detto...

Lidia ha scritto...
Io lavoro in una scuola secondaria di primo grado. Nella mia scuola, nel corso di più di tre anni (la situazione era ingestibile da tempo) si è ottenuto di non far più distruggere, e deturpare con scritte, arredi e materiali vari semplicemente sospendendo, facendo pagare anche i danni o anche con un esborso di cinquanta euro da destinare a cartelloni o a ciò che serviva alla classe del reo e dando il cinque in condotta in primo quadrimestre (preludio alla bocciatura se si fossero reiterati non solo i comportamenti da bulli e da disturbatori delle lezioni, ma anche quelli vandalici).
I genitori si sono ribellati? Certo! Ma si è stati duri e si è chiesto loro se volevano sbrigarsela con i Carabinieri perchè la scuola avrebbe fatto denuncia per danneggiamenti.
Insieme a questo, nel corso degli anni si è sospeso e bocciato più volte e segnalato agli assistenti sociali chi aveva necessità, anche i soliti noti fino a che non si sono calmati e messi a studiare. In tal modo si è dato un esempio agli altri che avevano ricevuto il lavaggio del cervello (da adulti, film, canzoni, programmi televisivi, compagni e famiglia) con il mantra che "a scuola non studiare e comportati male perchè tanto ti promuovono lo stesso ed è uno spasso far gridare e dannare gli insegnanti e perseguitare i compagni antipatici".
Dopo queste misure drastiche adesso si può fare lezione con tranquillità in classe e tanti di loro (e tantissimi ragazzi di famiglie povere e disagiate) alle superiori stanno dando soddisfazioni.Ma se non avessero avuto la motivazione di poter ottenere un titolo di studio con valore legale, avremmo potuto ottenere risultati positivi?
Che bisogno c'è di ABOLIRE il valore legale del titolo di studio per rendere la scuola più seria quanto vi sono metodi più efficaci? Che bisogno c'è di dar colpa, in maniera barbiana, alle maestrine se per alcuni alunni è necessaria la bocciatura il più presto possibile al fine di farli riprendere o (per quelli più grandi)per fargli cambiare rotta?
In un precedente intervento c'era chi diceva che era piuttosto necessaria una moralizzazione degli insegnanti e di quanti lavorano dentro la scuola. Aggiungo che (come sostiene anche il Prof. Israel) vi è necessità anche di Ispettori che controllino l'operato finanziario, didattico e organizzativo in genere delle varie scuole.
Anche l'università ha bisogno di moralizzazione, non con l'abolizione del valore del titolo di studio ma piuttosto eliminando il potere dei cosiddetti BARONI e consentendo l'accesso per merito di tutti, facendo ispezioni e attivando controlli di ogni tipo per garantire onestà e merito e gente capace (e non per eredità familiare o perchè si è amanti di tizio o di caia).
Io sono convinta che nella società, in tal modo, caro VV si prenderà in considerazione diversamente "il pezzo di carta" e cambiando la mentalità di quanti lo hanno, col sudore della fronte, ottenuto, non saranno più facili certe pratiche dei partiti politici o delle associazioni di ogni tipo comprese quelle massoniche e cattoliche.
Al solito mi illudo.

Anonimo ha detto...

Lidia ha scritto...
Ho riletto i miei interventi e pertanto mi scuso per le inesattezze grammaticali dovuti al fatto che scrivo di fretta. Ci starò più attenta.

Anonimo ha detto...

Lidia ha scritto...
Con una logorrea degna del Guinness dei primati, rispondo alla gara di Pippo.
Il tema della gara è ": chi sa rispondere, leggendo questa storiaccia, sul perché il bambino, anziché scappare a casa, come avrebbe dovuto e probabilmente voluto fare, ritorna invece dal santo educatore?"

La mia risposta è la seguente. Perchè don Milani ha preteso laconicamente serietà dal bambino invece di perdere tempo in chiacchiere e in tentativi di convincimento.
In tal modo gli ha fatto capire che non accettava i suoi capricci, e che pertanto non era degno di far parte della comunità.
Anche don Bosco usava questa tecnica educativa molto efficace.
Don Milani ha reso preziose e non negoziabile le sue lezioni, così come (io sono fermamente convinta) deve essere la concessione del titolo di studio, dello stare in classe con gli altri e della promozione

Anonimo ha detto...

Lidia ha scritto...
La promozione, il titolo di studio e lo stare in classe NON è UN DIRITTO. Il diritto costituzionale allo studio sì.

Anonimo ha detto...

Nella scuola inperversano coloro che, non avendo mai partecipato ad un concorso ordinario,hanno iniziato la scalata che li ha portati a diventare collaboratori della presidenza, detentori sine die di funzioni strumentali, responsabili di progetti etc.Tutto questo mettendosi in luce agli occhi dei Dirigenti, per non dire arruffianandosi, con blandizie varie.Altro che merito. Con l'abolizione dei titoli di studio l'imbecille che ha trascorso un paio di anni a prepararsi per i concorsi non avrebbe neppure i 12 punti nella graduatoria interna dei perdenti posto .Ma arriveremo anche a questo come auspica V.V. o.

Anonimo ha detto...

Lidia ha scritto...
con l'abolizione del titolo di studio gli imbecilli ruffiani del preside aumenteranno e avranno vita più facile.

Laura ha detto...

Un mio conoscente andò alla scuola di Barbiana perché costretto dai suoi genitori. Pensavano che un prete potesse sistemarlo per tutta la vita. Resse solo alcuni mesi e non vi rimise mai più piede.

Laura ha detto...

Il ragazzino non se ne andò a casa per paura di prenderne altrettante, e di più, dai suoi genitori.

pippo ha detto...

Giustooooo

VV ha detto...

Era un'altra Italia ed un'altra scuola quella degli anni Sessanta. Forse ai firmatari della lettera, al pari di Don MIlani, non piace che il tempo scorra e che le cose cambino.
VV

Anonimo ha detto...

Lidia ha scritto...
Cara Laura, mi piacerebbe sapere se il suo conoscente è stato inviato a Barbiana perchè "monello" oppure perchè i suoi genitori avevano più fiducia, per l'educazione anche scolastica, in un prete.
Se fosse stato per la prima motivazione le risulta che il suo conoscente abbia avuto un beneficio (nel senso che successivamente all'esperienza al solo nominargli Barbiana smetteva, di far il monello) oppure no?
Nel secondo caso, se era una pasta d'angelo, cosa ne ha avuto di positivo o di negativo di quell'avventura?
Sarebbe interessante raccogliere le interviste di chi ha trascorso del tempo a Barbiana.

Anonimo ha detto...

Lidia ha scritto...
Io credo che, come diceva Machiavelli nel "Principe", i tempi passano ma gli uomini continuano a comportarsi ed ad essere nello stesso modo. Per cui se determinate cose, riguardanti in questo caso la psicologia umana, erano valide un tempo lo sono anche adesso.
Si hanno più mezzi, più possibilità, più tentazioni, più capacità, ma il modo con cui si può educare in senso positivo o negativo un essere umano rimane imperituro nel corso dei secoli.
I messaggi di Gandhi, di Martin Luther King, di Cristo sono per sempre così come il loro inverso di nome, per esempio, Hitler e Stalin.
Le loro tecniche pedagogiche vengono applicate anche adesso ed hanno lo stesso effetto di decenni o secoli fa.
Hitler, per esempio, diceva al suo ministro della propaganda: "ripeti tante volte una bugia e questa diventerà, grazie alla propaganda, una verità!". Questa frase risale agli anni quaranta ed è risultata valida ancor oggi e soprattutto negli ultimi ventanni grazie ai "pifferai magigi".

Anonimo ha detto...

Lidia ha scritto...
Aggiungo ancora: a a parer mio (e in modo quasi stoico) se una cosa è sbagliata o giusta ora, lo era dieci, quaranta, o secoli fa.
La scuola di Barbiana non ha retto, quella di don Bosco sì (ed era degli anni ottocento). La scuola di Barbiana non ha prodotto eccellenze, quella di don Bosco sì e anche attualmente. Ambedue utilizzavano la metodologia della dissuasione nel fare cose cattive ed incoraggiavano a far quelle positive, ma in maniera e con intenti diversi. Ambedue si preoccupavano dell'istruzione e dei ragazzi, ma mentre don Bosco perorava la causa dell'allegria,dell'amicizia, della Messa, della confessione e degli oratori, mi risulta che per don Milani non era così.Quindi, per gli interventi pedagogici non tengo in considerazione la scuola degli anni sessanta, dell'ottocento o del duemila, ma piuttosto cosa si è sperimentato ed ha avuto, indipendentemente dai tempi e dall'ambiente, risultati positivi e da emulare e cosa negativi da non ripetere.Queste sono mie riflessioni, e in divenire e non accuse, prendetele col beneficio d'inventario!

Giovanni ha detto...

Nessuno degli allievi di Barbiana ha fatto il docente e ci sarà un motivo no? Dopo don Bosco i maestri e le scuole salesiane si centuplicarono esistono ancora e sono ancora attuali e a Barbiana invece continuano a prendersela con i docenti. Ma che se provassero loro a darci un modello e a insegnarce come se fa.

paniscus ha detto...

L'avete vista quest'altra?

http://www.repubblica.it/scuola/2012/07/10/news/aumentano_i_promossi_3_rispetto_all_anno_scorso-38841056/?ref=HREC1-2

Adesso, ogni volta che si dà una notizia che riguarda le statistiche di promossi e bocciati, la prima cosa che viene messa in evidenza è...

...che bocciare è male perché costituisce uno spreco pubblico, mentre promuovere tutti è un comportamento socialmente virtuoso, perché fa risparmiare soldi allo stato.

Ci manca anche questa, che arriva indifferentemente da destra e da sinistra : - (

Lisa

Luigi ha detto...

C'è da aspettarsi di tutto.In Austria hanno abolito le bocciature proprio per questioni di carattere economico.

Edoardo ha detto...

Svelato l'arcano. Il giornalista Salvo Intravaia di Repubblica insegna(va) in un liceo di Palermo, come è scritto in un suo libro laterziano presentato da C. Augias. I suoi interventi penosi e irritanti ora si spiegano, come il tempo che ha per scriverli e per sparare le ultimissime sulla cresta dell'onda politically correct. Lavora al MIUR ora. Questo è il link. Credo che sia lui, almeno. http://it.linkedin.com/pub/salvo-intravaia/48/223/188

Antonello ha detto...

“Nelle prime tre settimane di attività ho dato qualche voto di insufficienza, ma i bambini mi hanno detto: ‘Qui nessuno dà voti di insufficienza, perché il Direttore non lo permette.’ Come non mi piaceva questo sistema! Così ho fatto del mio meglio per porvi fine, ma durante la riunione degli insegnanti il Direttore ha detto: ‘Io farò del mio meglio per costringerla a lasciare la scuola!’ E ce l’ha fatta”.
Fine Anno scolastico 2011/2 in una Scuola Elementare di Buddusò, uno Scientifico di Canicattì o un Tecnico di Abbiategrasso?
No.
Scuola di Ikutzk, Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, anni ’70.
Riportato in: Vivere in Russia, di Piero Ostellino, ed. Rizzoli, 1977, pag. 35.
Leggendo per caso la decina di pagine che Ostellino dedica al sistema di istruzione sovietico in questo libro trovato a casa di un’amica ho provato un brivido.
Lo sfascio della scuola italiana, dal punto di vista spazio-temporale, viene da lontano

Capello ha detto...

Pubblico la lettera di Michele Gesualdi inviata alle maestre di Pontremoli perchè sinceramente mi chiedo se l'autore dell'articolo in questione l'abbia veramente letta....
Alessandro

1° parte
Care maestre di Pontremoli,

come ben sapete insegnante significa lasciare il segno: un segno positivo. Alle elementari un segno che il ragazzo utilizzerà per tutta la vita. Tocca infatti a voi lo straordinario compito di squarciare il velo del buio e aprire gli occhi e la mente a saper leggere e scrivere.

Con la decisione che avete assunto di respingere quei cinque bambini in prima elementare avete invece lasciato un segno negativo: il marchio dei vinti, dei diversi, di coloro destinati a rimanere ai margini della società .
A sentire voi lo avete fatto “per il bene dei bambini” in realtà avete dato la prima spinta verso il baratro dell’esclusione.

Per voi la storia scorre invano. Quarantacinque anni fa arrivò la denuncia di Lettera a una professoressa contro la scuola selettiva e chiusa al cammino della umanità. La scuola reagì positivamente inserendo nella sua normativa la sollecitazione all’accoglienza, a saper riconoscere i saperi e i valori acquisiti dai ragazzi nella vita quotidiana e nell’esperienze maturate fuori dell’apprendimento dei contesti scolastici.

Tutto questo per voi non esiste. I ragazzi degli altri rappresentano numeri che si buttano via se i vostri conti non tornano. Però se fossero vostri figli avreste sicuramente un metodo diverso di valutazione che vi avrebbero portato a valorizzare più i bisogni e le ragioni dei ragazzi che non dei programmi.

Direte che vi siete trovate in contesti di classi difficile complesse, con famiglie che non collaborano, con lo Stato che sta trasformando la scuola in “pollai” o aree di parcheggio e che con classi di trenta ragazzi non è possibile insegnare. Tutte osservazioni giuste, ma non potete protestare contro lo Stato e la società ferendo ed emarginando bambini che andrebbero aiutati e incoraggiati. Così facendo vi ponete non come motore ma come freno dei più deboli.

Capello ha detto...

2° ParteAltre sono le armi per mutare i difetti della scuola: sciopero, voto, manifestazioni, influire con la parola, coalizzarsi con altri insegnanti per realizzare il pomeriggio gratuitamente una scuola per i ragazzi che le famiglie non possono aiutare, che sia di esempio e da pungolo alla scuola tradizionale. Ribellatevi e resistete contro ogni atto che porta alla dequalificazione della scuola e della vostra professionalità, ma non ferite creature che si affacciano per la prima volta alla società attraverso la scuola e trovano anziché accoglienza abbandono e scacciata.

Create un fronte comune di opinione con quanti hanno a cuore il cambiamento della società, perché la scuola è il cuore della società; il suo malessere è lo stesso della società ma la scuola e quindi gli insegnanti hanno il compito di camminare con un passo più avanti rispetto al resto della società.

Tocca agli insegnanti alzare lo sguardo verso orizzonti più alti prefigurarsi il futuro e formare il cittadino del domani. Occorre cioè saper coniugare la trasmissione della cultura del passato con quella del presente che aiuti il ragazzo a capire la società in cui si trova affinché possa domani contribuire a mutarla secondo i valori fondamentali indicati dalla Costituzione la quale riconosce l’eguaglianza fra tutti i cittadini e si impegna a rimuovere gli ostacoli che si frappongono all’esercizio dei diritti fondamentali della persona umana, primo fra tutto il diritto all’ istruzione: Gli ostacoli si eliminano educando all’accoglienza e alla solidarietà col più debole. Ma tornando a voi, avete mai riflettuto sul fatto che i ragazzi che vengono fermati nella scuola dell’obbligo generalmente appartengono a famiglie più povere? Quelle famiglie che sono portatrici di una grande cultura che non appare mai perché estranea ai vostri programmi e perché i poveri non scrivono libri, non fanno opinione sui media, non fanno conferenze, ma mandano avanti il mondo e sono portatori di una grande ricchezza: la conoscenza della condizione umana che è fatta di povertà di molti, mentre la ricchezza è fuga di pochi dalla condizione mana.

Scacciare quindi dalla scuola fin dai primi anni i ragazzi delle famiglie più bisognose significa da parte della scuola attentare al futuro della condizione umana.

Avete poi riflettuto che la vostra decisione di fermare il 25 per cento dei bambini che vi erano stati affidati in prima elementare, rappresenta la prova vivente, non della vostra bravura, ma del vostro fallimento professionale e quello della vostra scuola. Avete detto ai vostri ragazzi e alle loro famiglie: “noi con voi non ce la facciamo, ci pensino altri”. Avete interrotto il dialogo e il cammino con i loro compagni. Avete dimenticato che la scuola dell’obbligo è un diritto per tutti e di ciascuno. Una buona scuola non scaccia gli ultimi, ma li prende per mano e li porta a livello dei primi ed insieme continua il cammino scolastico.
Quindi con la decisione che avete preso per ben due volte avete esercitato nel peggiore dei modi la vostra professionalità docente.

Noi oggi vi chiediamo di ripensarci e di cercare la strada per recuperare quei cinque bambini. Mancano diversi mesi alla riapertura dell’anno scolastico. In questi mesi dedicatevi a loro, fate loro scuola gratuitamente e colmate quei vuoti che non avete saputo colmare durante l’anno scolastico.

Dedicate le vostre vacanze a loro, recuperateli e poi dormite serenamente fra quattro guanciali senza l’atroce dubbio di aver mandato in seconda elementare futuri architetti impreparati che progetteranno case che crolleranno perché è molto più probabile che la vita di quei ragazzi la troverete a impastare cemento per costruire palazzi che non abiteranno mai o a raccogliere lamponi e pomodori che arricchiranno le nostre mense.


Cordiali saluti.


Michele Gesualdi
Presidente della Fondazione don Lorenzo Milan i

Anonimo ha detto...

Al Sig. Gesualdi dico che gli insegnanti non sono missionari e non devono dedicare le vacanze a quei bambini esattamente come un medico, anche il più bravo, non deve curare gratis.
Dico anche che se quei bambini fossero figli miei accetterei che fossero fermati in prima, perché significa dare loro tempi più distesi nell'apprendere, potenziare l'opportunità dello studio e non certo toglierla. So che la maggior parte dei genitori reagirebbe male, ma quello che fa la maggioranza non sempre è intelligente. Piero