venerdì 15 novembre 2013

L’INTEGRAZIONE ILLUSORIA DEGLI ALUNNI CHE NON SANNO LA LINGUA

Torniamo sul problema dell’integrazione linguistica dei ragazzi stranieri con un bell’intervento sul “Corriere della Sera” del professor Michele Zappella, neuropsichiatra dell’età evolutiva. Intanto la notizia della “scandalosa” classe che la scuola “Besta” di Bologna ha deciso di riservare a chi deve imparare l’italiano, per poi assicurargli un’effettiva integrazione (decisione che ha avuto anche apprezzamenti) non è piaciuta né alla ministra Carrozza, né alla ministra Kienge, che ha quindi ritrattato una sua timida apertura precedente. Leggi.

16 commenti:

V.P. ha detto...

anche non conoscere la lingua rientra nei BES?!

Anonimo ha detto...

Più chiari di così. Ma che frulla nella testa degli addetti ai lavori? Sento puzza d'interessi sulla pelle di coloro che hanno veri problemi.

Giorgio Ragazzini ha detto...

Segnalo una bella intervista di cinque anni fa al professor Zappella:leggi.

Papik.f ha detto...

"nel 1998, quand’era ministro della Pubblica istruzione Luigi Berlinguer, fu varato uno Statuto delle studentesse e degli studenti che offre tali e tante garanzie da rendere di fatto impossibile l’immediata punizione dei colpevoli. Una roba scandalosa".(dall'intervista al prof. Zappella).
Musica per le mie orecchie!
Eppure si continua a parlare solo di tunnel dei neutrini. Quasi che la sistematica distruzione della scuola pubblica italiana non fosse iniziata sotto D'Onofrio e trionfalmente proseguita sotto Berlinguer e dopo, in assoluta continuità ideologica e metodologica tra i due poli del cosiddetto bipolarismo.

Antonello ha detto...

La deriva è iniziata con loro e continua a dismisura e i due poli magicamente si toccano nel sostenere entrambi populisticamente le banalità. E di banalità la scuola e la democrazia possono anche morire.

V.P. ha detto...

Papik.f ha detto... «Quasi che la sistematica distruzione della scuola pubblica italiana non fosse iniziata sotto D'Onofrio e trionfalmente proseguita sotto Berlinguer e dopo, in assoluta continuità ideologica e metodologica tra i due poli del cosiddetto bipolarismo».

allora tutti responsabili, nessun responsabile? e poi?

veniamo a tempi più recenti. l'era gelmini (ma anche tremonti e brunetta) è stata sicuramente devastante e serviranno anni o decenni per rimediare dopo che si sarà deciso di farlo. e carrozza sembra avviata sulla stessa strada.

comunque è utile ma non sufficiente la ricerca delle responsabilità storica della situazione attuale. responsabilità risalente a ministri e realizzata con azioni e omissioni.

ancora fino a 20 anni fa (anni 1990-1995) la situazione era discreta e il nostro pil destinato a istruzione era al 5,5% ora è sceso al 4,2%. forse ciò spiega molto o quasi tutto.

adesso miur sembra concentrarsi sull'aspetto mediato: l'inversione di tendenza proclamata e sbandierata ma realizzata (?) con i fichi secchi.

Paris ha detto...

e Fioroni dove lo si mette? ricordiamoci che la riforma dei tecnici e dei professionali è opera sua.

Papik.f ha detto...

"Tutti colpevoli, nessun colpevole" è un'affermazione lontanissima dal mio modo di pensare. "Tutti colpevoli" vuol dire "tutti colpevoli", punto.
Speriamo nelle nuove generazioni e speriamo che i ministri del futuro siano in grado di liberarsi dalla nefasta dittatura delle gerarchie amministrative che hanno prodotto il disastro e continuano a perpetuarlo.
Speriamo, ma credendoci poco, visto quello che sta accadendo adesso, le iniziali dichiarazioni del ministro Carrozza, che davano adito a qualche speranza, e il suo successivo appiattimento sulle posizioni del pensiero dominante.
Ma un primo passo indispensabile per restituire un po' di serietà alla scuola sarebbe appunto rivedere a fondo lo scelleratissimo "statuto delle studentesse e degli studenti". Cosa che non potrà certamente essere fatta da chi si ritiene in continuità ideologica con chi quello statuto ha ideato e approvato.

Papik.f ha detto...

Cerco di chiarire meglio il mio pensiero rifacendomi a quanto affermato da Adolfo Scotto Di Luzio nel libro "La scuola che vorrei" (vado a memoria, non riferisco una citazione esatta) e aggiungendo alcune considerazioni personali.
Per molto tempo (secoli, millenni?) e fino a un certo punto si è considerata la formazione come un dovere del giovane verso la società.
Da un certo punto in poi si è ritenuto di rovesciare il concetto, considerando la formazione come un dovere della società verso il giovane.
Ne è conseguita l'idea di studente come utente o addirittura cliente. Ne è conseguita altresì anche la demenziale idea del "diritto al successo formativo".
Di questa impostazione lo statuto berlingueriano è espressione piena e completa.
Ma una volta accettato questo punto di partenza non è più possibile, per quanto si faccia, si riformi, si aggiorni e si proclami, costruire alcun modello serio di istruzione.
Per cui, o si abbandona questa idea (o almeno la si rivede sostanzialmente contemperandola con la concezione precedente); oppure è inutile stare a disquisire sulla cultura, sul colore politico di questo o quel ministro o ministra: non c'è più niente da fare.
E' altresì chiaro, a mio parere, che i più gravemente danneggiati da una simile impostazione sono gli studenti delle fasce sociali più deboli, dotati di minore cultura familiare e caratterialmente più fragili.
Sembra infatti appositamente concepita per avvantaggiare i figli di papà e i prepotenti, eliminando, al di là di sterili petizioni di principio, ogni reale difesa dei principi di civile convivenza, come appunto evidenziava il prof. Zappella nella sua intervista.

VV ha detto...

Condivido, direi come sempre, le riflessioni di Papik. Politici e pedagogisti "progressisti" hanno innescato un processo di disgregazione sociale che rischia nel tempo, di diventare esplosivo. Infatti, che senso di responsabilità verso gli altri e verso la cosa pubblica possono acquisire intere generazioni che stiamo formando nelle consapevolezza che tutto è loro dovuto?

Andrea Ragazzini ha detto...

Riprendo l'osservazione di Papik.f su chi in definitiva viene danneggiato dalla didattica "centrata sull'utente", cioè proprio gli studenti più svantaggiati socialmente e culturalmente. Uno degli esempi più lampanti è per l’appunto l'inserimento degli studenti stranieri senza fornirli delle minime basi linguistiche per poter seguire le lezioni. Una scelta insensata che naturalmente danneggia gravemente gli interessati, a prescindere dal fatto che docenti tanto "pietosi" quanto poco interessati alla loro formazione provvedano poi a promuoverli.

Giorgio Ragazzini ha detto...

Come Gruppo di Firenze apprezzammo le iniziative di Fioroni in direzione di una scuola più seria: esami di maturità, ritorno degli esami di riparazione (con camuffamenti linguistici), sanzioni più severe nello Statuto degli studenti per gli atti gravi bullismo, tentativi di rendere più rapidi i procedimenti disciplinari nei confronti di insegnanti macchiatisi di gravi mancanze. Di persona gli dissi francamente che però il suo partito e i suoi alleati non lo avevano minimamente sostenuto.
Alla Gelmini riconoscemmo almeno di avere fatto proprio e letto alla Camera l'appello per la scuola del merito e della responsabilità e poi di aver ripristinato un voto di condotta incisivo e quindi riconosciuto l'importanza di un comportamento corretto come base della convivenza scolastica. Per il resto facemmo critiche anche dure (tra l'altro per i famigerati finti 6). Bisogna però ammettere che in generale è stata oggetto di odio ideologico più spesso che di critica argomentata. E basterà ricordare l'accanimento con cui si continuò a dire che voleva tutti con i "grembiulini", solo per aver detto en passant che era favorevole all'uso delle divise anche in funzione anti-consumistica, come ne esistono in tanti paesi non solo senza scandalo, ma con riflessi positivi sul senso di appartenenza a una comunità. E in ogni caso la "devastazione" della scuola è cominciata molto prima di lei, come il buon senso e la memoria ci impongono di riconoscere.

V.P. ha detto...

"Bisogna però ammettere che in generale [gelmini] è stata oggetto di odio ideologico più spesso che di critica argomentata."

NO! di sicuro gli 8 mld di tagli e meno 150mila fra docenti e ata non sono odio ideologico!

Giorgio Ragazzini ha detto...

I tagli infatti sono un argomento, anche se vanno imputati in primis al ministro Tremonti e al governo nel suo complesso. "Più spesso che di critica argomentata" non significa, mi pare, che c'è stato solo odio ideologico.

V.P. ha detto...

le responsabilità di tremonti e del governo non possono assobire le responsabilità di gelmini.

si può avere qualche esempio concreto o qualche indicazione precisa dell'"odio ideologico" che sia paragonabile ai meno 8 mld e ai meno 150mila?

Papik.f ha detto...

GR ha già dato un esempio evidente di accanimento mediatico fondato su odio ideologico citando la questione dei grembiulini.
Tuttavia tale odio, a mio modo di vedere, non è tanto quello che si esprime nelle critiche su aspetti come i tagli (sui quali, peraltro, la penso come GR) o la questione (secondo me ben più grave per quanto riguarda l'operato del Ministero) delle "pillole di sapere".
L'odio ideologico consiste soprattutto nel continuare ad additare l'ex ministro Gelmini come l'unica causa, o la principale causa, dei mali della scuola.
Quasi che prima ci fosse il regno di Cronos e la distruzione della scuola pubblica non fosse già iniziata da tempo.