lunedì 31 dicembre 2012

ISTRUZIONE, BENZINA DELLA SOCIETÀ

Giorgio Israel sul "Messaggero"  mette tra l'altro in guardia sul pericolo di un'eccessiva influenza del mondo confindustriale sull'università e sulla scuola; e rileva che l'espressione "ridare dignità agli insegnanti" rimane un vuoto slogan, se non si abbandonano sia la pretesa di farne gli esecutori di metodologie didattiche imposte dall'alto, sia l'idea di una valutazione "intesa come procedura gestita da tecnici al di sopra di ogni controllo". Leggi.

8 commenti:

Mario ha detto...

Israel ha ragione. Azzeriamo il contachilometri e ripartiamo da capo. Via i progetti, via qualsiasi orpello che funge da alibi ad una scuola che non funziona perché destrutturata dei suoi veri compiti. Salviamo solo le figure strumentali essenziali, i collaboratori del preside e poche altre cose. A quel punto anche per i genitori sarà più facile capire se una scuola vale veramente o è un bluff, come lo sono diventate molte. E soprattutto salvaguardiamo la nostra libertà d'insegnamento dalle ingerenze dei vari funzionari minesteriali la cui professionalità la si è potuta ammirare nel servizio della Gabbanelli. Impacciati e spersi, privi dell'arroganza di chi si è sempre sentito privo di controlli( ma chi li controlla quelli là? i ministri?)mi son sembrati proprio inadeguati a ricoprire tanto potere.

V.P. ha detto...

La dignità della scuola è la benzina del Paese

di Giorgio Israel – Il Messaggero – 31 dicembre 2012 – pag. 21

L’ISTRUZIONE
Ogni parte politica ripete che l’istruzione è la chiave far ripartire il Paese, promette di rilanciare la ricerca scientifica e riqualificare l’università, di restituire dignità alla funzione insegnante. Siamo tutti d’accordo, ma i buoni propositi non bastano.
È vana retorica chiedere l’eliminazione di sprechi e inefficienze mentre si scialacqua con le «pillole del sapere», con consulenze, con cattivi progetti di valutazione. È derisorio tagliare duramente mentre si propone di inondare di tablet scuole in cui manca la carta igienica. Parlare di rilancio dell’istruzione e della ricerca mentre si taglia soltanto non ha senso, soprattutto in un paese come l’Italia, la cui principale risorsa è la cultura. Continueremo a tagliare? Basta un confronto oggi tra un campus universitario italiano e uno sudafricano per capire cosa ci attende: il quinto mondo. Speriamo che qualcuno non coltivi l’idea sciagurata che l’università italiana è condannata e che tanto vale farla deperire, salvando qualche punta d’eccellenza in attesa che nasca un sistema privato. Nel frattempo saremo finiti nel quinto mondo.

IL MALE DA CURARE
Cosa possiamo sperare da un futuro che si presenta buio? Che si combatta il male che strangola il sistema italiano dell’istruzione: il dirigismo. Per esempio, quello che ha condotto a introdurre – eccezione mondiale – la valutazione universitaria con la bibliometria di stato. È un dirigismo paradossale, perché non è solo statale, o basato sul connubio tra dirigenza ministeriale e sindacati: di esso si avvale il mondo che più dovrebbe avere una visione liberale, quello imprenditoriale. In nessun Paese l’imprenditoria manifesta un interesse tanto spasmodico a dirigere l’istruzione e la ricerca proponendo ricette che non vanno oltre la dipendenza funzionale dal mondo dell’impresa.

RESTITUIRE DIGNITÀ
Ma in un Paese avanzato la scuola, l’università e la ricerca sono molto di più che sedi di formazione di quadri aziendali. Einstein ammonì che la scienza applicata non esiste: esistono solo le applicazioni della scienza. E una nazione che non sviluppa la scienza di base è destinata ad andare a rimorchio di quelle che hanno una ricerca scientifica propriamente detta.
Restituire dignità alla funzione insegnante? È una parola vuota se gli insegnanti saranno sempre più ridotti a esecutori di precetti imposti dall’alto, togliendo loro ogni autonomia metodologica; e se la valutazione verrà intesa come una procedura gestita da «tecnici» al di sopra di ogni controllo, anziché come un processo culturale interno all’istituzione.
Questi sono i mali da evitare perché i buoni propositi non si riducano a retorica elettorale.

Sofron ha detto...

V.P. ha inventato il commento-fotocopia!

Riccardo.R ha detto...

"Azzeriamo il contachilometri e ripartiamo da capo".
Credo proprio che si debba fare così.

Elisa ha detto...

Sappiamo tutti come il problema principale dell'Italia sia la corruzione. Dal libro LA DEMOCRAZIA DEI CORROTTI(W.Mapelli e G.Santucci) si legge:"Nel 2010 i delitti contro la pubblica amministrazione sono stati 3076. E hanno portato alla denuncia di 13824 persone. Significa più di 8 reati scoperti e quasi 38 persone denunciate al giorno( sabato e domenica compresi). Il 2010 non è stato neppure, il periodo peggiore...Un saccheggio continuo alle risorse dello Stato.E questi sono i reati scoperti, quindi soltanto una parte di quelli realmente consumati...".Mi chiedo:" non è che vorrebbero contaminare anche la Scuola?". La politica(anche gli ex tecnici) si giustifica che non ci sono i soldi e quindi bisogna TAGLIARE. FALSO!!!Dal libro la democrazia dei corrotti :"...la Corte dei Conti torna a spiegare che la corruzione costa ancora all'Italia 60 miliardi di euro l'anno.Questo è il prezzo delle tangenti. e dei danni che provocano :opere pubbliche incomplete e con spese incontrollabili, distorsioni del mercato , alterazioni della concorrenza , servizi inefficienti, sprechi disastri urbanistici e ambientali.L'evasione fiscale è l'altra faccia della patologia.Ogni anno sottrae 120 miliardi alle casse dello Stato."

Riccardo.R ha detto...

Tangenti anche al MIUR?

Antonello ha detto...

Un Collega, che non posso portare a testimone perché defunto da tempo, mi raccontò questo edificante fatterello.
Ia Repubblica, anni ’80.
Il Collega Ingegnere stava lavorando da tempo alla possibilità di realizzazione di una strada e, attraverso i “soliti “ amici politici locali, ottenne un colloquio al Ministero con il Ministro competente allora in carica.
Primo aereo della mattina per Roma, aereo in ritardo.
Arriva trafelato al Ministero.
Allunga il 50.000 di prammatica all’usciere.

“Sono l’Ingegner tal dei Tali, ho un appuntamento con il Ministro.....”
“Ha detto l’Ingegner Pinco Pallino di passare prima da lui.”
“Ma ho un appuntamento con il Ministro, sono già in ritardo...”
“Ha detto l’Ingegner Pinco Pallino che il Ministro può aspettare, di passare prima da lui, roba di pochi minuti....”

In effetti si trattò proprio di roba di pochi minuti........
Giusto il tempo di dire:

“Caro Ingegner Tal dei Tali, piacere di conoscerla. Tenga presente il fatto che tra un anno questo Ministro non ci sarà più. ... e per finanziare e costruire la strada ci vorrà ben più di un anno.....e io sarò ancora qui.......”

Giorgio Israel ha detto...

Guardi che questi discorsi i dirigenti ministeriali li fanno anche adesso. Anzi, con maggior arroganza.