sabato 8 giugno 2013

LE FALSE PREMESSE DELLE RIFORME SCOLASTICHE

Su “il sussidiario.net” c’è oggi un articolo di Annamaria Falco, preside dell’istituto comprensivo “Martiri della libertà” di Sesto San Giovanni, a proposito della scuola media. Nel secondo capoverso ci si imbatte nelle seguenti strabilianti affermazioni:
"Dovrebbe essere rivisto in ambito contrattuale il profilo professionale dei docenti della scuola pubblica, che non può più delinearsi quale lavoro eminentemente femminile, praticamente part time, a carattere quasi stagionale".
Su premesse di questo genere non si può e anzi non si deve riformare nulla. Di più: non vale neppure la pena di leggere tutto l'articolo. (GR)
http://bit.ly/16Scdx0

12 commenti:

FR ha detto...

Invece è un articolo ottimo, ragionato, lucido e propositivo. Che va letto fino in fondo.

E' un fatto: il legislatore italiano, pigro e retrogrado, ha sempre considerato il mestiere di insegnante come una sorta di appendice della maternità. Accudimento e poco altro.

Dal punto di vista della retribuzione, gli stipendi degli insegnanti sono chiaramente pensati per essere i secondi stipendi familiari, semplice integrazione del reddito principale, portato generalmente a casa dal marito.

E gli orari, anche se non il carico di lavoro complessivo, sono quelli di un part-time.

Inutile arrabbiarsi o offendersi. La Preside Falco non ce l'aveva mica con gli o le insegnanti...

VV ha detto...

Il problema sono i fannulloni e gli incapaci nei confronti dei quali non si può fare ASSOLUTAMENTE NULLA. E' di questa emergenza che dovremmo occuparci. Chi fa il proprio dovere, e sono sempre meno quelli che lo fanno anche se sono per fortuna la maggioranza, è sottoposto ad un lavoro stressante e faticoso. La preside Falco dovrebbe saperlo visto che è stata una docente prima di diventare preside.

Papik.f ha detto...

Se gli orari sono quelli di un part-time, ma il carico di lavoro complessivo no (cioè è quello di un full-time), la soluzione sarebbe una sola: svolgere in orario di lavoro quanto si svolge al di fuori di esso.
Ciò però è impossibile, poiché significherebbe costruire e arredare migliaia di uffici e acquistare altrettanti computer. Per non parlare degli altri costi: collaboratori scolastici, riscaldamento, e così via.
Dunque, fuori dall'ipocrisia e nella nostra Italia reale nella quale viviamo, modificare l'orario di lavoro degli insegnanti potrebbe significare una sola cosa: aumentare le ore di lezione frontale di ciascuno di essi, continuando a svolgere il resto del lavoro al di fuori dell'orario. Il che non gioverebbe certamente alla quantità del tempo ad esso dedicato e alla qualità del lavoro stesso.
Inoltre trovo oltremodo discutibile (eufemismo) il continuo richiamo alle virtù salvifiche delle nuove tecnologie.
Personalmente, delle nuove tecnologie faccio largo uso da molti anni e svolgo almeno metà del mio tempo di cattedra in un laboratorio informatico, il che per la mia materia è assai utile. Per altre, tuttavia, il supporto delle tecnologie stese si riduce a quello che Roberto Casati definiva egregiamente come "spippolamento".

GR ha detto...

Capisco che il vissuto degli insegnanti possa essere diversificato, in quanto dipende dalla preparazione, dalla personalità, dalle classi che ti capitano e dalla qualità del dirigente. Ma quello di FR - che aderisce senza riserve, certo sulla base della sua esperienza, a tutti i luoghi comuni che circolano sulla scuola - sembra riferito a un altro mondo rispetto a quello in cui ho vissuto fino a due anni fa. E basterebbe citare i dati sul lievitare delle patologie psichiatriche e oncologiche per avere almeno qualche dubbio. L'esercizio continuo della relazione, spesso a contatto con "clienti" riottosi, fa dell'insegnamento la più stressante fra le professioni di aiuto in base a studi scientifici. Con buona pace della preside De Falco; la quale, per alludere con una battuta al destino dei suoi docenti, non a caso dirige un istituto comprensivo intitolato ai "Martiri della Libertà. :-)

pippo ha detto...

si aggiunga inoltre il disprezzo sociale di cui godiamo che la preside "progressista" contribuisce naturalmente ad incrementare.

FR ha detto...

"...FR che aderisce senza riserve, certo sulla base della sua esperienza, a tutti i luoghi comuni che circolano sulla scuola"

Questa è una frase becera che dal Gruppo di Firenze non m'aspettavo.

Un po' meno di orgoglio di casta e po' più di attenzione agli articoli, e ai commenti, non guasterebbe.

GR ha detto...

Mi spiace essere risultato "becero" agli occhi di FR. "Facit indignatio versum", diceva Giovenale e magari è capitato anche a me, leggendo che il mio lavoro fino a ieri era un part time per di più stagionale. Ho sbagliato a dire "tutti" i luoghi comuni, in realtà si tratta di alcuni. Diciamolo in un altro modo: FR ritiene che certi stereotipi che circolano sulla scuola corrispondano alla realtà. In particolare: lo stipendio degli insegnanti è pensato come integrazione da parte della moglie del reddito familiare, a compenso di un lavoro part time: quindi poco impegnativo e quindi, come vuole la Falco, da incrementare sul piano orario. Però l'inciso "anche se non il carico di lavoro complessivo" non fa saltare tutto il ragionamento della preside?
Non può essere "ottimo, ragionato, lucido e propositivo" un testo che ignora il dilagare dello stress professionale e le sue cause principali, cioè le drammatiche carenze educative di molte famiglie italiane che si riversano sulla scuola a partire da quella dell'infanzia e il discredito delle regole nella scuola e ancor più della sanzione educativa a favore del dialogo a tutti i costi e delle salvifiche "rivoluzioni" della didattica.

FR ha detto...

Lo stress è fuor di dubbio ma non elimina il mio ragionamento.

Non sarà che rimodulare il mestiere del docente in Italia potrebbe portare ad una migliore gestione dello stress? Ad una dinamica più razionale e quindi meglio gestibile?

Perché non si può lavorare oltre le 13-14.00 in maniera regolare? Aumenterebbe lo stress? O forse costringerebbe a rimettere in gioco quella concezione arcaica che porti i maestri delle elementari ad essere delle mosche bianche rarissime?

(Ovviamente io parlo di attività diverse dalle ore di lezione frontale, quelle che Monti e Profumo volevano sciaguratamente aumentare)

Oggi il carico di lavoro è l'esito di una concezione arcaica del lavoro (quella denunciata dalla Falco) più una serie di incrostazioni burocratiche che non rispondono certo alle necessità didattiche.

Poi non credo che sia una novità che lo stipendio dei docenti è una miseria. Come è innegabile che nel nostro lavoro ci sia l'intero mese di luglio -e per molti buona parte di giugno- che sono di ferie di fatto, ma figurano come "disponibilità".

paniscus ha detto...

Perché non si può lavorare oltre le 13-14.00 in maniera regolare? Aumenterebbe lo stress?

No, costringerebbe governi e parlamenti a stanziare una quantità enorme di fondi per l'allestimento di uffici dove stare per diverse ore e di sussidi concreti con cui lavorare, e questo non è contemplato nella volontà politica di nessuno.

Tutto lì.

Massimo Rossi ha detto...

La preside Falco, a mio giudizio, non fa altro che riesumare per l'ennesima volta antichi luoghi comuni sessantottini, del tutto distanti dalla realtà attuale. E' pacifico il fatto - e penso che tutti qui lo riconosciamo - che il nostro lavoro non è affatto part-time e non si limita alle 18 ore settimanali, non credo ci sia bisogno di dimostrarlo ulteriormente. Tenere aperte le scuole il pomeriggio sarebbe un'inutile spesa per lo Stato; e poi, almeno per quanto mi riguarda, io curo la correzione degli elaborati, l'aggiornamento, la preparazione delle lezioni ecc. molto meglio a casa mia, dove ho tutto il necessario, piuttosto che nell'edificio scolastico. Non comprendo questa insistenza assurda, che viene soprattutto dalla sinistra e dal PD, sul voler tenere aperte le scuole al pomeriggio. Cui prodest? A noi no di certo, ma neppure agli alunni: nella mia scuola, ad esempio, abbiamo l'80% di pendolari, che non possono trattenersi oltre l'orario mattutino, tanto per dirne una.
E un'altra cosa poi: basta con questa assurda infatuazione per gli strumenti multimediali, che molti definiscono "nuovi" anche se nuovi ormai non sono piu: sono 20 anni che esiste internet, i CD e quant'altro, e più di recente sono arrivate le LIM (spesa inutile a vantaggio delle aziende che le producono e basta), gli smartphon e i tablets; ma questi begli aggeggi possono soltanto essere usati come strumenti, ma non possono sostituire il cervello umano. Lo studio personale dell'alunno è affidato alle sue qualità ed al suo impegno, non certo a un tablet o una LIM. Finché non passerà questa sbornia informatica, che selve solo ad arricchire chi produce questi oggetti, si perderà sempre di vista il vero fine dell'insegnamento, in nome di una "modernità" che è solo di facciata, e non offre nulla di concreto.
L'unica riforma da fare alla scuola primaria sarebbe quella di tornare ad un insegnamento serio, che dia ai ragazzi gli strumenti concreti di conoscenza della lingua italiana e delle basi della matematica e della lingua straniera; e se qualcuno non raggiunge gli obiettivi minimi prefissati, io ritengo giusto che ripeta un anno o due, anche alla scuola primaria. Una ripetenza non distrugge nessuno, e anzi consente di raggiungere con più agio e serenità le conoscenze e le competenze necessarie per il proseguimento degli studi.

Papik.f ha detto...

@Massimo Rossi:
"sbornia informatica, che serve solo ad arricchire chi produce questi oggetti". Dimentichi sindacati e associazioni professionali che ci organizzano corsi di aggiornamento, cordate di funzionari ispettori e dirigenti che ci costruiscono le loro carriere, cioè costruiscono le loro carriere sul principio: "voi conoscerete pure la vostra materia, ma ciò oggi non serve più a niente, perché quello che conta è solo la metodologia, quindi o vi fate formare da noi o siete dei cattivi insegnanti".

Livio ha detto...

Perchè non ritornare alla cara vecchia scuola con tanto di promossi, bocciati, rimandati, sospesi per tutto l'anno e doposcuola?
A riguardo il cosiddetto part time dei docenti propongo la MIA riforma: niente più correzione di compiti e preparazione di attività.
Ci pensa il personale dell'INVALSI a preparare i compiti che tutto l'anno gli alunni devono svolgere e che si premura di correggere settimanalmente previo invio da parte delle scuole di plichi postali.
Ad aggiungere questo, multe salate immediate per gli alunni che si comportano male.
A queste condizioni possono aumentarmi a 35 ore il monte ore, altrimenti, allo stesso aumento delle ore e senza alcuna modifica, farò anche io il lavativo.