mercoledì 5 ottobre 2016

PRESENTATO IL PIANO NAZIONALE PER L’AGGIORNAMENTO. MA GLI INSEGNANTI DOVRANNO SOLO APPRENDERE?

Nelle linee guida della Buona scuola del settembre 2014 si trovava per fortuna anche una critica severa di come era stato in genere dispensato l’aggiornamento dei docenti. Occasioni formative “troppo spesso frontali, poco efficaci e in genere non partecipate”, dove è mancato quasi sempre “un confronto interattivo”.  Si sarebbe dovuta favorire la definizione a livello di ciascuna scuola dei programmi formativi, senza più calarli dall’alto. Vanno superati, si aggiungeva, gli “approcci formativi a base teorica” e valorizzata la “forma esperienziale tra colleghi”. In un post del 2 ottobre di quell’anno, scrivemmo che si trattava di “asserzioni non molto lontane da quanto abbiamo sostenuto in più occasioni: la base dell’aggiornamento (senza escludere altre forme e apporti) deve essere il confronto di idee e di esperienze tra colleghi con il metodo seminariale, cioè tra pari, e nascere dalle loro  reali esigenze”.
Nel piano nazionale presentato ieri dalla ministra Giannini, si conferma che i programmi di aggiornamento a livello di istituto dovranno basarsi sulle esigenze formative espresse dai singoli; però, a quanto riferiscono i giornali, nulla si dice su uno strumento fondamentale da rendere operativo in tutte le scuole, che è per l’appunto il lavoro seminariale. Finora gli insegnanti sono stati spesso trattati come le oche da ingrassare in vista del fois gras: ingozzandoli di teorie confezionate nel ministero e nel para-ministero: università, case editrici, sindacati. “Saranno finanziate le migliori start up della formazione", si annuncia. Ma se l'aggiornamento, con i dovuti criteri di serietà, le scuole volessero almeno in parte autogestirlo con le risorse interne, non verrà considerato valido? Sarebbe invece l'ora di riconoscere che esiste anche nella scuola, e non solo nelle agenzie formative, una ricchezza inesplorata di esperienze positive, stili di insegnamento, competenze; e che la maggioranza degli insegnanti ha qualcosa di utile da condividere con i colleghi. Solo docenti valorizzati nel loro essere esperti di insegnamento potranno ritrovare le motivazioni necessarie ad assolvere il loro compito.
Giorgio Ragazzini

23 commenti:

Papik.f ha detto...

D'accordo al 100%.
La mia attuale disciplina di insegnamento comprende aspetti sui quali potrei dar lezione alla maggior parte dei colleghi e altri dei quali sono quasi a digiuno, mentre ci sono colleghi espertissimi, perché proveniamo da percorsi diversi, formativi e professionali.
Ma bisogna tener conto anche di un altro aspetto. E' ritenuto lecito e utile aggiornarsi anche sui contenuti disciplinari o i corsi debbono riguardare solo aspetti metodologici?

Busiride ha detto...

A prescindere da modi e contenuti, la cosa è in primis un ulteriore gravame per noi docenti, a titolo completamente gratuito. Se fossimo persone degne dovremmo tutti, come un sol uomo (o, visto l'ambiente, come una sola donna) boicottare questa imposizione. Vorrei vedere che cosa farebbero dopo. Prenderebbero provvedimenti disciplinari contro 800.000 persone in una volta sola? Non credo proprio. Purtroppo però in ogni scuola ci sono i manutengoli (o le manutengole) di presidi e ministri, per cui sono sicuro che ancora una volta diremo "sì buana". Prima o poi ci toglieranno anche lo stipendio, tanto quella dell'insegnante è una missione, pertanto dev'essere svolta su base volontaria. E noi ovviamente saremo d'accordo, lo faremo "per i ragazzi" (come se questi meritassero davvero qualcosa).

Anonimo ha detto...

Lasciatemi dire:
aggiorniamo l'Indire
Pippo

Papik.f ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Papik.f ha detto...

Tutte le categorie professionali, dai giornalisti ai medici agli architetti e così via, sono state sottoposte da alcuni anni all'obbligo di aggiornamento.
Vari esponenti di queste categorie hanno fatto rilevare che a volte i corsi sembrano finalizzati a propagandare impostazioni ideologiche o a fare gli interessi di varie agenzie di formazione. Ma l'obbligo è rimasto e resterà.
Noi insegnanti siamo stati finora risparmiati, ma non si vede perché non dovesse toccare anche a noi, una volta affermato il principio generale.
Diventa quindi fondamentale discutere sugli aspetti concreti di questo aggiornamento al quale non credo che avrebbe senso cercare di sottrarsi.

VV ha detto...

Trovo anch'io del tutto legittimo che anche i docenti ( al pari dei dirigenti) abbiano l'obbligo di aggiornarsi; e trovo anche del tutto legittimo che certi corsi di aggiornamento possano essere organizzati e proposti essenzialmente dagli organi centrali. Per esempio, la dematerializzazione imporrà nel giro di pochi mesi che tutti i rapporti con l'amministrazione scolastica e tutti i documenti didattici siano prodotti in via informatica. Mi risulta che soprattutto in certi cicli scolastici le conoscenze informatiche da parte dei/delle docenti siano molto, ma molto precarie. Ben vengano, in questo caso, corsi ad ampio spettro che possano permettere un evidente risparmio per la loro organizzazione e per la loro gestione. Nella gran parte dei casi, però, dovrebbero essere i collegi dei docenti a raccogliere e deliberare sulle istanze nate tra i docenti stessi. E dovranno essere talvolta anche i docenti a chiedere ai formatori le modalità attraverso le quali essere formati. Infine, se trovo difficilmente realizzabile, per motivi anche poco nobili, l'individuare un collega che trasmetta ad altri certe sue competenze specifiche, trovo tuttavia possibile un aggiornamento attraverso il lavoro di gruppo, il confronto tra pari e la socializzazione delle reciproche esperienze.

"Il diabolico VP" ha detto...

CREDERE, OBBEDIRE, AGGIORNARSI?

La gerarchia - dai presidi al ministro - cerca e crea occasioni per apparire, invadere, prendere il banco e dare le carte sempre a scapito della didattica.

La scuola è essenzialmente didattica, e la didattica la fa il maestro, non la gerarchia.
vedi De Amicis "E pronuncia sempre con riverenza questo nome – maestro – che dopo quello di padre, è il più nobile, il più dolce nome che possa dare un uomo a un altro uomo".
vedi Malala Yousafzai “One child, one teacher, one book, one pen can change the world.”

il 5 ottobre è stata "La Giornata Mondiale degli Insegnanti", istituita dall’UNESCO. non risulta che ci sia ancora una giornata dedicata ai presidi, direttori, dirigenti scolastici, manager o "leader meritocratici".

la figura del preside (e dei ds sopra di lui) diventa(no) necessaria(e) per gestire la sopraggiunta complessità. il preside e la gerarchia devono affiancare la didattica non determinarla. anche perché il preside come tale smette di insegnare.

più che di obbligo di aggiornarsi, sottolineerei la necessità di farlo, lasciando il come e il quando alla professionalità dei docenti stessi. la gerarchia dovrebbe limitarsi a non ostacolare e rendere possibile.

VV ha detto...

"più che di obbligo di aggiornarsi, sottolineerei la necessità di farlo, lasciando il come e il quando alla professionalità dei docenti stessi" Giusto, se tutti i docenti si chiamassero VP O Papik

"il diabolico V.P." ha detto...

l'autonomia professionale non si può imporre stando sempre con il fiato sul collo o tenendo al guinzaglio.

l'aggiornamento non può trasformare i docenti in eterni scolaretti sottoposti a controlli in prevalenza o solamente formali.

forse la gerarchia potrebbe essere di supporto all'aggiornamento del neo-docente nei primi anni (3 o 4), ma meglio sarebbe che a ciò provvedesse un docente senior o un gruppo di senior.

Busiride ha detto...

Il discorso di Papik. f: "Tutte le categorie professionali, dai giornalisti ai medici agli architetti e così via, sono state sottoposte da alcuni anni all'obbligo di aggiornamento." in linea teorica è corretto, però:
1. Giornalisti, medici, architetti e così via guadagnano in media il triplo di quanto guadagna un insegnante (ho saputo pochi giorni fa che il caporedattore di un quotidiano locale afferente a un noto gruppo editoriale nazionale aveva uno stipendio di € 14.000,- mensili, lordi o netti poco importa, si tratta comunque di un'enormità rispetto alla quale i nostri stipendi sono paragonabili alle paghette di un adolescente). Per uno stipendio triplicato l'aggiornamento uno anche se lo fa, per € 1.500,- no, perché con uno stipendio simile non ci si può permettere il lusso d'impegnare inutilmente i pomeriggi con i corsi di aggiornamento. Con uno stipendio simile i pomeriggi liberi sono necessari per poter dare lezioni private in nero con le quali arrotondare.
2. Gli altri mestieri si evolvono in meglio, mentre quello dell'insegnante regredisce costantemente. Ormai alle scuole superiori si è costretti in molti casi a ridurre i propri obiettivi a poco sopra il leggere scrivere e far di conto. Per obiettivi così elementari non c'è alcun bisogno di aggiornamenti. Almeno si spera.

paniscus ha detto...

Da notare, nell'elencazione delle aree fondamentali di indirizzo dei possibili corsi di formazione, la mancanza assoluta dell'approfondimento delle proprie materie di insegnamento e dello stato dell'arte sui loro aggiornamenti veri.

Sia mai che un insegnante di fisica debba perdere tempo ad andare a un corso sulle onde gravitazionali o sulle nuove frontiere delle nanotecnologie, o che un insegnante di biologia debba perdere tempo ad andare a un convegno sulle acquisizioni recenti delle neuroscienze o delle tecniche di terapia genica, o sia mai (ancora peggio!) che un insegnante di italiano possa prendersi lo sfizio di andare a qualche incontro accademico di filologia o di critica letteraria!

L'unica cosa che conta è aggiornarsi sui bes, sui pdp, sull'inclusione, sull'accoglienza, sulla facilitazione dell'apprendimento a tutti i costi, sulla flipped classroom, sulla digitalizzazione, sulla lim, sui tablet, sul counseling emotivo, sulla valorizzazione delle differenze, sull'educazione alimentare, educazione stradale, educazione all'affettività, sulla prevenzione del cyberbullismo e su quanto è bello che tutti si vogliano bene...

Papik.f ha detto...

Esatto Paniscus, è proprio questo il punto chiave: i contenuti disciplinari sono anatema, sterco del demonio, qualcuno dovesse ancora pensare - non sia mai! - che la scuola possa essere un luogo dove avviene una trasmissione di conoscenze.
Tutto sarà finalizzato a farci diventare facilitatori degli utenti nell'usufruire dei servizi erogati dalla nostra azienda.
Del resto sono oltre vent'anni che si va in questa direzione senza ripensamenti, ora siamo alla fase conclusiva.
Ancora una volta ringrazio il Cielo che le mie figlie siano ormai fuori dalla scuola.
Tra pochi anni il problema della fuga dei cervelli sarà risolto definitivamente: non ci saranno più cervelli che possano fuggire.

"Il diabolico VP" ha detto...

"Ormai alle scuole superiori si è costretti in molti casi a ridurre i propri obiettivi a poco sopra il leggere scrivere e far di conto. Per obiettivi così elementari non c'è alcun bisogno di aggiornamenti."

questo è il problema, enorme ma negato, ignorato, non considerato dalla c.d. riforma,

vv ha detto...

Se siamo a questo punto, e spesso lo siamo, cioè a doversi misurare alle superiori con problemi quali quelli di saper leggere, scrivere e far di conto, siamo sicuri che parte delle responsabilità non siano anche di docenti poco preparati e ignari del loro compito?

"Il diabolico VP" ha detto...

" parte delle responsabilità non siano anche di docenti poco preparati e ignari del loro compito"

ovvio che c'è anche questo aspetto, ma non è il solo. c'è una situazione di avvitamento per i contenuti e di assuefazione per i risultati modesti che - pare - accontentano tutti.

le responsabilità sono molteplici e complesse, dovremmo cercare di farne l'elenco completo includendo quelle politiche.

dovremmo anche domandarci perché questa situazione viene ignorata, sottaciuta, tenuta in ombra se non nascosta e come riconoscerla e affrontarla.

p.s. cominciamo dal n. 4), essendo scontati i n. 1) sessantotto; 2) merito (bocciature); 3) responsabilità (votacci di condotta.

Busiride ha detto...

A proposito dell'ubriacatura BES DSA ecc.
Nella mia scuola, 48 classi e oltre 1100 studenti, l'anno scorso c'erano 10 DSA, quest'anno sono 26. E' lecito pensare che tra 5 o 6 anni saranno 200 o giù di lì.
Ma non basta. La collega referente DSA insegna scienze; trattandosi di un liceo classico e linguistico ha 9 classi, il che vuol dire 9 consigli per ogni tornata. Immediatamente prima della prima tornata di consigli ordinari ci saranno quelli straordinari per le classi con BES e DSA, ai quali la referente deve obbligatoriamente partecipare. Le classi con alunni DSA sono 16. Ciò significa che la collega in meno di 3 settimane dovrà sciropparsi la bellezza di 25 consigli di classe (i 16 dei DSA e i 9 delle sue classi).
Ci ribelleremo prima o poi a questo schifo legalizzato? Ci sarà qualcuno che avrà il coraggio di dire che BES e DSA sono in buona parte o conseguenze di un'istruzione elementare che non è più neppure l'ombra di quel che era stata un tempo (non s'insegna neppure più a tenere in mano correttamente la penna per non interferire sulla creatività dei pupi e finisce che questi poveretti scrivono tutto a sgorbi: ho visto alunni tenere in mano la penna nei modi più contorti e inverosimili) o di un'indebita medicalizzazione di quel che per decenni e decenni si è semplicemente definito tramite la locuzione "essere negato per"?

"Il diabolico VP" ha detto...

Formazione obbligatoria, Giannini: i docenti tornino a scuola, basta col modello io spiego voi ascoltate

di Alessandro Giuliani Venerdì, 07 Ottobre 2016

“Ancora troppi docenti applicano il vecchio modello di insegnamento: io sto in cattedra, spiego e voi ascoltate”.
Ecco perché, a partire da dicembre, gradualmente, “tutti i 750 mila insegnanti torneranno sui banchi di scuola”. Lo ha detto il ministro dell'Istruzione Stefania Giannini, in un'intervista alla rivista "Gente", parlando dei motivi che hanno portato Miur e Governo a realizzare il corposo piano nazionale di formazione obbligatoria, presentato lunedì scorso a Viale Trastevere e illustrato alla Tecnica della Scuola direttamente dal ministro.
Il responsabile del Miur ritiene che “gli studenti di oggi, nati tra computer e smartphone, non si accontentano più”.
Questo significa che “i professori dovranno allora partecipare ai corsi di formazione che si terranno in ogni istituto e approfondire indispensabili temi e materie come il digitale e la lingua inglese".
Ricordiamo che il piano prevede un investimento di 325 milioni di euro per la formazione in servizio degli insegnanti, che diventa obbligatoria e permanente come previsto dalla legge Buona Scuola. A queste risorse si aggiungono gli 1,1 miliardi della Carta del docente, per un totale di 1,4 miliardi stanziati nel periodo 2016/2019 per l’aggiornamento e lo sviluppo professionale del corpo insegnante. Saranno coinvolti nel Piano di formazione tutti i docenti di ruolo, per un totale di circa 750.000, e sono previste azioni formative per tutto il personale scolastico.
Saranno nove le priorità tematiche: dal digitale, alle lingue, dall’alternanza scuola lavoro all’inclusione, alla prevenzione del disagio giovanile, all’autonomia didattica.
L'intervista completa del ministro a "Gente", sarà disponibile in edicola a partire da sabato 8 ottobre.

Formazione obbligatoria, Giannini: i docenti tornino a scuola, basta col modello io spiego voi ascoltate

-------

“tutti i 750 mila insegnanti torneranno sui banchi di scuola” e magari dovranno apprendere "ancora il vecchio modello di insegnamento: io sto in cattedra, spiego e voi ascoltate”.?

Anonimo ha detto...

Oggi la Giannini in un'intervista promette meno compiti a casa per tutti. Siamo al totale svilimento della scuola, dello studio, degli insegnanti.
Sta diventando il paese dei balocchi imposto dall'alto.
Che fine faranno la serietà, il rigore, il lavoro?
Com'è possibile ridurre tutto ai furbòfoni e all'inglese?
Invidio i pensionandi.
RR

Busiride ha detto...

Il responsabile del Miur ritiene che “gli studenti di oggi, nati tra computer e smartphone, non si accontentano più”.
Ovvero l'esatto contrario di quanto da me affermato ieri pomeriggio: "Ormai alle scuole superiori si è costretti in molti casi a ridurre i propri obiettivi a poco sopra il leggere scrivere e far di conto."
Poiché io non sono uno che si sveglia al mattino e si mette in testa d'imporre a tutti ciò che ha sognato la notte, quanto ho scritto ieri non è parto della mia fantasia ma, al contrario, nasce dal confronto quotidiano intra- ed extrascolastico con i colleghi. E infatti nessuno qui ha eccepito alcunché sulla mia affermazione.
Questo dimostra ancora una volta il pauroso scollamento che esiste tra chi siede sulle poltrone del potere e la realtà di cui chi opera quotidianamente sul campo è verace testimone.

paniscus ha detto...

per Busiride:

francamente, la tua collega che deve sciropparsi 25 consigli di classe mi ispira un sentimento di solidarietà molto ma MOLTO limitato... perché di accettare l'incarico di referente DSA l'ha deciso liberamente lei, e non era affatto obbligata.

I casi sono due: o l'ha accettato perché era attratta dall'idea di essere pagata qualcosa in più, oppure l'ha accettato perché ci crede davvero come missione ideale.

In entrambi i casi, se l'è SCELTO, e quindi cosa avrebbe da lamentarsi?

Io non accetterei mai e poi mai un incarico del genere, e non solo perché "non ho voglia di accollarmi troppo lavoro in più", ma proprio perché sono contraria, in coscienza, al tipo di approccio che ci sta sotto , e quindi non ho nessuna voglia di recitare una farsa prendendomi la responsabilità di sostenere e caldeggiare punti di vista che non condivido, tutto lì.

Il che non vuol dire che "non creda all'esistenza dei DSA", come si viene regolamente accusati... ma semplicemente che credo nell'esistenza dei DSA autentici come eccezioni rispettabilissime e meritevolissime di aiuto, ma non condivido l'andazzo diffuso sulla proliferazione indiscriminata delle diagnosi di comodo, che va per la maggiore adesso.

E tengo a precisare che per "diagnosi di comodo" non intendo tanto quelle richieste dalle famiglie per salvare le chiappe al figlio viziato e nullafacente che non ha nessun problema di apprendimento ma che semplicemente rischia di bocciare... ma intendo soprattutto quelle, che trovo MOLTO più delinquenziali, che vengono rilasciate sotto forma di certificazioni di DSA per coprire dei veri e propri handicap cognitivi, che avrebbero bisogno del sostegno ma non lo si può dire.

Se io accettassi di fare la referente per i DSA, dovrei ingoiare rospi che trovo incompatibili con la mia coscienza, e quindi non lo accetto, molto semplice. Chi lo accetta, se l'è scelto e se lo becca con tutto il pacchetto.

Francamente, l'impegno materiale di doversi sciroppare parecchi consigli di classe, sarebbe il MENO, rispetto all'intollerabilità di quello che viene richiesto in termini di abdicazione ai propri principi di coscienza.

paniscus ha detto...

...e comunque, vi prego, correggete quel "FOIS GRAS" che non si può vedere: a parte l'inaccettabilità etica della produzione di quel tipo di alimento, si scrive FOIE!

"FOIS GRAS" casomai significasse qualcosa, significherebbe "un tempo passato grasso"!

Alberto Moreni ha detto...

Concordo - a parte il fegato d'oca - con quanto scrive il gruppo di Firenze. Vorrei ricordare che un'esperienza molto positiva di percorsi di aggiornamento con attiva partecipazione degli insegnanti protagonisti si era sviluppata per alcuni anni anche in Toscana* con i programmi Poseidon, MatAbel e ISS - Insegnare Scienze Sperimentali, purtroppo affossati (senza motivazioni) quando ministro dell'istruzione divenne la Gelmini.

*si veda per es.
http://www.toscana.istruzione.it/novita/allegati/2010/marzo/Nota_USR_2006.pdf

Alberto Moreni

Arkitas ha detto...

Considero personalmente questo ulteriore "prodotto" della cosiddetta buona scuola l'ennesimo errore/orrore: anzitutto, perchè suona insultante nei confronti di tutti i docenti che per meglio insegnare la propria disciplina non hanno mai smesso di leggere e di studiare (evito di usare "aggiornarsi" - termine a sua volta orrendo).

In secondo luogo, perchè in prospettiva si configura come l'ennesimo aggravio burocratico di lavoro introdotto ope legis senza alcun corrispettivo economico (anticamera del più volte ventilato progetto governativo di aumento dell'orario di servizio a parità di retribuzione - e che retribuzione!).

In terzo luogo, in ordine di gravità crescente, perchè presuppone, senza dimostrazione alcuna, che la metodologia di insegnamento "tradizionale" (la famosa "lezione frontale", per alcuni spensierati innovatori principio e cagion di ogni male della scuola) sia da sostituire con paccottiglia multimediale e lezioni in lingua straniera che inevitabilmente annienteranno la possibilità di approfondire davvero idee e concetti (la cui trasmissione richiede la piena padronanza, da parte di docenti e discenti, dello strumento comunicativo).
Il tutto d'altronde è coerente con il tramonto dell'idea di docente-maestro, che trasmette ed elabora insieme con i propri studenti un sapere capace di "dare sapore" all'esistenza: il maestro è sostituito da un "facilitatore", un "animatore" (come nei villaggi estivi? come - detto con rispetto - nei campi scout?). Orrore al quadrato.

In quarto luogo, perchè l'indicazione di "aree prioritarie", tutte riferite ad amene innovazioni didattiche di moda al momento, e gradite all'amministrazione di turno, prefigura (eccesso di pessimismo?) una "didattica di stato" in cui ti viene detto che cosa insegnare e come farlo (e sarai "meritevole" se usi la LIM o biascichi qualcosa in inglese, immeritevole - da bocciare - se usi... il cervello per sviluppare capacità di pensiero critico nei tuoi studenti?).
Un quadro degno del miglior stato etico, con buona pace di quella libertà di insegnamento di cui la scuola vive, senza la quale la scuola è cosa morta. Orrore al cubo.

Eccedo con il pessimismo? Spero proprio che sia così, mi tifo volentieri contro, sperando una volta di più di sbagliarmi, di avere torto. Sperando di riuscire a conservare l'entusiasmo per il mestiere più bello che esista, senza mai arrivare ad invidiare i pensionandi (ma, di riforma in riforma, temo che la fede finirà per vacillare...).
Un saluto.