Gentile
Ministra Fedeli,
negli ultimi mesi abbiamo letto di
ripetute aggressioni ai docenti da parte degli allievi: coltellate, testate,
pugni, spinte, derisioni di gruppo. Poco importa quale sia la versione corretta
di quanto successo in una scuola di Alessandria: il fatto che un’insegnante,
per di più con difficoltà di movimento, sia stata circondata e derisa, oltre
che filmata, da un’intera classe basta e avanza per parlare di un episodio
ripugnante, che in altri paesi, ammesso che potesse accadere, sarebbe costata ai
colpevoli l’espulsione dalla scuola.
Ancora una volta, però, si risponde a un
comportamento gravissimo con misure assolutamente inadeguate a rendere consapevoli
della sua gravità sia i responsabili, sia gli altri ragazzi. È stato infatti
comminato un mese di sospensione, ma
– ahimè – “con obbligo di frequenza”:
un’assurda consuetudine incredibilmente
affermatasi negli ultimi anni in molte scuole. E non sarà certo in quel
mese l'ulteriore “pena” di svuotare i cestini della carta a dare a questi
ragazzi la misura di quello che hanno fatto.
Dai noi è quasi la regola che simili
episodi di violenza vengano seguiti da misure disciplinari irrisorie. A questa
incapacità del mondo scolastico di punire in modo esemplare si aggiunge spesso
una reazione a nostro parere insufficiente dei vertici dell'amministrazione
scolastica a sostegno dei docenti fatti oggetto di aggressioni sia da parte di
genitori che di studenti. Sarebbe
giusto, ad esempio, che il ministero si costituisse parte civile negli
eventuali processi penali, qualora non siano i presidi a farlo, come pur
dovrebbe accadere.
I fatti più gravi che arrivano sui giornali si radicano tuttavia in una diffusissima
mancanza di disciplina, cioè di maturità, di autocontrollo, di rispetto per gli
altri. La cosa non sorprende, dato che negli ultimi decenni, per un
malinteso antiautoritarismo, la fermezza nel far rispettare le regole,
essenziale per la formazione dei giovani e per creare il clima sereno
necessario all’apprendimento, è stata in ogni modo scoraggiata dal governo
della scuola. A riprova, di recente è stato da Lei abolito il voto di condotta,
insieme alla (remota) possibilità di ripetere l’anno a causa dell’indisciplina
(resta in teoria possibile – ma sottoposta
a troppe condizioni – solo per reati gravissimi contro la persona). Un
provvedimento a cui è contrario il 68% degli italiani (sondaggio dell’Istituto
Eumetra MR). Solo silenzio, invece, da parte di tutte le forze politiche,
nessuna esclusa.
È evidente la necessità di
cambiare rotta senza tentennamenti. Ci
auguriamo che lo faccia il prossimo governo con il sostegno dell’opposizione. Le
possiamo però ancora chiedere, gentile Ministra, di invitare gli istituti
scolastici a non ridicolizzare il fine educativo della sospensione dalle
lezioni aggiungendovi, con qualche poco impegnativo lavoretto, l’obbligo di
frequenza: misura evidentemente
contradditoria e intrisa di ipocrisia, che palesemente rappresenta agli
occhi degli studenti la fragilità di educatori incapaci di quella fermezza che
spesso proprio i ragazzi più problematici ci chiedono. E che ci chiede la
società del futuro per la quale lavoriamo e alla quale vorremmo evitare il
rischio di essere dominata dai prepotenti e dai violenti, abituati a esserlo
perfino dalla scuola.
Michele
Zappella, neuropsichiatra infantile, Foundation
for Autism Research, New York, Usa
Sergio
Casprini, docente di storia dell’arte, Gruppo di
Firenze per la
scuola del merito e della responsabilità
Andrea
Ragazzini, docente di storia dell’arte, Gruppo di
Firenze per la
scuola del merito e della responsabilità
Giorgio
Ragazzini, docente di Lettere, Gruppo di Firenze per la scuola del merito e della
responsabilità
Valerio
Vagnoli, dirigente scolastico, Gruppo di Firenze per la scuola del merito e della
responsabilità
25 commenti:
È ora di finirla con i condoni sistematici, col definire 'ragazzate' i crimini. È ora di punire e rendere responsabili i responsabili.
Secondo l'ANSA nel 2015 nella penisola italiana c'erano quasi otto milioni di studenti e settecentoventimila insegnanti.
Gli episodi denunciati sono in numero più che trascurabile e possono giusto servire allo zelo trotzkista di chi non crede che telecamere, gendarmi e galere non siano in numero sufficiente in un "paese" dove se si esce di casa senza patente si può essere sanzionati da sette corpi armati differenti.
COmunque: negli anni Ottanta non c'era internet a consentire a qualsiasi badolla di accusare questo o quel politico di ogni nefandezza (quest'anno andava di moda una certa Boldrini, che ha sopportato per un po' e poi ha cominciato con le querele, anni fa non c'era male che non fosse colpa di un Massimo d'Alema e della sua barca a vela) e la differenza sostanziale è che bulli e violenze dovevano davvero faticare molto per farsi notare.
All'Istituto d'Arte di Firenze dettava legge una congrega di buontemponi che gettava enormi carpe pescate in Arno (in orario scolastico, ovviamente) in non so quale vasca ornamentale presente in istituto. Un nuovo preside appena insediatosi ebbe la mala idea di far rispettare gli orari di entrata e uscita imponendo ai bidelli la chiusura del portone. Qualcuno non gradì e il secondo giorno provvide a scardinarlo. Ignota la reazione dei bidelli.
SWempre a proposito di bidelli. In una scuola media a sud di Firenze prestava servizio un anzianissimo e rude rappresentante della categoria che aveva il vezzo di allungare un po' le mani. Nulla di morboso, intendiamoci, ma questa ricerca di contatto fisico non piacque a un allievo quattordicenne che rispose appiccicandolo letteralmente al muro, riempiendolo di schiaffi e rompendogli l'apparecchio acustico.
Nella stessa scuola -e qui entriamo nell'argomento bulli- successe che un'insegnante commentò poco felicemente la morte in motorino di un ragazzo un po' vivace.
Un po' troppo vivace, d'accordo.
E un po' troppo infelice il commento.
Purtroppo per lei nella classe c'era un amico del fratello della vittima, che fu prontamente informato della cosa senza nessun bisogno di telefoni cellulari.
Lievemente contrariato, questo ragazzo attese l'insegnante all'uscita, le chiese conto di quanto aveva detto e senza attendere risposta le assestò un certo numero di poderosi manrovesci.
E i bulli scolastici? Ci vuole tempo, occorre pazienza. Per decenni andranno in giro spaccando teste e gonadi alla gente perbene. Poi verso i quarant'anni incontrano qualche figura salvifica. Di solito un sottufficiale della gendarmeria che a fronte dell'ennesima boiata commessa gli sventola sotto il naso cinque anni a diritto dalle parti di Sagunto[*]. A quel punto si verifica una prodigiosa trasformazione alchemica della personalità: nascosti i tatuaggi sotto bei vestitini da brambilla, fanno un bel matrimonio da brambilla sposando una brambilla a caso dalla torma di ragazze che gli ronzano attorno (e questo la dice lunga anche su certe dinamiche della cosiddetta "violenza di genere") e dopo un po' li si vede alle prese con mutui da pagare e passeggini da spingere.
Sic transit.
[*] Citazione per cinefili.
Per INSCO: hai perfettamente ragione sul fatto che il cosidetto bullismo, in passato, c'è sempre stato, e probabilmente assumeva forme ancora più violente di quelle di adesso, e hai ragione anche sul fatto (inspiegabilmente rimosso nella consapevolezza generale attuale) che gli scontri e le ribellioni studentesche contro l'istituzione erano molto più agguerriti; il punto è che allora tutto questo si configurava per quello che era davvero, ossia una faccenda di scontri espliciti, che all'epoca venivano considerati parte dell'ordine naturale delle cose.
Quello che è del tutto nuovo, invece, è che tali fenomeni adesso debbano essere inglobati in un pantano stucchevole di melassa pedagogica basata sul mammismo coccoloso, che di sicuro all'epoca era inimmaginabile, non solo da parte della scuola, ma anche da parte dei ribelli e degli agguerriti stessi, che non avrebbero mai voluto un trattamento del genere... e tantomeno si sarebbero mai sognati di farsi difendere da mamme che piangono, da babbi che minacciano ricorso con l'avvocato, o da psicologi che firmano certificazioni di disagio scolastico e di terribili fragilità emotive.
"episodio ripugnante”:
Finalmente qualcuno usa le parole adeguate
alla gravità dei comportamenti osceni
che per troppi altri sono "normali".
Finché una ragazza viene violentata da un branco
e ci si chiede dove fossero i genitori, dove fosse la Scuola,
dove fosse un’ intera Società:
C'erano. C'erano eccome:
impegnate a giustificare l'ingiustificabile
e a condonare l'inammissibile.
Impegnate a dire che: queste cose sono sempre accadute.
Impegnate a dire che: ci sono quelli che fanno volontariato.
E la deriva bestiale non si riesce ad arginare.
Episodi ripugnanti;
giustificazioni ripugnanti.
Ripugnante orrore.
Appunto, Paniscus.
E ancora più strepitosamente ridicole sono le "ricette raddrizzatrici" dei ben vestiti da cui i sudditi del "paese" dove mangiano spaghetti si fanno rappresentare tanto volentieri.
Senza fare nomi, e citando un blogger a caso con cui penso tu abbia una qualche familiarità, mi permetto di linkare uno scritto piuttosto sarcastico prodotto di getto davanti all'uscita elettorale di un tizio che parlava di reintroduzione della leva obbligatoria.
http://kelebeklerblog.com/2018/02/11/open-day-alla-friendlyforce/
" uno scritto piuttosto sarcastico prodotto di getto"
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veramente è stato studiato con calma, e anche in due :- )
Apprendo con interesse che buttare un pesce in una fontana e legare, deridere e umiliare, in gruppo, un'insegnante con disabilità motoria sono due cose che si pongono sullo stesso livello di gravità morale. Come pure che il fatto che milioni di studenti non fanno altrettanto renda quest'ultimo episodio trascurabile. Ci sono milioni di uomini che non stuprano le donne, quindi se uno stupro avviene non si deve punire il responsabile. Logica impeccabile.
Apprendo anche che se un Ministro o Ministra decide di sopprimere il voto di condotta, il fatto di esprimere l'idea che questo provvedimento sia inopportuno e dannoso dipende dall'esistenza di Internet.
Non si finisce mai di imparare.
Stiamo vedendo il massimo degrado educativo e culturale nelle nostre scuole... non ne possiamo più!bisogna fare qualcosa, subito!!
Credo tuttavia che si dovrebbe sottolineare di più il fatto "tragico" per cui sono gli stessi insegnanti derisi, beffati, picchiati a dichiarare di perdonare. A dire che sono state ragazzate e che va bene così. L' insegnante di Alessandria- che non è l' unica- come si legge nell' intervista nel link riportato pone sè stessa come misura della funzione che rappresenta. Non ha alcuna percezione che l' offesa non è a lei, come persona, ma al ruolo istituzionale che rappresenta.
Difficile pensare che qualcuno dall' esterno possa essere di aiuto a chi è così sguarnito, meno che mai Ministri e Ministeri che hanno lavorato di lena per arrivare a questo punto di degrado.
http://torino.repubblica.it/cronaca/2018/03/29/news/alessandria_parla_la_prof_legata_alla_sedia_dai_bulli_erano_in_dieci_mi_hanno_circondata_ora_si_sono_scusati_va_bene_c-192500604/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P4-S1.8-T1
Avete fatto benissimo.
Per inciso, non capisco il senso del commento di INSCO. Ora, in passato o in futuro l'atteggiamento verso certe porcherie non ammette indulgenze. E che si usi la bocciatura, santo cielo!
La bontà scivola facilmente nella collusione.
RR
"L' insegnante di Alessandria- che non è l' unica- come si legge nell' intervista nel link riportato pone sè stessa come misura della funzione che rappresenta. Non ha alcuna percezione che l' offesa non è a lei, come persona, ma al ruolo istituzionale che rappresenta. "
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Fatti salvi i singoli casi umani pietosi (di eccezionale fragilità personale o di ipocrisia conclamata)... come deriva generale sui grandi numeri, questi sono i risultati di vent'anni di indottrinamento pesante, tutto orientato a un'unica visione ideologica e totalitaria della pedagogia, che ha condizionato tutti gli ambiti di reclutamento dei nuovi insegnanti, e le tendenze nella formazione e aggiornamento di quelli già in attività.
In particolare, la concezione della scuola come servizio individuale alla persona, mirato esclusivamente al benessere privato e alla soddisfazione immediata del cliente, senza nessuna prospettiva educativa a lungo termine, e con carichi enormi di senso di colpa esclusivo per l'insegnante o per l'istituzione, ogni volta che qualcosa non riesce per il verso giusto.
E quindi è un andazzo destinato a peggiorare ancora, proprio perché i nuovi insegnanti più giovani sono stati TUTTI formati così e selezionati così, e fra pochi anni non ci sarà più nessuno che si ricorda che in passato ci fossero anche concezioni diverse dell'istruzione e delle istituzioni pubbliche.
Certo che le persone dotate di maggiore dignità personale possono ancora scegliere di non adeguarsi passivamente a questa corrente, e di darsi da fare per combatterla o per limitarne i danni il più possibile... ma è piuttosto improbabile che questa linea di resistenza disperata prevalga ssi grandi numeri, visto che le pressioni indottrinanti non arrivano da forze esterne, ma arrivano dalle stesse istituzioni per cui si lavora e a cui si dovrebbe rispondere.
Ah già: le sanzioni disciplinari...!
Stesso periodo, stesso ambiente.
Minacciato di rapporto da una docente imbestialire, un tale le strappò di mano il registro, lo aprì a caso, ci scatarrò rabbiosamente dentro e lo richiude. Porgendoglielo, chiosò: "...O lla me lo dia ora, un rapporto...!"
Io lo avrei picchiato. V.
Concordo pienamente con Paniscus. Il peggio dovrà ancora arrivare
Infatti il miur è il principio del male. Solo che contano molto sul servilismo mentale dei docenti. V.
Se sfiori una ragazza son molestie e tribunali, se insulti un'insegnante son carezze e perdoni.
Volevo aggiungere che nei recenti corsi abilitanti organizzati dal ministero a migliaia di giovani aspiranti docenti viene detto che non ci devono essere i banchi, non ci deve essere la cattedra e l'insegnante deve mischiarsi agli alunni.
In queste condizioni, le premesse del rispetto sono cancellate.
Bisognerebbe denunciarlo chiaro e forte.
RR
Basta il banco degli accusati su cui mettere gli insegnanti.
Il miur andrebbe chiuso per associazione a delinquere e per corruzione di minori.
Questi episodi sono solo la punta dell'iceberg, un po' come negli anni 70 la macchina incendiata, l'assassinio del giornalista, o del commerciante erano indizi di un sistema mafia radicato e imperante, ma che naturalmente faceva comodo derubricare ad incidenti occasionali.
Il fatto stesso che la difesa d'ufficio congiunta di dirigenti e famiglie identifichi l'accaduto come una "semplice" pesa in giro (come se questo fosse un comportamento accettabile, scontato nel rapporto docente/discente) parla da solo. La maleducazione, la mancanza di rispetto nei confronti dei docenti, la paura radicata, introiettata dagli stessi, di rendersi impopolari presso l'audience, o di essere calunniati dai circoli di mamme-tricoteuses, l'atteggiamento punitivo e discriminante dei dirigenti verso quei pochi docenti che non si adeguino a nascondere sotto il tappeto episodi più o meno sistematici di aggressioni, teppismo, protervia verso studenti o insegnanti colpevoli solo di essere "diversi" ( e varrebbe la pena di analizzare in cosa poi consista questa diversità), ma anzi, minaccino, con i vari libretti donmilanisti in mano, ritorsioni contro gli stessi docenti ("dovrei essere io a punire voi", ipse dixit dirigente progressista a collega che richiedeva una sospensione per un caso abbastanza grave; ma di questi episodi e delle prassi correlate potrei raccontarne a decine), costituiscono oggi il brodo di coltura dominante della scuola. Sintomatico di un sistema, di un insieme di culture,indirizzi, prassi e superstizioni "progressiste" che hanno hanno avvelenato la scuola pubblica non solo in Italia, ma nel resto del mondo cosiddetto occidentale, specialmente anglosassone non negli ultimi dieci anni, ma almeno da 40 anni. Che poi in Italia, i sintomi si stiano rivelando in ritardo, grazie al suo relativo immobilismo,o che certe cose si declinino in salsa mammista - la liceità del copiare, per esempio - non sposta il problema di fondo che è l'incapacità di una pedagogia superficiale ed utopica oramai mainstream di confrontarsi con il reale, o di fare i conti con 40 anni circa di demonizzazione del concetto di autorità, e di idealizzazione rousseauiana dell'adolescenza.
Ottimo commento. Mettiamoci pure le certificazioni di deficienza e l'invalsite cronico_degenerativa.
La lettera alla ministra Fedeli è sacrosanta. Perfettamente d'accordo sulla condanna del dilagante lassismo educativo nel mondo della scuola, grazie al Miur e, paradossalmente, a parecchi dirigenti e insegnanti vili -tali reputo i buonisti. Questa mentalità perversa (non punire adeguatamente gli studenti che abbiano compiuto un'azione contraria alle norme) non ha niente di progressista, essendo, in realtà, evidentemente involutiva sul piano della civiltà. Sulla base della mia personale e quindi modesta esperienza, posso affermare che la categoria buonista è trasversale rispetto alle ideologie, comprendendo individui che votano a sinistra, a destra (area berlusconiana) e cattolici (sempre propensi al perdono e a tutelare Caino).
Sul piano pratico,credo che, su richiesta del consiglio di classe nelle classi più turbolente andrebbero installate delle telecamere: oltre ad essere ottimi deterrenti, permetterebbero di appurare immediatamente i fatti e consentirebbero anche di evitare a chi ha subito una condotta lesiva l'ulteriore pena di sentir raccontare spudorate falsità in merito all'accaduto).
Ciao
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