mercoledì 6 maggio 2015

SUI POTERI DEI PRÈSIDI: CHIAMATA E VALUTAZIONE DEI DOCENTI

Per capire che cosa è in gioco quando si parla di poteri dei dirigenti scolastici bisogna partire da una caratteristica fondante dell’istruzione pubblica, e cioè la sua neutralità ideologica. Ciò significa  che non vi si può né privilegiare né discriminare alcuna tendenza religiosa, politica, culturale. In altre parole, è essenziale che la scuola pubblica non sia di parte. Questo si realizza necessariamente attraverso la libertà di insegnamento, cioè di pensiero e di metodo, di ciascun insegnante, un po’ come la funzione della giustizia si realizza attraverso l’indipendenza del giudice, condizione ineliminabile della sua imparzialità. Tra le principali garanzie di questa libertà, come dell’indipendenza del giudice, ci sono adeguate modalità di reclutamento (concorso pubblico) e la stabilità del posto di lavoro. Stabilità che la riforma non garantisce. Com’è noto, infatti, è prevista l’istituzione di albi territoriali formati dai nuovi assunti e dai docenti che faranno domanda di trasferimento. Tra questi i presidi potranno scegliere gli insegnanti a cui proporre un contratto triennale rinnovabile; e dunque anche non rinnovabile. È vero che il docente non verrà licenziato, verrà però rispedito negli albi territoriali, oltretutto accompagnato dallo stigma del mancato rinnovo. Per tornare all’analogia con i giudici, si sa che questi possono essere trasferiti solo su loro richiesta o in seguito a provvedimenti disciplinari. È facile immaginare quale condizionamento il timore di questa eventualità potrà esercitare sui suoi rapporti con il dirigente in termini di libertà di espressione nell’ambito degli organi collegiali, di disponibilità a partecipare o meno ai progetti della scuola o a uniformarsi a impostazioni metodologiche maggioritarie, che magari scoraggino fortemente le insufficienze gravi, le ripetenze o le sanzioni disciplinari. Non si può invece escludere la possibilità di avvalersi, per necessità specifiche che non si possono soddisfare con le risorse interne, di personale a tempo indeterminato in aggiunta, e non in sostituzione, di chi riveste la vera e propria funzione docente. 
Sarebbe infine l’ora di rendere possibile l’allontanamento in tempi brevi dalle classi degli insegnanti palesemente non all’altezza del loro ruolo, cosa attualmente molto difficile. Eppure dovrebbe essere pacifico il sacrosanto diritto degli allievi di avere docenti adeguati e di non subire per anni gravi danni alla propria crescita culturale. I colleghi in seria difficoltà, invece, non devono essere lasciati a se stessi, né colpevolizzati, ma aiutati in modo efficace e tempestivo.
Un altro potere contestato del dirigente è quello di valutare da solo i docenti, soprattutto in relazione agli annunciati premi stipendiali  per “i migliori”. Anche alcuni presidi hanno proposto che in questo ruolo il dirigente debba essere affiancato da una commissione, possibilmente integrata (organico permettendo) da un ispettore. Purtroppo il rimedio che si annuncia è peggiore del male: se ne occuperà un comitato formato dal dirigente, da due docenti e, ahimè, da due genitori (nel primo ciclo; nelle superiori da un genitore e da uno studente). Siamo perfettamente nel solco di quell’idea demagogica di “partecipazione” che va avanti da un trentennio e che non accenna a tramontare. Solo nella scuola ci si fa beffe della qualificazione tecnico-professionale che dovrebbe legittimare chi riveste certi ruoli. Per il momento almeno, gli utenti non sono stati inseriti negli organi di valutazione delle aziende sanitarie, figuriamoci poi in quelli della magistratura (il che non significa che i pareri di studenti e genitori non debbano figurare tra gli elementi da prendere in considerazione, soprattutto in relazione alla correttezza professionale).
Detto questo, dare più soldi a un certo numero di insegnanti valutati come migliori, ammesso che si possa farlo senza troppa arbitrarietà, difficilmente migliorerà le loro prestazioni, già remunerate dalle soddisfazioni professionali, mentre può demotivare molti bravi insegnanti, anche perché si domanderanno perché chi lavora poco o male continui a essere retribuito come loro. Il primo merito da riconoscere è infatti quello della grande maggioranza dei docenti seri e impegnati. Paradossalmente, invece, l’impostazione premiale si risolverà facilmente in ulteriore perdita di motivazioni del corpo docente e peggiorerà il clima interno.
Quanto alla cosiddetta “carriera”, chi ha il desiderio e l’accertata capacità di contribuire al funzionamento della scuola in ruoli di coordinamento o di progettazione deve invece essere retribuito adeguatamente per il lavoro in più oppure esonerato parzialmente dall’insegnamento. Che almeno una parte di questi insegnanti siano scelti dai dirigenti non sembra francamente illogico. 
Infine, gli scatti di anzianità non possono essere residuali, come sembra attualmente previsto; non devono però essere assegnati a tutti indistintamente, ma solo a chi ha lavorato senza demerito, cioè con merito; ed è sicuramente la maggioranza. La stessa distinzione dovrebbe valere anche per l’assegnazione del punteggio nelle graduatorie, fino a oggi quasi del tutto impermeabili ad altri criteri che noi siano il passare del tempo. (GR)

41 commenti:

Gianluca ha detto...

La scuola non ha bisogno nè del preside manager, perché la sua organizzazione non è così complessa da richiedere un manager, nè del preside leader educativo perché i leader educativi nella scuola sono gli insegnanti. La scuola ha bisogno del vecchio buon preside, autorevole per la sua indiscussa cultura e per la sua capacità di trattare con ferma cortesia genitori, docenti e alunni. Il preside deve essere essenzialmente un abile negoziatore, esperto di pubbliche relazioni interne ed esterne. Per poter negoziare con successo, il preside deve essere liberato dai compiti di gestione burocratico amministrativa del personale, compiti che devono tornare ai provveditorati.

Papik.f ha detto...

Sono del tutto d'accordo con GR, quelle che dice sono alcune cose che occorrerebbe fare anzitutto. Del resto le linee di fondo del GdF le ho sempre condivise.
Purtroppo quello che ci si prospetta è completamente diverso da queste proposte, il governo continua a dire che sule linee fondamentali non è disposto a trattare, i media continuano a fare disinformazione.
Un attacco frontale e diretto alle minime condizioni contrattuali che consentono di lavorare serenamente non può che compattare la categoria attaccata.
Tanto più se si questa linea si va a inserire in un quadro che lascia sospettare, già da tempo, un'intenzione di progressivo smantellamento dell'istruzione pubblica (come è già accaduto altrove, in un altro post citavo la Grecia).
Io stesso, con chissà quanti altri colleghi, mi sono trovato a condividere lo sciopero di ieri con chi segue impostazioni ideologiche dalle quali mi sento lontanissimo (basti pensare ai sostenitori della LIP).
Renzi però è tutto fuorché fesso, e tutto ciò certamente lo capisce meglio di me. Per cui penso (mi scuso se ripeto quanto già detto altrove) che lo scontro frontale sia cercato volutamente, allo scopo di presentare all'opinione pubblica gli insegnanti come degli sfaticati attaccati al passato, che non vogliono nessun cambiamento e nessuna forma di controllo del loro lavoro.
Questo con l'appoggio incondizionato di quello che è ormai un regime mediatico (si veda il servizio di Ballarò e si veda il post di ieri del prof. Israel) e al fine di presentarsi ancora una volta come il vincente rottamatore di simili atteggiamenti.
Per cui continuo a credere che non ci sarà nessuna modifica sostanziale, né saranno prese in alcuna considerazione proposte come quelle qui avanzate, ma si andrà avanti sostanzialmente con la linea già decisa.
Spero comunque, vivamente, di sbagliarmi.

aurora ha detto...

invece spesso creano una piccola cerchia di docenti che con la lingua fuori (in tutti i sensi) fanno funzionare la scuola.... creano le loro piccole sudditanze e il preside bello bello arriva alle 11 e avvalla tutto. io di presidi che stanno molto a scuola e che ascoltano tutti ne ho conosciuti due che danno la vita per questo lavoro...... molti stanno lontano dai guai e dalle beghe delegando altri e spesso hanno notizie dei loro insegnanti solo da altri.... difficile che in questo modo abbiano un opinione obiettiva di tutti gli insegnanti anche perché in Alcune grandi scuole sono davvero tanti

Papik.f ha detto...

Anche io ho conosciuto un Dirigente che ha dato la vita in senso letterale, purtroppo (un esempio che ha contribuito a dissuadermi dall'idea di poter mai fare un concorso per la dirigenza, con il carattere che mi ritrovo), e qualcun altro che non si è mai visto se non in Collegio, perché barricato in ufficio e del tutto sconosciuto agli studenti.
Il problema è anche a chi e di cosa rispondono i dirigenti, perché se la valutazione della scuola si pone su di un piano del tutto virtuale e formale, è umano che anche chi deve essere valutato si adegui (lo stesso meccanismo per cui considero dannose le prove Invalsi).
Per chiarire meglio con un esempio: se il possesso di determinate attrezzature fa progredire il livello di valutazione della scuola senza alcun riscontro delle reale efficienza delle attrezzature in questione, è naturale conseguenza che si concentrino le massime risorse nel dotare l'istituto di attrezzature sempre nuove e poi se ne trascuri la manutenzione.
Per cui può capitare di trovarsi a lavorare in laboratori informatici teoricamente efficientissimi, per i quali ottenere l'acquisto di un pezzo di ricambio o anche solo del toner della stampante risulta quasi impossibile.
Altrettanto, mutatis mutandis, può evidentemente valere per la gestione delle risorse umane.

Prof. Massimo Rossi ha detto...

Sono parzialmente d'accordo con quanto scrive GR, che tuttavia mi pare anch'egli contagiato da questo terrore del potere dei presidi che ha contagiato la classe docente. Per parte mia, penso che un aumento dei poteri dei Dirigenti sia auspicabile; non tanto nel senso che possano scegliere i docenti, ma che possano allontanare, far trasferire o assegnare ad un grado di istruzione inferiore quegli insegnanti (che sono pochi ma esistono) che non sono all'altezza del loro compito e calpestano il sacrosanto diritto degli studenti ad avere professori competenti e impegnati. Forse a questo mira la norma dell'incarico triennale: se un docente non si rivela all'altezza del proprio compito può essere trasferito ad altra scuola, dove la sua attività potrebbe anche essere adeguata. Come esistono studenti che hanno sbagliato scuola e che renderebbero meglio altrove, così è anche per i docenti.
Non concordo con GR su un punto specifico: quando dice che i docenti riconosciuti come migliori non hanno bisogno di alcuna gratificazione perché già gratificati dai successi professionali. Qui, mi si permetta, dissento su tutta la linea: ad un miglior livello di rendimento professionale deve corrispondere anche una retribuzione migliore, perché è l'ora di finirla con questo mortificante egualitarismo che retribuisce tutti allo stesso modo, senza tener conto, se non altro, del carico effettivo di lavoro che, come tutti sanno, non è lo stesso per tutti, anche in relazione alle discipline insegnate. Che poi sia il preside o un comitato a decidere chi merita gli aumenti per la qualità del loro lavoro è una questione secondaria, l'importante è uscire da questa palude che è veramente deprimente per chi ha dedicato all'insegnamento tutta la propria vita, e si vede messo alla pari con gli incompetenti e i fannulloni.

paniscus ha detto...

per Massimo Rossi:

potresti per favore spiegare in che modo un docente che si rivela completamente incapace e indegno del proprio ruolo in una certa scuola... potrebbe improvvisamente rivelarsi adeguato e meritevole se solo venisse trasferito in un'altra?

Visto che, a quanto ho capito, non si stava parlando di normali fluttuazioni di preferenze personali, ma di provvedimenti sanzionatori estremi, ai quali ricorrere solo se una persona si rivela completamente inadeguata.

E se la persona è talmente inadeguata al proprio incarico da meritare di essere allontanata perché danneggia l'utenza e destabilizza l'ambiente di lavoro tra i colleghi, per quale motivo spostandola in un'altra scuola dovrebbe diventare brava, competente e affidabile?

Giuro che proprio non ci arrivo.

L.

paniscus ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
paniscus ha detto...

Scusate, ma questa mi era proprio sfuggita:

"l'importante è uscire da questa palude che è veramente deprimente per chi ha dedicato all'insegnamento tutta la propria vita, e si vede messo alla pari con gli incompetenti e i fannulloni."

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Quindi, la soluzione auspicabile sarebbe quella di spostare gli incompetenti e i fannulloni in altre scuole, dove continueranno a essere incompetenti e fannulloni, però l'importante è che il collega "bravo" (quello che ha dedicato tutta la vita all'insegnamento e varie ed eventuali) non se li veda più davanti e non sia più costretto a lavorare insieme a loro?

Giuro che non ci arrivo (2).

Guarda, paradossalmente ti capirei molto di più se auspicassi il licenziamento o la sospensione provvisoria dal servizio di tali personaggi.

Ma sostenere che i fannulloni e gli incapaci dovrebbero essere spostati in altre scuole dove invece la loro preparazione e il loro stile sarebbero considerati adeguati, mi risulta proprio incomprensibile.

Che cosa intendi, che è giusto che ci siano le scuole "buone" dove devono stare solo gli insegnanti bravi, e le scuole di scarto dove ci si può accontentare anche di quelli scarsi, ignoranti o lavativi?

Il riferimento al "grado di istruzione inferiore", poi, è oggettivamente ancora più raccapricciante.

Si intenderebbe dire che un insegnante che è troppo ignorante o troppo cialtrone per stare in un liceo, può tranquillamente essere riciclato alle medie o alle elementari, perché tanto alle elementari e alle medie gli insegnanti cialtroni vanno bene lo stesso?

Poi però, coerentemente, piantiamola di lamentarci che lo studente neoiscritto in prima superiore arriva in condizioni di analfabetismo desolante perché è colpa degli insegnanti delle elementari e delle medie che "non gli hanno insegnato niente"!

Un insegnante che sbaglia i congiuntivi o che non sa fare le equivalenze tra centimetri cubi e litri, a mio avviso, fa molti ma MOLTI più danni alle elementari che alle superiori!

L.

V.P. ha detto...

x paniscus: mi associo alle tue considerazioni e domande.

per quello che ricordo dalla frequentazione del suo blog, massimo rossi è arciconvinto (e mi pare l'abbia anche scritto) che le materie che lui insegna (latino e greco) sono più difficili, impegnative. preziose, rispettabili, onorabili di tutte le altre. di conseguenza chi le insegna andrebbe considerato, rispettato, retribuito ben più dei colleghi che insegnano robetta (storia, inglese, e.f., matematica). la sua è una posizione non del tutto infondata, peregrina, egoistica ma diventa praticamente ingestibile e improponibile con riferimento ai parametri e alle dimensioni da individuare (insieme) per stabilire il pregio di una materia e poi cercare di misurarlo e quantificarlo.

il carattere irascibile e intollerante del collega (a giudizio di chi scrive e di chi frequenta questo blog) rende difficile il confronto sull'argomento.

paniscus ha detto...

Cioè, in pratica MR pensa che l'insegnante di qualsiasi altra materia che non sia latino o greco, (e cioè si insegni in più corsi di studio diversi e che non si faccia SOLO al liceo classico)... se è incapace, lavativo o scorretto dovrebbe essere riciclato in qualche indirizzo di studi meno nobile del suo, in modo che quelli come lui possano lavorare in pace senza più vedersi davanti i colleghi scarsi.

Praticamente, se un insegnante di filosofia è troppo scarso per il liceo classico, dovrebbe essere considerato adatto a insegnare allo scientifico, tanto quelli si accontentano di un livello più basso... mentre se un insegnante di matematica è troppo scarso per il classico potrebbe andare, che so, in un tecnico industriale, dove secondo lui la matematica non è importante?

Ma roba da chiodi...

L.

V.P. ha detto...

X paniscus

1) È quello che ho letto scritto di suo pugno, salvo dettagli, e che MR probabilmente si incaricherà di confermare.

2) “scarso per il liceo classico, dovrebbe essere considerato adatto a insegnare allo scientifico, …. mentre se un insegnante di matematica è troppo scarso per il classico potrebbe andare, che so, in un tecnico industriale, “
Infatti, classico, altri licei, tecnico, professionale è la scaletta di valore o podio di merito della scuola italiana, che si riproduce quasi spontaneamente e che – paradossalmente – la fa sopravvivere sia pure a livello di galleggiamento. Infatti anche negli altri tipi di scuola, sono i docenti di provenienza liceale che prevalgono e plasmano.

3) Quanto accennato al punto 2) non è più idoneo per l’istruzione di massa per tutti. Ma, data la prevalente provenienza dai licei di burocrati e decisori politici, la questione non riesce ad emergere ed essere considerata.

(ho scritto un po’ in fretta)

Rebert ha detto...

Il problema del merito ( e non mi riferisco alle " verità" di Massimo Rossi) è sempre lo stesso. Sono gli " altri" a dover essere pagati meno di me che valgo tanto. Mai ho sentito qualcuno sostenere un diverso e maggiore stipendio per gli "altri" e non per se stesso.
Quanto alle riflessioni di Giorgio Ragazzini che condivido,vorrei però sottolineare un pericolo in questo DDl che viene poco evidenziato. Si tratta della frantumazione del sistema nazionale e statale dell' istruzione, parcellizzato nelle scuole- monadi. I piani triennali, elaborati localmente, rischiano di aprire la strada alle concentrazioni ( ideologiche ? religiose?) di famiglie e studenti. La libertà "nella" scuola, elemento fondamentale dell' istruzione pubblica verrà sostituita dalle libertà " delle " scuola, carattere dell' istruzione privata. Non mi pare una bella prospettiva, tanto per usare un eufemismo...

V.P. ha detto...

X rebert

1) Merito. L’operazione merito – SECONDO ME – è una vasta, massiccia, annosa operazione di mobbing collettivo, di disinformazione, di marketing e di propaganda. Un obiettivo concreto è accreditare l’ente invalsi (in realtà falsa referenza tecnico-scientifica, in psuedo-posizione di terzietà e di autorevolezza innata) come ente valutatore oggettivo. Il merito fa da schermo e scudo alle responsabilità del miur e del governo riguardo alle retribuzioni di TUTTI che dovrebbero essere TUTTE aumentate e adeguate (giannini ha detto: almeno 2.000 euro): fatta comunque una qualsiasi graduatoria e spacciata come oggettiva, gli aumenti (anch’essi simbolici) toccano solo il 10, 20. 30% della categoria. Una qualsiasi graduatoria di merito attribuirà al 70, 80% di non-meritevoli le responsabilità dei risultati che sono invece prevalentemente del miur e del governo: chi insegna in una classe pollaio – ad esempio - verrà ritenuto responsabile e incolpato dei cattivi risultati dovuti invece all’affollamento.

2) frantumazione del sistema nazionale e statale dell' istruzione. Sulla carta è tutto facile, la realtà è diversa. Non è affatto detto che la libertà di insegnamento venga davvero sostituita dalla libertà della scuola. Chi è infatti capace e in grado di controllare puntualmente tutti i cento e più docenti di ogni scuola? Per scelta o incapacità si saranno pochi, alcuni o molti che seguiranno la loro strada, quella che ben conoscono.

Rebert ha detto...

V.P. Certo, l' operazione merito è un inganno per distribuire gli scarsissimi soldi a pochi e l' Invalsi è uno strumento sulla cui qualità si è ben espresso il professor Israel.

Quanto alla seconda questione, a me pare non così difficile " governare" un collegio dei docenti. Mi pare che, purtroppo, l' esperienza insegni come sia facile dirigere le decisioni. Molte cose storte, nella scuola, non dipendono sempre dal Dirigente dirigista ma dall' acquiescenza dei docenti piuttosto restii a votare contro decisioni dannose, ma sostenute da chi ha potere ( di fare gli orari, per esempio...)
A ciò aggiungerei che non è tanto difficile ipotizzare un consenso all' orientamento delle scuole, anche quando non sia condiviso, se da quel consenso dipende il posto di lavoro... Ciao.

Ludovica ha detto...

GAZZETTA UFFICIALE numero 129. Articolo 12:"...gli incarichi di insegnamento di qualunque specie saranno conferiti dal preside...". Roma, 6 maggio 1928. FIRMATO: Vittorio Emanuele, Mussolini, De Stefano, Gentile. Questa era la riforma della scuola del partito fascista.

Vogliamo veramente fascistizzarci per bene?

V.P. ha detto...

x rebert

al punto 2) mi riferivo alla didattica individuale.

riguardo al collegio, ok.

GR ha detto...

Tutte le esagerazioni e le caricature che su internet sono quasi la regola (come "operazione di mobbing collettivo", "fascistizzazione della scuola", "presidi sceriffi",eccetera) non rafforzano certo le posizioni critiche e tolgono credibilità a chi le dice. S'intende che non per questo auspico una comunicazione senza nerbo e senza passione.

Papik.f ha detto...

Purtroppo è una caricatura anche il comportamento del governo. Si potrebbe dire chiaramente: abbiamo i voti, siamo decisi ad andare avanti comunque, faremo come ci pare e non disturbate il manovratore. Sono le regole di una democrazia: la maggioranza governa.
Il fatto che in Italia questo finora sia accaduto di rado è una delle cause del ritardo nazionale in tanti campi.
Questo comporterebbe però un'assunzione di responsabilità decisa: noi facciamo così e i cittadini giudicheranno se avremo avuto ragione o meno.
Si ritiene, invece, di dover prendere in giro le categorie coinvolte e l'opinione pubblica facendo finta di essere disposti ad ascoltare per ripubblicare come frutto dell'ascolto, come è avvenuto per l'Università, un documento già prodotto un mese prima, senza neanche la minima modifica (neppure grafica).
Al danno, cioè, si ritiene di dovere aggiungere le beffe. E scaricare parte di responsabilità farneticando che gli insegnanti sono d'accordo.
Il 5 siamo stati certamente in maggioranza a scioperare, non so i dati precisi a livello nazionale, ma la mia scuola come molte altre era chiusa.
Ora ci si viene a spiegare che in realtà siamo d'accordo con il governo. Peccato, pensavamo di averci rimesso una giornata di stipendio (del nostro stipendio coi tempi che corrono) appunto per affermare che non siamo d'accordo, pur sapendo che il governo andrà avanti comunque.
Non sappiamo quello che pensiamo, dunque, finché non ce lo spiegano i ministri. Meno male che Boschi c'è.

pupipupi ha detto...

Parlo con una preside (brava e attiva): è totalmente impregnata di 'competenze', 'adeguarsi all'Europa', 'non protestiamo contro la chiusura al sabato perché tanto non ci ascolta nessuno'. Un'altra si vanta su RAI 3 di aver inondato la sua scuola di tablet, gentilmente posti in grembo a ciascun ragazzo (i cui organi genitali sono in via di sviluppo e ringraziano per il bombardamento di onde elettromagnetiche).
Questi non sono dirigenti: sono servi che fanno parte di un sistema servile. Sono messi lì per obbedire agli ordini, abbassare i livelli, prendere i benefit, comprare macchinette dalle multinazionali e dismettere i libri.

Raffaella ha detto...

Come dice giustamente Rebert, nella guerra di tutti contro tutti(ogni docente cotro ogni altro), l'attacco contro il pregiudizio sistematico sulla preparazione, la competenza il "merito" dei docenti, riguarda sempre gli altri, non me. verso. La facilità con cui anche noi docenti abbiamo introiettato la "langue" propagandistica (oggi si chiama disinformazione) che da anni ormai circola come un matra è sconfortante. Da dieci anni che insegno non ho mai visto docenti "fannulloni", per usare solo uno degli epiteti oramai moneta corrente (in quanto anche dipendenti pubblici, non produttivi per antonomasia), ma docenti con metodi e personalità diverse. E sopratutto sottoposti agli umori dell'acculturazione di massa, con i Dirigenti non a mediare, ma ad assecondare le lagnanze, le paranoie,le pretese, le rabbie degli "utenti".

Papik.f ha detto...

A proposito di acquisto di macchinette: ogni giorno si passano ore, in senso letterale, a tentare di connettersi al registro elettronico, ma o non c'è il campo, o il server della scuola non funziona, o funziona ma è troppo occupato, o si blocca alla prima schermata e resta così per un'ora. Ma la certificazione di eccellenza c'è perché ci sono le attrezzature, se poi non funzionano, a chi importa? de minimis non curat praetor.
Intanto gli alunni hanno cominciato a capire che i docenti non sono in grado di controllare le presenze, con le ovvie conseguenze, fino a che a qualcuno non capiterà qualcosa mentre è fuori dell'Istituto senza che nessuno se ne sia accorto. E succederà: è solo questione di tempo. Naturalmente, di affiancare un registro cartaceo non se ne parla, perché occorre risparmiare.
Infatti, mettere su tutta la baracca informatica è stata un evidente risparmio.

Raffaella ha detto...

E poi leggete, informatevi sulle scuole di altri paesi occidentali.
La stessa storia: puerocentrismo e metodi "individualizzati"(tutte le gran trovate dei metodi costruttivisti,che - per la matematica lo ha anche detto Israel - si stanno rivelando mezzi fallimenti), la sindrome del Figlio-Re, le pretese di mischiare massima inclusività con massima riuscita, il teaching to test, le chimere del web e del tablet...la mancanza di rispetto per il ruolo, incoraggiato dai Dirigenti - che come nell'800- riprendono o maltrattano docenti già bullizzati dalle classi. Il vezzo di misurare l'apprendimento con il "gradimento" degli utenti (interessanti esperimenti americani in proposito, illuminanti). Insomma la professione in pasto - e capro espiatorio - di errori culturali, pedagogici, di confusioni, di stratagemmi. In Gran Bretagna i nuovi assunti stanno durando all'incirca un anno, ho letto, poi lasciano.
(ah, la misurazione "oggettiva" da parte di enti esterni: tipo che un anno sei ritenuto eccellente e l'anno dopo pessimo.)
E si parla di gente che ha sistemi diversi da quello Italiano, sistemi - come quello anglosassone -.
E' dappertutto la stessa storia, le stesse voci scoraggiate o disperate o avvilite. dappertutto la stessa propaganda (le vacanze, l'impreparazione, l'incapacità).

Raffaella ha detto...

Ecco le ultime dalla perfida Albione, nel catalogo degli orrori che sto collezionando da tempo(ho letto anche di professori americani minacciati di morte per i voti).
Un numero rilevante - una bella percentuale - di professori, oltre a quelli ad essere stati insultati, minacciati, aggrediti, sbeffeggiati, macchine danneggiate etc.ha provato l'ebbrezza tecnologica della calunnia via social network, o via falsi profili facebook. Fatti dai genitori, in molti casi.
Da derisioni sull'aspetto fisico, a ti ucciderò, a sei un pedofilo, a tua figlia è una puttana.
La maggior parte non l'ha nemmeno denunciato,per rassegnazione, quelli che l'hanno fatto hanno solo constatato la totale indifferenza istituzionale, e le spallucce del Dirigente. (per non dire peggio).
Allora, o, con forse l'esclusione della Finlandia, la classe docente occidentale è composta da minus habens sacrificabili alle rabbie e alle frustrazioni di tutto il corpo sociale o c'è qualcosa che non va alla radice.
Forse la grande riforma, quella risolutiva della Scuola, dovrebbe allontanare le famiglie dalla scuola. e decidere cosa rappresentano i professori, capire che non c'è autorevolezza (le ingenuità del '68) senza autorità, specie quando entrambe vengato smantellate da teoria e pratica.
Non cediamo alla propaganda, non introiettiamo come inadeguatezza( e quindi difesa preventiva e attacco ai colleghi "cattivi", questo grande lavaggio di cervello collettivo.





GR ha detto...

A Raffaella vorrei dire che il prestigio di una categoria dipende anche dalla politica di chi la rappresenta. C'è stata per un po' la speranza costituita dalla Gilda degli insegnanti, nata come associazione professionale con fini anche sindacali, dunque qualcosa di diverso dal puro e semplice sindacato. Io stesso ne ho fatto parte per anni, ho coordinato una commissione nazionale per la stesura di un codice di principi etici della professione, come si fa nelle associazioni professionali di diversi paesi europei. La dirigenza non l'ha sostenuto, la parte più "sindacalista" della Gilda l'ha osteggiato come pericoloso e autolesionista, è stato prima approvato con maggioranza non vincolante e dopo alcuni anni adottato, poi subito dimenticato. Chi di voi ne ha mai sentito parlare? Chi è stato invitato a discutere di etica professionale nelle assemblee sindacali? La difesa di tutti su tutto produce discredito; e se Raffaella non ha mai conosciuto fannulloni, le posso assicurare che esistono anche i mascalzoni impuniti.Ancora più grave è comunque la diffusione di comportamenti come la tolleranza o la compicità verso chi copia, la collusione con le occupazioni, la vera e propria falsificazione dei risultati negli scrutini. Siamo proprio sicuri di poter proclamare senza alcuna riserva "Siamo noi la buona scuola"?

Papik.f ha detto...

In linea di principio sono in pieno accordo con GR, e confermo che anch'io della proposta di un codice deontologico non avevo mai sentito parlare, almeno non nei termini da lui posti. Non sapevo nulla della proposta della Gilda né ho mai sentito affrontare l'argomento nelle riunioni sindacali.
Anch'io, pur non arrivando forse a poter parlare di mascalzoni, ho incontrato diversi colleghi scorretti o del tutto inidonei per incapacità relazionali, che quindi avrebbero dovuto essere allontanati dall'insegnamento (il che, per quanto sono venuto a sapere, è avvenuto in un solo caso, ormai molti anni fa).
Mi pongo però una questione (o meglio, continuo a pormela da tempo). Se è vero, come è vero, che "la difesa di tutti su tutto produce discredito", perché si continua a porre la questione sempre contro l'intera categoria, in termini (imposizione di svantaggi immediati, lasciando gli eventuali miglioramenti nel vago e nell'arbitrario) e con modalità (aggressività, strafottenza, indisponibilità a discutere seriamente) tali da determinarne inevitabilmente il compattamento per un elementare meccanismo psicologico?
In precedenza ho sempre pensato a insipienza, ma, come ho già detto, ora temo si tratti di una scelta voluta, proprio per aumentare il discredito in questione.

Massimo Rossi ha detto...

Soltanto adesso ho letto le repliche di Paniscus (Lisa) e VP (non altrimenti identificabile) al mio commento, e sono veramente allibito da quanto hanno scritto; in particolare il sig. VP si e' anche permesso di dare giudizi sommari sul mio carattere (che non conosce affatto) e di farmi dire cose che non ho mai detto.
Francamente non so perche' questi due colleghi mostrino tanto livore nei miei confronti: forse perche', a differenza di altri, io sono solito dire cio' che penso e andare contro al pensiero comune da cui loro dipendono, o forse per motivi ideologici, visto che dai loro interventi si rileva la nostalgia per una parte politica, la sinistra, alla quale io mi sono sempre dichiarato contrario. O forse la loro opposizione preconcetta a cio' che scrivo e' un tentativo di farmi uscire da questo forum perche' do loro fastidio.
Io non ho mai detto che la mia scuola o le mie materie siano piu' importanti di altre, e chi lo sostiene e' un bugiardo in malafede. Ho solo detto che se un docente e' poco preparato per insegnare in una scuola puo' avere risultati migliori in un'altra, come accade per gli alunni. Se un docente di matematica risulta inadatto in un liceo scientifico, dove e' richiesto un alto livello di conoscenza della materia, potrebbe andar meglio in un linguistico o pedagogico, ad esempio, dove quella materia ha un programma meno approfondito. Non mi pare di avere detto nulla di assurdo o peggio di classista, come qualche disinformato vorrebbe farmi passare. Ma quando ci sono i pregiuzi o l'antipatia preconcetta verso una persona, si fa presto a stravolgere tutto quel che dice. Bell'esempio di tolleranza, per delle persone che si vantano di essere educatori!

Rebert ha detto...

Per Massimo Rossi.
Scusa, ma l' idea che per insegnare in un tecnico o in liceo pedagogico occorra meno cultura mi pare quanto meno paradossale e alquanto anacronostica. L' insegnamento di una qualsiasi materia prevede ( o prevederebbe) la conoscenza completa della stessa. Sarà l' insegnante a selezionare i contenuti, avendoli tutti ben presenti, a seconda della situazione in cui si trova. Per esempio, insegnare Italiano in un istituto tecnico o professionale richiede molta più preparazione ( culturale: quali autori e come presentarli per ottenere attenzione e passione? ; umana; psicologica ecc...) che in un liceo, dove molta pappa è già cotta...

Rebert ha detto...

Dice bene Giorgio Ragazzini quando lamenta l' assenza di attenzione nei confronti di un Codice deontologico da parte delle Associazioniprofessionali.Tuttavia, non si può sottacere che quelle Associazioni che ne hanno fatto bandiera non hanno avuto successo di adesioni. E' un po' il discorso della politica e della cosiddetta " società civile" : questa classe politica non è difforme da chi la elegge. Così mi pare si possa dire della scuola : i comportamenti citati sono riprovevoli ma dipendono da una classe docente indecente o da un humus nazionale? Forse non è, questa, del tutto, una buona scuola ma quella ventura davvero non lo sarà. Pensiamo sul serio che quei comportamenti possano sparire con la gestione monadica delle scuole ( ognuna per sè, agli ordini del Dirigente o di un comitato di genitori e alunni che giudicano e indirizzano)?

paniscus ha detto...

MR: O forse la loro opposizione preconcetta a cio' che scrivo e' un tentativo di farmi uscire da questo forum perche' do loro fastidio.
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E ti pareva che non si arrivasse alle teorie del complotto e della persecuzione personale?

Comunque, tre cose:

a) la mia opposizione non è affatto preconcetta, ma è assolutamente lucida e ragionata, a seguito di quello che tu esprimi direttamente qui (e altrove);

b) la mia opposizione riguarda solo le idee che tu esprimi, e non certo la tua persona, della quale non so assolutamente NULLA, e che non è rilevante alla discussione nel merito;

c) mi meraviglio che uno che disprezza tanto lo stile dei grillini (e ripeto che io NON SONO una sostenitrice di tale movimento e non l'ho mai votato), caschi con tanta ingenuità nelle stesse trappole logiche che vengono sistematicamente rimproverate a loro, ossia l'eccessivo ricorso al complottismo e alle Teorie del Tutto unilaterali.

Però il piagnisteo vittimista del "tutti mi perseguitano perché sono inspiegabilmente prevenuti contro di me", ancora ci mancava.

Ma boh.

L.

GR ha detto...

Papik.f pensa "che lo scontro frontale sia cercato volutamente, allo scopo di presentare all'opinione pubblica gli insegnanti come degli sfaticati attaccati al passato, che non vogliono nessun cambiamento e nessuna forma di controllo del loro lavoro". Tutto può darsi, ma non mi sembra probabile. Per il momento è solo "riuscito" a mettersi contro buona parte di un importante bacino elettorale del Pd, a sua volta tendente a mettersi contro qualsiasi governo (ne sanno qualcosa Berlinguer e Gelmini, per citare i più longevi (relativamente).
Quanto all'intenzione di smantellare l'istruzione pubblica, sono decenni che viene periodicamente evocata da varie parti. Non vedo però perché allo scopo non dovrebbe bastare la santa alleanza dell'incapacità con l'ideologia.
Tra le prove dello "smantellamento" non mi ha mai convinto la constatazione dei tagli, benché ingenti e al limite della sussistenza per molte scuole. L'istruzione, la sanità, il lavoro eccetera fanno parte dei diritti "finanziariamente condizionati" (così li definisce Sabino Cassese), nel senso che non si può ragionarne come se le disponibilità finanziarie fossero illimitate e per questo i minori fondi fossero frutto di scelte mefistofeliche. Spesso succede che uno stanziamento che crea soddisfazione e consenso è stato prelevato, a volte alla chetichella,da un altro settore, magari meno capace di "insorgere", secondo il corrente lessico giornalistico.

Papik.f ha detto...

Quello che mi porta a pensare ciò che ho scritto è soprattutto il riscontro del fatto che non ho mai visto una proposta di riforma concepita e presentata in modo da dividere gli insegnanti tra di loro. Del tipo: un serio controllo del lavoro degli insegnanti e dei dirigenti consentirà di assegnarli agli incarichi più confacenti e di consentire un progresso di carriera ad alcuni che rispondano a determinati requisiti. Coloro che non corrispondono ad alcune elementari norme etico-professionali di base dovranno essere licenziati dopo un serio esame che avrà le seguenti modalità e sarà svolto da una commissione composta da persone esterne all'istituto e qualificate nel seguente modo.
Su proposte del genere, ad esempio, io personalmente potrei assumere posizioni diverse da quelle di molti colleghi, potrebbe crearsi una divisione che porterebbe all'accettazione di alcuni cambiamenti almeno da una parte di noi. Per dirne una: un'affermazione di Renzi degli ultimi giorni, sul fatto che il sistema delle graduatorie è troppo rigido e burocratico, mi trova sostanzialmente d'accordo: se una modifica fosse proposta in forma sensata, in un contesto diverso e dopo aver relegato Faraone a un ruolo del livello che gli compete, potrei essere favorevole e forse, come me, molti altri.
Ma il tono è sempre ben diverso: gli insegnanti (tutti) dovranno fare queste cose in più (elenco) e dovranno rinunciare ai loro privilegi (quali?). Saranno giudicati unilateralmente e insindacabilmente da dirigenti che a loro volta non risponderanno a nessuno, o risponderanno solo in base a parametri precostituiti e del tutto astratti, senza nessun riscontro con la realtà di quanto avviene nell'istituto. Oppure saranno valutati dai loro alunni, o dai genitori dei loro alunni, o dagli uni e dagli altri insieme.
In cambio non avranno nulla: nessun miglioramento economico, nessuna prospettiva di carriera perché ogni incarico funzionale diverso o aggiuntivo resterà insindacabilmente deciso dal dirigente, che anzi avrà anche il potere insindacabile di volerli o meno nella loro scuola, senza dover rendere alcun conto a nessuno.
C'è da meravigliarsi se la categoria reagisce compattamente opponendosi? C'è da meravigliarsi se anche chi è indignato per il collega che fa cento giorni di assenza all'anno e quando è in classe legge il giornale, preferisce tenersi al fianco suddetto collega piuttosto che dover andare a svolgere gli ultimi anni di servizio a centocinquanta chilometri da casa ad arbitrio del dirigente?
Siccome di tutto ciò non c'è da meravigliarsi, e non posso pensare che Renzi sia un cretino (anzi sono certo che sia tutt'altro), non mi resta che ritenere che lo faccia apposta.
Questo per la tattica. Per la strategia, mi sembra che le ultime elezioni in Val d'Aosta e Trentino la rendano chiara: non gli importa di perdere voti a sinistra perché tanto a destra non c'è più nulla, che recuperi voti da quell'area o meno neppure è fondamentale, perché tanto nessuno sarà in grado di disturbarlo per molti anni. Quindi può fare quello che vuole.
Ma una riforma amministrativa basata sul principio di penalizzare i dipendenti di un settore senza offrire nulla in cambio neanche ad alcuni di loro può solo fallire sul piano concreto e operativo, per quanto larga sia la maggioranza che la vota. E' nella natura delle cose che sia così, è già successo altre volte, e succederà ancora, purtroppo.
Mi dispiace di ripetermi, ma delle due l'una. In condizioni di difficoltà o si taglia la retribuzione a parità di condizioni giuridiche, o si aggravano le condizioni giuridiche a parità di retribuzione; queste due cose posso ancora essere accettate davanti all'evidenza della necessità.
Ma voler fare contemporaneamente l'una cosa e l'altra non può che condurre alla catastrofe, perché è nella natura umana non poter accettare un trattamento simile.
Si veda che fine ha fatto la scuola statale greca, almeno stando a Markaris che ho già citato altrove.

Anonimo ha detto...

Scrivo da un grande Ateneo e preferisco l'anonimato.
A mio avviso si sta cercando di introdurre nella scuola quello che è già avvenuto all'università grazie alla legge Gelmini. Poteri concentrati nelle mani di poche persone: un rettore-duce e un consiglio di amministrazione aziendalizzato, dittatura informatica, decisioni prese da pochissimi e calate dall'alto. Nell'ordine:
abolizione dei registri cartacei;
abolizione del libretto universitario;
chiusura di una biblioteca con 500000 volumi e libri resi inaccessibili;
riduzione del personale docente;
mobbing esercitato sui colleghi più deboli con la complicità di leggi ministeriali che uccidono la libertà di insegnamento.
All'università il gioco è più facile perché i docenti sono pochi, non sindacalizzati e affetti da sconcertante conformismo, ma nella scuola imporre il verticismo è un altro paio di maniche. Ed ecco che arriva il preside coi superpoteri che fa da cinghia di trasmissione diretta tra le decisioni ministeriali e l'organizzazione scolastica.
Si tratta di una svolta autoritaria.
Chi c'è dietro questa riforma, che non è stata chiesta da nessuno
e si vuole imporre a ogni costo?
Opporsi è un dovere civile.

Papik.f ha detto...

Mi scuso per la lunghezza che stanno assumendo i miei post, ma mi è venuto in mente un altro esempio. Con molti colleghi del mio Istituto siamo contrari ai viaggi d’istruzione. Perché le responsabilità nei confronti degli alunni sono ormai inaccettabili dopo varie sentenze della Cassazione, perché non c’è alcuna retribuzione aggiuntiva e neanche il pagamento del pranzo, perché l’opinione pubblica ci addita come quelli che fanno i viaggi gratis, perché nella situazione economica attuale stanno diventando discriminanti per un numero crescente di famiglie.
La dirigente, su questo punto, la pensa come noi, quindi non abbiamo mai avuto problemi, né presumibilmente ne avremo finché c’è lei. Chi vuole partire parte, se una classe non ha accompagnatori non parte, e quest’anno la decisione di non svolgere i viaggi dopo la lunga occupazione è stata assunta e mantenuta senza problemi.
Poniamo invece di trovarci in una scuola nella quale alcuni docenti, molto vicini al dirigente, hanno interessi in un’agenzia di viaggi. Non è un caso impossibile, qualcosa di molto simile l’ho visto coi miei occhi alcuni anni fa; quel dirigente ormai non è più tra noi e i colleghi credo siano da tempo in pensione, quindi penso di poterlo dire. Davanti a una scelta analoga, sempre in seguito a un’occupazione, riconvocò il collegio settimanalmente finché rimasero a partecipare solo i docenti contrari alla decisione che l’annullarono.
Ma anche senza arrivare a casi estremi, poniamo che il dirigente abbia una forte fede nella validità formativa dei viaggi di istruzione e di continue uscite. Chi potrebbe impedirgli di preferire un insegnante mediocre nella conoscenza della sua materia e nella didattica, ma sempre disponibile a partecipare a queste iniziative, a un altro magari più serio ma che le rifiuta? Chi potrebbe impedirgli di far capire a quest’ultimo che se continua a rifiutare può anche comprarsi il costume sardo come Guardalavecchia e Colabona nel famoso film di Totò e Peppino? (ovviamente esagero). Lo stesso potrebbe valere per la disponibilità a partecipare a progetti di vario tipo a scapito della didattica ordinaria. In ogni caso, nella situazione che sembra profilarsi, nessuno potrebbe impedirglielo, né dovrebbe mai rendere conto delle sue scelte.
È ovvio che ci sono molti dirigenti seri che farebbero le loro scelte per il vero bene del loro Istituto e dei suoi studenti. Ma temo che ce ne siano anche di altro genere, e poi la questione è di principio: chi ci metterebbe al riparo dall’arbitrio, pur solo eventuale?

V.P. ha detto...

papik.f ha detto: "Siccome di tutto ciò non c'è da meravigliarsi, e non posso pensare che Renzi sia un cretino (anzi sono certo che sia tutt'altro), non mi resta che ritenere che lo faccia apposta."

potrebbe aver tentato il passo più lungo della gamba.

"Ma una riforma amministrativa basata sul principio di penalizzare i dipendenti di un settore senza offrire nulla in cambio neanche ad alcuni di loro può solo fallire sul piano concreto e operativo, per quanto larga sia la maggioranza che la vota. E' nella natura delle cose che sia così, è già successo altre volte, e succederà ancora, purtroppo."

è così, ma accadrà dopo. allora potrà dare la colpa ad altri, chessò a faraone, giannini, magari anche ai presidi.

Rebert ha detto...

Difficile non essere prolissi in una discussione così importante. Proverò ad essere sintetica. Io concordo con Papik sul fatto che ci si stia orientando sulla dismissione del sistema pubblico statale dell' istruzione. Non è una novità che da tempo ( dall' avvento del neoliberismo) i diritti della cittadinanza siano stati considerati come mercantili, cioè oggetto di guadagno privato. Lo dichiarano - e lo dimostrano- fior di analisti ( uno per tutti Colin Crouch, autore di " Postdemocrazia, )non certo un visionario. D' altronde, a proposito di un altro diritto di cittadinanza, come la salute, basto guardarsi un po' attorno. La sanità pubblica è ormai residuale, mentre prospera quella privata , spesso mantenuta dai nostri soldi. Taccio sulle trascuratezze, di cui sono testimone, rispetto a cure salvavita.
Non oserei mai mettere in discussione la scienza di Sabino Cassese ma, dopo averlo sentito paragonare Matteo Renzi a Piero Calamandrei ( sic !) in una puntata di 8 e mezzo, aspetto altre verifiche alle sue affermazioni.
In conclusione, quei diritti che spettano al cittadino in quanto tale, come la salute e l'istruzione, non saranno assoluti, ma se accettiamo il principio che chi è povero possa non curarsi e morire e/o possa non istruirsi abbiamo perso molto di ciò che i nostri padri e nonni ci hanno consegnato.

Raffaella ha detto...

Vorrei rispondere a GR.
Innanzitutto di occupazioni non so, perché insegno alla secondaria di primo grado, e comunque nella mia provincia "non usano", anche alle superiori. Quanto a connivenza con il copiare, falsificare gli scrutini,etc. nella mia esperienza sono proprio i Dirigenti dell'Autonomia, terrorizzati dalle possibili e probabili reazioni dei clientes (ricorsi, cattiva fama della scuola) a incoraggiare, per non dire a imporre queste pratiche: pena,l'onta di passare sotto le forche caudine dell'assioma pedagogico "il fallimento dello studente è il "tuo" fallimento", ( mi pare giustamente stigmatizzato dal Gruppo di Firenze),usato come un grimaldello per anni, in varie salse e varianti, e su cui si potrebbe abbondantemente discutere.
No, non si tratta di "difendere" tutta la categoria, si tratta di adottare una diversa terminologia, (magari "esauriti", "malati","fragili" invece di "inetti"/"incapaci"/"inutili"? Da "riqualificare/aiutare" invece di "cacciare"?) E' questo il campo lessicale che si userebbe per gli operai? o per i medici? E sì che gli scandali -con gente morta e altro - non mancano nè sono mancati, nella Sanità: Eppure il dibattito si è, giustamente, orientato sul Sistema,sull'organizzazione, sulle politiche, sulla Politica. O, se mai si orientasse sulla Preparazione/competenza/capacità dei medici (il glossario di moda) magari si interrogherebbe sulla preparazione universitaria, e sulle sue pecche, eventualmente, o anche sul sistema di reclutamento, le turnazioni, etc.
A me non pare siano stati gli insegnanti ad avere inventato la mancanza di concorsi,il reclutamento bizantino; nè che siano essi ad autocertificare il loro percorso universitario o altro. Sono state le maestre a decidere di poter insegnare Inglese alle Elementari pur non conoscendolo (e non volendolo,come candidamente confessano, se richieste), dopo un corso di 100 o 200 di ore, a 40 anni?
Quando si potevano impiegare - dopo apposita formazione- laureati in Lingue?
I sindacati, ovvio, hanno la colpa, la Politica, tutta, se ne è lavata le mani, abbandonando la scuola ai sindacati. Non c'era interesse. E' vero, ed è ovvio che la Gilda abbia operato, inascoltata, diversamente.
Lo sappiamo che ci sono insegnanti così e insegnanti colà, questo vale anche per tutte le altre professioni. Ma non si parla dei cedimenti autostradali mettendo in primo piano la "competenza" o la "preparazione" degli ingegneri, o no?
Si tratta, in questo momento di non cedere alle strategie linguistiche che sottintendono la demonizzazione della categoria "per se" - anche in quanto appartenente alla vile razza dei dipendenti pubblici.

paniscus ha detto...

Papik: Quello che mi porta a pensare ciò che ho scritto è soprattutto il riscontro del fatto che non ho mai visto una proposta di riforma concepita e presentata in modo da dividere gli insegnanti tra di loro.
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ma stai scherzando?

A me sembra l'esatto CONTRARIO, ovvero che qualsiasi tentativo di riforma, realizzato o meno, sia stato contraddistinto sempre e comunque dal tentativo di amplificare un clima di competizione e di diffidenza tra gruppi e sottogruppi, e (detto in parole crude) di sollevare e inasprire la più classica "guerra tra pezzenti".

- insegnanti di ruolo contro precari;

- precari abilitati con il vecchio concorso ordinario contro precari abilitati con la SSIS;

- abilitati col TFA contro abilitati col PAS;

- vincitori di concorso recente contro tutti;

- insegnanti curricolari contro quelli di sostegno;

- insegnanti delle materne ed elementari contro quelli delle secondarie;

- insegnanti di materie umanistiche contro quelli di materie scientifiche;

- insegnanti dei licei contro quelli dei tecnici e professionali...

Ma dove starebbero (o dove sarebbero mai state) le presunte riforme che "NON hanno diviso la categoria"?????

L.

Papik.f ha detto...

Gentile Paniscus, tutti quelli cui lei fa riferimento sono senza dubbio esempi di divisioni esistenti all'interno della categoria. Ma non mi sembra che derivino da riforme, o almeno da quello che io intendo come tali.
Sono posizioni legate a legittimi, o in qualche caso anche meno legittimi, interessi di gruppi di insegnanti, in relazione a modifiche amministrative che li riguardano e non possono certamente definirsi riforme.
Ma mi sembra che, ad esempio, le 24 ore si volessero (si vogliano?) imporre a tutti, che l'abortito quizzone berlingueriano fosse destinato a tutti, che quando si parla di tre mesi di ferie estivi (ma sì, lasciamoglieli pure, pontificava un opinionista alcuni giorni fa con il tono di chi voleva difenderci) si menta a danno di tutti (non so se qualcuno li fa veramente, appunto non mi interessano le guerre tra poveri, io so che il 15 luglio sono a scuola e il 1° settembre anche, e che non posso negoziare questo periodo con altri in cui le vacanze sono meno costose), che in dotazione regionale dovrebbero andarci tutti, che i Dirigenti potrebbero assumere e nominare tutti.
Giorni fa mi sono trovato a leggere su FB un intervento dell'ex ministro De Mauro postato con entusiasmo da un collega di un gruppo. Un intervento che affermava tutto l'opposto di quello che io penso della scuola, dall'esaltazione della primaria alla denigrazione della secondaria superiore, alla glorificazione del "donmilanismo".
E ho pensato proprio che se non fosse per la comune opposizione alla Buona Scuola difficilmente mi sarei trovato a far parte dello stesso gruppo di quel collega.

Anonimo ha detto...

Scusate l'off-topic.
L'orrore di ciò che è successo a Milano potrebbe promuovere un thread sull'abolizione dei 'viaggi di istruzione'. Intendo: limitarli a uscite dal mattino alla sera. Oggi tutti viaggiano, anche con pochi soldi. Queste gite sono troppo pericolose e fuori controllo e la stupidità umana dà il peggio di sé, con esiti tragici.
RR

pupipupi ha detto...

Papik,
lei ha messo il dito sulla piaga: o tecnocrati-aziendalisti-imbonitori a cui dello studio non può 'fregà de meno' o 'demauristi-dommilanisti', che darebbero diplomi a tutti sulla base dei buoni sentimenti solidal-egualitari-laboratoriali.
Ho comprato un librettino scolastico di settant'anni fa: viene da piangere a vedere quanta cura e amore venivano messi per insegnare la scrittura ai bambini delle elementari.
Cosa siamo stati capaci di perdere!
Povera scuola!!!

paniscus ha detto...

per l'anonimo che ha commentato il tragico episodio di Milano con considerazioni generali sulle gite di istruzione:

mi permetto di riagganciarmi al suo messaggio, riportandolo parzialmente in tema con il thread originario, e invitando tutti a leggere questa raccapricciante intervista alla preside della scuola frequentata dal ragazzo:

http://www.huffingtonpost.it/2015/05/14/preside-ragazzo-morto-gita_n_7282614.html

Giuro che ho pensato a una parodia di cattivo gusto, non riesco a capacitarmi di come sia possibile che una dirigente scolastica arrivi a esprimersi in questo modo.

In poche righe non si è fatta mancare niente, né i luoghi comuni razzisti, né quelli classisti, né quelli fuffopsicopedagogici d'accatto.
Parafrasando in ordine sparso:

- non è possibile che i nostri ragazzi abbiano tenuto un comportamento tanto grave, perché provengono dalle famiglie della migliore borghesia di Padova;

- non è accettabile che li si carichi di sospetti odiosi, quando invece loro hanno riferito che per i corridoi dell'albergo si aggirava uno "slavo sospetto", e la polizia farebbe meglio a dare la caccia a lui, piuttosto che impressionare loro;

- che se ipoteticamente l'accusa fosse vera, allora rappresenterebbe "un fallimento educativo di tutta la scuola", e tutti gli insegnanti di questi ragazzi dovrebbero sentirsene personalmente responsabili;

- che un insegnante che *non riesce a prevedere* che un suo alunno possa ipoteticamente rivelarsi capace di un comportamento del genere, è indegno di fare l'insegnante e dovrebbe cambiare mestiere, magari andando a vendere fagioli al mercato (che evidentemente è un lavoro di livello basso e spregevole).

Io chiederei ai dirigenti scolastici che scrivono su questo blog cosa pensino di una loro collega che si esprime così', ovviamente assumendo che l'intervista sia autentica e che le sue parole non siano state modificate in modo scorretto.

E chiederei anche con quale fiducia si possa accettare che poteri sempre più forti di giudizio, di selezione e di indirizzamento del lavoro altrui, vengano messi in mano anche a peronaggi come questo.

(incidentalmente, se questa raffinata intellettuale nutre tanto disprezzo per il commercio di prodotti alimentari... come mai ha mandato una classe in gita all'expo?)

(e ancora più incidentalmente, cosa ci stava a fare una classe quinta in un viaggio di istruzione di più giorni alla metà di maggio? e non una classe dell'alberghiero o del tecnico agrario, che poteva pure fare un'eccezione proprio per le tematiche dell'expo, ma una quinta di liceo scientifico?)

L.