Il ministro francese
della pubblica istruzione vorrebbe introdurre nelle scuole una nuova materia,
“la morale laica”. Il filosofo Giuseppe Bedeschi ha buon gioco a rispondere,
citando vari autori, che di morali laiche non ce n’è una sola e che il compito
della scuola in una società democratica è “quello di illustrare tutte le fedi e
tutte le concezioni, con adeguata informazione storica e dottrinale”.
Si può certamente
restare sul terreno dei programmi scolastici e fare anche proposte sensate,
tenendo però ben presente che la formazione morale e civile non si acquisisce
principalmente con lo studio (che serve per approfondirla e darle più solide
fondamenta), ma grazie a un’educazione che fin dai primissimi anni di vita
accompagni i futuri cittadini alla scoperta della realtà con le sue inevitabili
limitazioni e abitui alla considerazione delle esigenze e delle opinioni
altrui, allo spirito di collaborazione e alla consapevolezza che i doveri sono
il fondamento dei propri diritti. La scuola italiana, in particolare, non ha bisogno di “parlare” di valori morali, ma di testimoniare con comportamenti coerenti di
credere davvero nel merito, nella lealtà, nella giustizia, nella
responsabilità.
La notizia da "La Stampa".
Il commento di Bedeschi sul "Corriere della Sera".
martedì 4 settembre 2012
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18 commenti:
MARIO
Ma che stupidaggini! La morale laica...
Cos'è? Un nuovo modo di chiamare il galateo?
Insegneranno che a tavola non si rutta e non ci si dedica alla flatulenza; che non ci si scaccola in pubblico; che al semaforo ci si ferma al rosso; che le tasse vanno pagate; che non si sputa in faccia al professore.
E c'era bisogno di cotanto ingegno creativo di ministro?
Meno male che era quello francese, ma...oibò! Ma la Francia non è stata la culla del sessantotto e di quel Morin che diceva che era meglio "testa ben fatta che una testa ben piena" che ha contribuito allo sfascio del sistema scuola con le sue allegre pensate?
Ma toglietemi una curiosità...
Come può esistere una testa ben fatta se non è piena di qualcosa? Forse le teste vuote sono ben fatte, ossia quelle vuote di cervello? Oppure si può saper nuotare in una piscina vuota d'acqua? Oppure possiamo aver un buon meccanico o buon architetto senza acquisizioni di nozioni?. E poi perchè mai una testa ben piena non può essere ben fatta e viceversa e... una testa vuota non può essere insieme mal fatta?
Non mi sono mai potuto raccapezzare in questo amletico dilemma...
Ora mi barcamenerò nell'atroce dilemma di cosa può sostituire lo studio delle religioni in Italia.
No! Posso stare tranquillo! In Italia il Vaticano è forte! Non permetterà tale scempio! Questo non lo importeremo come il sessantotto e le amenità di quel vecchietto burlone di Morin!
Pardon!
Era Montaigne fissato con la testa, Morin lo ha ripreso e messo sottosopra. Ah! Potenza della filosofia!
E con la morale laica? Si farà lo studio, ad elenco, delle morali come si tenta in Italia a fare quello delle religioni. Però in Italia si parla di studio delle religioni e poi nell'ora di religione si parla esclusivamente di quella cattolica. E allora, mi chiedo, come verrà semplificata in Italia lo studio delle morali???
Con quello prettamente di stampo cattolico o ateo a secondo del professore? E chi la farà? L'insegnante di religione o quello di Italiano (quest'ultimo già incasinato perchè in nove ore settimanali oltre a storia, geografia e grammatica, educazione civica deve insegnare educazioni sessuali, stradali, alimentari, storia regionale, lingua regionale)? E vi era bisogno di una tale innovazione? Il Gattopardo insegna: "Cambiamo tutto per lasciare tutto come è".
"morale laica" è un altro modo di fare filosofia, cercando di sottrarre gli allievi ai vari condizionamenti familiari, geografici, sociali ecc... Se insegnata con un giusto metodo, che coinvolga attivamente gli allievi, potrebbe essere una valida risposta all'insegnamento dogmatico delle religioni (ma morale laica non è una morale che escluda le religioni, laico non vuol dire ateo). Il problema è quello di educare con il ragionamento al rispetto degli altri. Certo, tutto ciò deve avere a fondamento l'esempio degli adulti (e qui sta il problema). Un altro problema è che un insegnamento davvero efficace di questa "materia" richiede docenti eccezionali.
Luigi
«La laïcité, ce n’est pas la simple tolérance, ce n’est pas "tout se vaut", c’est un ensemble de valeurs que nous devons partager», a dit M. Peillon. «Pour les partager, il faut qu’elles nous soient enseignées et qu’elles soient apprises (...) Il faut reconstruire entre les enfants de France du commun», a ajouté cet agrégé de philosophie.
Vincent Peillon veut plus de morale laïque à l'école
"Se la Repubblica non dice quali sono i vizi e le virtù, il bene e il male, il giusto e l'ingiusto, altri lo faranno al suo posto".
Rabbrividisco.
Scrive l'anonimo nel terz'ultimo intervento :" Però in Italia si parla di studio delle religioni e poi nell'ora di religione si parla esclusivamente di quella cattolica". MAGARI!!! i nostri studenti non sanno una mazza di religione e quando si presenta,loro la Divina Commedia bisogna spiegargli cosa significhi anche la santissima trinità.In verità tutti i miei colleghi, e duro fatica aritenere tali dei docenti che entrano a scuola per grazia ricevuta dal vescovo, parlano quasi esclusivamente di sesso,sesso, sesso e argomenti affini come l'aborto, la famiglia disgregata e altri melodrammi del sottogenere
E' ovvio che non si può non avere una morale; di più, non si possono non manifestare i nostri principi morali attraverso il comportamento e, implicitamente e esplicitamente, attraverso le parole che usiamo. Non esiste quindi un'asettica neutralità morale del docente, mentre è invece d'obbligo una sua responsabile autolimitazione. Per due motivi ugualmente importanti per un educatore. Il primo è che l'educazione è una faccenda estremamente complessa che non consiste nello spiattellare di continuo principi morali; il secondo motivo è che esistono molte questioni controverse su cui ci sono opinioni contrastanti.
Detto questo: ci sono principi morali nella Costituzione? Ovviamente. Quasi ogni sua norma è una specificazione o una conseguenza di un principio: la pari dignità di tutti i cittadini, che hanno quindi gli stessi diritti e gli stessi doveri.
Si può (e si dovrebbe) parlare di principi etici, per esempio, per capire la Costituzione. Cito da una mia relazione finale di seconda media riguardo a educazione civica: "Abbiamo preso in esame i diritti e i doveri, a partire da varie discussioni guidate di carattere filosofico (filosofia morale e sociale). Cosa sono le regole? Perché rispettarle? Che cosa è giusto e cosa ingiusto? Che cos’è la libertà? Come usarla? Cos’è il coraggio e come si affrontano le situazioni difficili? Cos’è la responsabilità?".
In un certo senso, quindi, esiste una "morale repubblicana" che tutti i cittadini condividono, almeno che non mettano in discussione le basi stesse della convivenza civile. Il che non significa farne un catechismo, né una materia a sé. Ricordandosi sempre, come sottolinea il post, che l'educazione deve cominciare prestissimo, molto prima che un essere umano incontri la scuola e le materie. Proprio perché questo spesso non avviene, sugli insegnanti si scarica come sappiamo l'ingrato compito di gestire bambini egoisti e prepotenti.
MARIO
Risposta a Pippo
Dovevo anche sottolineare proprio quello che hai scritto tu.
Durante l'ora di religione non solo non si parla delle varie religioni presenti nel mondo in maniera tale da erudire gli alunni sulla loro presenza e differenza di credenza, sui loro rituali, tabù, dei e morale, ma anche quello che viene somministrato non serve neanche per lo studio della Divina Commedia.
Il polpettone che viene offerto è un sottoprodotto del catechismo cattolico di stampo prevaticano II in salsa di visione moderna.
Si parla di sesso, di aborto, di preservativo, di infallibilità della chiesa, etc, allo scopo di convincere (alias lavaggio del cervello) i giovani sulla unicità della religione cattolica e anche per far finta di volere parlare di ciò che dovrebbe interessare le nuove generazioni, tutti sesso, alcool, droga e...discoteche.
Il fatto è che poi i ragazzi non si fanno convincere e resta l'ignoranza totale sui contenuti, personaggi, eventi, usi e costumi, messaggi del vecchio, del nuovo testamento.
Non ho ancora incontrato dei colleghi di religione preparati. Anche i sacerdoti rimangono abbarbicati sulle interpretazioni della Chiesa tradizionale anche se un'attenta lettura del libro della Bibbia (libro da studiare tale quale l'Iliade e l'Odissea) rivela altre cose. Per esempio un sacerdote o un docente di religione laico sa individuare in quale parte del Vangelo si capisce cosa significa veramente prossimo? Oppure che l'Eva madre dell'umanità è stata formata con "una parte" e non con una costola di Adamo? (analizzare la vera traduzione dall'aramaico nel testo della Genesi) Non lo sanno.
Non solo la preparazione filologica e di contenuto, ma anche quello tradizionale è abborracciato e approssimativo.
E ora, a complicare le cose, verrà in Italia pure la moda della morale laica? Su quali basi? In quali ore e che preparazione si richiede a chi la farà?
Mi viene da ridere.
e chissà se 'sta gente de chiesa che addottora i nostri studenti sa qualcosa sul ruolo degli agiografi. Un mio collega di religione tanti anni fa mi rispose, seriamente, che erano gli antichi geografi. capito cardinal segretario de stato?
Ma affermare che tutti questi discorsi dotti sulla morale laica hanno ragione di esistere solo finché non si riuscirà a mettere in discussione i corsi di religione nelle scuole pubbliche... è troppo politicamente scorretto?
Lisa
MARIO
Appunto. Perchè non si tolgono e basta? A cosa servono e a chi, se lo stato è laico e la scuola è laica e non confessionale e deve garantire pari opportunità a tutti?
Pippo è d'accordo e rispetta a tal punto la religione da ritenere che questa non debba essere mercanteggiata e contrabbandata con pruriginosi dettami comportamentali in fatto di pillole, preservativi, spirali, aborti, ogini knaus, divorzi, omosessuali, amanti spaccafamiglie, droghe che fanno la bua,più o meno innocenti evasioni, film a tema su cui discutere in ogni caso e altre miserie del genere.
A scuola di “morale laica”
MARIO
A proposito di morale laica
In Francia arriva la morale laica. Laica, non atea
Cito dall'articolo segnalato da Mario: “Morale laica”, ha spiegato il ministro, “significa comprendere ciò che è giusto, saper distinguere tra bene e male, che ci sono tanto dei diritti quanto dei doveri, delle virtù e soprattutto dei valori”. Per proporre una “morale universale fondata sulle idee di umanità e di ragione”. “La capacità di ragionare, di criticare, di dubitare: tutto questo si deve apprendere a scuola”.
A prescindere dall'impegnativo e forse un po' ambiguo concetto di "morale universale", gli obiettivi enunciati dal ministro sono sostanzialmente quelli che un buon insegnante dovrebbe indicare ai suoi allievi come il fine di ogni percorso scolastico e educativo. La domanda quindi è: ha senso farne un insegnamento a sé stante? La "capacità di ragionare, criticare, dubitare" non è qualcosa da esercitare sempre e comunque, studiando la storia come la matematica, la filosofia come la storia dell'arte? E inoltre, come è stato già detto,imparare a osservare i propri doveri e a rispettare i diritti altrui non si concretizza soprattutto nel rispetto delle regole,che siano le leggi dello Stato, i regolamenti comunali o le norme che regolano la vita della comunità scolastica? A me pare che il prospettato insegnamento non facilmente può sfuggire al rischio dell'indottrinamento, magari politicamente corretto.
MARIO
Appunto. Come sottolinea, giustamente, A.R.CHE:
- gli obiettivi enunciati dal ministro sono sostanzialmente quelli che un buon insegnante dovrebbe indicare ai suoi allievi come il fine di ogni percorso scolastico e educativo. La domanda quindi è: ha senso farne un insegnamento a sé stante? -
In tal senso sorge spontanea una domanda: "Dove è finita l'educazione civica e alle regole come formazione trasversale?"
MARIO
E dove sono finite
" La "capacità di ragionare, criticare, dubitare"? -
Non sono trasversali?
E (cito ancora A.R.)
"non è qualcosa da esercitare sempre e comunque, studiando la storia come la matematica, la filosofia come la storia dell'arte? "
Vedremo, in futuro, come andrà a finire.
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