sabato 25 agosto 2012

GIUDIZI, VOTI E VOTACCI. DUE PARERI A CONFRONTO

Nella scuola trentina non ci sono voti fino alla terza media; dopo non si può scendere sotto il quattro. La preside Veladiano sostiene questa impostazione con vari argomenti, tra i quali alla fin fine il più forte sembra essere il rischio del suicidio. Lodovico Guerrini del liceo classico senese si schiera a favore della gamma completa dei voti, “il mezzo più diretto, economico, semplice e trasparente per graduare i risultati dell’apprendimento”.
Intervento della Veladiano - Risposta di Guerrini.

30 commenti:

Cirano ha detto...

i voti??!?!? Li eliminerei tutti.

pippo ha detto...

Bravo Cirano, così così avremo alunni in attesa di giudizio

Edoardo ha detto...

La Veladiano è una suorina, non una prof. o una fresca dirigente. Come molti, non ha capito che al centro dell'educazione non sta affatto l'alunno (lo ripetono i soliti 'impegnati' fino alla nausea, contro ogni evidenza), ma l'insegnante, l'adulto, che ha costruito una società di premi e punizioni, di diritti e doveri. Perciò, lo studente studia e stop. Non è concepibile una scuola senza insegnanti. Il contrario non è vero: si può/deve essere alunni a qualsiasi età, anche da docenti. Questo dovremmo dire ai ragazzi, non illuderli con la retorica dei voti decurtati in basso. Non trattiamoli da scemi, da ridicoli suicidari! P.S. Senza voti non avremmo 'alunni in attesa di giudizio', ma innocenti ergastolani nel paese di Bengodi.

EMILIO SISI ha detto...

Credo che in un sistema in cui il titolo di studio non ha valore legale si possa fare a meno dei voti. Si possa non vuol dire che si debba. Ma nel nostro sistema significa suicidio programmato (o meglio sterminio) dell'intelligenza e della responsabilità di intere generazioni. In generale poi merito, efficacia ed efficienza hanno bisogno di valutazioni (da 0 a 10, da 4 a 8 dove 4 è 0 e 8 è 10 o come in Francia da 0 a 20, o con aggettivi...).Ricordo che merito, efficacia ed efficienza sono valori espressi da leggi dello Stato Italiano, non parole della Settimana Enigmistica. Continuiamo a farci del male:"E gli uomini preferirono il buio alla luce" (citazione di citazione).
EMILIO SISI

Anonimo ha detto...

Lidia ha scritto...
Meno male che EMILIO SISI (come me), nella attuale questione del "sesso degli angeli" qual è l'abolire i voti sotto il quattro, è del parere che abolire il valore legale del titolo di studio significa (nel nostro paese) un suicidio programmato.
Dopo aver letto l'attuale notizia riguardante il dpr sul sistema di valutazione della scuola mi sono adoperata a fare qualche ricerca ed ho rispescato IL LIBRO BIANCO DELLA SCUOLA del 2007, in cui sono sottolineate come proposte:

- La realizzazione del sistema nazionale di valutazione incentrato sull’INVALSI[1], che comprenda due distinte funzioni: la realizzazione di una rilevazione nazionale di alto livello tecnico sull’apprendimento; ed un programma permanente di supporto alle scuole per l’analisi e l’utilizzo della valutazione e per l’elaborazione di diagnosi valutative di scuola;
- il rilancio della ricerca educativa e valutativa (in luoghi autonomi e diversi dall’INVALSI);
- il consolidamento e la diffusione delle pratiche e reti di diagnosi valutative di scuola (autovalutazione);
- IL RAFFORZAMENTO DELLA CREDIBILITA' DEI TITOLI DI STUDIO.

http://www.eticaeconomia.it/il-quaderno-bianco-sulla-scuola.html

Mi permetto di avere
un mio modesto parere: secondo me permettere di non far usare l'intera scala numerica di valutazione significa andare a far franare con successo la credibilità del valore del titolo di studio.

Anonimo ha detto...

Lidia ha scritto...
E oltre a far franare il valore legale del titolo di studio, serve a far andare in malora merito, intelligenza, efficacia, efficienza e futuro del paese.
Nella Bibbia è scritto che "Dio offusca l'intelligenza di chi vuol perdere".
Personalmente, nei Collegi dei docenti, non sono mai stata con le mani in mano e con la bocca tappata nei riguardi di chi (dirigente o collega) ha proposto una valutazione che eliminasse i voti inferiori al quattro.

Valerio Vagnoli ha detto...

Ogni limite ha una pazienza, diceva Totò e considerare una violenza dare dei voti al di sotto del quattro merita una parola sola: idiozia. Le chiocce buoniste hanno fatto, per calmare forse i propri sensi di colpa di chiara trascendenza ideologica, dei danni disastrosi. I ragazzi destinati ad emergere, musicisti, ballerini, atleti e talenti di ogni sorta, per loro fortuna è molto probabile che non abbiano mai incontrato sulla loro strada crocerossine e crocerossini votati, in nome della loro bontà appiccicosa e insopportabile perché spesso parossisticamente egoista, a castrare il prossimo.
Certa gente in nome dei loro dogmi ideologici, non si rende conto che vi sono ragazze e ragazzi che per essere aiutati, stimolati e portati a dare il meglio di loro stessi, hanno bisogno senz'altro di essere gratificati, incoraggiati. Ve ne sono altri, però, che richiedono ben altri atteggiamenti educativi che, senza rasentare i metodi violenti del priore di Barbiana, possono e devono senz'altro utilizzare anche bruttissimi voti e altre "violenze" del genere adottate da certi miei insegnanti che a noi ragazzi, rispetto ai risultati negativi tali per nostra negligenza, oltre a darci dei bruttissimi voti,facevano imparare a memoria canti della divina commedia o svolgere decine e decine di espressioni algebriche. Così avremmo imparato la lezione, così molti di noi, e solo così, imparavamo, cara Veladiano, la lezione.

Pippo ha detto...

Insegnamento personalizzato? No davvero. Per tutti proporrei in caso di insufficienza, di battere il cinque. Più trend, più democratico e meno trumatizzante di sentirsene dire quattro.

Antonello ha detto...

Ogni neoSindaco di Roma, per adempiere alle promesse elettorali, triplica il numero degli autobus urbani.
L'autobus n° 10 diventa l'autobus n° 30, il 20 diventa il 60 e il 30 diventa il 90.
Ecco triplicato il numero degli autobus.
Con i voti si può fare lo stesso, qual'è il problema?
Ci penserà poi il Mondo del Lavoro a mettere i voti "giusti"....
Certi c.d. "Docenti" non hanno capito che il voto non è un optional, è una cosa che si deve allo Studente, avendo anche il coraggio di dirgli, se del caso "stai attento, non sai assolutamente nulla".
Ho avuto alunni che nel corso di un intero anno scolastico non mi hanno presentato neppure una (sic) tavola (Disegno tecnico), sulle quarantina che di solito faccio fare: che voto devo mettere?
Me lo spieghino questi Soloni.
O devo eseguire le tavole io e poi farle firmare allo Studente?
Ecco, questo potrebbe essere un metodo.....
Antonello

valerio vagnoli ha detto...

Pippo ha ragione. Vi è il sospetto che per molti la necessità di un insegnamento che sia ANCHE personalizzato sembra quasi un semplice slogan da usare come cartina di tornasole a conferma della loro "modernità". Aggiungo che con il medesimo allievo, a seconda del caso, si può essere a volte indulgenti e altre volte categoricamente severi. Ci sono infatti dei momenti in cui un cinque e mezzo è opportuno che diventi un sei meno e altre volte è giusto che possa accadere l'opposto. Ribadisco, come ho più volte scritto, che quella della valutazione oggettiva è una favola a uso e consumo dei professionisti dell'aggiornamento o di quei docenti così poco professionisti da non essere in grado di garantire altrimenti, ai loro allievi, logicità, trasparenza e consequenzialità rispetto alle loro valutazioni.

Anonimo ha detto...

Lidia ha scritto...
L'alunno che mi ha preso il due perchè se ne è fregato di prepararsi (e non di certo perchè ha avuto degli imprevisti a casa o perchè ha avuto delle difficoltà di comprensione e di svolgimento dei compiti) deve dimostrare( con l'impegno nei compiti a casa, con l'attenzione e la partecipazione in classe, con le successive interrogazioni e compiti) di meritarsi il sei.
Il quattro lo do a chi in quell'interrogazione o in quel compito non ha fornito una prestazione sufficiente.
I miei alunni lo sanno e si regolano di conseguenza. Nessuno ha mai avuto conseguenze nefaste, piuttosto se ha voluto e si è impegnato di più ha ottenuto, dopo diverse interrogazioni, il voto che meritava e anche il sette e l'otto.
Chi resta a due è colui che di studiare non ne vuole proprio.
I Soloni del quattro finiscono per gratificare chi non vuol fare nulla e a fine anno con una somma algebrica ottiene sempre e comunque il sei anche per consiglio di classe. Alla faccia della responsabilizzazione e del miglioramento!

Anonimo ha detto...

Lidia ha scritto...
La trasparenza nelle valutazioni si ottiene con l'oggettività e attenendosi ad una tabella di valutazione concordata (in mancanza di una scaletta nazionale) con il Collegio dei docenti.
Questa è professionalità! E non trasformare il quattro (che è effettivamente un due) in un sei!

V.P. ha detto...

Edoardo ha detto...
"La Veladiano è una suorina, non una prof. o una fresca dirigente."

è un'affermazione apodittica? che senso dà edoardo a "essere suorina"? che valdità può avere il "ragionamento" che segue?

L.Ragazzini ha detto...

Insegnante di un Istituto Superiore e madre di un figlio che si accinge a sostenere tests di ingresso molto impegnativi all'Università, mi interrogo su quanto sia stato deplorevole a volte un mio comportamento troppo benevolo nei confronti di alcuni studenti molto svogliati e furbetti.Non per quieto vivere ma per il desiderio di recuperarli ad un maggior senso di responsabilità ,ho pensato che infierire con un due non avrebbe portato da nessuna parte .Orbene,alla fine gli studenti apprezzano solo chi a suon di due è riuscito a metterli nella condizione di potersi cimentare con i migliori.Altro che gli studenti, si dovrebbero suicidare gli insegnanti che creano moltitudini di inetti incapaci di confrontarsi col mondo intero.

paniscus ha detto...

A chi sostiene che i voti al di sotto del 4 "non servano a niente", chiederei umilmente: ma secondo voi, se uno consegna il compito IN BIANCO (oppure fa scena completamente muta all'orale, ma non perché non ha studiato l'ultimo dettaglio del giorno prima, bensì proprio perché non apre libro da settimane e non ha nemmeno idea di quale argomento si stia parlando), è giusto dargli lo stesso voto di chi la verifica l'ha sbagliata, ma ha sinceramente provato a farla?

Se uno mi consegna la verifica in bianco, io il 2 glielo DEVO mettere, perché fa parte dei miei doveri di onestà professionale. E non sarebbe una scelta arbitraria che faccio io, bensì un voto che si materializza da solo perché autoevidente.

Se mi ponessi il problema di scegliere, in base alla mia coscienza personale, se dargli "4 per mettergli paura" piuttosto che "5 per incoraggiarlo", commetterei un falso.

E' davvero questo che vogliamo?

Lisa

paniscus ha detto...

aggiungo... mi è capitato di discutere dello stesso argomento su un altro forum, e da lì è venuta fuori questa oservazione:

che la paura generalizzata dei voti troppo bassi deriverebbe dall'abitudine degli insegnanti a un uso troppo rigido della media aritmetica, e che questo sarebbe vero soprattutto nelle medie inferiori, in cui i voti numerici sono rientrati da troppo poco tempo e gli insegnanti non sono ancora abituati a maneggiarli con disinvoltura.

Oltre a essere offensivo nei confronti dell'intelligenza della categoria, mi chiederei soprattutto: se il problema fosse solo questo (ossia che gli insegnanti non sono capaci di schiodarsi dalla media arimetica, e quindi bisogna introdurre un correttivo forzato altrimenti boccerebbero tutti)... come si spiega che alle medie inferiori, appunto, non si boccia quasi mai nessuno, e anche alle superiori complessivamente si boccia poco?

Vuol dire che la premessa è inventata, e che tutto questo abuso a man bassa dei 2 e dei 3 che fanno media aritmetica rigorosa, non c'è proprio...

Lisa

Anonimo ha detto...

Lidia ha scritto...
L'utilizzo della media aritmetica ha giovato sia al mio lavoro (ottengo più risultati) che a quello dello studente che è stato nelle mie classi.
Nella mia esperienza di insegnante ho notato che l'essere inflessibili, obbligando un ragazzo normotipo a recuperare un due, ha fatto sì che l'alunno si impegnasse costantemente fino al raggiungimento del risultato che lui desiderava, ossia non solo un sei ma un sette o un otto. Nello stesso tempo è importante incoraggiarli e ricordare loro che il voto è per la prestazione e non per la persona, ma che se ottengono il risultato voluto realmente sono delle persone in gamba! La soddisfazione vista nei loro occhi insieme al cambiamento del loro comportamento, è stata la prova per me evidente di avere scelto la strategia giusta.
Anzi! Ottengo da loro risultati maggiori ora rispetto al passato quando vi erano dei semplici giudizi.
Quindi i voti sotto il quattro sono per me funzionali tanto quanto quelli superiori e sarebbe un danno cambiare la legislazione in proposito.

Anonimo ha detto...

Lidia ha scritto...

Ma SORGE IN ME SPONTANEA UNA DOMANDA! ma perchè si fanno tante storie per la valutazione scolastica misurata su base numerica e non per l'utilizzo, per esempio, del metro o del litro nell'ambito del commercio, dell'edilizia o di altro?
La matematica, usata con criterio e insieme alla discrezione della persona, è realmente la soluzione di tanti problemi. Senza voler far storcere la bocca a tanti veri studiosi della matematica asserisco che sembra quasi un assioma il fatto che dove entrano gli apparati matematici esce la maggior parte dell'errore.
Ma ve lo immaginate se qualcuno proponesse di misurare con il metro togliendo i primi quaranta centimentri???? Lo prenderemo per un provocatore oppure per un pazzo e continueremo la nostra strada utilizzando il metro come abbiamo sempre fatto.
Invece si fanno tante storie riguardo la valutazione delle PRESTAZIONI SCOLASTICHE di un alunno. MA...ancora una volta...VE LO IMMAGINATE SE SI DOVESSERO MISURARE, per esempio, LE PRESTAZIONI SPORTIVE TOGLIENDO ALLA LORO SCALA NUMERICA DI VALUTAZIONE, I PRIMI QUATTRO NUMERI???? Oppure se nell'ambito del gioco del calcio non si desse importanza alle regole del fuorigioco, dei falli, del fatto che non "si vende una partita" ed altro?
Finalmente ho capito il perchè nell'ambito scuola, giustizia o altro si giudica in maniera così bizzarra!
E' come se le regole non fossero importanti e invece fosse importante solo un certo concetto filosofico di PERSONA.
Mi spiego meglio. In base ad un certo concetto di attenzione alla PERSONA si pensa che infrangere stoicamente tutte le regole sia la cosa giusta da fare, sia da un punto di vista pedagogico che umanitario.
Non viene in mente a nessuno che prima di infrangere una regola per aiutare qualcuno, dovremmo chiederci quali potrebbero essere le conseguenze e se aiutare una persona siginifichi andare a rovinare le altre.
Non viene in mente il fatto che osservando le regole potrei fare del bene enormemente alla persona e in contemporanea a tutte le altre.
Se io permetto ad un negoziante di non rilasciare lo scontrino fiscale perchè a mio modesto parere così, poverino, lo aiuto, succederà che commetterò lo sbaglio di abituarlo a perseguire nel suo comportamento di evadere il fisco, danneggiando l'interesse comunitario e darei il mio contributo a far perdurare il malcostume. Se io permetto all'immigrato clandestino di entrare senza che abbia il diritto di asilo, abituerò lui ed altri a non rispettare nessuna regola del mio Stato (o in generale di tutta la legge di ogni comunità) e lo preparerò magnificamente a cadere nelle grinfie della criminalità organizzata. Faccio un danno a lui (perchè gli dò cattivi esempi e non gli risolvo il problema: povero era e povero resta in aggiunta al fatto che può diventare criminale) e lo faccio all'intera comunità mondiale. Potrei continuare con altri esempi sollevando vespai a non finire, perchè il problema è filosofico ( di mentalità) piuttosto che legato a situazioni pratiche.
Il fatto è di convincersi (e superare la mentalità oppositiva di tipo adolescenziale) che le regole SONO PER IL BENE DELL'uomo e vengono inventate per risolvere problemi che altrimenti con l'anarchia diventerebbero cronici e dannosi per il singolo e la comunità
Quindi avere delle regole per la valutazione, create con discernimento e imparando dagli errori del passato, comuni a tutti è importante. E' importante, altresì, che queste regole siano condivise da tutti (come il metro e il litro) in modo da essere giusti, perchè coerenti e quindi comprensibili.

Anonimo ha detto...

Lidia ha scritto...
Ci meravigliamo del fatto che in Italia la disoccupazione è dovuta ad una mediocre scuola e che la preparazione di un italiano medio e di un ragazzo qualsiasi sia deficiente al punto tale che determinate aziende devono rivolgersi a immigrati più preparati e poi continuamo a perseguire la solita solfa di non volere VALUTARE IN MODO CORRETTO in modo tale da obbligare i più a dare il meglio di sè ed a fare IN MODO CHE VI SIA la giusta selezione AL FINE DI EVITARE che in certi posti di lavoro vadano a finire gli incapaci, i raccomandati e quindi i corrotti!
Forse è utile organizzare, in tutti gli ambiti del sociale e anche a scuola, una vera e propria crociata degli onesti per evitare di affondare tutti.

Mario ha detto...

sono proprio d'accordo con Lidia

Pippo ha detto...

il fine giustifica i mezzi e i mazzi

EMILIO SISI ha detto...

Dispiace non essere capiti. Io sono per l'abolizione del valore legale del titolo di studio e il suicidio-sterminio di cui parlavo è quello in atto dal 1968, per cui i nostri diplomi sono privi di credibilità a livello internazionale: la discussione di oggi è sempre quella del 6 politico, che sembrava superata. Ma, evidentemente l'ideologia è dura a morire. Solo che ora i tempi stringono e in molti paesi si studia di più e meglio. Senza valore legale i voti non servono, ci penserà la società (e il mercato) a scegliere: non studi, non sai nulla,ti do 4 o 5, ma nessuna impresa ti darà il posto di ingegnere...Se il titolo ha valore legale le differenze devono essere nette: e in uscita la società (e il mercato) devono sapere chi vale di più, chi vale di meno e chi non vale nulla. Il buonismo ha portato ai disastri di cui parlavo. Oggi un perito tecnico esce che non sa quasi nulla e le imprese devono supplire con corsi lunghi e costosi. All'epoca dei monopoli (Sip,Enel,FS...)poteva funzionare, oggi è retrocessione immediata, come dimostra l'andamento del nostro paese. Ho lavorato in Brasile e in Francia e conosco bene l'India: vogliamo parlarne?
CONCLUSIONE:una scuola senza valore legale del titolo di studio può fare a meno dei voti; una scuola con valore legale del titolo deve usare voti NETTI E CHIARI, che dicano le differenze di competenze.

paniscus ha detto...

Ma se veramente fosse stata "colpa del sessantotto", perchè mai, a oltre 40 anni di distanza, i suoi effetti nefasti si sarebbero dovuti trascinare SOLO IN ITALIA? A me pare che il sessantotto sia stato un movimento internazionale, mediaticamente partito dalla Francia, ma di sicuro covato a lungo anche negli USA negli anni precedenti... eppure mi pare che qua il riferimento venga usato solo per denigrare la scuola italiana.

Qualcuno si sogna di dire che oggi i diplomi francesi non valgono più niente per colpa dell'ideologia del sessantotto? Eppure la contestazione c'è stata forte pure lì!

Lisa

valerio vagnoli ha detto...

In nessun paese del mondo il '68 è durato così a lungo come in Italia. Pasolini, che pur si caratterizzò per analisi storico-antropologiche del tutto anacronistiche, forse però capì meglio di altri il nostro '68: dette ai rampolli della piccola borghesia l'occasione per diventare rapidamente moderni, rivoluzionari e progressisti senza durar tanta fatica e senza tante lacerazioni interiori. E senza tanti sforzi, da adulti, gli ex sessantottini hanno pensato che la vita dovesse essere contrassegnata da pochi doveri e molti, moltissimi diritti, come si addice ad una piccola borghesia, come la nostra, che in generale è stata abituata a pensare esclusivamente al proprio particulare e ai propri interessi. Ovvio che una borghesia del genere e una classe dirigente dello stesso livello, non abbia interesse né motivazioni a fare le cose sul serio. Vivacchiare tuttavia non è più possibile. L'amico Sisi lo spiega con molta chiarezza e con altrettanta chiarezza delinea quali strade siano percorribili dalla scuola italiana. Continuare a vivacchiare, per fortuna, non ce lo possiamo più permettere.

Anonimo ha detto...

LIDIA HA SCRITTO...

riprendo le parole di
EMILIO SISI
-Dispiace non essere capiti. Io sono per l'abolizione del valore legale del titolo di studio-
- CONCLUSIONE:una scuola senza valore legale del titolo di studio può fare a meno dei voti; una scuola con valore legale del titolo deve usare voti NETTI E CHIARI, che dicano le differenze di competenze-

Chiedo scusa per la mia errata interpretazione.
Sono d'accordo sulla seconda affermazione che ho ripreso del suo intervento e sottolineo (con l'occasione) che il fallimento della scuola pubblica e del valore legale del titolo di studio sono dovuti alla cattiva politica scolastica che abbiamo avuto.
Faccio ancora presente che i motivi per cui mi batto per mantenere il valore legale del titolo di studio è dovuto a situazioni pratiche (lavoro in una scuola media e quindi una scuola obbligatoria e non opzionale che diventerebbe totalmente un inferno senza titolo di studio legale) e al fatto che preferirei non buttare il bambino con l'acqua sporca.

V.P. ha detto...

Non basta dare 4 a Calimero per far crescere la scuola

di Franco Frabboni - l'Unità - 28 agosto 2012

UNA QUINDICINA DI GIORNI FA, il quotidiano più diffuso in Italia ha suggerito di accorciare la rampa scolastica della valutazione decimale. Proposta: contrarre i “voti” da 4 (il nido dei pulcini neri) a 10 (il nido dei pavoni colorati).

Il dimagrimento dei pioli della scala docimologica merita una riflessione. A prima vista, il giudizio è positivo. L'arco a sei frecce sburocratizza il pallottoliere dei meriti/demeriti e cancella lo spettro dei voti 3,2,1. Anche se le orecchie d'asino - simbolo di predestinazione alla bocciatura – potrebbero poi crescere sulle spalle di scolari giudicati con l'espediente 4/meno, 4/meno-meno e 4/tre-volte-meno.

In fondo, chiudere la scala docimologica con un 4 diversamente intero non cambia la sostanza. Intendiamo dire, che se la scuola resta quella gestita dall'ultima Destra classista e incolta non si possono inventare uova di Colombo per sancire le pagelle degli alunni. Il traliccio posto dal Pdl sulla strada dell'istruzione non permette vie d'uscita. Questo, l'ostacolo.

I programmi scolastici vigenti hanno un volto pieno di rughe: sono antiquati e ricoperti di conoscenze poco attraenti per gli scolari. Campeggia un'istruzione mnemonico/ripetitiva gradita soltanto al mercato del lavoro. Sono le tre “i” - sventolate da Silvio - di nome informatica, inglese, impresa. Mai le loro frecce mirano al bersaglio grosso dei saperi pieni di perché e di dubbi. Parliamo del pensiero riflessivo che nutre l'unità-della-cultura.

Lungo questa deriva/ignorante nessuna scala di valutazione potrà essere amica delle giovani generazioni.

VV ha detto...

Ahhh un'altra trovata: il pensiero riflessivo come quello insegnato negli anni settanta dal compagno Frabboni. Un vero democratico. Chissà se ricorda le sue puntate a Cervia alla colonia dell'Enel. ben pasciuto dopo aver cenato al ristorante( col cavolo sedeva a tavola con noi animatori) con qualche sua assistente pretendendo che noi animatori , dopo aver messo a letto i bambini, ci abbeverassimo a notte tarda, delle sue teorie. E che reprimende e quali sdegni se la pensavamo in modo diverso dal professore e dallo staff sindacale che aveva affidato all’allora giovane docente dell’università di Bologna il compito di monitorare la colonia estiva di Pinarella di Cervia nell’anno di grazia 1972 !

Pippo ha detto...

Il pensiero se non è riflessivo che pensiero è? Frabboni persegue u n grande obiettivo pedagogico, ovverossia la banalità del bene.

Sofron ha detto...

Direi la banalità 'tout court'. L'intervento di Frabboni, che sadicamente ci infligge VP, è uno di tanti che fa sognare ad occhi aperti un pogrom di pedagogisti.

Antonello ha detto...

Non basta dare 4 a Calimero per far crescere la scuola
di Franco Frabboni - l'Unità - 28 agosto 2012.

“I programmi scolastici vigenti hanno un volto pieno di rughe: sono antiquati e ricoperti di conoscenze poco attraenti per gli scolari.”

La Scuola che vagheggia il Frabboni si trova in un paese che viene raggiunto esclusivamente con un carro che arriva senza fare il piú piccolo rumore, perché le sue ruote sono fasciate di stoppa e di cenci.
Lo tirano dodici pariglie di ciuchini, tutti della medesima grandezza, ma di diverso pelame.
Alcuni bigi, altri bianchi, altri brizzolati a uso pepe e sale, e altri rigati da grandi strisce gialle e turchine.
Ma la cosa piú singolare è questa: che quelle dodici pariglie, ossia quei ventiquattro ciuchini, invece di esser ferrati come tutte le altre bestie da tiro o da soma, hanno ai piedi degli stivaletti da uomo fatti di pelle bianca.
E come conduttore del carro?...

Ci mettiamo il medesimo Frabboni.....