La lettera aperta al governo e al parlamento di
600 docenti universitari (nel frattempo diventati 673) ha suscitato anche alcune
critiche accanto a un ampio consenso. In quanto promotori abbiamo scelto di
restare un passo indietro rispetto a chi, facendo proprio il documento e
testimoniandone la rispondenza alla realtà, gli ha consentito di avere autorevolezza
e forza comunicativa . Dato però che alcune reazioni hanno frainteso lo spirito
dell’appello, ci sembra opportuno un chiarimento in proposito.
Primo: la lettera NON è un atto
di accusa verso gli insegnanti della scuola primaria e della media, come
chiunque può verificare È invece un richiamo alle responsabilità di
orientamento, di sollecitazione e di controllo che competono al Ministero della
Pubblica istruzione. Vi si dice che “il governo del sistema scolastico non reagisce in modo
appropriato” alla gravità della situazione; che “il tema della correttezza
ortografica e grammaticale è stato a lungo svalutato sul piano didattico più o
meno da tutti i governi”, con il risultato che non abbiamo “una scuola davvero
esigente nel controllo degli apprendimenti”, senza di che “né il generoso
impegno di tanti validissimi insegnanti” e neppure un aggiornamento qualificato
sono sufficienti. Di accuse ai colleghi delle elementari non c’è quindi
traccia; e non è una caso che molti consensi li abbiamo registrati anche fra i
docenti del primo ciclo.
Per alcuni, poi, i seicento docenti
sarebbero fautori di un ritorno alla scuola del passato, forse per l’evocazione
di una scuola “più esigente” o per l’accenno ad alcuni tipi di esercizi e di
verifiche. Non c’è alcuna nostalgia per il tempo che fu, ma la convinzione che
una scuola più rigorosa è nell’interesse
soprattutto dei ragazzi che partono più svantaggiati socialmente e
culturalmente. Ed è interesse della scuola pubblica che ci si sforzi di evitare
i pregiudizi e l’abitudine di creare su tutto schieramenti contrapposti, valutando
quali metodologie possono essere più efficaci, sia recuperandone alcune che sono
cadute per vari motivi in disuso, sia utilizzando quanto l’esperienza e
l’innovazione rendono disponibile.
Infine si obbietta che le
Indicazioni nazionali (i “programmi” di un tempo) già dicono quello che chiede la lettera. Sì e no: c’è infatti il grave limite di
presentarsi come un elenco di molteplici, forse troppi obbiettivi, senza che
sia chiaro fin dove si può spingere l’autonomia della “comunità professionale”
che “è chiamata ad assumere e a contestualizzare” tali indicazioni e senza
indicare le priorità imprescindibili. In altre parole, fino a che punto un
docente è libero di non tenerne conto nelle sue scelte? Per fare un esempio: è
lecito saltare a piè pari il Rinascimento o la geografia dell’Italia? Infine,
se ci sono dei traguardi da raggiungere, non si
dovrebbe poi verificare se e in che misura questo è accaduto?
34 commenti:
Fate benissimo. Era ora.
V
Per fare un esempio..e elencate contenuti. Io sono abbastanza scandalizzata dal fatto che dei linguisti abbiano firmato un appello dove si chiede di approfondire l' analisi grammaticale. Quale grammatica? Morfologia? Sintassi? Semantica? Generativo - trasformazionale? Valenziale? E poi davvero pensate che studiare le norme classificatorie del sistema linguistico aiuti a scrivere?
"Analisi grammaticale" significa sapere se una parola è un verbo, un nome, eccetera. Non c'è bisogno di scervellarsi più di tanto. Se Anonimo individua nella lettera il punto in cui si sostiene che serve a scrivere, ce lo faccia sapere.
Rispondo al documento dei Giovani Democratici sulla Lettera aperta dei docenti universitari (CARI PROFESSORI PONTIFICATE SU CIÒ CHE NON COMPRENDETE), che si può leggere a questo link:
http://www.unita.tv/opinioni/cari-professori-pontificate-su-cio-che-non-comprendete/.
Carissimi giovani democratici,
ma come vi è saltato in mente di sbeffeggiare gratuitamente i 600 professori universitari che hanno detto una cosa sacrosanta che è sotto gli occhi di tutti: cioè che la scuola italiana non insegna adeguatamente la lingua italiana?
Io penso che sia stata scritta da pochi di voi, forse da uno solo che come minimo ha un problema con la lettura dell'italiano visto che mostra di non aver capito cosa hanno scritto i professori. Loro non hanno detto che i giovani sono ignoranti. Hanno solo detto che quando parlano e scrivono in lingua italiana spesso fanno degli strafalcioni. Ma non è colpa loro: è colpa della disattenzione e inadeguatezza dell'insegnamento della nostra lingua nelle scuole. Infatti i professori scrivono al Ministero delle scuole. So bene anche io che i giovani hanno un bagaglio di conoscenze ed esperienze che non conosce confini; spesso parlano bene più lingue, magari un inglese oxfordiano. E' vero che usano spesso linguaggi nuovi che i professori non sanno usare (metà dell'Italia non capisce questa comunicazione!); ma resta il fatto che giovani (e tanti meno giovani), quando usano la lingua italiana spesso mostrano di non conoscerne le regole, o di non conoscere il significato delle parole. Ascoltate con attenzione alcune trasmissioni televisive, nazionali e locali. Troverete materiale cospicuo per riflettere sulla inadeguata conoscenza dell'italiano di giovani e di meno giovani. Consiglio a tutti di guardare la trasmissione "l'eredità": troverete un campionario di non conoscenza del significato delle parole, delle nozioni fondamentali di storia, di geografia, di scienze. più fra i giovani e quelli di mezza età. Molto meno fra i più anziani.
Tutto questo è grave non per una ragione "estetica", ma perché la lingua italiana, se usata nel pieno delle sue potenzialità, offre la possibilità di esprimere pensieri, sentimenti, valutazioni e analisi in una maniera che non ha eguali nelle altre lingue.
Per guidare i giovani verso il loro migliore futuro, come volete e dovete fare voi, non potete sottovalutare queste carenze della scuola italiana.
Allora che senso ha prendere "orgogliosamente le distanze dalla scuola del merito e della responsabilità"? Che senso ha quella tiritera di accuse ai professori basate su una distorsione del loro detto, su un vero e proprio pregiudizio che, come ogni pregiudizio, degrada in una stupefacente arroganza?
Lasciatevi dire queste cose da un settantatreenne che 67 anni fa faceva il mezzadro e le scuole le elementari in una pluriclasse(voi non sapete nemmeno cosa sia) di campagna, che vide sbocciare un grande amore per la lettura come desiderio di capire, conoscere il mondo che c'era oltre i confini dei campi, che non aveva i soldi per comprare libri e allora quando andava in paese restava incantato davanti ai manifesti di ogni tipo affissi sui muri, mentre la madre lo strattonava perché doveva tornare a casa a preparare da mangiare per le dodici persone di famiglia. E fu questa passione che cambiò il mio inesorabile destino di mezzadro in un percorso che mi portò fino all'università, bravo a leggere, capire, studiare e soprattutto scrivere in italiano.
E così, l’apprendimento dei fondamentali di una lingua diventa una questione “classista”. Il fatto che nella scuola primaria ci siano insegnanti che non conoscono il concetto di metodologia didattica è un falso problema. Bisogna aver vissuto l’esprienza universitaria, magari come assistente, per capire l’enormità del problema. Intere schiere di laurendi che NON SANNO SCRIVERE, non riscono cioè a spiegare compiutamente il lro pensireo, con un “fraseggio” elementare e privo di contenuti interessanti.
E’ vero che sui contenuti non si può fare molto se si è poveri di “polpa”. Con un linguaggio informatico potremmo dire che il software è di qualità se chi lo ha progettato e sviluppato ha una sua qualità. L’hardware invece è la struttura, la potenza della macchina, che è determinabile dal numero di componenti e dalla potenzialità, varietà ed aggionamento di essi.
Di hardware stiamo parlando quando parliamo di ”fondamentali grammaticali” e su questi c’è il baratro profondo, testimoniato dal fenomeno dilagante dell’analfabetismo funzionale. Sono un genitore di un bambino di 8 anni e francamente sono interessato moltissimo alla potenza dell’hardware che mi figlio avrà quando terminerà la primaria. I suo insegnanti non conoscono il concetto di metodologia didattica ed una preside di scuola, quando è stato sollevato il problema, ha affermato che il metodo non esiste e si è appellata alla libertà di insegnamento garantita dalla Costituzione! Signori qui di classista non c’è propro niente, ci sono i fondamentali da costruire delle nostre generazioni e la scuola, piaccia o no, ha il dovere di garantire la costruzione di
"ha suscitato anche alcune critiche accanto a un ampio consenso"
è vero il contrario: molte critiche qualche consenso in ambito scuola e docenti che la scuola la vivono. sicuramente la lettera è stato ripresa da stampa e media, ma ciò non significa consenso, significa che GdF e i 600 hanno accesso facilitato preferenziale a stampa e media.
"alcune reazioni hanno frainteso lo spirito dell’appello" ma tra le righe si potevano leggere quelli che vengono indicati come fraintendimenti.
quando si parla bene o male di scuola: per gli annunci positivi, per quello che viene promesso e verrà fatto in FUTURO, ministero e governo vengono esaltati e lodati (vedi annunci entusiasti sulla buona scuola); invece per tutto ciò che non va nel PRESENTE, in modo esplicito o implicito, indiretto o allusivo, responsabilità, critiche e colpe sono dirette e accollate ai docenti. al riguardo credo addirittura che ci sia un'iniziativa o un'intesa bipartisan: i docenti vengono sistematicamente indicati come, fannulloni, incapaci, assenteisti, refrattari a valutazioni (anche cervellotiche), ....
[in sostituzione del post che precede]
"ha suscitato anche alcune critiche accanto a un ampio consenso"
è vero il contrario: molte critiche e solo qualche consenso in ambito scuola e dei docenti che la scuola la vivono.
sicuramente la lettera è stato ripresa da stampa e media, ma ciò non significa consenso, significa che GdF e i 600 hanno accesso facilitato preferenziale a stampa e media.
"alcune reazioni hanno frainteso lo spirito dell’appello"
ma tra le righe si potevano ben leggere quelli che vengono indicati come fraintendimenti.
quando si parla - bene o male - di scuola, vale che per gli annunci positivi, cioè per quello che viene promesso che verrà fatto in FUTURO, ministero e governo vengono esaltati e lodati (vedi annunci entusiasti sulla buona scuola); invece per tutto ciò che non va nel PRESENTE, in modo esplicito o implicito, indiretto o allusivo, responsabilità, critiche e colpe sono indirizzate e accollate ai docenti.
al riguardo credo addirittura che ci sia un'iniziativa o un'intesa bipartisan per cui i docenti vengono sistematicamente denigrati, incolpati, indicati come, fannulloni, incapaci, assenteisti, refrattari a valutazioni (anche cervellotiche), restii a “deportazioni”, ....
Rispondo ad Anonimo 1: quale grammatica: una normale grammatica della lingua italiana ben fatta (p.es. Dardano-Trifone o simili: non sto facendo pubblicità, perché non me ne importa nulla, non le scrivo io le grammatiche e non ci guadagno niente).
Quali testi. Lo ho già scritto: belle prose del massimo momento della nostra letteratura (Verga, D'Annunzio etc.), belle poesie (Pascoli su tutti) e, ovviamente, i grandi, da introdurre a poco a poco e inesorabilmente, perché non possiamo farne a meno e non ne possono fare a meno i giovani.
Chi vede in questo il male, il classismo etc. è, purtroppo, un figlio dell'incultura sessantottina che individua in ogni regola, in ogni sforzo, in ogni tradizione qualcosa di storto e che ritiene i poveri degli imbecilli a cui regalare un diploma perché sono tanto svantaggiati. Il bambino è una specie di genio in potenza, l'insegnante conta poco, deve aiutarlo a scoprire se stesso mentrefa tutt'altro che studiare e impegnarsi.
Ma ... vi informo che milioni di ragazzi italiani, non geniali, si sono formati in una scuola che dava loro regole e li metteva in condizioni di formulare sulla carta (non solo oralmente) argomentazioni corrette a appropriate.
Il balbettio odierno è un regresso: non una conquista, non creatività, bensì impoverimento a tutti i livelli. Uno se lo trascina per tutta la vita: e se il papà non gli paga l'università internazionale che vende la laurea a caro prezzo, rimane al palo.
Dobbiamo ribadire l'ovvio? Ribadiamolo. Quando la scuola fa un altro mestiere, fallisce.
Speriamo che sia finalmente chiaro.
RR
Chiarissimo.
Su Facebook c'è un post di minimaetmoralia che critica il Gruppo di Firenze http://www.minimaetmoralia.it/wp/lo-sviluppo-un-paese-passa-leducazione-linguistica-la-lettera-dei-600-la-nostalgia-scuola-classista/; ho risposto così: "Pur non condividendo la lettera dei 600; ritengo ingiustificate le critiche al Gruppo di Firenze che, con limiti comuni a tutti noi, ha difeso e difende la Scuola Pubblica. Aggiungo: è del tutto travisato quel passo della lettera dei 600 (forse scritto male !) in cui si afferma il principio per cui i docenti dei diversi cicli debbono incontrarsi almeno in occasione degli esami finali. Forse non tutti sanno che chi insegna in un liceo non incontra mai i colleghi delle scuole medie in cui si formano gli alunni che si iscriveranno alla scuola secondaria superiore e dunque non si può nemmeno progettare un percorso banale che veda una progressione degli apprendimenti (ad es. in geografia: conoscere i fiumi d'Italia, sapere cosa è una scala). Una situazione simile c'è tra scuole elementari e medie (nonostante gli istituti comprensivi). E peggio, davvero molto peggio, è il raccordo tra secondaria superiore e università: un vero disastro connotato da episodici progetti di "orientamento" che hanno il sapore di propaganda insulsa. Anche in questo caso nessuna reale collaborazione, nessun accademico che abbia mai avuto la curiosità di fare didattica con un professore dei licei o dell'istruzione tecnica e professionale. Questo nostro sistema di istruzione è oggi coartato nelle scelte didattiche e stretto nei vincoli di spesa per i libri di testo è molto più classista di 50 anni fa giacché i ricchi possono supplire alle carenze di scuole senza biblioteche e spesso senza strumenti didattici. Quanto ai numeri basterebbero le statistiche dell'OCSE, della Fondazione Agnelli o le percentuali di abbandoni del percorso universitario. Ancora una volta si tratta di scuola senza stare nelle aule. E si dimentica quanto aveva fatto Giorgio Israel anche con il GRUPPO di FIRENZE per la scuola del merito e della responsabilità"
Piero Morpurgo
Gli studenti sapranno ancora scrivere in futuro? Sull'"appello dei 600"
Scritto da Daniele Lo Vetere - 14 Febbraio 2017 - Categoria: La scuola e noi
L'appello dei 600 professori sul cattivo italiano degli studenti è tutto sbagliato. Eppure hanno ragione.
Non inizio così questo intervento per gusto del paradosso. Lo inizio così perché quando tutti gli altri posti sono già occupati, tocca sedersi dalla parte del torto. Intervengo infatti nel dibattito da buon ultimo.
Le reazioni all'appello sono già state molte. Eccezion fatta per quella solidale, anzi di rilancio aggressivo, di Ernesto Galli della Loggia sul Corriere, tutte sono state critiche, alcune ferocemente critiche.
Grossolanamente, possiamo distinguere due generi di repliche: quelle concentrate sul merito "stretto" della questione, l'educazione linguistica (il contro appello di molti linguisti italiani, Giuseppe Bagni per conto del Cidi, Silvana Loiero per conto del Giscel, Alberto Sobrero sempre per il Giscel) e quelle che reagiscono ad aspetti più generali o impliciti dell'appello (Antonio Brusa; Lorenzo Renzi in difesa di Tullio De Mauro; Mariangela Galatea Vaglio nella sua rubrica Non volevo fare la prof; il maestro Franco Lorenzoni; Simone Giusti e Christian Raimo, in un intervento articolato che sintetizza un po' tutto il dibattito, su Minima et moralia). Il 6 febbraio anche Tutta la città ne parla di Radio Tre ha dedicato una puntata al tema, in un confronto utile e interessante.
LEGGI TUTTO:
Gli studenti sapranno ancora scrivere in futuro?
Sull'"appello dei 600"
Scritto da Daniele Lo Vetere - 14 Febbraio 2017
I seicento docenti hanno perfettamente ragione e il loro appello si inscrive in una logica democratica e progressiva. Una scuola rigorosa va a favore dei ragazzi appartenenti alle classi svantaggiate.
"Una scuola rigorosa va a favore dei ragazzi appartenenti alle classi svantaggiate". Quello che scrive "Antonio Gramsci" è quello che ho sostenuto più volte anch'io (e certamente non siamo soltanto in due, anzi questa è una linea di fondo sottesa alle iniziative del GdF).
La risposta, che è leggibile anche in innumerevoli commenti linkati al post precedente, è sempre la stessa: la scuola rigorosa è classista ed esclude gli ultimi.
Occorrerebbero dati attendibili su quante persone, percentualmente, arrivavano a svolgere una professione o a fare una carriera dirigenziale provenendo dalle cosiddette classi svantaggiate allora e quante ci riescono adesso.
Ma io ho anche un sospetto: che in realtà ci sia un retropensiero, un considerare l'aspirazione all'ascensore sociale come un tradimento della propria classe di appartenenza. Per non troppo aggiornati motivi ideologici di sinistra: non era il proletariato che doveva governare il mondo? (Antonio Gramsci? e quanti lo hanno letto?); o anche religiosi: non è da condannare l'arricchirsi? (non sembrerebbe, in base alla Parabola dei talenti, ma vallo a dire a certi preti).
In fondo è la linea di Pol Pot, pur senza campi di sterminio, per fortuna.
Ma facciamoli incontrare questi insegnanti di elementari-media-liceo.
Come dicevo, io sto cercando di raccordarne alcuni: soprattutto le medie mi sembrano preda di deliri invalsistici e iniziative parascolastiche fuorvianti.
Non mi sembra logico, per esempio, pagare 60 euro per far fare un po' di latino a mio figlio al pomeriggio (un extra) e che invece perda ore curricolari di italiano e matematica per una educazione all'affettività gestita da esterni (sui cui contenuti mi taccio per non incorrere in false accuse di bigottismo, ma vanno molto oltre l'utile e l'informativo) o per visite di 'orientamento' che fanno saltare l'intera mattinata (e il risultato è che sono tutti disorientati ...) o spettacoli contro la mafia (che rafforzano i pregiudizi contro i meridionali e impegnano moltissime ore, con caterve di compiti date in carico alla famiglia per rimediare alla perdita di tempo).
Insomma, è tempo di fare qualcosa controcorrente e soprattutto di fare la scuola a scuola.
Grazie,
RR
Scusate, ancora un proclama:
prendiamo atto che oggi lo studio per il ministero è male. Non vogliono che un ragazzo sappia scrivere, bensì superare un 'test di competenze'. Non vogliono una conoscenza razionale e ordinata, bensì 'il progetto'.
Se per noi era normale riempire uno/due protocolli per tema, vedo che mio figlio si sente male se deve arrivare in fondo a una (dicesi una) pagina di quaderno scritta a mano.
Questo porta a una società di persone non-pensanti, strumentalizzabili, mentalmente dipendenti da istruzioni, tasti, schermate.
Poiché ormai all'interno degli stati europei si sono saldamente annidate al potere queste sacche di 'controllori-deformatori', neppure tanto occulte, non resta che esserne consapevoli e iniziare a contrastarle fattualmente. Oggi chi dirige la scuola è un nemico dell'istruzione che ha accompagnato la storia europea moderna dal Rinascimento in poi.
RR
Salve
Sull'argomento vorrei segnalarvi un mio articolo, che in realtà ho scritto poco prima della lettera, ma è uscito ora. Molte grazie
Francesco Rocchi
Intendo dire questo articolo, scusate!
http://www.leparoleelecose.it/?p=26357
Gruppo facebook dedicato alla lettera dei 600 docenti universitari:
eran 600, eran giovani e forti
Un certo "anonimo " ha detto che:
Anonimo ha detto...
Ma facciamoli incontrare questi insegnanti di elementari-media-liceo.
Bene. Io insegnante delle scuole secondarie di primo grado mi "incontro" con le mie colleghe maestre (oltre che professori) ad ogni Dipartimento. Per chi non lo sapesse da qualche anno ai Collegi dei docenti si sono affiancati i cosiddetti DIPARTIMENTI che si dovrebbero occupare in compartimenti stagni di: ITALIANO, STORIA-GEOGRAFIA-ED. CONV.CIVILE, SOSTEGNO, SCIENZE-MATEMATICHE, etc. In questi dipartimenti sono presenti sia maestri che professori del ramo.
Le varie riunioni oltre che delle direttive del D.S di turno dovrebbe permettere di discutere delle problematiche in verticale di didattica e di prove intermedie e finali ai fini del PTOF.
Tali riunioni sono di una noia mortale e oltre alla "lezioncina" del coordinatore del Dipartimento che si muove sulle sponde dell'Ipse dixit del Ds o della D.s, non si cava il ragno dal buco perchè il "politically correct" imposto con censure da parte dei famosi coordinatori dei Dipartimenti (opportunamenti istruiti dai DS) a tentativi di discussione cortese, ma fattiva fra i docenti, non permette di confrontarsi SUL COSA NON VA nelle competenze e nelle conoscenze degli alunni nel passaggio da un livello ad un altro di istruzione (nello specifico dalla scuola dell'infanzia alle primarie; dalle primarie alle secondarie di primo grado).
Per cui...altro che incontro fra docenti di vari livelli della scuola!
Anche se avviene le solite procedure IPOCRITE-STERILIZZATRICI tipiche della scuola italiana intervengono PER NON FAR DISCUTERE e informare i docenti fra loro.
E' una questione di mentalità granitica fondata sulle apparenze piuttosto che sulla "sostanza" da parte di Ds e di insegnanti.
Mi scusi Alessia, ma un docente non è in grado di cambiare le cose rifiutandosi di sottomettersi alle volontà dei DS e dei loro scagnozzi? Mi perdoni, ma da DS ed ex Docente non mi riconosco nella rappresentazione che Lei e altri fanno di una categoria, quella docente, fatta di inetti e di pavidi
Gentile VV, questa è la situazione e non soltanto nella mia scuola.
Chi ha la schiena dritta viene mobbizzato dal Ds e dai colleghi o, al minimo, ignorato e non tenuto in considerazione quando parla in Dipartimento o nello stesso Collegio dei docenti.
Tutto è fatto in funzione della pubblicazione degli articoli di giornale e di guadagni extra per Ds e una cerchia di docenti (quando è possibile). Inoltre si tende a dire signorsì a tutte le cavolate provenienti dal Miur senza nessuna cernita e anche riflessione sul fatto che come docenti la "Libertà di insegnamento" è ancora prevista dalla Costituzione e non abolita. L'ultima moda proveniente dal Miur è il cosiddetto "coding" (per cui c'è addirittura un corso apposito per gli insegnanti) che in tante scuole è stato ritenuto prioritario rispetto alla didattica tradizionale. Anzi la lezione tradizionale (e il tradizionale in genere, come i compiti a casa, la lettura dei libri cartacei, il prepararsi per una verifica orale e scritta) è vista come fumo negli occhi e indice di ignoranza e grettezza.
E' un inno all'ipocrisia e...GLI IGNORANTI AUMENTANO!
Nei Collegi dei docenti e anche nei Dipartimenti viene continuamente messa in rilievo l'importanza dell'informatica e della lezione "laboratoriale" (non si sa bene di che tipo specifico) nella didattica piuttosto che discutere su come insegnare al meglio agli alunni il saper scrivere, leggere e comprendere lasciando liberi i docenti di poterlo fare come meglio credono senza pressioni psicologiche. Progetti, progetti, progetti!!! Addirittura ora con la pretesa che si facciano a costo zero! (visto che ora arrivano a scuola pochi fondi, in contrattazione di istituto si arriva a dare solo un compenso per poche ore a costo non frontale lasciando la "libertà" al docente di completare il progetto con altre ore GRATIS).
Poi non ha importanza che nelle sale informatiche su venti Pc presenti solo quattro sono in decenti condizioni e due correttamente collegate ad internet.
A nessuno importa della didattica che deve tendere al risultato del saper leggere, scrivere e far di conto e, in generale,al far acquisire agli alunni competenze e conoscenze, abilità e capacità critica.
Ora con la storia del PTOF la situazione è peggiorata con prove stile invalsi per statistiche farsa e aggiunta di progetti che mai si faranno (tanto per fare sugo).
Ecco qual è la situazione.
Liberi di crederci o no.
E, ripeto, nelle scuole il rapporto nei Dipartimenti fra docenti di vari livelli è spesso e volentieri inutile. Maestri e professori preferiscono NON PARLARE e stare in silenzio perchè tanto sanno che non serve a nulla farlo. Quindi il confronto va a farsi benedire.
Alcuni lo fanno per autodifesa perchè stanchi di essere pressati con le novità e altri perchè comprendono che vi è un muro di gomma e quindi è meglio star zitti piuttosto che passare per i soliti contestatori.
Condivido in TOTO le considerazione di Alessia.
Un docente con 40 anni di servizio.
Ciao sono Theresa Williams Dopo essere stato in rapporto con Anderson per anni, ha rotto con me, ho fatto tutto il possibile per riportarlo indietro, ma tutto è stato vano, lo volevo tornare tanto per l'amore che ho per lui, lo pregai con tutto, ho fatto promesse, ma ha rifiutato. Ho spiegato il mio problema al mio amico e ha suggerito che dovrei piuttosto contattare un mago che potrebbe aiutare me un incantesimo per riportarlo indietro, ma io sono il tipo che non ha mai creduto in magia, non avevo altra scelta che tentare, io mail il mago, e mi ha detto che c'era un problema che tutto andrà bene prima di tre giorni, che il mio ex tornerà a me prima di tre giorni, ha gettato l'incantesimo e sorprendentemente nel secondo giorno, era intorno 16:00. Il mio ex mi ha chiamato, ero così sorpreso, ho risposto alla chiamata e tutto quello che disse era che lui era così dispiaciuto per tutto quello che è successo che voleva me tornare a lui, che mi ama così tanto. Ero così felice e sono andato a lui che era così che abbiamo iniziato a vivere insieme felicemente di nuovo. Da allora, ho fatto promessa che qualcuno so che hanno un problema di rapporto, mi sarebbe di aiuto a tale persona da lui o lei si riferisce all'unico mago reale e potente che mi ha aiutato con il mio problema. e-mail: drogunduspellcaster@gmail.com lo si può e-mail se avete bisogno la sua assistenza nel vostro rapporto o di altri casi.
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