giovedì 15 settembre 2016

PANINO LIBERO E RUOLO DEI GENITORI *

È recentissima una sentenza del Tribunale di Torino che permette agli alunni della primaria e della media di fare il pranzo a scuola con un panino o altro cibo portato da casa, invece che con quello della mensa scolastica. Una questioncella, si dirà, rispetto ai gravi problemi di questo inizio di anno scolastico. In realtà la sentenza che accoglie le richieste dei genitori contrari alla mensa “uguale per tutti” conferma una visione del mondo da parte di molti adulti assai refrattaria a educare i loro figli alla necessità di misurarsi con la realtà. Forse c’è qualche speranza di venire a capo del caos degli organici, delle “reggenze” che appaiono e scompaiono lasciando sbigottiti centinaia e centinaia di docenti che nel giro di pochi giorni si trovano a misurarsi con due o tre dirigenti diversi o il balletto dei docenti che vanno e vengono con i loro bagagli da una regione all'altra; minori speranze le nutriamo sulle conseguenze negative che la sentenza torinese avrà su molti genitori, sempre più disponibili ad accontentare, come diceva mia madre, le voglie dei loro figli.
L'apparente libertà di poter mangiare a scuola ciò che mamma o babbo preparano a casa, rappresenta a mio parere la conferma di quanto sia profondamente radicata la convinzione che per nostri figli nessun sacrificio è ammissibile e sostenibile, come quello di potersi sfamare con quanto propongono le mense scolastiche. Che generalmente non fanno concorrenza ai migliori ristoranti, ma cucinano con le attenzioni dovute a bambini che hanno esigenze particolari, sia per motivi religiosi che di salute, e sono sottoposte peraltro a controlli igienico-sanitari puntuali e approfonditi. È naturale che ogni mensa scolastica sia sempre migliorabile e che non si dovranno assolutamente negare i pasti a coloro che non hanno soldi per poterli pagare. Ma i genitori che hanno sostenuto il lungo iter giuridico torinese non appartengono a quest'ultima realtà, e credo non occorra spiegarne i motivi. Sono probabilmente espressione di una visione del mondo che nessuna riforma scolastica, nessuna buona scuola, nessun avvio dell'anno scolastico finalmente privo di problemi potrà mai accontentare. Rappresentano a mio parere una categoria, purtroppo sempre più numerosa, convinta che non ci debba essere nessun attrito tra i loro figlioli e la realtà che li circonda e che non si debba chiedere loro un pur minimo sacrificio: in questo caso quello di mangiare lo stesso cibo dei loro compagni, dei loro docenti e spesso dei loro stessi dirigenti scolastici. Si perde oltre a tutto un’occasione per esplorare altri sapori e profumi rispetto a quelli domestici, con il rischio di ingabbiare i bambini in scelte ripetitive e anche troppo rassicuranti. Anche questo è parte dell’educazione. Insomma, nessun avvio dell'anno scolastico potrà mai essere un buon inizio, se non cominciamo a misurarci anche con questi problemi affrontandoli a partire dalle sedi opportune. Prima fra queste quella ministeriale, che da decenni invece rifiuta perfino di parlare di quello che dovrebbe essere il ruolo dei genitori anche all'interno delle scuole, così come si rifiuta perfino di accennare a tematiche che dovrebbero rappresentare le fondamenta di qualsiasi sistema educativo: rispetto delle regole, lealtà nel non copiare, impegno nello studio, premio del merito, quest'ultimo assolutamente fondamentale per poter permettere a coloro che partono da situazioni socialmente svantaggiate di potersi elevare nella vita senza ricorrere ad altri sistemi che sono purtroppo diffusi in un paese in cui, per dirla con Oriana Fallaci, non governano purtroppo le leggi ma le persone!
Valerio Vagnoli

*Pubblicato oggi sul “Corriere Fiorentino”

22 commenti:

paniscus ha detto...

Francamente, credo che il motivo vero della contestazione non sia quello del "diritto alla scelta del cibo più gradito", ma stia nel fatto che la mensa COSTA, che il suo costo è andato ad aumentare abbastanza significativamente nel giro di pochi anni, e che non tutte le famiglie possono permettersi facilmente una tale spesa fissa per tutti i mesi, specialmente se di figli a scuola ne hanno più di uno.

Non è detto che sia un capriccio irrazionale, magari è semplicemente una questione di bilancio familiare stirato...

GR ha detto...

Sul sito del Comune di Torino si trovano le tariffe della mensa, diverse a seconda della fascia Isee. Prendo quelle della scuola primaria: si va da un costo di 1 euro e 27 a pasto a 5 euro e 32 per i redditi più alti. Le fasce di reddito intermedie pagano circa 4 euro e mezzo. Ci sono riduzioni per i fratelli.

Papik.f ha detto...

In linea di principio sarei d'accordo, ma la mia personale esperienza mi dice il contrario.
Le mie figlie si sono viziate, disabituandosi ad esempio a mangiare le verdure, proprio alla mensa scolastica.
Dove, evidentemente, l'esempio dei compagni e la voglia di tenere i bambini tranquilli hanno prevalso.
Naturalmente non credo che se si fossero portate i panini da casa sarebbe cambiato qualcosa.
Ma tutto questo valore educativo della mensa non l'ho visto. Certo può trattarsi di un caso isolato o minoritario, su questo non posso dire nulla.

paniscus ha detto...

Per GR: lo so benissimo quali siano i costi tipici della mensa, visto che i figli alle elementari a tempo pieno ce li ho avuti anch'io (anzi, uno ce l'ho ancora). Ovviamente mi riferisco a un altro comune, ma più o meno le fasce sono quelle.

E garantisco che conosco parecchie famiglie per le quali la mensa scolastica è davvero una spesa significativa.

E NON SI TRATTA di famiglie poverissime che vivono nel degrado e nella marginalità estrema (per quelle, appunto, esistono le esenzioni totali o quasi totali), ma di famiglie "normali", che fanno fatica a tirare avanti pur essendo "normali", a causa:

- della sempre più spinta precarizzazione del lavoro,

- della mancanza di garanzie sulla stabilità abitativa,

- e dell'aumento generale di altre spese, visto che sono scomparse quasi del tutto altre forme di servizi di base, che una volta erano gratuiti, o accessibili a prezzi bassi, e che adesso invece si devono pagare integralmente secondo una logica di libero mercato e non di servizio pubblico.

Tutta questa gente non ha accesso alle esenzioni o alle agevolazioni, perché formalmente NON RICADE nelle fasce di reddito più basse. E praticamente impossibile che, in una famiglia in cui entrambi i genitori lavorano (anche se lavorano in condizioni precarissime e non hanno nessuna garanzia di stipendio fisso o di continuità dei contratti), si finisca al di sotto della fascia intermedia-alta, ossia quella che paga circa 4,5 euro al giorno. 4,5 euro al giorno vuol dire circa 100 euro al mese, se i figli sono due non farà esattamente 200, ma farà 180.

Bene, che piaccia o no, esistono tante, ma tante famiglie per cui 180 euro in più o in meno al mese costituiscono DAVVERO una differenza molto significativa. Ammetto di aver avuto la fortuna di non dovermene preoccupare troppo, perché in quel momento per me non era una spesa tanto gravosa da doverla mettere in discussione... ma appunto, ammetto che sia stata solo fortuna, e non scelta ideologica o superiorità civile. E non me la sento affatto di giudicare chi invece il problema deve porselo tutti i giorni.

AR ha detto...

Se i bambini pranzassero a casa il loro pasto non sarebbe gratis e dubito molto che il costo sarebbe significativamente inferiore a 4,5 euro. L'aggravio per le famiglie non può quindi essere calcolato in 180 euro al mese e d'altra parte credo che ci siano altre spese relative ai figli più ragionevolmente comprimibili. Ma l'aspetto sconcertante e grave di questa vicenda è che dei genitori si siano rivolti nientemeno che alla magistratura per affermare il diritto al panino del proprio figlio. E a proposito di bilanci familiari: sarei curioso di sapere quanto è venuto a costare il ricorso il questione.

paniscus ha detto...

Comunque, scusate se mi ripeto: personalmente, non ho mai conosciuto nessuno che rivendicasse il diritto al pranzo autogestito "perchè al bambino non piaceva l'offerta della mensa scolastica". La TOTALITA' dei casi che conosco io (che non saranno tanti, ma esistono) riguarda solo ed esclusivamente ragioni economiche.

GR ha detto...

E c'è anche la detraibilità (-19%) delle spese per la mensa - nel limite di 400 euro a studente. Inoltre gli altri genitori sottolineano che almeno andrebbero condivise le spese per la pulizia (e magari per la manutenzione o sostituzione degli arredi). E' poi impossibile riscaldare i pasti portati da casa. Detto questo le esperienze individuali sono significative, ma non probanti.
E' infine molto interessante vedere il livello del servizio di mensa a Torino, per esempio nella varietà e qualità nutrizionale dei menù (ordinari, senza carne, senza carne e senza pesce, per celiaci e senza proteine vegetali). Basta cliccare sui pdf:
leggi.

"Il diabolico VP" ha detto...

“una visione del mondo da parte di molti adulti assai refrattaria a educare i loro figli alla NECESSITÀ DI MISURARSI CON LA REALTÀ. “

“profondamente radicata la convinzione che per nostri figli NESSUN SACRIFICIO è ammissibile e sostenibile, come quello di potersi sfamare con quanto propongono le mense scolastiche.”

“non si debba chiedere loro un pur MINIMO SACRIFICIO: in questo caso quello di mangiare lo stesso cibo dei loro compagni, dei loro docenti e spesso dei loro stessi dirigenti scolastici.”

“le FONDAMENTA di qualsiasi sistema educativo: rispetto delle regole, lealtà nel non copiare, impegno nello studio, premio del merito,”

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Il panino o altro è semplicemente una scelta libera, normale, che può scaturire da motivazioni le più varie. Perché classificarla come insubordinazione, rivolta, diserzione? Perché voler modellare la scuola a una caserma? O a un riformatorio? E l’apprendimento alla sofferenza e al sacrificio?

È questa forse l’aspirazione, la filosofia (o l’ideologia?) del Gruppo di Firenze?!

paniscus ha detto...

E comunque, a parità di tutto il resto, preferisco mille volte quelli che rifiutano in toto la mensa e forniscono il figlio di cibo portato da casa... piuttosto che quelli che lo iscrivono regolarmente alla mensa e poi stanno tutti i giorni a monitorare personalmente come avvoltoi tutti i dettagli del servizio, apposta per poter polemizzare e piagnucolare che la pasta era troppo sciapa, lo spezzatino era troopo duro, la polpetta era troppo molle, e le verdure non erano presentate in modo abbastanza allegro e divertente "e poi grazie che i bambini non le mangiano, perché la scuola non si è sforzata abbastanza per fargliele piacere".

Ah, incidentalmente: il motivo principale per cui "i bambini non mangiano le verdure" è che i genitori a casa non gliele propongono, o peggio ancora gliele propongono solo come un obbligo triste e punitivo, come a dire "lo sappiamo benissimo che fanno schifo, ma bisogna mangiarle per forza perchè i dottori dicono che fanno bene, e quindi se non mangi le verdure poi non ti diamo il gelato". Poi, basta che alla mensa scolastica, su una classe di 20, ce ne siano cinque o sei abituati così, e anche gli altri si adeguano subito...

Pippo ha detto...

Pianin pianino le mense scolastiche sl povero bambino forniranno solo il panino

Anonimo ha detto...

Per noi maestre la mensa è un inferno e le nostre colleghe dell'infanzia diventano letteralmente pazze durante i pasti. Nessuno si è mai interessato a questi problemi e qualche anno fa si mise in discussione la gratuità del pasto. Lo stress è indicibile e assessori a pranzo in 35 anni di servizio non ne ho visti neanche uno.

paniscus ha detto...

"Per noi maestre la mensa è un inferno e le nostre colleghe dell'infanzia diventano letteralmente pazze durante i pasti. "
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Io ho sempre lavorato solo con ragazzi più grandi e senza tempo pieno, quindi personalmente non ne ho nessuna esperienza diretta. Però posso giurare che tutte le maestre che conosco mi hanno assicurato che l'incubo della mensa alle elementari è PEGGIO di quello della materna, e che i piccolini di 4 o 5 anni sono mediamente più gestibili, meno agitati e meno maleducati dei grandicelli di 9 o 10!

Luana ha detto...

Sinceramente anche io sono stufa di pagare 5 euro per tre piselli o una patata lessa in più rispetto ad un buon panino. Mi viene invece il dubbio che con i miei 5 euro stia rallevando qualcun altro i cui genitori non pagano mai.

Papik.f ha detto...

Infatti credo che sia andata proprio così (come dice Paniscus, intendo).
Io però non ho mai capito una cosa: perché mai (in linea di principio, voglio dire, e non a norma dei contratti vigenti che lo prevedono) della mensa debbano occuparsi gli (le, nella maggior parte dei casi) insegnanti e non ci sia del personale specifico.
Non mi risulta che negli ospedali primari e aiuti distribuiscano i pasti ai degenti e stiano lì a controllare che questi mangino correttamente e, magari, non introducano altri alimenti per loro nocivi.
Ma forse sono io che non ci arrivo.

"Il diabolico VP" ha detto...

cara papik.k, ma è per risparmiare MRGLIO, per razionalizzare MEGLIO!

Anonimo ha detto...

Ma non esistono anche normative igieniche? Introdurre cibo da fuori va bene? RR

paniscus ha detto...

"Ma non esistono anche normative igieniche? Introdurre cibo da fuori va bene? RR"
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Se il problema fosse quello, non si potrebbe nemmeno portare da casa la merenda per l'intervallo, che invece tutti hanno sempre portato autonomamente, in qualsiasi ordine di scuola e fascia di età degli alunni.

Il problema del cibo introdotto da fuori esiste solo quando viene portato per offrirlo anche ad altri (come le torte di compleanno, gli stuzzichini per le festicciole di fine anno o di carnevale, e roba del genere... e infatti in quei casi la scuola pretende che si porti soltanto cibo confezionato, con lo scontrino del negozio in cui lo si è preso e l'indicazione degli ingredienti). Ma se ognuno si mangia il proprio, non c'è nessun divieto, ci mancherebbe altro...

Anonimo ha detto...

A me non sembra che le mense costino troppo, il cibo non puo' costare troppo poco. Il panino non mi sembra educativo e sano. Nella scuola di mio figlio pezzetti di frutta e verdura erano distribuiti a ricreazione, di modo che i bambini non li sprecassero a fine pasto. Mi pareva una buona idea. Bisogna mettere in conto, se si fanno figli, di spendere per nutrirli e di accettare che forzino un po' i loro gusti. RR

paniscus ha detto...

Perché tu continui a pensare che la motivazione principale di chi si oppone sia quella di "non voler forzare i gusti".

Quando invece è stato fatto notare, sia da me che da altri, che nella maggior parte dei casi la motivazione è di tipo economico, oppure anche di tipo economico combinato con la constatazione di un progressivo peggioramento del servizio. E mi pare assolutamente prevedibile, che il servizio peggiori, visto che in quasi tutti i comuni, negli ultimi anni, è stato tutto appaltato a ditte private, con criteri di scelta basati esclusivamente sul risparmio e non sulla qualità.

"Il diabolico VP" ha detto...

Mense scolastiche, la denuncia di Codacons: “Davanti alla scuola bidoni pieni di cibo”

Io Non Sto con Oriana ha detto...

Oriana Fallaci e le argomentazioni razionali non possono convivere nello stesso scritto.
E con questo chiuso il discorso.

Io Non Sto con Oriana ha detto...

@paniscus: usque tandem sul conto del signor Vagnoli, portato chissà come dalla vita a coprire incarichi che conservano ancora un barlume di distanza da quello del carceriere?